DI TUTTO UN PO’, TRA IL 2011 E IL 2012…, di Gabriele Majo
Nel suo primo articolo del nuovo anno Gabriele Majo analizza la proposta di Simone Rossi che vorrebbe lo stadio fuori dal centro e ricorda la precedente sortita del candidato alle primarie quando voleva che i consiglieri comunali pagassero il biglietto al Tardini. Intanto l’ufficio stampa del club ha disabilitato le tessere intestate ai giornalisti dei quotidiani che hanno cessato le pubblicazioni (La Sera e Parma Qui). E il diario di viaggio a Genova per l’insediamento di Marino, che ha un ufficio dalla cui finestra vede un albero di arancio che gli ricorda la Sicilia natia…
(gmajo) – Il nostro affezionato lettore Temilaluce, il giorno di Capodanno, assieme agli auguri ci ha così sollecitato: “Visto che questo blog aveva origini di salvaguardia del Tardini (ma credo che la linea editoriale sia cambiata), le chiedo sig. Majo, come mai non ha commentato l’intervista ad un candidato sindaco (Rossi) relativa allo spostamento del Tardini”. Intanto ricambio i migliori auspici per un luminoso 2012. Circa la linea editoriale preciso che non è cambiata: abbiamo solo implementato il raggio d’azione, ma non certo dimenticato l’embrione da cui tutto è partito, alias la difesa del Tardini. Non ho imbracciato subito lo scudo (crociato) dell’Ennio, in questa specifica occasione, per una serie di motivazioni, che mi premuro di elencare. Intanto perché alle volte stendere un buon velo pietoso è la migliore delle chiose. In più il mio computer, la mattina di san Silvestro, aveva pensato di ubriacarsi di caffè, costringendomi a santificare davvero le feste, stando lontano dalla tastiera almeno alcune ore. Colto il segnale del destino, una volta che il prezioso strumento di lavoro aveva smaltito, per fortuna indenne, la sbornia di acqua calda filtrata, seguendo i consigli del prezioso Luigi Ravanetti, ho desistito dal rimetterlo immediatamente in funzione e ho lasciato che pure lui si godesse qualche ora di inattività…
Peccato, perché questo contrattempo, oltre ad impedirmi di essere tempestivo nel dire la mia sulla nuova uscita del candidato alle primarie Rossi (se avrete la compiacenza di proseguire nella lettura, vi ricorderò più avanti una sua precedente sortita di cui ci occupammo) non mi ha dato la possibilità di narrare compiutamente, come avrei voluto, la mia avventurosa trasferta a Genova del 29 dicembre per l’insediamento di Marino. In modo sommario vi dirò che scelsi come mezzo
di locomozione il treno, nonostante il casello autostradale di Pegli, al contrario della stazione ferroviaria, sia adiacente il campo sportivo Pio XII dove i rossoblù si allenano (chissà quanto smog respirano…) e a Villa Lomellini Rostan, sede del Genoa e della presentazione di Bazquale. Non è che io sia un vecchio ultrà, che come noto hanno una venerazione per la strada ferrata, però proprio nei giorni in cui in modo dissennato sono state aboliti i treni notturni a cuccette da e per il Sud – di cui ho a lungo usufruito per ragioni d’amore, sia
professionale che personale, agli albori della carriera da cronista sportivo – ho voluto così esprimere il mio omaggio alla ferrovia. Il buon Pietro Pisano, stretto collaboratore dell’ottimo direttore comunicazione del Grifone Dino Storace (cui esprimo un pubblico grazie per l’esemplare accoglienza, con tanto di citazione della mia presenza ai colleghi in attesa dell’evento, il tour guidato nella suggestiva sede affrescata da Castello, la messa a disposizione di una scrivania di lavoro con tanto di veloce connessione internet, e alla fine perfino la consegna come strenna di un prezioso vino del buon ricordo) al quale avevo annunziato la mia sortita, si era premurato di darmi precise indicazioni per il navigatore: io non le avevo di certo appuntate, non facendo parte il tom tom degli accessori della mia spartana vecchia Tipo, che comunque avevo già deciso sarebbe rimasta nel suo posto assegnato in cortile. Né sarebbero venute utili per
l’autista del pullmino che il Saltimbanco Enrico Boni si era premurato di prenotare volendo portare la sua band capitanata da Lorenzo Fava (presidente del suo fan club in quel luogo di perdizione che chiamano Facebook) nel luogo della (supposta) rinascita professionale del loro mito (appunto Marino: il fatto che tra tifosi parmigiani, gemellati con i doriani, e genoani non scorra buon sangue ha fatto sì che ci venisse sconsigliata l’irruzione amarcord dei pochi parmigiani (o assimilati) affezionati al Picciotto. E così è andata a finire
che – neutrale come la Svizzera – fossi io l’unico ad essere presente del suo recente (poco glorioso) passato ducale, con l’ingrato compito di ricordarglielo pubblicamente. In compenso Marino ricordava perfettamente Boni (“Il mio unico estimatore”) e certe faccenduole parmigiane (“Il tuo rapporto con Leonardi va sempre bene come al solito?”, mi ha chiesto con apprezzabile ironia)…) Per completare il mio revival ferroviario ho pure avuto modo di provare il déjà vu di una scenetta vissuta la stagione della promozione
in A (la prima, la storica) a Catanzaro, quando un signore si offrì di dare un passaggio a me e al collega Gianni Barone “a piedi” dalla stazione fino a destinazione. Quella volta quel signore, alla nostra richiesta di indicazioni, accennò proprio al classico “strappo”, e noi due dopo aver a lungo scarpinato ci guardavamo un po’ spaesati chiedendoci telepaticamente, “ma dove c. ha posteggiato l’auto questo qua?”, salvo poi capire che il passaggio in questione era per l’appunto pedibus calcantibus… Stavolta, invece, il mio Caronte mi ha solo chiesto se avevo dieci
minuti da perdere e, appunto mi avrebbe accompagnato a piedi. Prima doveva nutrire, con del pan bagnato gettato giù da un ponte, una colonia di gabbiani che stazionava sotto la foce di un torrente locale (mi pare fosse il Varenna): meno male che Gli Uccelli di Hitchcock li avrei visti solo due notti dopo nella maratona dedicata al regista da Iris per l’ultimo dell’anno… Per concludere il racconto breve di quella giornata ancora due annotazioni: mi ha colpito l’ufficio di Marino perché dalla sua scrivania (immagini a lato e sotto, servizio
completo nella fotogallery amatoriale disponibile cliccando qui) si scorge un albero di arancio, che sicuramente lo farà sentire a casa, nella natìa Marsala (in conferenza è stato giustamente ricordato, con un pizzico di commozione, il prof. Scoglio, e perfino Garibaldi) e il fatto che la scintilla coi tifosi locali sia già scattata, dal momento che i 700 presenti lo applaudivano a scena parte, e lui, un po’ parac. (e non intendo paracarro…) prima di iniziare la seduta è andato a salutarli fin sotto la tribunetta, stringendo qualche mano…
Ma torniamo al candidato Rossi e alla sua proposta di delocalizzazione del Tardini, a causa della quale certo non riceverà – qualora dovesse superare le primarie – il mio voto sulla scheda elettorale quando sarò chiamato assieme agli altri cittadini ad esprimermi alle prossime elezioni. Così come da me non lo riceveranno gli eventuali altri che strologheranno questo argomento trito e ritrito, sperando di spuntare qualche preferenza dagli scontenti del quartiere Cittadella. Intanto non mi convince per nulla, anche legalmente parlando, la sua genialata di regalare al
Parma FC il terreno allo Spip “di cui sono note le difficoltà di vendita”. Rossi, in realtà, non usa il verbo “regalare”, bensì un meno esplicito “fornire”, e quello, nella sua visione, sarebbe l’unico onere del Comune che “non si farà carico dell’investimento”, anche perché “il nuovo stadio sarà di proprietà del Parma Calcio”. Insomma questo “omaggio” (altrimenti perché mai Ghirardi dovrebbe scegliere di costruire, a sue spese, uno stadio su un’area non sua?), che avrebbe come addentellato essenziale pure una
conversione della “destinazione d’uso artigianale/industriale a sportivo”, avrebbe come motivazione quella di andare “a risolvere definitivamente” quello che il signor Rossi definisce “un annoso problema della città”. In realtà le problematiche, tutte superabili con
un po’ di generale buon senso, non sono della intera cittadinanza, bensì di una limitata e ben definita porzione della stessa (i residenti del quartiere Cittadella) per un lasso di tempo per delimitato (circa 20 partite l’anno). Penso che la nostra martoriata città abbia urgenze ben più importanti e serie da perseguire da un candidato primo cittadino (intanto candidato alle primarie) che non una populistica proposta, che non ha neppure niente di originale. Se dovesse diventare Sindaco il Signor Rossi farebbe bene a pensare più concretamente a come risolvere i problemi che lui elenca “per i tifosi che cercano parcheggio
e per tutti i cittadini in conseguenza alle modifiche della viabilità per la durata del pomeriggio o della sera delle partite” con ordinanze più efficaci rispetto a quelle emesse da chi lo ha preceduto negli anni, anziché credere, nell’attuale congiuntura, che il Parma Calcio metta mano al portafoglio per finanziare a proprie spese la faraonica impresa di dotare la città di un nuovo impianto per ospitare gare di serie A. Tra l’altro il Parma Calcio ha appena fatto ricorso al Credito Sportivo per il finanziamento di 6,5 milioni di
euro per l’implementazione del Centro Sportivo di Collecchio (sito su terreni di propria proprietà), con l’impegno di restituire in modo agevolato la cifra nei prossimi 20 anni: mi pare impossibile dunque, con gli attuali chiari di luna, che possa ulteriormente esporsi pure per un nuovo stadio di proprietà di cui non ha affatto bisogno, potendo contare appunto sul Tardini, grazie anche ad una conveniente convenzione stipulata temporibus illis da Re Calisto con l’amministrazione comunale. Convenzione grazie alla quale ha già potuto,
per gioia dell’upper class, creare ristoranti a picco sul mare (verde), hospitality, salottini di gran lusso, e compagnia bella. Cosa che, ovviamente, continuerà a fare anche in futuro, soprattutto dopo che gli uffici operativi saranno trasferiti nell’erigendo nuovo Centro Direzionale. E dunque dentro l’Ennio potranno fioccare quelle attività che il signor Rossi, a proposito del nuovo stadio, cita “come strumento di promozione, di archivio museale della storia della squadra e di svago per i tifosi e i parmigiani con ristoranti o per altre iniziative ritenute utili alla società e alla città
(ad esempio come area per lo svolgimento di concerti all’aperto di cui Parma sente la mancanza)”. Ma perché anziché pensare di donare l’area Spip al Parma Calcio non pensa di fare altrettanto che ne so… con l’Arci Caos appunto per favorire la nascita di una mega arena musicale per i concerti all’aperto? Non sa, il signor Rossi, che al Tardini non è stato neppure ospitato qualche anno fa l’attesissimo derby del rugby, proprio per la paura di rovinare il manto? E allora pensa che il Ghiro &
C. spenderebbero fiori di milioni per fare un nuovo stadio, per poi imporgli di ospitare dei concerti? L’inizio della proposta del signor Rossi, poi, parte con una premessa fallace: “La presenza inusuale di uno stadio nel centro della città…” Presenza inusuale? Ma caro signor Rossi, si faccia un giro per la Penisola e (magari pure all’estero) e vedrà come la presenza di uno stadio nel centro città sia la regola, non l’eccezione. E stiamo parlando di una città di 180.000 abitanti come Parma, non certo di una metropoli. L’efficienza della sua giunta potrebbe essere proprio
misurata con la capacità di risolvere le problematiche derivanti dalla presenza di uno stadio in centro (ad esempio proprio rivedere le da lui citate “modifiche della viabilità per la durata del pomeriggio o della sera delle partite”), che non con un riciclare l’idea della sua delocalizzazione in periferia. Il signor Rossi parla di “un’area facilmente accessibile tramite la tangenziale e il casello dell’autostrada”: ma lo sa il signor Rossi che gran parte dei tifosi parmigiani si reca all’Ennio a piedi, proprio per il gusto di fare una sana passeggiata, o in bicicletta? Lo ha detto perfino Leonardi agli studenti di Tor Vergata e lo ha ribadito pure a noi di stadiotardini.com: “Noi abbiamo una tipologia di tifoso che è differente rispetto a quello della Juventus. Il nostro tifoso vuole lo stadio nel
cuore della città per poterlo raggiungere comodamente a piedi o in bicicletta. Non ho dubbi pertanto nell’affermare, adesso, che il nostro stadio deve essere il Tardini.” E non sono certo quei quatto pensionati di cui parlava una lettera firmata da tale Rocco M. apparsa un mese fa sulla Gazzetta di Parma che aveva un po’ riaperto le danze sul tema trasferimento dello stadio? Cosa serve che sia vicino alla tangenziale? Per quanto riguarda poi la vicinanza al casello autostradale, sa il signor Rossi che in questa stagione, in piena era Tessera del Tifoso con
annessi veti agli spostamenti a chi non ne è in possesso, un esodo di massa di supporter avversari si è registrato solo per la gara di Coppa Italia Parma-Verona (gli ultrà scaligeri, al contrario di tanti altri, hanno aderito al programma maroniano), mentre il settore ospiti nelle altre gare è sempre stato desolatamente vuoto? Ma poi penso: se il Tardini è riuscito a rimanere dov’era all’apice dell’era Parma Città Cantiere, perché dovrebbe essere spostato in
questa fase successiva in cui vengono rimodulate le idee di allora? Anche la questione della supposta maggiore sicurezza, in un’area lontana dal centro dello stadio, mi pare discutibile: tempo fa ebbi modo di parlarne proprio con dei tutori dell’ordine o con il giudice Spanò i quali mi elencarono una serie di argomentazioni diametralmente opposte a quelle superficialmente avanzate dal signor Rossi. E una razionalizzazione dell’uso della Polizia Municipale in occasione delle partite di calcio potrebbe rientrare appunto in un programma di un candidato sindaco teso a risolvere le problematiche dell’esistente. Mi sfuggono, poi, quali possano essere “gli (altri) alti costi pubblici per la gestione della struttura conseguenti anche alla sua ubicazione”.
Come accennavo in apertura non è la prima volta che ci tocca occuparci delle sortite del candidato Simone Rossi: egli, verso fine ottobre, di era presentato lanciando una proposta che all’epoca definii tanto moralizzatrice quanto populista: “I consiglieri comunali paghino il biglietto al Tardini”: “Toglierò anche questo privilegio – tuonò – I consiglieri che vogliono andare a tifare il Parma si pagheranno il biglietto come fanno tutti gli altri parmigiani”. All’epoca, prima di chiosare così: “Visto che gli incassi delle partite sono di Ghirardi e non dell’Amministrazione Comunale, cosa ci guadagneranno in concreto i parmigiani se i consiglieri comunali per tifare Parma pagheranno come fanno tutti loro?”, aprii il mio articolo così: “Giù le mani dal Tardini, ripete spesso chi va in Curva Nord, soprattutto con riferimento a quei politici che si pensa possano
servirsi dello stadio e di chi vi gioca dentro per farsi pubblicità. In attesa di sentire qualcuno (e arriverà, eccome se arriverà…) che proporrà il trasferimento altrove del luogo deputato ad ospitare gli incontri di serie A della principale squadra cittadina, segnaliamo la proposta di tale Simone Rossi…” Ecco, lo stesso Simone Rossi, è stato il primo a (ri)proporre il trasferimento altrove del luogo deputato ad ospitare gli incontri di serie A della principale squadra cittadina. Nel frattempo non so se i vari consiglieri comunali, che beneficiavano del benefit, abbiano restituito alla società le tessere di accesso gratuito al Tardini, regolate dalla famosa convenzione tra Comune di Parma e Parma FC: segnalo, tuttavia, come curiosità, il fatto che siano state nel frattempo disabilitate (a stagione in corso) dal solerte ufficio stampa del club le tessere annuali di servizio intestate a quei giornalisti le cui testate hanno nel frattempo cessato le pubblicazioni (come La Sera e Parma Qui). Insomma come pena accessoria alla perdita del posto di lavoro anche quella della possibilità di vedere la partita di calcio. Tuttavia nel caso dovessero collaborare per qualche altro media sarà rilasciato un apposito pass quotidiano ad hoc per l’evento. Gabriele Majo
caro sig.Majo le serviva lo sprone per dare inizio alle danze!!! ( scherzo).
Sa cosa trovo preoccupante? Non tanto la proposta di spostamento in se, ma la sufficienza con cui viene trattata la cosa. Mi chiedo se questo signore, abbia mai fatto un giro verso lo spip…Così avremmo l'asolana bloccata per davvero, perchè se al tardini in molti ci arrivano a piedi o in bici, per andare allo spip ci vuole la macchina ( non ci sono i mezzi che ci arrivano). Inoltre il problema nebbia è molto più presente rispetto al centro città e lo dico con cognizione di causa, lavorando proprio li.
Cosa non si fa per un pugno di voti
nella fretta non ho firmato….
saluti
temilaluce