LA ROSEA CERTIFICA L’UTILE DI BILANCIO DEL PARMA
La società di Ghirardi è la settima in “verde”. L’Udinese il modello da seguire: investe la cifra record in Italia per lo scouting (15,2 milioni, l’Inter neppure 1…) scovando calciatori sconosciuti, ma rivendendoli fa ricche plusvalenze (41,9 milioni)
(gmajo) – Un anno fa, dopo la stessa inchiesta della Gazzetta dello Sport, Tommaso Ghirardi aveva ufficialmente sancito (nel Palazzo Comunale di Parma) “i giornalisti sportivi devono fare i giornalisti sportivi gli economici quelli economici”. Ed è lì che nacque il nostro Gossip Writer che tante soddisfazioni ci aveva dato la scorsa estate… Stamani, però, il Ghiro, quando si è svegliato e ha visto sullo stesso giornale riconosciuto che il Parma è la settima società in verde (non al verde, attenzione alle preposizioni, mai importanti come in questo caso) sicuramente ha gongolato. Anche perché sul primo utile di bilancio tante volte ha rilasciato orgogliose dichiarazioni. Non è dunque un caso che sul sito ufficiale fcparma.com, ripreso da una moltitudine di organi di informazioni, sia comparsa la notizia “Il Parma di Ghirardi tra le 7 società virtuose della serie A”.
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Ecco come il quotidiano rosa, che annualmente pubblica un accurato studio sui bilanci societari delle squadre di serie A, ha trovato il Parma. L’analisi, a cura di Marco Iaria, si riferisce al campionato 2010-11, perché, come specificato dalla Rosea, “i bilanci vengono approvati e resi pubblici solo alcuni mesi dopo la fine della stagione sportiva”. Per questo
sono menzionate squadre che attualmente militano in serie B. Titolo: “Ghirardi fa utili e rinuncia a 15, 5 milioni di credito”. Elaborato: “Ghirardi ha festeggiato il primo utile a Parma. Dopo il -3,2 milioni del 2006-07 (s’insediò a metà anno), il -0,4 del ’07-08, il -9,9 del ’08-09 e il -2,4 del ’09-10, ecco il +0,7. In crescita sponsor (da 2,1 a 2,5) e proventi tv, come stipendi (da 35,6 a 38,1) e ammortamenti (da 15,2 a 21,9). Il socio unico Eventi Sportivi (Ghirardi azionista di maggioranza) ha rinunciato a 15,5 milioni di prestiti convertendoli in conto capitale. Per il 2011-12, pur in previsione di un pareggio “si renderanno necessari – riporta la relazione – ulteriori interventi di natura finanziaria al fine di superare possibili fenomeni di tensione di liquidità”. Quest’ultima postilla, assieme a qualche altro numero sulla situazione debitoria, era proprio quella che aveva fatto stizzire dodici mesi fa Tommaso, che aveva sbottato: “I bilanci bisogna saperli leggere. I giornali sportivi dovrebbero trattare argomenti sportivi e quelli finanziari quelli finanziari,
se no si rischia di fare confusione.” La squadra sulla carta più virtuosa è il Bari, con un +14,2, ma: “la cessione del marchio è un’aspirina”, come si legge nel capitoletto dedicato ai galletti: “L’ultimo bilancio disponibile del Bari, per metà riferito alla stagione della retrocessione, non tragga in inganno – avverte la Rosea – I profitti sono stati il frutto di una cosmesi contabile molto in voga tra i club italiani: quella di cedere il marchio a una società correlata, mettere subito a bilancio una plusvalenza e poi pagare in comode rate l’uso del marchio stesso”. Sul podio la Lazio (+10) e il Palermo (+7,8); quarta piazza per l’altra siciliana, il Catania (+6,4), poi il Napoli (+4,2), sesta l’Udinese (+2,9), che viene lodata per il “modello unico”, lo scouting, che costa 15 milioni. Scrive La Gazzetta dello Sport: “Scova i talenti, li fa crescere e li vende a peso d’oro. Ma
l’Udinese mette a budget 15,2 milioni (erano 13,1 nel 2009-10) per i “costi specifici tecnici”, cioè le attività di scouting e osservazione dei calciatori, un record in Italia (l’Inter vi destina 1 milione scarso). Così si spiegano le ricchissime plusvalenze (41,9) che hanno riportato la gestione in attivo dopo il -6,9 di due anni fa”. Io sarò un gossipparo, ma, per non saper né leggere né scrivere (i bilanci, of course) credo che i Pozzo sappiano bene quello che fanno. Da anni. Le maglie nere, o meglio, le maglie rosse della classifica, sono proprio le storiche grandi: Juventus (-95,4), Inter (-
86,8), Milan (-69,8). E poi Roma (-30,8), Genoa (-17). Il fenomeno si spiega con la piaga dei mecenati. Scrive Marco Iaria: “Il vizietto dell’Italia del calcio è sempre lo stesso: si spende di più (molto di più) di quanto si incassa. Proprio il contrario della filosofia che sta alla base dei fair play finanziario dell’Uefa. Ma si sa, the show must go on. Come? Attraverso il mecenatismo dei proprietari. Ogni anno, infatti, i Moratti, i Berlusconi, ora anche gli Agnelli, i Della Valle, i Preziosi staccano generosi assegni
per assicurare la cosiddetta continuità aziendale. E’ in virtù di questo rapporto fiduciario che il pallone continua a rotolare”. Ma il campanello d’allarme suona soprattutto per un altro motivo, i debiti al netto dei crediti. Il macigno, come si legge nel titolo delle due interessanti pagine (riprodotte al completo da fcparma.com), è di 1,55 miliardi! (di Euro, veh. Mica di lire…). Le big, insomma, soffrono, mentre le altre si sono rilanciate grazie ad una migliore ripartizione dei diritti tv. Gabriele Majo