SI SCRIVE PABON, MA NON SI LEGGE JUARY…

“L’azzardo non sta tanto nel mettere Pabon sullo stesso piano di Juary, quanto nel piantare il brasiliano nello stesso orticello in cui vegeta il connazionale del mai dimenticato Asprilla…”

al parma pabon il nuovo juary (Luca Russo) – Si scrive Pabon, ma non si legge Juary. Non ce ne voglia il buon Sabatino Durante, agente Fifa per il Sudamerica, che mercoledì scorso, intervenuto nella puntata di Calcio & Calcio Estate, ha osato accostare l’attaccante colombiano appena acquistato dal GhiLeo al calciatore brasiliano che fu di Avellino, Inter, Ascoli e Cremonese tra il 1980 ed il 1985. Tra i due, similitudini ridotte ai minimi termini e numerose, numerosissime !, differenze. E poi, volendo raccontarvela tutta, penso che l’azzardo stia non tanto nel mettere Pabon sullo stesso piano di Juary, quanto nel piantare il brasiliano nello stesso orticello in cui vegeta il connazionale del mai dimenticato Asprilla (un colombiano che a Parma si è consacrato a suon di bei gol ed altrettanto spettacolari capriole). Digitate Juary e Pabon su Youtube e, se avete una ventina di minuti (non di più) da sottrarre al vostro tempo, capirete di cosa sto parlando…

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Le vostre ‘rimostranze’, comunque, già mi sembra di sentirle nel momento in cui lo scrivente è in azione: un conto è fare ventidue reti in cinque anni di massima divisione (quando la A era oggettivamente il campionato più affascinante e complicato del globo terracqueo), un altro è metterne a segno quarantacinque nei sei anni di fùtbol colombiano!!! Ragionamento che non fa una piega: la vostra logica è ineccepibile. Ma non abbastanza da farmi credere che il brasiliano sia stato più forte ed incisivo di quanto potrà esserlo il nostro colombiano nel prossimo campionato di Serie A. Tra i due, dicevo, poche analogie e svariati punti di non contatto. Comincio dalle prime che si raccontano in poche righe. Pabon come Juary ha residenza sul filo del fuorigioco e spesso va a rompere le scatole ai difensori avversari in possesso palla che cercano di far ripartire la manovra della propria squadra. Non male per uno che dovrebbe innanzitutto pensare a far gol. Il fatto è che un’apprezzabile percentuale delle sue reti è da imputare proprio a questo tipo di situazioni: scatti al limite dell’offside ed occasioni collezionate (e concretizzate) dopo aver soffiato la palla a qualche difensore incurante della presenza del centravanti colombiano. Ma sono anche altri i modi in cui il giovanotto di Medellin manda in tilt le linee nemiche. E qui ci addentriamo nel campo delle doti, delle qualità che in Juary non abbiamo riscontrato. Il brasiliano per lo più segnava alla Inzaghi, lesto come era nell’arrivare quasi sempre per primo sulle corte respinte del portiere e nello sfruttare qualche indecisione della retroguardia avversaria. Idem il colombiano, il nostro colombiano che a tutto questo aggiunge un bel po’ di altre belle e buone cose che ne potrebbero fare la rivelazione della prossima stagione. Si muove tantissimo senza palla e ancor di più nei pressi della zona in cui la manovra offensiva si sviluppa. Per cui chi ha la palla e non capisce cosa farsene sa di poter quasi sempre contare su un ‘Pabon nei paraggi’. Difficile per le difese italiane leggerne ed interpretarne i movimenti d’attacco. Facile per Donadoni farli fruttare invitando i suoi centrocampisti all’inserimento sistematico negli spazi che l’attaccante libera per andare a cercare la palla. Ed eccolo il vero punto di forza dell’ultimo arrivato in casa Parma. Per essere un attaccante, in area di rigore ci sta anche poco. Ci verrebbe da dire quasi mai. Giusto il tempo di far gol e poi via a caccia di fortuna in altre zone del campo. In questo, con le dovute proporzioni, ci ricorda l’Ibrahimovic dell’ultima annata: un tipo che la sfera andava a prendersela quasi sulla linea di metà campo per poi indirizzarla ai compagni meglio piazzati. Con una differenza: lo svedese si toglieva di dosso l’abito dell’attaccante puro per indossare quello dell’uomo assist. Il colombiano invece segue uno spartito diverso: arretra, conquista la palla o se la fa passare, manda al bar l’avversario con un dribbling (al massimo due) e poi conclude a rete. Di destro e di sinistro, senza distinzioni. Anche se in definitiva è il destro il suo piede preferito. Da cui lascia partire botte potenti ed anche parecchio angolate. I portieri italiani sono avvisati. E lo sono anche le difese italiane: il regno di Juary è finito da un pezzo. Quello di Pabon è appena cominciato. Luca Russo

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Gabriele Majo

Gabriele Majo, 59 anni (giornalista pubblicista dal 1988 e giornalista professionista dal 2002), nel 1975, bambino prodigio di soli 11 anni, inizia a collaborare con Radio Parma, la prima emittente libera italiana, occupandosi dei notiziari e della parte tecnica dei collegamenti esterni. Poi passa a Radio Emilia e quindi a Onda Emilia. Fonda Radio Pilotta Eco Radio. Nel 1990, dopo la promozione del Parma in serie A, è il responsabile dei servizi sportivi di Radio Elle-Lattemiele, seguendo l'epopea della squadra gialloblù in Italia e in Europa, raccontandone in diretta agli ascoltatori i successi. Contemporaneamente è corrispondente da Parma per Tuttosport, Repubblica, Il Messaggero, L'Indipendente, Paese Sera ed altri quotidiani. Dal 1999, per Radio Capital è inviato sui principali campi della serie A, per la trasmissione "Capital Gol" condotta da Mario Giobbe. Quindi diviene corrispondente e radiocronista per Radio Bruno. Nelle estati dal 2000 al 2002 è redattore, in sostituzione estiva, di Sport Mediaset, confezionando servizi per TG 5, TG 4 e Studio Sport. Nel 2004 viene chiamato al Parma F.C. quale "coordinatore della comunicazione" e direttore responsabile del sito ufficiale www.fcparma.com. Nel 2009, in disaccordo con la proprietà Ghirardi, lascia il club ducale. Nel 2010 fonda il blog StadioTardini.com di cui nel 2011 registra in Tribunale la testata giornalistica (StadioTardini.it) divenendone il direttore responsabile. Il rifondato Parma Calcio 1913, nel 2015, gli restituisce l'incarico di responsabile dell'ufficio stampa e comunicazione. Da Luglio 2017 si occupa dello sviluppo della comunicazione e di progetti di visibilità a favore di Settore Giovanile e Femminile della società.

2 pensieri riguardo “SI SCRIVE PABON, MA NON SI LEGGE JUARY…

  • 30 Giugno 2012 in 11:21
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    Pabon è già dichiarato: "Sono meglio di Asprilla".
    E' presto detto. Si cali i pantaloni che verifichiamo.

  • 30 Giugno 2012 in 17:19
    Permalink

    Se Sabatino Durante è l'esperto di calcio sudamericano io sono sua santità Papa Benedetto XVI. Questo agente/talent scout viene sistematicamente interpellato in qualità di supermegafantasmagorico esperto da testate e Tv anche nazionali ma le ultime pillole del "guru" sono state che Jonathan e Marquinho non avrebbero giocato nemmeno in una squadra di B italiana. Beh Parma e Roma avrebbero qualcosa da ridire al riguardo. Ora, se Pabon sarà il nuovo Asprilla o il nuovo Montano lo sapremo la prossima stagione, certi giudizi però per me finiscono di contare un secondo dopo essere stati espressi.

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