L’OPINIONE DI MAJO DOPO JUVENTUS-PARMA 2-0 / “E’ COM’E’ BARRIERA D’AZEGLIO, I LAVORI SONO IN CORSO…”
L’editoriale “a freddo” del direttore responsabile di www.stadiotardini.com
(gmajo) – L’altra sera, quando assieme al collega Jonathan Belletti di Radio Bruno, siamo arrivati a Torino, siamo stati accolti da un fortissimo acquazzone – fossimo stati in mare avremmo potuto definirlo un violento fortunale – che ci ha chiarito – quasi più dei Righeira – che l’estate sta finendo. Proprio in coincidenza con l’avvio del campionato italiano di calcio Serie A la natura ci ha mostrato il suo aggressivo vestito autunnale, rendendo ancor più fuori luogo quei bermuda che avevo scelto di sfoggiare anche al prestigioso New Delle Alpi, tra gli sguardi compassionevoli dei colleghi. Ma le prime due giornate, a mio modo di vedere, al di là delle bizze del meteo, appartengono ancora al variabile, mutevole, poco significativo calcio d’agosto (o di inizio settembre): la vera serie A inizierà a mostrare i suoi primi valori dopo la sosta, con la terza giornata, quando anche il barometro, salvo ulteriori eccezioni, virerà più verso il maltempo che non al bel tempo. Insomma: il Parma di Donadoni è un po’ come Barriera d’Azeglio: i lavori sono ancora in corso, nonostante tanti concittadini siano tornati dalle vacanze e stanotte io mi sia dovuto alzare, nottetempo, per serrare la finestra dalla quale spiravano aliti di vento più freddo che fresco. Una manna dopo l’arsura di questa torrida estate. Tutto questo per dire che non bisogna – dopo la sconfitta con i bianconeri – tracciare giudizi tranchant vedendo il Parma già retrocesso o in lotta per mantenere la categoria, ma neppure esagerare con l’ottimismo, sognandolo in corsa per l’Europa.
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Il lettore sa che mi piace essere sempre piuttosto equilibrato nelle mie considerazioni, il che non significa non prendere posizione, giacché, anzi, mi piace farlo. Però se ci sta che il tifoso si lasci trascinare dal vento dell’ottimismo o del pessimismo: “l’addetto ai lavori” (defìnizione ultimamente un po’ abusata dal vulcanico Turella), invece, deve cercare di essere lucido, freddo, distaccato. Egli – l’addetto ai lavori, nel caso specifico il giornalista – non ha solo il diritto, ma financo pure il dovere di esercitare una critica costruttiva che non deve certo essere di disturbo per i manovratori. Semmai d’aiuto. L’analisi più specificatamente tecnico-tattica della gara, con il senno di poi, l’ho lasciata volentieri a “Il Mister”, il nostro nuovo columnist dal doppio patentino – quello da giornalista professionista, nonché quello da allenatore (sia pure non avendo – ancora – frequentato Coverciano) – il quale si era cimentato pure col senno di prima. Egli aveva benedetto la scelta del suo collega Donadoni di schierare Biabiany fin dal primo minuto a casa Juve, affinché se ne potessero sfruttare le doti di velocità e mettere in crisi la macchinosa difesa juventina, peraltro orfana di Lucio (e un po’ più indietro pure di Buffon). Il nostro mister, però, avrebbe preferito appaiarlo a Belfodil, per un attacco completamente francofono, piuttosto che a Pabòn, da utilizzarsi, semmai dopo, per sparigliare il campo. In effetti la Medicina, quando è entrata – al pari di Ninis – ha fatto bene al malaticcio. Senz’altro meglio della prima scelta colombiana, bocciata in un modo a dir poco dissennato da Massimo Mauro di Sky, secondo cui nella serie B italiana ci sarebbero ben 15 calciatori di pari caratteristiche più forti di lui. Poi vedremo cosa dirà quanto l’erede di Tino inizierà a miracol mostrare. RIbadisco: gli addetti ai lavori dovrebbero essere un po’ più accorti nelle proprie esternazioni, senza lasciarsi andare a quegli eccessi tipici del tifoso, che – lui sì – può permettersi di battezzare, ad esempio, un calciatore professionista di serie A un dilettante di III categoria, espressione, però, che non può certo permettersi di fare chi dovrebbe fare informazione. Va beh che ormai l’informazione è diventata spettacolo. Anzi avan-spettacolo… In quell’oretta in cui è stato in campo Pabòn ha trovato modo di far bestemmiare i suoi nuovi tifosi per quella immediata telefonata in porta a Storari. E meno male che secondo quanto aveva raccontato il parmigiano strajè in Sudamercica Carlo Del Vasto Dorlan questi sarebbe dotato di una "carrocchia" incredibile. Prima che i maligni malignino ricordiamo che la definizione “carrocchia” equivale (grazie a Parmigiano per la traduzione) alle nostrane “sciovana, pavera, ghiga, mina, bordata, cannonata”. Bene: speriamo che quando i lavori a Barriera D’Azeglio saranno terminati (o quando aprirà il Ponte a Nord) il buon Pabon non si mostri Pa-Bon e ci mostri una rispettabile “carrocchia”. Debbo confessare che delle tante promesse estive della Triade Leonardi-Preiti-Imborgia quella che sulla carta mi convinceva di più – non tanto per i video di youtube, per me significativi fino a mezzogiorno, e ora è già l’una passata, quanto per l’invidiabile score alla Libertadores – era per l’appunto Pabòn; quella che mi convinceva di meno Ninis. A metà del guado Belfodil, anche se le parole di stima dei compagni (Amauri in primis) e l’incazzatura di Pioli per il ratto, me lo avevano fatto alzare un po’ più nel livello di considerazione. Dopo la prima l’ordine dei fattori si è invertito: Pabòn è precipitato al terzo posto (ma è solo un “intertempo”, non un riscontro definitivo), Belfodil ha mantenuto il secondo, mentre il greco è asceso in prima posizione. Va detto che quando sono entrati i due ricambi – indubbiamente confortevoli le loro prove – l’inerzia della gara era già cambiata e con essa l’atteggiamento della Juve più facilmente attaccabile rispetto a prima. Ovviamente non abbiamo la controprova per sapere come sarebbe andata se Donadoni avesse dato retta al nostro mister invertendo l’ordine dei fattori tra Pabon e Belfodil, facendo, cioè, partire il francese, per poi avvicendarlo col sudamericano. Sempre in sede di vigilia o prepartita, invece, io mi ero permesso di candidare quale coppia titolare d’attacco, per questa prima occasione, il fisiologico tandem Belfodil-Pabòn, spesso sperimentato nel precampionato dal mister di Ghirardi. La ragione l’avevo spiegata lì e la replico adesso: non era stato lo stesso Donadoni a sancire venerdì scorso che le prime “riserve” di titolari fissi come Amauri o Buffon sanno che hanno ben poco spazio per mostrare il proprio valore e che dunque in quelle poche e rare occasioni sono spronati a dare il massimo? Ebbene, la scommessa Belfodil quanto avrà goduto nel vedersi scavalcare da Biabiany? Io capisco le finezze da mister – Donadoni e il nostro – di valutare che un attacco veloce avrebbe potuto creare più noie alla Juve, però – anche a lunga gittata – la componente psicologica è fondamentale, sicché è bene non iniziare a perdere Belfodil fin dalla prima giornata, posto che lo si sia scelto come primo dei non eletti del reparto d’attacco. Al di là della contingenza che c’era di fronte la Juve, che fiducia avrà sentito su di sé l’attaccante francese? Biabiany attaccante poteva essere un rimedio l’anno scorso quando il reparto era meno assortito, o quando mancava la Formica Atomica. Adesso, per me, è anacronistico. Io non so se il popliteo per Amauri possa trasformarsi in una maledizione, ma nel passato qualche mezzo accidente lo ha sempre avuto: continuo a rimanere dell’idea che difficilmente supererà le 20 presenze da titolare, chi gli sta dietro deve sentire la piena totale fiducia dell’ambiente. Se no diventano guai seri. E l’inizio della gestione di Belfodil, per me, non è stata delle migliori. Sempre il nostro mister ha evidenziato – da par suo – il triplice errore occorso in occasione del primo gol bianconero di Lichsteiner. Non solo quello più evidente di Rosi – anche qui andiamoci piano, cari loggionisti, a bocciarlo dopo la prima, dicendo che si è capito perché Zeman non lo abbia voluto: credo che contro Asamoah diversi altri boccheggeranno – ma anche quello di Mirante (che ha lasciato sfilare un pallone rasoterra in area piccola restando incollato sulla linea di porta) e del binario sinistro A. Lucarelli-Gobbi che ha replicato lo show negativo della gara Udinese-Parma (gol di Di Natale su assist di Asamoah, nell’occasione autore di una doppietta), l’ultima nella quale i crociati avevano subito un gol su azione, se si tralascia un successivo contropiede interista. Insomma la “bambola complessiva” ci ha fatto tornare un po’ indietro nel tempo, esattamente a prima dell’inizio della famosa serie aurea delle sette vittorie consecutive donadoniane, alloro sul quale non si deve dormire, per evitare che capitino bruschi risvegli. Colomba docet. Cari miei, le sette vittorie vanno infilate nel cassetto, perché pur essendoci un organico complessivo decisamente migliorato rispetto a un anno fa non è facile ridisegnare una squadra che negli ultimi tre anni ha sempre ruotato attorno ad un elemento di qualità come Giovinco. E il progetto tecnico crociato di un anno fa, come quello delle due stagioni precedenti, verteva, appunto, sulla valorizzazione della Formica. Ora, invece, dovrebbe essere un discorso più complessivo, di squadra: e ci vuole una sacrosanta pazienza – da parte di tutti, a partire da Ghirardi, per proseguire con i tifosi – prima che le cose possano quagliare, o che possa saltar fuori di nuovo quella miracolosa alchimia, grazie alla quale il Parma ha potuto chiudere all’ottavo posto l’ultima annata, fino ad otto giornate decisamente deludente. Alcuni miei colleghi sono decisamente ottimisti, io preferisco rimanere con i piedi per terra e pensare che sì, è vero, esiste la possibilità di arrivare fino ai confini d’Europa e forse varcarli, ma il pericolo principale è che questa squadra non è stata affatto costruita per lottare per non retrocedere come sovente ci raccontano, proteggendosi dietro la coperta di Linus: e dunque non ha in sé quelle caratteristiche tipiche di chi lotta per la sopravvivenza. Insomma, in caso di reiterati passi falsi non nascondo che avrei ataviche paure, dal momento che questa formazione e questo allenatore sono di taglia decisamente superiore rispetto a chi deve fare i conti quotidianamente con la sopravvivenza o vive di espedienti. La famosa autostima crociata, derivante dai sette successi consecutivi, qualcuno pure di prestigio, non può finire sotto i tacchi dopo l’uno-due della Juve: e l’incazzatura per le ingiustizie o supposte tali subite (“Prima ci bastava avere un arbitro a favore per fregarvi, ora ne abbiamo addirittura 6”, mi canzonava un collega di fede bianconera) per mano dei nuovi arbitri di gara, dovrebbero trasformarsi da sterile o nociva isteria collettiva in un ulteriore sprone per tirar fuori gli attributi. Nel finale il Parma, finalmente, era pure arrivato a concludere – complice la rilassatezza dei padroni di casa, paghi del doppio vantaggio – grazie alle forze nuove entrate. Stigmatizzo anch’io, come già Francesco Repice di Tutto il Calcio Minuto per Minuto nella nostra intervista esclusiva, il pernicioso egoismo di Valdes. Quel 10 sulle spalle non vorrei gli facesse male. Così come confermarsi o ripetersi è sempre più difficile che imporsi, specie in un ruolo nuovo. Gabriele Majo
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grande analisi majo ti quoto come sempre …….torno su di un punto che avevo segnalato in precedenza e che anche tu hai rimarcato nel tuo articolo odierno,questa squadra aveva autostima…ma è stata rivoluzionata in tutto il reparto offensivo e in buona parte anche a centrocampo, non solo negli effettivi ma anche nel modo di sviluppare gioco..ora tutti i nuovi devoni acquistare coraggio e autstima e i vecchi devono recuperarla dimenticando al più presto il recente passato della striscia positiva…giovinco era leader e diciamolo anche la panacea di tutti i mali lo scorso campionato…ora bisogna come auspicavo ,che tutti diano quel qualcosa in più in termini d iniziativa…..un cambio di mentalità nello stare e di ragionare in campo per sopperire alla sua partenza…..ma credo che sia un percorso inevitabile e fisiologico a cui sottoporsi quindi..come dici tu ..ci vuole pazienza (ma non il giocatore!eh eh :-))
saluti
filippo1968
Ciao Gabriele e Filippo, ben ritrovati finalmente a commentare il calcio giocato perchè francamente parlare solo di calciomercato alla lunga diventa noioso per poderosi esperti di calcio come noi. Riguardo alle vostre analisi sono anch'io d'accordo con voi: ora non è certamente il tempo dei processi e bisogna lasciare che certi movimenti diventino automatici in un organico profondamente rinnovato, specie per quanto riguarda l'attacco che io guardo con grande fiducia; Pabón e Belfodil infatti devono ancora ambientarsi totalmente, prova ne è il fatto che devono ancora imparare bene l'italiano e la lingua non è certamente un elemento di poco conto non solo nel potersi inserire in un gruppo, ma soprattutto per cogliere le sfumature negli insegnamenti dell'allenatore, del resto Donadoni può cercare di trasmettere certi concetti ai suoi giocatori solo verbalmente. Quanto fatto vedere in campo non solo a Torino ma anche in tutto il precampionato (in cui anch'io come Majo inserirei la partita di sabato essendo ancora calcio d'agosto) infatti lascia ben sperare noi tifosi che almeno in questo frangente dovremmo essere molto cauti nel bocciare un reparto avanzato che ha tutto il tempo per crescere. Non dimentichiamoci inoltre che contro di noi giocava una squadra i cui meccanismi sono ben oliati da più di un anno e il cui organico non è stato privato di alcun elemento di rilievo ma solamente arricchito nell'ultima sessione di caciomercato. Saremmo dunque troppo inclementi se gettassimo la croce addosso al Parma semplicemente per una sconfitta condizionata tra l'altro da evidenti errori arbitrali. Né farei un dramma per il fatto che Donadoni abbia schierato Biabiany a fianco di Pabón scavalcando cosí Belfodil: vorrà dire che la prossima volta verrà dato più spazio a quest'ultimo e che Biabiany verrà riconsiderato non più come attaccante ma solo come centrocampista con doti offensive. Non vorrei infatti che certe critiche togliessero inconsciamente a Donadoni la serenità di poter scegliere liberamente quali rincalzi schierare dalla panchina quest'anno allungata, qualora un titolare non fosse disponibile. L'importante è capire quanto prima chi sono i titolari e chi le riserve: vorrebbe dire infatti che la fisionomia del nuovo Parma avrebbe preso forma con i conseguenti successi. Buon campionato dunque a tutti gli amici di Stadiotardini.com.
ciao parmigiano….ben ritrovato giusto basta polemiche non se ne può più….via con analisi delle partite e delle vicende del parma…giuste o sbagliate ma…chissenefrega parliamo di calcio finalmente!!!
una cosa volevo aggiungere dalle interviste precedenti alla partita emergeva sempre questo concetto"fare meglio dello scorso anno contro di loro"…concetto poi confermato in alcune interviste del dopopartita e anche sentito da alcuni tifosi in un video della g.d.p…..insomma io ho la convinzione e già lo scritto commentando un articolo precedente a questo su stadiotardini .com che inconsciamente questo "obbiettivo"ha condizionato la squadra ridicendo la partita di sabato a cercare di incassare il meno possibile e che bastasse perdere con ononore….l atteggiamento sul campo sembra confermare questo mio sospetto..io la vedo così magari sbaglio però è il mio punto di vista
saluti
Filippo1968
Ciao Filippo, sono d'accordo con te: ora dobbiamo cercare di creare il migliore ambiente per la crescita della squadra che indubbiamente ha notevoli potenzialità; del resto si è sempre detto che l'ambiente di Parma è il migliore per i calciotori, a patto però che anche la tifoseria non crei pressioni esagerate attorno alla squadra. Ovviamente quando ci sono colpevoli cali di tensione oppure ancor peggio negligenze da parte dei giocatori è giusto criticarli anche aspramente, ma non mi sembra questo il caso. Sicuramente come dici tu l'aspetto inconscio di un appagamento legato al fatto di uscire dignitosamente dal match al di là del risultato avrà influito sulla prestazione del Parma sabato scorso ed è proprio per questo che rimango perplesso quando sento dire sempre ad inizio stagione, dai dirigenti crociati, che il primo obiettivo è la salvezza: ragionando in questi termini poi è logico che la squadra possa accontentarsi di una sconfitta in casa della prima della classe. Se invece -come si suol dire- si alzasse l'asticella ad inizio campionato forse l'atteggiamento inconscio della squadra sarebbe diverso e risultati clamorosi come quelli che la Sampdoria ha saputo ottenere ieri a Milano, sarebbero alla portata anche del Parma: in ogni modo va benissimo anche così, intendiamoci. Un salutone, Parmigiano.
speriamo che non sia come quello della stazione….
anche se fra gente che arriva e gente che parte gli assomiglia di piu'
turella
Io non sono un poderoso esperto di calcio ma voglio esprimere tutta la mia vicinanza a te, Majo, perchè io oltre i bermuda avevo anche i sandali…ma dopo tnato caldo e sole una bella dacquata l'ho presa volentieri. -Il Manno-
Ciao Manno, se oltre ai bermuda avevi anche le infradito non sei poderoso, ma semplicemente il numero 1.