AZZURRO RUSSO / “DOV’E’ FINITA QUELL’ITALIA CHE TRE MESI FA METTEVA IN FILA L’ELITE DEL CALCIO CONTINENTALE E GLIELE SUONAVA DI SANTA RAGIONE?”
Il nostro columnist degli Europei continua a seguire i Prandelliani anche nella fase di qualificazione ai Mondiali e commenta il pareggio 2-2 con la Bulgaria: “La sensazione è che la nostra nazionale si sia sgonfiata dopo le glorie all’Europeo: vorremo sbagliarci, svegliarci, tutti sudati, e scoprire che l’Italia di scena a Sofia è stata solo il peggior incubo che potesse capitarci nell’ormai biennale gestione di Prandelli…”
(Luca Russo) – Nel momento in cui Buffon, uno dei migliori portieri del mondo (se non addirittura il migliore in assoluto), si lascia trafiggere da una conclusione debolissima sgorgata dai piedi dell’interessante nazionale bulgaro Manolev, si capisce che l’Italia non è attesa da una serata buona per essere consegnata agli annali. Nei quali ci finisce un pareggio (2-2) da cui quasi spontaneamente scaturisce un interrogativo: dove son finiti quegli azzurri che solamente tre mesi fa in Polonia ed Ucraina mettevano in fila l’élite del calcio continentale suonandole di santa ragione a squadroni del calibro di Inghilterra e Germania? Difficile poter ricevere risposte dal prossimo impegno. A Modena ce la vedremo con Malta, avversario così tenero che dovremmo riuscire a tagliare con un grissino. Per cui meglio aspettare banchi di prova più attendibili – e Danimarca e Armenia, che affronteremo a ottobre, lo saranno sicuramente – prima di sentenziare sul conto della Nazionale che, a pelle, sembra essersi sgonfiata dopo l’europeo inaspettatamente glorioso. Vorremo sbagliarci, svegliarci, tutti sudati, e scoprire che l’Italia di scena a Sofia è stata solo il peggior incubo che potesse capitarci nell’ormai biennale gestione di Prandelli.
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Di certo c’è che alla fine il pareggio dobbiamo farcelo andare bene e mandarlo giù con quel pizzico di zucchero che addolcisce anche i bocconi più amari. Poteva andarci peggio, ammettiamolo. Potevamo scioglierci come neve al sole dopo essere andati meritatamente sotto. E tornarcene a casa con le pive nel sacco senza che a qualcuno venisse in mente di denunciare la Bulgaria per furto con scasso. Invece quasi per caso è arrivato il pari di Osvaldo e altrettanto casualmente siamo passati in vantaggio. Di nuovo col romanista, a cui la
cura Zeman deve fare davvero un gran bell’effetto se sono questi i risultati. Poi Milanov riporta i suoi sulla linea di galleggiamento. In altri tempi avremmo detto: un punto per uno non fa male a nessuno. Non stavolta. Perché se il venerdì di qualificazioni ha regalato alla Bulgaria dosi massicce di autostima, non altrettanto soddisfatta e appagata può dirsi l’Italia. Che, diciamocelo tra noi ed a voce bassa, non avrebbe meritato nemmeno il pari. Difficile credere che gli azzurri abbiano sottovalutato l’avversario. L’ipotesi non sta in piedi soprattutto perché Prandelli, da tecnico
navigato ed esperto quale è, mai permetterebbe che alla sua squadra passi per la testa l’idea di snobbare il rivale di turno. Abbiamo perso per altre ragioni. Per una in modo particolare: loro avevano più gamba e più fiato di noi. Contro la Spagna, nell’ultima esibizione degli Europei, abbiamo perso per lo stesso motivo. Che poi è quello che ha indotto Prandelli ad un radicale cambio di rotta in vista dei mondiali brasiliani del 2014: a ‘sto giro in Nazionale ci finiscono solamente giocatori provvisti di una condizione fisica senza data di scadenza. La scelta di puntare tutto su Giovinco e Osvaldo va interpretata proprio con questa chiave di
lettura. Lo stesso si dica per la non convocazione di Cassano, che in questo momento non può offrirci più di cinquanta minuti di buon calcio. Non è bastato raccogliersi intorno alle forze fresche sprigionate dalla Serie A per evitare i soliti nostri impacci dei nostri soliti debutti. Loro, i bulgari, hanno attaccato gli spazi in velocità, noi ci siamo limitati ad occuparli senza nemmeno tanta convinzione e con l’atteggiamento di chi pensa che ‘tanto prima o poi un pallone giocabile arriverà dalle mie parti’. Giovinco, per dirne una di uno che ci
ha dato di che divertirci per due anni, quasi mai è venuto fuori dalle sabbie mobili della fase offensiva per andare a seminare calcio di qualità qualche metro più dietro, nel terreno decisamente più fertile, e meglio arato, degli incursori di metà campo. Loro hanno tenuto in scacco i nostri mediani ed in genere chiunque avesse la palla tra i piedi con un pressing che ha strozzato sul nascere qualsiasi buona intenzione degli azzurri, noi di pressione non gliene avremmo portata neppure se ce l’avessero pagata bene. Loro si sono aiutati l’un l’altro (altro che Mutuo Soccorso!), noi abbiamo emarginato chi si è
alternato in cabina di regia come se addosso avesse la peste. Difficile allestire giocate di buona fattura quando il compagno più vicino che hai è lontano quindici metri e per raggiungerlo devi sperare che tra il tuo lancio e la sua scarsa propensione a dargli un appuntamento a metà strada non si frapponga un qualche bulgaro che passa di lì col preciso compito di sporcare quella linea di passaggio. Loro hanno mosso la palla manco fossero un flipper, noi ce la siamo giocata sotto ritmo. Esattamente come non piace a
Prandelli che del ritmo e dell’intensità ha fatto i manifesti della filosofia di gioco che da due anni va diffondendo in Europa e nel mondo. Loro, dopo ieri sera, possono dichiarare ai quattro venti di aver guadagnato un punto e di averne persi, forse, due. Noi, al contrario, non sappiamo ancora a quale santo dobbiamo accendere un cero per aver scansato una sconfitta che ad un certo punto sembrava inevitabile. Loro in Brasile probabilmente non ci andranno, noi, facendo corna, sì. Ma non è quella battuta ieri sera la rotta più breve ed agevole per raggiungere la faccia povera ed esotica dell’America. Luca Russo