AZZURRO RUSSO / ITALIA-DANIMARCA 3-1, L’ALLUNGO E’ SERVITO
MILANO – nostro servizio – (Luca Russo) – L’allungo è servito. Soprattutto a chi questa Italia l’aveva bacchettata, ingiustamente, dopo la prova non proprio brillantissima di venerdì scorso in Armenia. In Repubblica Ceca la Bulgaria non va oltre il pari contro i padroni di casa e così gli azzurri volano a +4 sul resto della comitiva. Un tesoretto mica da poco se si considera che dopo le prime quattro giornate del girone non è ancora pervenuta l’Italia spumeggiante ed entusiasmante dell’Europeo. Prandelli, alla vigilia, era stato chiaro: mi interessano solo i tre punti. L’ha ripetuto per tre volte in conferenza stampa. E qualcuno gli ha anche creduto. Per la verità, contro la Danimarca non è arrivata solo l’intera posta in palio, ma anche una prestazione che, sia pure a piccoli passi, riavvicina l’Italia alla squadra divertente ed entusiasmante vista all’opera nei due anni di gestione prandelliana.
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Si poteva fare meglio, è chiaro. Accontentiamoci, per ora. Anche di soffrire per i primi venti minuti in cui la Danimarca sembra l’Italia e l’Italia la Danimarca. Cominciano bene gli ospiti, malissimo noi. L’approccio, il nostro, è da rivedere. E questo non si può negarlo. Ci lavorerà sopra il C.T. che comunque si aspettava una Danimarca tutt’altro che tenera. In conferenza stampa l’aveva detto: loro sono organizzati, hanno ritmo, pressano alto, sanno giocare palla a terra ma anche con lanci lunghi per il gioco aereo di Bendtner. Ne avesse toppata
una di previsione! Il primo quarto d’ora è di marca danese. Noi stiamo a guardare. Il giro palla avversario è troppo veloce per gli azzurri che in avvio sembrano inchiodati al campo come le statuine del Subbuteo. Loro ci aggrediscono in ogni angolo del campo, noi corriamo poco e male. Talvolta anche a vuoto visto che la manovra dei rossi li porta a muovere la palla da una parte all’altra del rettangolo di gioco manco fosse in un flipper. La differenza, all’inizio, è tutta qui. I danesi si passano la palla e aggrediscono gli spazi. Gli azzurri pascolano per il campo nell’attesa
che sia la palla a raggiungere loro e non viceversa. Poi, improvvisamente, l’Italia si sveglia. La linea mediana guadagna metri e inizia a graffiare i polpacci degli avversari. La sfera comincia a scivolare via più velocemente e chi non ce l’ha tra i piedi non se ne sta lì a guardare cosa fanno gli altri, ma accorcia, si propone, si smarca. Così i danesi finiscono per non capirci più nulla ed è quasi scontato che arrivi il gol. L’azione che ci consegna il vantaggio è roba da far vedere agli allievi delle scuole calcio: Montolivo scambia rapidamente con
Osvaldo, chiede la sponda a Balotelli e si libera per il tiro che accende le luci a San Siro. E l’entusiasmo dei non tantissimi spettatori. E’ l’Italia che piace a Prandelli ed alla quale ci eravamo abituati, forse assuefatti, prima del blackout post Europeo. Passano quattro minuti e l’Italia sfonda ancora. Ma stavolta il merito è tutto di Pirlo. Al regista bianconero basta una finta di corpo per mandare a vuoto l’avversario e spalancarsi una prateria sulla corsia di destra. Sul cross dello juventino, De Rossi fa quel che meglio gli riesce da quando
frequenta i campi di calcio: il centrocampista d’assalto con licenza di segnare. E’ la seconda marcatura dopo quella che aveva sciolto la matassa di Yerevan. Che sia un messaggio per Zeman? Può essere. Di certo è una buona notizia per il C.T. che una firma la sprecherebbe per garantirsi un De Rossi in queste condizioni tra due anni in Brasile. Pur col doppio vantaggio l’Italia non si ferma. Vorrebbe chiudere anzitempo la pratica. Che invece si riapre tra la fine del primo tempo e l’inizio della ripresa. Kvist accorcia le distanze nei minuti di recupero e Osvaldo si
fa espellere quando del secondo tempo sono stati giocati appena venti secondi. Paradossalmente l’espulsione manda in tilt i danesi e rinforza lo spirito degli azzurri. Che arretrano di qualche metro e si mettono lì a difendere la porta di De Sanctis. Non sarà un inno al calcio propositivo insegnato e preteso da Prandelli, ma con un uomo in meno non possiamo fare altro. La Danimarca viene a sbatterci contro più di una volta e, a dispetto della superiorità numerica, ci crea meno problemi che nel primo tempo. Giusto un paio quando i giochi erano già stati fatti dal tandem Pirlo-Balotelli. Col primo nelle vesti di infallibile rifinitore ed il secondo nel ruolo di finalizzatore. Ecco con un Pirlo in questo stato ed un Balotelli così volitivo, ci sembra di essere già in Brasile anche se in realtà siamo a Milano e non fa caldo come a Rio. Luca Russo