IL MISTER / “C’E’ LA ROMA? DONADONI PRENDA ESEMPIO DA GUIDOLIN: PRESSING A TUTTO CAMPO E RIPARTENZE IN VELOCITA’”
“Lasciate perdere le polemiche e pensiamo al sodo, alla ghiotta occasione di poter portare a casa tre punti contro la Roma. L’esempio è arrivato domenica sera proprio dal successo dell’Udinese all’Olimpico, un 3-2 nel quale il tecnico bianconero ha schierato un 3-5-2 modulo identico a quello standard di Donadoni…”
(Il Mister) – Non ci giriamo intorno e sappiamo già che con questa affermazione qualche polemica la solleveremo. Ma, visti i toni di alcuni commenti che ho avuto modo di leggere negli ultimi giorni, la precisazione è d’obbligo e tra poche righe capirete perché. Su queste pagine non cerchiamo di far arrabbiare nessuno e di recitare il ruolo odioso del bastian contrario. Come ha ripetuto più volte il presidente Majo, scriviamo quello che pensiamo senza eccessive censure. Il che significa il più delle volte non essere allineati. Lo scrivo nuovamente, ma per l’ultima volta, perché credo che il mio commento post-Torino sia stato interpretato male. Quello che voleva essere un elogio a Roberto Donadoni è stato visto da alcuni (prevenuti) come un articolo in cui in realtà si sminuivano i suoi meriti. Leggete meglio, dunque. E, soprattutto, non fraintendete quello che leggerete adesso…
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In vista dell’impegno contro la Roma, infatti, il nostro suggerimento al tecnico crociato è quello di imitare in tutto e per tutto il comportamento di Francesco Guidolin. Lasciate perdere le polemiche e pensiamo al sodo, alla ghiotta occasione di poter portare a casa tre punti contro la Roma. L’esempio è arrivato domenica sera proprio dal successo dell’Udinese all’Olimpico, un 3-2 nel quale il tecnico bianconero ha schierato un 3-5-2 (modulo identico a quello standard di Donadoni) ed è stato bravo a impostare la gara secondo i seguenti parametri: centrocampo folto, pressing a metà campo (quindi né troppo alto, né troppo basso) e ripartenze a tutta velocità. Il modo migliore per mettere in difficoltà una squadra tremendamente spettacolare quando decide di giocare, incredibilmente ingenua quando rifiata anche soltanto per una decina di minuti. Il Parma dovrà soffrire e anche parecchio in alcune fasi. Ma se riuscirà a tener botta e approfittare dei passaggi a vuoto giallorossi potrebbe portare a casa il terzo successo consecutivo. Non serve un’impresa leggendaria, basta sfruttare i problemi a centrocampo della formazione di Zdenek Zeman. Certo, non ci sarà l’inguardabile Panagiotis Tachtsidis (assente per squalifica), ma il boemo insisterà ancora a schierare Daniele De Rossi come interno destro con Michael Bradley davanti alla difesa. Con il risultato che molto difficilmente “Capitan futuro” darà battaglia come nei giorni migliori. E lì bisogna giocarsi la partita, specie quando la mediana a tre della Roma sarà lasciata sola da una difesa che soltanto a tratti applica il fuorigioco alto come vorrebbe Zeman (c’è ancora poca intesa in un reparto dalle qualità comunque non eccelse). Per questo, dunque, prenderei il meglio dell’ultima domenica. Mutuando l’atteggiamento di Guidolin e sfruttando le buone indicazioni derivate dal match di Torino. Un 3-5-2 confermato, ma con Biabiany esterno sinistro al posto di un Gobbi che ha bisogno di rifiatare e Rosi sulla destra in modo da giocarsela a viso aperto contro Dodò, che sarà alla seconda presenza da titolare di fila dopo un anno di stop per problemi fisici. Davanti, invece, metterei Belfodil ed Amauri, mantenendo Parolo e Marchionni come interni di centrocampo. Ninis? A me piacerebbe vederlo ancora in campo, ma credo che se il buon vecchio “Marchino” ha dimostrato di poter servire Amauri con dei cross come quello di Torino, sia il caso di insistere. Per tenere il piede sull’acceleratore e dare la svolta al campionato in una serie di partite che potrebbe davvero sospingere il Parma verso qualcosa di meglio di una semplice lotta salvezza e non ricadere nell’errore di un anno fa, quando a cavallo tra novembre e dicembre Franco Colomba si giocò la panchina e i crociati gran parte dei sogni di gloria.
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Il tallone d'Achille del Parma negli ultimi anni è sempre stato la puerilità del gruppo che, dopo ogni vittoria eclatante, si è insuperbito andando incontro a sonore batoste per aver affrontato con troppa sufficienza gli avversari: quella di oggi è dunque la partita che, prima di tutto, ci dirà se con Donadoni i giocatori hanno raggiunto quella maturità psicologica che è necessaria ad ogni squadra per poter essere definita una grande.