ALL’OLIMPICO IL PARMA NON DOVRA’ FARSI ASFISSIARE DAL PRESSING DELLA LAZIO
Le riflessioni di Luca Russo che ha seguito per stadiotardini.com la gara dei biancazzurri i quali hanno stroncato 3-0 l’Udinese in crisi di Guidolin…
(Luca Russo) – Gonzalez, Klose ed Hernanes si sono sfogati, tutti insieme, nel 3-0 col quale la Lazio ha inabissato l’Udinese di Guidolin. Buon per noi che tra meno di sei giorni ce li ritroveremo di fronte e che, per quanto appena detto, possiamo legittimamente sperare che quei tre lì restino a digiuno contro il Parma, tenendolo al riparo dalle proprie prodezze. Della serie: speriamo che i gol li abbiano fatti tutti contro i bianconeri friulani. Dei quali erano ben note le difficoltà che via via ne stanno offuscando la bella immagine venuta fuori nello scorso campionato, chiuso con un’inattesa, ma largamente meritata, qualificazione ai preliminari di Champions. Ecco, che l’Udinese fosse in un momento no, era risaputo. E non solo per una questione di risultati, ma anche di condizione fisica. Tuttavia, commetteremmo un errore se pensassimo che Lazio, nel macinarli con un passivo di quelle proporzioni, abbia avuto vita fin troppo facile.
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Perché la Lazio la vita se l’è resa facile per meriti innanzitutto suoi, più che per demeriti imputabili ai ragazzi di Guidolin (che, povero lui, quest’anno deve occuparsi più di infermeria che di campo). E faremmo bene, noi del Parma, a prenderli in debita considerazione, se dall’Olimpico vogliamo uscirne col documento di riconoscimento valido per l’espatrio (ossia: Europa). Gli uomini di Petkovic non sono monotoni per il gioco che esprimono. Attaccano sulle fasce o per vie centrali indistintamente, forti sia della qualità di cui dispongono su entrambe le corsie esterne – dove le due coppie di laterali dialogano con una certa intesa – che della spiccata mobilità di Klose, il quale, arretrando o spostandosi orizzontalmente sul fronte d’attacco, schiude ampi spazi per le incursioni dei tanti trequartisti impiegati, da Petkovic, a difesa della retroguardia e a sostegno delle manovre d’attacco. Sarebbe bene, in questo senso, che il Parma non cadesse nella tentazione di star dietro a qualsiasi laziale in movimento e che non perdesse le posizioni in fase di non possesso, per evitare sia di farsi impallinare sulle fasce, che di scoprirsi al centro. Insomma, se la Lazio vuole attaccare senza concederci punti di riferimento, è ben libera di farlo. Ma evitiamo di dargliene noi, suggerendogli, con errati movimenti difensivi, il lato da cui infilarci. E non lasciamoci nemmeno intrappolare dal loro pressing asfissiante: ci servirà muovere velocemente la palla per renderlo innocuo e mandarlo a vuoto; e farne l’habitat ideale per le scorrerie di un Biabiany che ci auguriamo di nuovo in una condizione come quella esibita nel vittorioso match contro l’Inter. Un minimo di attenzioni dovremo riservarle anche a Ledesma, vero cervello dei biancazzurri: la gabbia la facciamo su di lui, costringendo i suoi colleghi di metà campo ad arretrare il raggio della propria azione per andare a farsi dare la palla? Oppure la facciamo sugli altri così che la sorgente Ledesma, pur beneficiando di una certa libertà d’iniziativa, non abbia foci in cui sboccare? Interrogativi ai quali, per fortuna, non siamo noi a dover rispondere. Ma Donadoni. Dal quale ci aspettiamo che la sua impronta sappia lasciarla anche in quel di Roma. Luca Russo