IO, AL PROVINO DI “QUELLI CHE IL CALCIO”
Gabriele Majo racconta la sua trasferta a Roma per partecipare al casting del programma di Rai Due – GUARDA LE FOTO AMATORIALI
(gmajo) – Che io sia un po’ vanesio è piuttosto notorio: del resto, se no, non avrei avuto la precoce vocazione ad impugnare un microfono. Se poi c’è da fare la “figurazione” rispondo sempre presente. Il cameo in “Baciato dalla Fortuna” (film peraltro baciato dalla sfiga) nel camice di un medico del Maggiore accidentalmente scontratosi con la focosa Asia Argento, mi valse l’imperituro appellativo di “Dottor Catturo”, di cui vado orgogliosissimo. Successivamente la mia carriera, diciamo così, è proseguita con alcune comparsate nella fiction “La Certosa di Parma”, dove, in versione imberbe ero un ufficiale austriaco, e in quella barbuta un agricolo in rivolta. Così quando una decina di giorni fa sono stato contattato dal casting di “Quelli che” per il provino non ho potuto che dare immediatamente la mia adesione alla partecipazione alla “audizioni” svoltesi nel pomeriggio di ieri, martedì 10 dicembre 2012, negli storici cine-studi Dear – Rai Tv al Nomentano.
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In realtà qualche scrupolo di coscienza me lo ero fatto: reputandomi un giornalista d’altri tempi, un po’ tutto d’un pezzo, che non apprezza la nouvelle vague (nouvelle fino lì) dei telecronisti urlatori o peggio ancora dei telecronisti-tifosi (alla Crudeli, per capirci), mi chiedevo quanto quello potesse essere il posto giusto per me, o quanto io potessi fare al caso loro. Del resto, però, quando ti capita un’opportunità è stupido rinunziare, e così, più che altro per non avere rimpianti, sono ricorso al prezioso “segretario di redazione” Luca Russo per l’organizzazione della
trasferta a Roma. Male che vada, mi dicevo, stacco un po’ dalla solita routine e faccio qualcosa di diverso. L’aspetto eno-gastronomico, poi, è sempre fondamentale e al richiamo di un cacio e pepe non so dir di no. Vabbè, su quest’ultimo punto è meglio soprassedere, perché, a cagione del ritardo di Italo (Ntv ha però addossato le responsabilità alla Rfi, cioè la Rete ferroviaria italiana, cui sono appannaggio le infrastrutture) la “beccata” è saltata. Ben mi sta: fin dai tempi delle prime radiocronache del Parma, ai miei collaboratori, cui
imponevo levate antilucane, predicavo “l’imprevisto è sempre in agguato” ed in effetti, proprio al fine di evitare di tirarmi giù dal letto troppo presto, avevo fatto pianificare un programma un po’ troppo “impiccato” al fido Russo. Mi sarei sfamato solo a operazione conclusa, attorno alle 16,30, quando, nei dintorni della stazione ferroviaria di Tiburtina non era in servizio, ovviamente, alcuna trattoria tipica, ma solo, ahimè, qualche volonterosa tavola calda. Scelta la meno peggio me la sarei cavata con un panozzo al salame piccante + frittata. E al
posto del mejo Frascati de Roma – che temporibus illis, l’Oste di Ponte Milvio, dal colore giallo da far invidia a un cinese, ci propinava, prima che optassimo come luogo di degustazione Orte – ho dovuto “bevere” una semplice Sprite. Ancor peggio, però, è andata alla giovane Nicole di Noceto, 21 anni, (che già avete conosciuto se avete sbirciato la video intervista pubblicata in mattinata) il cui Italo è rimasto bloccato nella stazione di Firenze SMN, da cui sarebbe ripartita solo ore dopo con un altro analogo vettore. Non solo: prima di questo
contrattempo anche il mezzo a motore scelto per raggiungere la stazione aveva fatto le bizze. Comunque sia, ha fatto in tempo a raggiungere il Nomentano per il suo anelato provino e per la piccola vacanza romana che si è concessa nell’occasione. A Bologna, mentre aspettavo il mio, di Italo (ero all’esordio con la nuova compagnia ferroviaria), un po’ sadicamente mi sono divertito a documentare (un piccolo reportage è disponibile nella mia pagina personal su youreporter.it, clicca qui per vederlo) le problematiche che erano occorse a chi aveva
scelto, per percorrere la medesima tratta verso Sud, un Freccia Rossa, orgoglio delle Ferrovie dello Stato, o se preferite Trenitalia, o come accidenti si chiamano le FS in tempi moderni. La carrozza business numero 1, infatti, non ne voleva proprio sapere di chiudersi ermeticamente. I poveri addetti ne hanno provate di tutte, fin quando il portellone ha deciso di combaciare con lo “stipite”, consentendo la ripartenza del convoglio, proprio quando i responsabili avevano già studiato il “contropiede” di un cambio forzato del “materiale”, alias il passaggio su un altro
Freccia Rossa. Sostanzialmente lo stesso ritardo maturato dai viaggiatori dell’AV9517 (che avrebbe dovuto lasciare la stazione di Bologna Centrale alle ore 10.18, ma che è partito solo alle 10.54) sarebbe stato più o meno lo stesso dell’Italo che mi ospitava. Chiamasi contrappasso. Nonostante fossi dotato di una precisa cartina con indicato l’itinerario con i mezzi pubblici per raggiungere i cine-studi Dear al Nomentano, causa il ritardo, appunto, opto per farmi “dissanguare” (come direbbe Zio Paperone) dal tassametro di un tassista, catturato al
volo sotto i cavalcavia del Grande Raccordo Anulare in zona Tiburtina FS. Nonostante il proverbiale traffico (a Roma mancano altre piaghe come l’Etna e la siccità) riusciamo ad arrivare in pochi minuti (e al modico prezzo di 10 euro) a destinazione. All’ingresso della struttura una folla enorme. Cazzarola: ma quanta gente partecipa al casting di “Quelli che…”, penso io. Sbagliando. Perché si trattava di figuranti per la trasmissione l’Eredità. io sarei dovuto tornare una ventina di minuti dopo. il tempo per un giro turistico nel quartiere che mi è parso decisamente
Lazio, sia per la presenza di uno store biancazzurro, sia per il ricordo del Gabbo. In effetti il numero dei candidati per i provini pomeridiani di Quelli che il calcio era ridotto rispetto ai partecipanti al pubblico de l’Eredità. Io ero il numero 27 (immagino che una ventina fossero stati filmati la mattina, quando sapevo che sarebbe stata presente anche una tifosa parmigiana, la cui foto da consegnare al personale l’avevo scattata proprio io la sera della cena benefica del Parma Club Marco Osio), il numero 29, invece, era un altro tifoso crociato, Luca (anche lui l’avete già conosciuto se avete dato un’occhiata alla già richiamata video intervista con Nicole), poi ce n’era anche uno doriano, con cui ho subito fraternizzato (siamo o non siamo gemellati?), uno della Lazio, uno del Siena (anche se a occhio mi sembrava un professionista dei casting) e uno del Toro (sia pure romano, ma quando suo padre lo portò a
vedere Lazio-Torino e vinsero i granata, gli disse, “questi mi paiono un po mejo”, facendoli diventare la sua squadra del cuore). Prima dell’arrivo della nocetana Nicole. Le prime foto le scatto di nascosto: si sa mai non si possano fare… Ma poi, dopo aver con una certa disinvoltura sostenuto il provino, chiedo alla commissione non solo di mettersi in posa per farsi immortalare, ma anche di scattarmene una di fianco al backdrop “Rai intrattenimento”, dove poco prima ero stato esaminato. Dicevo all’inizio delle mie remore a partecipare alla selezione: farmi prendere in giro da Vicky Vittoria (idolo di Nicole) non lo ritengo il massimo del professionale, però cercare di importare il mio modo di essere anche in quella trasmissione – si sa mai venga scelto, almeno per una puntata – poteva diventare una mission accettabile: e così, anziché portare, come suggerito, una mia foto agghindato di gialloblù con
peperoncino (il mio portafortuna alle partite, come poi vi spiegherò…), ho optato per consegnare, stampata su carta fotografica, la vignetta di testata di stadiotardini.com . E’ o non è questo quotidiano on line la sublimazione di una vita dedicata al Parma Calcio, dapprima come radiocronista e giornalista al seguito della squadra, e poi come dipendente della stessa, quale responsabile dell’ufficio stampa e comunicazione? Insomma ho cercato di esser me stesso. Sperando di esser
apprezzato per i miei valori. Il peperoncino… Beh, una volta mi era accidentalmente capitato di aver portato una bacca di una delle piantine da me coltivate sul balcone (no, alla maria non sono ancora arrivato, anche se all’assenzio sì) in tasca al Tardini e quella volta il Parma vinse. Beh, anche in altre occasioni replicai quella sorta di rito, portando il peperoncino allo stadio. E così quando l’incaricata della Rai che mi aveva contattato per la preselezione, mentre mi chiedeva del rito scaramantico, non ho potuto che raccontargli questa storiella (“un
peperoncino vero, mica uno di quei cornetti plastificati, veh…), finendo per colpirla. Speriamo di sortire lo stesso effetto sulla giuria… Durante il provino mi è stato chiesto se conoscevo personalmente dei calciatori: beh, con l’attività di ufficio stampa non poteva essere diversamente, no? Però ho anche chiarito che, per precisa scelta professionale, una volta smessi quei panni ho evitato cene o uscite con loro, sempre ammesso che avessero voglia di farne, proprio per non aver alcun tipo di complicità. In precedenza, però, ero stato per qualcuno una sorta di
confessore (più spesso capita ai massaggiatori di avere questo ruolo), e così, senza far nomi, raccontai di quella volta che un difensore venne da me lamentandosi perché il suo nome non figurava negli schemini pubblicati dai giornali. “E’ colpa tua… Devi intervenire…”, insisteva. Ma io gli spiegai che, favorendo lui, avrei danneggiato gli altri suoi compagni, dandogli una piccola lezione di cosa significa il gioco di squadra. Perché il calcio non è uno sport individuale. Terminata la registrazione, scattate le foto, e girata l’intervista con Nicole e Luca era
arrivato il momento di lasciare gli studi ai quali mi ero già affezionato. Il Torinista-romano, gentilmente, mi ha fatto da guida per il ritorno, convincendomi ad arrivare fino a Rebibbia (dove c’è l’omonima casa circondariale) in autobus, per poi prendere la comoda Metropolitana. Sei fermate e di nuovo a Tiburtina. In largo anticipo sull’orario dell’Italo di ritorno, previsto per le 17.55, ma arrivato una quarantina di minuti dopo. Giusto il tempo di farmi congelare su una panchina della rinnovata stazione di Tiburtina, assorto nella lettura di Branchie. Grazie al cielo anche il regionale che mi avrebbe ricondotto a casa era pure in ritardo, e così, nel modo migliore, si è conclusa la mia giornata speciale. E ora, con l’entusiasmo di un ragazzino, attendo la chiamata. “Quelli che”, non potete fare a meno di me… Gabriele Majo
Mi sfuggono due cose…perché per andare a tiburtina da nomentana è finito al capolinea della metro per tornare poi dietro? Era lì a due passi…
E poi…perché affidarsi a luca russo per l'organizzazione? È così difficile nell' A.D. 2012 organizzare in maniera autonoma un banalissimo viaggio a roma?
Tom Tom
BACIATO DALLA FORTUNA E' BACIATO DALLA SFIGA SEMPLICEMENTE PERCHE'E'UN FILM IMPROPONIBILE,SEMPLICEMENTE ORRENDO
Salve Tom Tom,
io, oltre ad essere un giornalista di altri tempi sono un uomo di altri tempi per cui mi trovo poco a mio agio con diavolerie tipo "tom tom" appunto, preferendo muovermi in maniera più tradizionale, con il risultato, magari di perder del tempo. Imprevisti che lo stesso hanno il loro fascino.
Pur essendomi organizzato miriadi di viaggi da solo per me e per i miei colleghi, da quando ho in squadra Luca Russo che, diciamo così, è un esperto del settore, in modo forse un po' pigro, ho deciso di affidarmi a lui, molto più capace di me nel districarsi nelle migliori offerte dei vari vettori, scegliendo, alla fine, quella che più fa al caso mio.
Sul fatto di essere finito fino a Rebibbia (anche se non ancora nella locale casa circondariale) spiegherò meglio l'evolversi delle circostanze. Durante i 20' di attesa dall'accesso negli studi degli "eredi" al mio, mi ero studiato ben bene il percorso di ritorno battezzando la giusta fermata dell'autobus (che peraltro mi avrebbe portato a destino, senza bisogno della metro), esattamente dalla parte opposta rispetto a quella poi scelta dal mio accompagnatore, al quale ho fatto presente la cosa. Ma questi, pur dandomi ragione, forse poiché nel frattempo stava giungendo il torpedone, ha deciso lo stesso di salire e farmi fare l'edificante giro turistico nella periferia di Roma, campi rom attrezzati e baraccopoli incluse. Tutto molto diverso dal Colosseo, ma tant'è. Del resto dovendo ammazzare in un qualche modo il tempo in attesa dell'Italo di ritorno, il giro in autobus poteva anche starci…
Cordialmente
Gmajo
In effetti penso che chiunque, senza scomodare un Morandini, possa arguire che il film in questione non è proprio di estremo valore artistico. Tuttavia il mio riferimento alla sfiga era, oltre dovuto al gioco di parole con la fortuna richiamata nel titolo, per via delle vicissitudini dell'Amministrazione Comunale poi deposta. Tra le comparse c'erano anche Jacobazzi, Vignali & C. e a lungo si era parlato di film riparatore dell'immagine dei "vopi" dopo il noto caso Bonsu…
Cordialmente
Gmajo
Pensa che l'ho mandata anche io la richiesta 😀
Vabbè, ma se ci sei in gara tu, non scendo nemmeno a Roma!
Grazie Plin, ma è più facile che cerchino dei tifosi non dei giornalisti… Tentar non nuoce. Loro mi avevano parlato di una richiesta che io avrei presentato: io in realtà non ricordo di aver mandato il modulo, per lo meno, sicuramente, non quest'anno… Comunque meglio così. E' un gioco. Partecipa, magari potrai dire di avermi superato 🙂
Ciao Grazie
gmajo
ma perchè non sei restato a Roma !!!
Un caro amico.
Ciao
Se i testi di Majo fossero delle partite, si potrebbe dire che la gara vera e propria comincia più o meno al minuto 76, dopo una sequenza interminabile di saluti al pubblico, scambi di gagliardetti, strette di mano, saltelli sul posto, stretching, cambi di campo, altre strette di mano, consegna alla panchina dei gagliardetti altrui… Dailà, taglia un poco.
Poi però, quei 14 minuti di partita, bisogna dire che sono mica male…
il fatto gli è, caro Ermete, che fanno parte della mia partita anche i 76 minuti precedenti, non solo i 14 mica male. Anzi i 14 sono mica male grazie ai 76 precedenti… Sarò un inguaribile romantico, ma anche i preliminari hanno il lor perché non solo l'atto finale…
Detto questo: grazie per il consiglio, sarò de coccio, come mi dice qualcuno con quell'accento, ma tiro dritto per la mia strada…
Cordialmente
Gmajo
Come direbbe qualcuno, Majo, bisogna fare dei punti. E tra i preliminari (1 punto) e l'atto finale (3 punti), c'è differenza.
Ermete Bottazzi versione Boccaccio
Caro Ermete, versione Cinquini, tre preliminari valgono un atto finale (Majo, versione Colomba)