CARMINA PARMA / NOI VOGLIAMO UNDICI SANSONE (NON LA RECIDIVA INDOLENZA)
(Luca Savarese) – Ennesima sconfitta da registrare nella Scala del Calcio di fronte al Milan, questa volta più clemente nel punteggio, solo 2 a 1, niente a che vedere con gli otto gol presi negli ultimi due Milan-Parma, ma uguale nell’esito, quello di un’altra sconfitta. Intanto le partite passano, i punti non arrivano, quelle dietro di noi vincono e buona notte al secchio: siamo come coloro che son sospesi, a 32 punti, né troppo morti, né molto vivi. In effetti il Parma visto davanti ad un lanciatissimo Milan, che si sta andando a prendere con ogni forza le alte vette di
questo torneo, è stato per larga parte ignavo, si qualche azioncina e poco più, degli assaggini e basta: a mangiare, e bene!, ci ha pensato il Milan,prima con un pacco regalo firmato Gabriel Paletta, poi con una punizione siderale di Balotelli che sta pian piano collezionando vittime: dopo Udinese e Cagliari anche noi che cadiamo ai piedi di super Mario, anche se solo nel secondo tempo, al minuto numero 77, trafitti da una punizione magistralmente calciata dall‘ex City. Una punizione quindi che si aggiunge ad un autogol: due artifici, due pezzi architettati, che ci fanno
capire come, con dosi di attenzione ancora maggiore di quella mostrata ieri, certi gol si possono evitare. L‘harakiri del di solito bravissimo difensore argentino (ogni tanto una svista può capitare anche a lui) ha acceso la luce in casa Milan, spianando la strada ai rossoneri e porgendo loro, in un piatto d’argento, la consapevolezza di poter vincere bene. La punizione impertinente del bad boy numero 45 è l’emblema di questa sicurezza rossonera, certo innata nella truppa, ma anche agevolata dalla nostra poca costanza a star su tutto il pezzo della partita. Nicolò
Cusano, oltre ad aver scritto un trattato che funge da antesignano libello al nostro amato gioco del pallone, il De ludo globi, sul gioco della palla, passò alle cronache per aver reinterpretato il So di non sapere di Socrate, con il concetto di dotta ignoranza. Il Parma di ieri ha invece saputo di non essere convinto, come se autogol e punizione a parte, si tramandasse tra i volti dei ragazzi un indolenza, non nuova, recidiva. In tutti i volti tranne uno, quello dell’infaticabile Nicola Sansone, che ha corso dal primo al novantesimo con una volontà di lasciare il segno encomiabile e, purtr
oppo, non imitata dai suoi compagni. L’italo-tedesco infatti non si è visto solo davanti, dove posizione vorrebbe, ma anche in mezzo e dietro, ed alla fine è stato premiato da questo suo ritmo con il gol della bandiera, che aggiunge un’altra sua perla agli score di stagione (6 i gol finora, superati i 5 dello scorso anno a Crotone in 35 gare). Sembrava un fido cane che porta il bastone al suo padrone; però se uno solo abbaia e gli altri sono dei gamberetti impauriti, i leoni rossoneri ci mettono poco a procurarsi la pappa. Allora undici, undici undici Sansone, noi vogliamo undici Sansone… Luca Savarese
Beh, il Dio pallone è delle volte veramente strambo. Ricordo come la Lazio si guardò bene dal voler competere sul piano del gioco e anche ieri il Milan sembrava certo che gli astri gli avrebbero clementi concesso per divina intercessione una vittoria senza dominio. Nessuna squadra, in questo mese sfortunato, ci ha surclassato sul piano del gioco, addirittura ieri eravamo a San Siro nel secondo tempo con 8 uomini nella metà campo avversaria col Milan che come la miglior provinciale attendeva di farci il contropiede. Riprendendo il tema a me caro esorto Sotiris a dare l’anima in allenamento e ad ascoltare il grande Marchionni perchè questo è un momento decisivo per la sua carriera. Anche ieri ha avuto due sprazzi (quel cross daa destra respinto due volte e il lancio sul Biabia che ha fruttato poi il goal della bandiera) che hanno fatto intuire le sue doti. Se si prendesse un po di fame del Sanso (che si traduce in lavoro e sudore) e un po di saggezza dal Marchio (che anche lui sarebbe una mezza punta, ma lavora per la squadra) allora il Don sarebbe entusiasta e lui titolare. Dai, piccolo greco, in questo mese si decide la tua carriera, non buttarla via.