IL DIARIO DI VIAGGIO DI GIAN MARCO GANDINI, PRAMZAN EMIGRATO (A TEMPO DETERMINATO) IN AUSTRALIA, TRA COCCODRILLI, IL FIGLIO DEL GEDE, E DEL PIERO…
(Gian Marco Gandini) – Mi ha fatto un immenso piacere l’interesse da parte di Gabriele Majo e Stadiotardini.it verso il mio “anno sabbatico” in Australia, e sono veramente felice di raccontarlo ora che sta per terminare. Cercherò di sintetizzare, anche se da buon “grafomane” e con tutto quel che ho da raccontare, è davvero dura. Parto da me: Gian Marco Gandini, 32 anni il prossimo 13 giugno, nato e cresciuto a Sala Baganza, con in testa l’idea di volare quaggiù da almeno 3-4 anni, prima di quel 27 aprile 2012, giorno in cui ho ottenuto il mio visto, quel Working Holiday Visa che consente di viaggiare e lavorare liberamente in Australia a ragazzi di un’età compresa tra i 18 e i 30 anni. Io l’ho ottenuto giusto in tempo, in quanto ero ancora 30enne. Ma il mio è stato un “voler realizzare un sogno”, non una “fuga dalla crisi”, ci tengo a scriverlo.
Provo a sintetizzare le tappe del mio viaggio. Il 12 giugno scorso, intorno alle 22,30, sono atterrato a Brisbane, capitale del Queensland, dopo un volo iniziato il giorno prima a Milano Malpensa con cambio a Singapore. A Brisbane sono stato circa tre mesi, dove, nonostante le difficoltà, ho iniziato anche a lavorare, come aiuto cuoco, lavapiatti e, per una settimana, anche giardiniere. Non era facile dopo 7 anni da giornalista sportivo a Parma (ultima esperienza con Sportparma.com, dopo aver scritto per L’Informazione, Polis, Il Nuovo di Parma e l’edizione del Veneto del free press Leggo) adattarsi
ad altri lavori, considerando che, nella cucina di un ristorante, in fondo, un “animale da ufficio” 31enne con un inglese pre-intermedio chi lo cerca? Ma me la sono cavata. A Brisbane ho anche collaborato con una radio locale multiculturale, con trasmissioni in italiano, Radio 4EB, dove ho partecipato attivamente a diversi talk show. A settembre ho iniziato a viaggiare, prima a Cairns (dove mi trovo ora mentre scrivo peraltro) nel Nord Tropicale del Queensland, a vedere Barriera Corallina, la foresta pluviale di Daintree e i miei primi coccodrilli (anche assaggiati essendo
specialità culinaria locale) poi a Sydney, giusto un giorno prima dell’arrivo di Alessandro Del Piero, del quale parlerò sotto. A ottobre sono volato a Darwin e lì ho fatto la più grande esperienza della mia vita, il viaggio, in Pajero, da Nord a Sud, destinazione Adelaide, ma passando per Alice Springs, la città che si trova in mezzo al deserto, e il celeberrimo Ayers Rock, Uluru per gli aborigeni, l’immenso e sacro monte rosso. Arrivato ad Adelaide, ho trovato una città che mi è piaciuta subito, ma, non trovando lavoro e trovando invece una proposta di viaggio interessante, mi sono fermato giusto una ventina di giorni. Non senza una comparsata anche alla radio italiana 5RTI di Adelaide. Dopo Adelaide, bellissimo viaggio nella Costa Sud in campervan, tra spiagge, natura e … le vinerie di Margaret River (ma ero già stato anche a Barossa Valley). Arrivato a Perth tra mille fanfare ho trovato la città che mi è piaciuta meno. Forse perché costosissima. Ma niente da dire sulla Costa Ovest, che ho attraversato fino a Nord, a Broome, cittadina che conta Cable Beach, la più bella spiaggia australiana a mio avviso. Ancora meglio se vista al tramonto su un cammello.
A fine dicembre, dopo un tour esterno a Bali e Kuala Lumpur (preferite alla Nuova Zelanda), avevo bisogno di lavoro e l’ho trovato a Port Macquarie, dove ho fatto pulizie in ostello e lavorato in cucina in un Ristorante Tapas in riva al mare. Port Macquarie è una piccola deliziosa cittadina del New south Wales che prima di partire per l’Australia non avevo mai sentito nominare, ma che conta nove spiagge una diversa dall’altra e un ospedale apposito per i Koala. A metà febbraio, finito il periodo busy, sono sceso direzione Melbourne per vedere quel che mi mancava. Melbourne è la più bella città australiana, molto più “larga” e
rilassata rispetto alla caotica Sydney, che di meglio ha solo le spiagge. Dopo Melbourne, l’affascinante Tasmania, con il piccolo rimpianto di aver lasciato la deliziosa Hobart troppo presto, e la capitale Canberra. E, dopo un paio di saluti a Brisbane, sono volato a Cairns, dove volevo chiudere la mia esperienza. Qui ho trovato lavoro in un ostello: guido il bus navetta e mi occupo dei check in quando è chiusa la reception in cambio di alloggio e una piccola paga. Non male tutto sommato per chiudere l’esperienza e per il mio inglese, che è migliorato giorno dopo giorno: ho trovato buoni amici italiani qui, ma tra viaggi, lavoro e serate al pub ho frequentato per lo più gente di altre nazionalità.
Sintetizzato il mio viaggio, Gabriele Majo mi ha chiesto di raccontargli del mio colpo di fortuna di settembre: Alessandro Del Piero. Sentita la notizia del suo arrivo a Sydney il mio spirito giornalistico ha prevalso e nel bel mezzo del viaggio a Cairns ho preso il primo volo in tempo per assistere al suo arrivo all’aeroporto. Ho scritto alcuni articoli su Il Messaggero e Il Giornale: non è stata una collaborazione duratura (il Sydney Fc non ha esattamente fatto un gran campionato e la “Del Piero mania” si è presto
sgonfiata), ma ho strappato una collaborazione con il sito web di Eurosport dove ho scritto tutte le settimane un commento sulla A-League dalla prima giornata di campionato fino all’ultima. Del Piero in campionato ha fatto il suo, 14 gol in 24 partite. Tra cui un poker. Ma non è bastato nonostante il basso livello della lega locale: i campionati da solo li vinceva solo un certo Maradona in fondo… Non è stato facile adattarsi al clima australiano, ma devo dargli atto che si è sempre impegnato forte per dimostrare di non essere venuto qui solo per soldi (4 milioni di
dollari per due anni di contratto). Umanamente ho parlato poco con lui, ma mi è sembrato una persona molto disponibile. Ho parlato invece con tanti tifosi, soprattutto juventini, italiani a Sydney, i quali non credevano fosse vero che il loro capitano fosse qui. Anche se lo chiamavano “Pintoricchio” con la “O”. Ho visto con i miei occhi un signore sull’ottantina, emigrato quando nella Juventus giocava ancora Boniperti, correre da Del Piero all’aeroporto e baciarlo.
Durante il mio soggiorno mi sono imbattuto anche in altri australiani che hanno giocato in Italia, come Frank Farina, mister di Del Piero da metà stagione, e John Aloisi, che è stato invece il coach di Vince Grella, ex Parma, arrivato a Melbourne a dicembre ma che ha giocato solo una manciata di minuti prima di farsi male e ritirarsi. Due australiani d’Italia li ho conosciuti anche di persona. Uno è Zeljko Kalac, ex portiere di Perugia e Milan, ora nello staff del Sydney; l’altro è Paul Okon, ex centrocampista di Lazio e Fiorentina, ora ct della Under 20 locale, persona semplice, competente, disponibile: mi auguro trovi da tecnico la fortuna che non ha avuto da calciatore.
Detto delle mie esperienze lavorative e di Del Piero, passiamo a quelle di vita. In 10 mesi ho tirato la carretta al massimo, ho visitato tutte le città più importanti e tutti gli stati di questa immensa nazione. E devo dire che a impressionarmi sono state spesso le meno famose Cairns, Broome, Hobart, e il “mio” piccolo paradiso Port Macquarie. Tra le isole il top Kangaroo Island. Tra gli altri luoghi turistici da non perdere Great Ocean Road, Wilson Promontory, Blue Mountains, Pinnacle Desert e “sua imponenza” Uluru. E mi fermo al top, ma la lista è lunghissima.
Viaggiare intorno a tutto il continente pareva impossibile in partenza, quando sono sbarcato a Brisbane, la città dove ho vissuto, come già detto, per tre mesi. Non ci avrebbe scommesso nemmeno il mio primo “cicerone”, che è anche “figlio d’arte”, di un personaggio molto noto a Parma. Si tratta del figlio di nientepocodimenoche Pietro Gedeone Carmignani. Fu lo stesso Gede a a mettermi in contatto con lui poche settimane prima della mia partenza. Il figlio del Gede si chiama Fabrizio, con moglie e due figli vive a Brisbane dove lavora per la Griffith University, come stimato docente di economia. Appena arrivato in città sono stato a cena da lui, scambiando due chiacchiere e prendendo importanti informazioni sullo stile di vita locale. Ci siamo rivisti ancora una volta quando sono tornato a Brisbane dopo alcuni mesi dopo essere rimasti in contatto durante il mio soggiorno. Credo ci rivedremo prima del mio volo di ritorno. E’ stato piacevole parlare di calcio e anche di alcuni aneddoti sul Gede. Quello più divertente? La sua loquacità durante le partite di calcio: tv accesa senza audio, perché “a parlare ci pensa lui”.
Avrei tanto altro da raccontare, sulle mie avventure, sul clima, sugli australiani, e su uno stile di vita davvero diverso dal nostro… ma mi fermo. Ho già scritto decisamente troppo! Consigli? Non saprei, ognuno ha la sua storia, le sue ambizioni, e di certo sono la persona meno indicata per consigliare chi verrebbe qui a lavorare. Dico che qui non è “il paese della cuccagna”; è una terra meravigliosa dove però la vita da immigrato è durissima. Però se una vocina vi dice “Australia”, ascoltatela! Decidere di intraprendere questa avventura mi è costato qualche rinuncia, e non sono mancati i momenti difficili, ma non c’è decisione più giusta che abbia preso in tutta la mia vita.
L’Australia mi mancherà, ma in fondo sono felice di riabbracciare famiglia, amici… e tornare a mangiare cucina parmigiana… A tal proposito faccio un appello: Mamma, so che siamo fuori stagione, ma la sera del 13 esigo un bel piatto di cappelletti: grazie! Gian Marco Gandini
‘Mahatma’ – e questo svela chi si cela dietro il nick. Muto, però – Ermete Bottazzi ti rispetta esageratamente
Splendida storia, caro Gabriele, che pure a me affascinava e a suo tempo avevo proposto invano, naturalmente non a te. Complimenti a Gian Marco e un caro saluto
A great read Gian Marco. We are so happy our paths crossed and hopefully we will meet again in the future. Take care.
Onorata di essere stata citata nel tuo articolo (sono la moglie di Fabriizio, figlio del Gede). Bellissimo l’articolo. Spero che possa servire da ispirazione ad altri che hanno un sogno e vogliono realizzarlo come hai fatto tu. In bocca al lupo per il tuo rientro in Italia. Sono contenta che porterai nel cuore un bel ricordo dell’ Australia che per noi invece e’ diventata una seconda patria. Deanna
Siamo noi, Deanna, ad essere onorati per aver ricevuto il tuo commento dall’Australia. In effetti la storia del Gando meritava di essere conosciuto: il suo messaggio di speranza, di questi tempi, non può che fare bene…
Un abbraccio a te e tuo marito (alias il figlio del mitico Gedeone)…
Gmajo