CALCIO & CALCIO ESTATE / CLAMOROSO: IL SALTIMBANCO ATTACCA I SUOI MITI GHIRARDI E LEONARDI SUL RITIRO A COLLECCHIO… L’opinione di Majo e la fotogallery amatoriale dal backstage
(gmajo) – Nottetempo Federico Ranauro ha già relazionato la community di stadiotardini.it sui risvolti mercatali emersi nella puntata di ieri sera di Calcio & Calcio Estate, la versione balneare del talk show condotto da Michele Angella, in onda ogni mercoledì su Teleducato, in particolare l’epilogo del giallo Saponara, con quella persona dabbene di Corsi che ha confermato l’intesa verbale raggiunta con Leonardi per la vendita/acquisto della sua metà che non era stata ancora formalizzata per esigenze di budget del Parma. Non c’è che dire: è l’apoteosi della abilità del Plenipotenziario di fare le nozze coi fichi secchi, cioè realizzare una ricca plusvalenza prima ancora di avere pagato un giocatore. Sarebbe un po’ come se un giocatore di borsa riuscisse ad avere, solo sulla parola e senza mettere mani al
portafoglio, un titolo che poi sale alle stelle: praticamente si auto-paga. Come l’onesto Corsi ha ammesso: il Parma ha fatto bingo. Mi sfugge, al di là della serietà e dell’inusuale rispetto per la parola data dell’empolese in quello che il Saltimbanco, scimmiottando Venditti, ha definito “un mondo di ladri”, quale potesse essere l’interesse imprenditoriale della società toscana in questa operazione, al di là di
mantenere rapporti di amicizia e vicinanza col Parma, che potrebbero favorire repliche in futuro. Ma tant’è. Chiamiamola Banca Empoli… A me non resta che aggiungere adesso il vero scoop della serata: Emeghara? No, anche se reputo la bomba di Boni una idea intelligente, da sottoscrivere: però riguarda sempre il Saltimbanco, noto, come direbbe il suo competitor invernale Andrea
Schianchi (ho una primizia: potrebbe essere lui il protagonista assoluto della terza puntata di Calcio & Calcio Estate, in onda alle 21 di mercoledì prossimo), per la lingua con la quale cura amorevolmente i suoi idoli Tomaso (con una M sola, Ghirardi) e Pietro (Leonardi). Lo stravagante opinionista, infatti, per una volta ha smesso di incensarli, ed anzi li ha attaccati, direi pure pesantemente, per la decisione – evidentemente da lui non condivisa – di far svolgere la preparazione estiva nella rinnovata e avveniristica
struttura di proprietà a Collecchio. E, udite udite, quel diavolo o terrorista di Michele Angella si è trovato ad interpretare la parte, non so bene quanto credendoci fino in fondo, di avvocato difensore dei vertici societari. “Sai bene, Enrico, che io, quando ci sono da fare delle critiche, non mi tiro mai indietro”, ha affermato il conduttore, non poco in difficoltà a frenare l’impeto verbale del Saltimbanco Furioso, che, con tanto di atlante in mano (lo stesso che tempo addietro gli era servito per vaticinare il ritorno in Europa dei crociati…) e foglietto scritto
accompagnatorio (un po’ come Leonardi in una recente conferenza in cui aveva ricordato i tanti calciatori giovani indubbiamente valorizzati dal Parma negli ultimi anni, tra cui Feltscher, o un po’ come Sacchi in quella di due lustri fa, circa, in cui spiegava le motivazioni del suo abbandono alla panchina del Parma), elencava i nomi delle squadre italiane e le loro amene località di… villeggiatura. Angella, in versione senza la pashmina, timidamente cercava di obiettare
che ad esempio il Milan si prepara a Milanello… “Ma lascia perdere il Milan – lo stoppava il Variopinto – lì ci sono boschi, radure ed uccellini: ma a Collecchio dove porti i calciatori a correre?”. Un altro cavallo di battaglia del Santilariese, dalla bocca di rosa, era di natura prettamente scaramantica, per via del precedente, non propriamente felice, con Gigi Cagni (“Dio l’abbia in gloria”), anche se allora il centro tecnico gialloblù nel comune pedemontano non vantava le odierne strutture, vanto del GhiLeo (“anche se – ho obiettato io iersera – non è che le
camere del Lamborghini facessero schifo o non fossero climatizzate”). Infine Angella si faceva portavoce della tesi societaria per cui il ritiro casalingo sarebbe, nell’anno del Centenario, una opportunità in più offerta ai tifosi per stare vicini ai propri beniamini, senza dover spendere dei soldi, in tempi di difficile congiuntura, per raggiungerli in località montane.
Chi ha seguito Calcio & Calcio ieri sera avrà già potuto apprendere il mio pensiero al riguardo, che, nell’occasione, è molto prossimo a quello del Saltimbanco che non a quello del mio abituale “compagno di merende” Angella (la definizione è di Boni: del resto siamo stati entrambi querelati, per diffamazione a mezzo stampa, da Paolo Arcivieri, il radio-man amico di Leonardi, che ha messo in piedi la web-station crociata, per via di un “camerata” di troppo…): di seguito, però, cercherò di metterne i punti salienti nero su banco.
Pietro Leonardi, tra le motivazioni addotte circa il ritiro interno, aveva spiegato che una volta, negli anni 60-70, le squadre salivano in altura affinché i giocatori, nelle ore di riposo, potessero recuperare in stanze fresche, esigenza che, con la climatizzazione, al giorno d’oggi è superata. Io mi permetto di obiettare che, al di là del fatto che stanze fresche naturalmente sono più salubri che artificialmente, il problema non è solo nelle ore di riposo, quanto proprio in quelle di lavoro. Fare
esercitazioni, utili per mettere benzina nel serbatoio, ai 40° gradi umidi della Pianura Padana è sicuramente più dispendioso che in quota. E a me già la quota di Levico pareva un po’ bassina. Leonardi aveva però anche aggiunto che così i calciatori sono già abituati al clima rovente di metà-fine agosto, quando si hanno i primi impegni di Coppa Italia e Campionato: secondo lui, altrimenti, il passaggio dal fresco al caldo si paga sul campo. Il mio ragionamento è più a lunga gittata che
non sul breve: ammetto, tuttavia, di non avere prove certe della scientificità del mio teorema. Però sono convinto, fino a prova contraria – e sono pronto ad ospitare doverose rettifiche – che la decisione presa da Ghirardi e Leonardi sia a prescindere dalle possibili valutazioni di medici, preparatori o scienziati, proprio al fine di sfruttare il più possibile il neonato centro direzionale, vero e proprio vanto della società centenaria.
Ieri sera, poi, ho fornito anche una motivazione di carattere, diciamo così, psicologico: secondo me la fase di preparazione estiva, una delle più dure nel bel lavoro del calciatore, potrebbe passare via meglio in luogo diverso dal solito che non nella medesima sede dell’intera stagione. Se già ti vengono due balle così, in ritiro, in località amene, immaginarsi in mezzo, come sostiene il Saltimbanco, alle zanzare di Collecchio, dove peraltro i ragazzi si ritrovano a dormire abitualmente prima di ogni impegno interno di campionato. Insomma, senza star lì tirar fuori gli operai delle fabbriche, costretti sempre al medesimo alienante movimento (mi rendo perfettamente conto che la fattispecie sia un po’ diversa…), penso che diversificare un po’ (vedi ad esempio Ostuni) invogli a lavorare meglio, con un indubbio vantaggio per il datore di lavoro e la comunità.
Sul discorso della vicinanza ai tifosi vale sostanzialmente lo stesso argomento di cui sopra: se fossi leggermente più ricco scommetterei una pizza con tutti, ma secondo me la media di 100 tifosi al giorno assiepati sulla rovente terrazzina dell’estate mi pare un miraggio lontano anni luce. Ma chi mai avrà voglia
di sudare sul cemento sotto la canicola? Già non è che il Parma portasse folle oceaniche di supporter nelle località dei ritiri, ma Collecchio, Centenario o no, non mi pare proprio la meta preferita dei vacanzieri. E anche l’affermazione angelliana: così non si spendono soldi per star vicini alla squadra mi pare più degna di un sito organico alla glicemia, che non di un terrorista dell’informazione quale notoriamente è lui, mio tradizionale compagno di merende…
Secondo il Saltimbanco questa, comunque, sarà l’ultima esperienza del genere, perché Leonardi si ravvedrà perché lui gli farà capire che è un business anche il ritiro. Io, invece, prestando fede proprio alle parole del Plenipotenziario, credo proprio che non sarà una esperienza isolata, a meno che la stagione non si traduca in fallimentare. Allora, forse, il progetto a lunga gittata potrebbe essere rivisto.
Il portavoce leonardiano Angella citava l’esempio di Milanello da tempo immemore sede della preparazione del Milan: al di là della diversa collocazione geografica e della quota verde decisamente superiore a “Collecchiello”, e la vicinanza al lago menzionata da Boni, credo che il ritiro estivo nella stessa sede di lavoro stagionale sia ben sedimentato nel DNA del club rossonero, diverso, invece in una squadra come il Parma non ancora abituata a questo tipo di situazione. E’ vero che giocatori e dirigenti passano, ma le abitudini, buone o cattive che siano, e le tendenze tendono a consolidarsi. Senza dimenticare che non è matematico che una soluzione funzionale al Milan lo sia parimenti anche al Parma…
Qui sotto trovate la fotogallery amatoriale dal backstage della trasmissione di ieri: colgo l’occasione per ringraziare Cecilia che si è prestata a scattare qualche immagine meno amatoriale, ma decisamente più amorevole delle mie…
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L’unica cosa bella del ritiro era la possibilità di fare un giro in montagna, in compagnia, al seguito dei Crociati. Sotto il sole a Collecchio? No miga masè nisò. Sto già crepando di caldo ora.
Ma al centro “avveniristico” co ghé dentor? Dei marchingegni speciali che ti trasformano i giocatori da balordi in buoni?
Un saluto al Direttore.
Un saluto anche a Marcello, oltre che Assioma e Vladimiro. Personalmente avrei poco da aggiungere: le varie perplessità le ho esposte nell’articolo. Poi sicuramente chi dirige club da 20 anni ne saprà più di me e, magari col conforto degli scienziati, avrà elementi in mano per dire che il ritiro a Collecchio è positivo. Comunque il discorso non è che si trasformano i giocatori da buoni a balordi, ma meglio si fa la preparazione meglio si può affrontare il campionato. Ragionando, magari, a lunga gittata e non solo a breve termine (cioè le due gare agostane). Il recupero fisico può avvenire anche in stanze climatizzate (il mio medico mi sconsiglia sempre l’uso del condizionatore, persino in auto), ma il dispendio di energie a 40° umidi della pianura padana è sicuramente superiore in zone dal clima migliore. Per tacere dell’inquinamento menzionato da Vladimiro: a questo punto si possono anche portare i giocatori a fare sane e proficue passeggiate sotto l’inceneritore…
Comunque anche per il rapporto coi tifosi, come sottolineato da Marcello, la montagna, la vacanza, la località di villeggiatura aveva tutto un altro sapore rispetto a Collecchio. E infilare il Centenario anche in questo contesto mi pare una scusa bella e buona.
Cordialmente
Gmajo
Per una volta concordo con il saltimbanco, il paragone con milanello non sta in piedi, se non sbaglio il centro sportivo del Milan pur non essendo in montagna è in mezzo ai boschi non nel bel mezzo della pianura padana, una delle aree più inquinate d’europa.
io li avrei portati in alaska,magari a cercare l’oro…scherzi a parte
il problema non e’ collecchio ma era cagni,per quanto riguarda l’ossigeno piu’ in alto sali meno ce ne sta….se bastasse L’altidutine per migliorare per una squadra di balordi come il nostro parma bisognerebbe andare in ritiro al campo base del nanga parbat
ciao Gabriele, saluto Enrico e Michele. Le mie opinioni sul Parma sono parziali poichè è una delle tante cose che seguo, ma diffido del parere di Enrico. Perchè è mosso quasi sempre da due fini: dimostrare di essere il migliore pur facendo non il giornalista, portare attenzione massima di sè, alimentando all’infinito il suo personaggio. A livello nazionale lo fanno in tanti, a livello locale l’alimentare se stessi lo fanno in meno. Intendo nelle città vicine, piazze che pure frequento in tv. Aspetto sempre le tue pagelle a tutti. E, soprattutto, Gabriele, le interviste ai colleghi sulle carriere, su tutto. Abbraccio.
sul portare attenzione massima di sè, alimentando all’infinito il suo personaggio non vedo differenze tra Boni e Zagnoli che commenta qui. Saluti a todos
e il ritiro a collecchio secondo me è una boiata