LA CAMPAGNA ACQUISTI DI PARMA BRAND / IN ARRIVO MASSIMO CARPINO, GIA’ RESP. COMM.LE DEL VARESE ED EX CAPO ULTRA’ DEI FEDAYN NAPOLI
(gmajo) – Alle emanazioni del Parma FC, del resto come alla casa madre (vedesi, l’ex Irriducibile laziale Paolo Arcivieri chiamato a fondare Radio Parma FC), piace l’ (ex) ultrà: Massimo Carpino, ex capo del gruppo napoletano Fedayn sarebbe stato identificato quale nuovo responsabile marketing di Parma Brand – il cubo delle idee crociate del Centenario, nonché gestore degli store del merchandising ufficiale crociato – che ha la
propria anima operativa in Marco Marchi, mentre il presidente è il socio di minoranza di Ghirardi Alberto Volpi. La carica, in precedenza, ci risultava fosse occupata da Daniela Bonetti, per lo meno così avevamo capito quando chiacchierammo con lei in occasione dell’evento di lancio del Logo del Centenario, di cui era la creatrice, attraverso l’agenzia bresciana Akuna Matata. Una seconda pubblica uscita della Bonetti fu in occasione del lancio della linea fashion, sempre nei locali ristrutturati di Piazzale
Risorgimento, una volta sede di biglietteria e Settore Giovanile, quando ebbi modo di gustare il mojito più buono stagionale. Dalle parti di Collecchio, però, pare non sia stata vista frequentemente, a parte quando incontrò, informalmente, i saggi (non nominati da Napolitano…) del comitato popolare della nostra tifoseria, degli ex crociati, etc. etc per il Centenario, quando presentò loro, tra la pressoché generale freddezza, la revisione “secolare” dello scudo
biancocrociato-gialloblù. In compenso a Collecchio ha già frequentato gli spogliatoi il nuovo acquisto Carpino, visto assieme a Marco Marchi anche al Tardini in occasione della gara con l’OM Marsiglia, quando ha pure cercato di prendere dimestichezza con la nuova realtà, intuendone le esigenze da risolvere. Carpino vanta già una specifica esperienza nel settore marketing e commerciale di società di calcio: l’ultima era terminata, con delle dimissioni, che vennero definite a sorpresa da Varese7press.it, lo scorso 25 luglio: “Una notizia a sorpresa –
scriveva in quei giorni Federico Bonoldi – che scuote il Varese1910. Massimo Carpino ha rassegnato quest’oggi le proprie dimissioni dalla delega di direttore commerciale del club. Una scelta personale, come ha affermato al telefono, direttamente dalla sede societaria di via Manin dove si è recato a salutare i propri collaboratori: <<una decisione che non deriva assolutamente da problemi con la nuova società, anzi faccio il mio in bocca al lupo al nuovo presidente Nicola Laurenza che sta facendo un grandissimo lavoro, ha tanto entusiasmo e sono convinto che porterà ancora più in alto il Varese>>. Certo, il cambio di proprietà avvenuto a giugno, con il passaggio di consegne fra l’ex patron Antonio Rosati e Laurenza, può avere influito sulla decisione di Carpino.
<<Tengo a ringraziare con sincerità Rosati – ha detto – per avermi dato fiducia, e voglio salutare tutti gli amici di Varese e coloro che hanno collaborato con me in questo anno passato insieme>>. Il dirigente napoletano, infatti, si insediò nel club biancorosso giusto un’estate fa, dopo sette anni di proficua collaborazione con la società partenopea. <<Ma questo è soltanto un arrivederci: i frutti del nostro lavoro in questi mesi sono evidenti a tutti, continuerò a dare il mio supporto al Varese calcio anche dall’esterno>>.”. La sua permanenza nel club lombardo, secondo i colleghi che
abbiamo interpellato, è stata troppo breve per lasciare un segno indelebile, nel bene o nel male, insomma “una sorta di meteora”, come ce lo ha definito Gianni Beraldo, direttore di Varese7.it, che ha pure aggiunto che “ha svolto il suo lavoro dietro le quinte in maniera dignitosa”. L’unica volta che era salito alla ribalta della cronaca fu in occasione di una lite, che lo vide protagonista, scoppiata alla fine di Varese-Hellas: ecco la cronaca di Luca Stoppele da
VeronaSera.it del 27 settembre 2012: “Iniziano ad emergere i primi particolari della lite scoppiata nel post partita di Varese – Hellas di martedì sera. Innanzitutto è stata svelata l’identità dell’uomo che rivolse minacce all’addetto stampa dell’Hellas Fabrizio Cometti, e non a Mandorlini come inizialmente si credeva. Si tratta di Massimo Carpino, ora responsabile commerciale del Varese ed in precedenza responsabile marketing del Napoli ed ex capo ultras napolateno del gruppo Fedayn (come confermato da questo articolo di solonapoli.com). Ma le minacce non sono tutto. Il giornalista di Tele Arena Gianluca Tavellin e lo stesso Mandorlini avrebbero notato sotto la
giacca del responsabile la sagoma di un’arma da fuoco”. Particolare piuttosto inquietante quest’ultimo, ma che ci è stato ridimensionato da Gianni Beraldo di Varese7.it durante la telefonata che abbiamo avuto quest’oggi: “Ti dico la verità, dopo aver letto di questa cosa ho cercato di farci caso, ma non ho mai notato strani rigonfiamenti”. Comunque sia cliccando su questo link è possibile vedere il video del caos in sala stampa (tratto da tggialloblù.it). Il napoletano Massimo Carpino, probabilmente, era arrivato al Varese, “in quota” ai soci di minoranza di origini partenopee dell’allora presidente
Rosati che con la sua uscita di scena non è escluso possano lasciare a propria volta la società, dopo i cambiamenti del nuovo corso. Proprio nel Napoli – di cui in precedenza era stato un capo ultrà – era iniziata l’esperienza professionale come responsabile marketing e commerciale, come scritto da Marco Isola di pianetanapoli.it il 17.10.2005: “Dalla curva alla scrivania. E’ il percorso di Massimo Carpino, ex capo
ultrà del gruppo Fedayn, al quale il Napoli ha affidato la cura dell’area marketing. E’ passato dall’altra parte della barricata, cuore e sangue sono sempre più azzurri. "Devo molto a Marino, col quale ho un contatto diretto, ed alla cortesia del presidente De Laurentiis. Si è avverato un sogno, far parte della società che ho da sempre amato mi riempie di gioia".Da oltre vent’anni si occupa di marketing
insieme alla sua famiglia. Il suo, insomma, non è un salto nel buio. "E’ bene precisarlo –afferma Carpino-. La mia famiglia si interessa di marketing da una vita. La mascotte "Gennarì", che venne fuori negli anni d’oro del Napoli, fu una nostra idea. Ringrazio Marino per averci concesso la possibilità di gestire direttamente l’area marketing ed aver accettato la nostra proposta di collaborazione. Il mio staff è composto da Andrea Guastaferro ed Enzo Rambone, con loro stiamo lavorando sodo".Come procede il lavoro?"Molto bene, abbiamo completato gli sponsor di prima fila (il riferimento è alle postazioni intorno al rettangolo verde del S. Paolo, ndr), stiamo lavorando per quelli di seconda. L’acqua Lete è un nostro colpo, si tratta di una società dinamica con la quale stiamo sviluppando sinergie molto interessanti. Un torneo ‘Acqua Lete’? E’ una delle tante idee che porteremo avanti con l’azienda casertana che ha sposato in pieno il progetto Napoli".Il sito internet e l’e-commerce sono altri due tasselli fondamentali per veicolare il marchio Napoli, vero?"Nella maniera più assoluta. Del sito si sta occupando direttamente De Laurentiis, fra pochi giorni sarà on line. Per l’e-commerce stiamo attendendo il completamento della sede di Castelvolturno, dopodiché avvieremo anche questo progetto. Ora le priorità consistono nell’acquisire ulteriori sponsor e nel gestirli".La serie C condiziona il vostro operato?"No, perché il marchio Napoli ha una forza ed una credibilità uniche. Attira molto dal punto di vista commerciale. Però, ci costringe a stipulare accordi annuali coi nostri partner, in B ed in A il Napoli varrà molto di più".Carpino, non è che adesso cura anche i rapporti tra tifo organizzato e società?"No, perché tra ultrà e club non vi è nessun tipo di contatto. I tifosi non ci chiedono nulla a differenza di quanto avviene altrove. E poi, io in società mi occupo solo di marketing".Fin quando lavorerà col Napoli? "Finché farò bene". E dopo Napoli e Varese ecco Carpino nell’orbita Parma. Anzi, Parma Brand…
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a quando un posto al sole di Collecchio per “Palummella”?
“I tifosi non ci chiedono nulla a differenza di quanto avviene altrove”.
Posso seppellire questa frase con una grassa e grossa risata?
Si starebbe valutando ingresso nei ranghi societari del capo hooligans del Liverpool anni 80, mentre per ora non ha trovato riscontri la voce di un colloquio con Giusva Fioravanti (per lui era circolato rumor di un programma sulla web radio). Possibili, invece, contatti a breve con Renato Vallanzasca.
Il posto farebbe gola a qualche ex ultrà di spicco nostrano, molto attivo in occasione del centenario. Ecco perchè anche la Nord sembra avere i riflettori puntati su Parma Brand, seppure questa svolga un’attività che con lo stadio/partita ha ben poco a che fare. tant’è che contro il Marsiglia ho notato come su questo tema molti ragazzi-ultrà fossero molto informati.
A Parma che i capi ultrà finiscano per diventare dipendenti della società sembra una consuetudine. A mio modo di vedere una pessima consuetudine, che può far nascere forti dubbi sulla loro indipendenza. Se un capetto ultrà, o comunque del tifo organizzato, vuole esercitare qualche professione nel mondo del calcio è liberissimo, ma meglio sarebbe in una società diversa rispetto a quella dove ha rappresentato il tifo. Vogliamo chiamarla correttezza? Rispetto dei ruoli? Un pò come quando degli ispettori esterni vengono assunti da una ditta dove per anni hanno eseguito verifiche. Difficile pensare male.
Massimo Carpino sembra qualificato a svolgere il lavoro per cui è stato assunto. E’ un problema che non sia nato a Parma e che non abbia tifato Parma? Se osserviamo la proprietà, i dirigenti e i giocatori, ci rendiamo conto che le persone nate a Parma tifose del Parma sono l’eccezione. E allora? Osservate anche Parma, non vi siete accorti che viviamo con migliaia di africani, est europei e meridionali, anche napoletani. Possono lavorare in tutte le nostre ditte ma non nella nostra squadra? E perchè Parma non può essere anche la loro squadra?
Non so se il posto faccia gola o meno a qualche nostro capo ultrà o ex capo ultrà: io, però, non andrei a ricercare professionalità tra altri ex capi ultrà. Ma neppure li prenderei dai nostri. Serve una netta distinzione delle carriere, diciamo così…
Io non so se Carpino sia qualificato o meno – non ho elementi di giudizio per esprimermi in un senso o nell’altro – ma ragioni di opportunità mi avrebbero consigliato di guardare altrove.
Poi che non ci si debba chiudere nella nostra parmigianità, in questa era di globalizzazione può anche non avere tutti i torti.
Cordialmente
gmajo
ma quale razzismo majo non sono io che sono razzista sono loro che sono napletani ! 🙂
Chi viene dal mondo delle curve può portare nelle società un contributo di passione che può essere un valore aggiunto, l’importante se si tratta della stessa squadra che si tifa è che non si abbiano più ruoli di spicco in gruppi di tifosi per evitare scomodi conflitti di interessi e che il pedigree personale sia lontano dalla delinquenza.
Personalmente sono contrario all’ingresso nelle società di calcio di capi ultrà. E un’altra cosa importante per il calcio sarebbe quello di tranciare certi rapporti di dipendenza da certe curve, anziché inserire in organico, rendendoli organici, degli ex ultrà.
La moda dilaga un po’ dappertutto (mi pare di avere capito che anche il nuovo responsabile marketing del Padova sia espressione dei propri ultras), anche se il Parma è l’unica che prende ex capi ultrà di altri club, come Arcivieri, l’irriducibile, o Carpino, il Fedayn. Come ho scritto anche in altre occasioni nessuno mette in dubbio le professionalità, ma ci sarebbero ragioni di opportunità che dovrebbero far riflettere chi li ingaggia. Ad esempio non mi pare che i tifosi napoletani siano generalmente molto amati dalle nostre parti. E certe frange non è che si siano fatte molto amare…
Comunque ha ragione Marcello: sarebbe meglio star lontano dai conflitti di interesse…
Cordialmente
Gmajo
e comunque ripeto: a me me pare na strunzata ,cosi’ capisce bene senza sottotitoli
A Parma i conflitti di interesse non ci sono. Il magazziniere Lori assunto da Baraldi quando ancora era il capo dei Boys si era dimesso dopo qualche settimana dai Boys. Squarcia che fa il sito Settore Crociato approfondendo le scelte societarie non è nemmeno da prendere in considerazione. Settore Crociato è un gruppo che non esiste più da alcuni anni e lui che è giornalista ha fatto diventare il sito del gruppo un sito d’informazione. Arcivieri e Carpino vengono da fuori e su loro possiamo soltanto discutere se conoscono o no la nostra realtà. Sulla professionalità non giudico, perchè non li conosco.