CARMINA PARMA / GIALLOBLU’ ALLA DON ABBONDIO: BADU E HEURTAUX: CHI ERANO COSTORO?
(Luca Savarese) – Carneade chi era costui? ruminava fra sé Don Abbondio seduto sul suo seggiolone. Badu ed Heurtaux chi erano costoro? ruminava tra loro un pallido, impalpabile Parma, accovacciato nella sua paura. Ad essere scettici, però, in questa versione tristallegra dei Promessi sposi crociati, non erano, come lo sconosciuto filosofo greco, Emmanuel Badu e Thomas Heurtaux, ma gli stessi uomini di Donadoni,
incapaci di avere un approccio tonico ed affamato alla partita. Brava Udinese, o meglio i bravi alla fine hanno giocato a farlo i friulani, spavaldo Don Rodrigo di giornata,ultimamente bestia nera, nerissima per i crociati (anche dopo il tre a zero incassato all’Ennio lo scorso 14 aprile, che ancora brucia assai), architettati e rimpolpati dopo la débacle contro lo Slovan Liberec, dal bravo per eccellenza, Griso
Guidolin. Il ghanese ed il francese, alle loro prime firme in A,( salvo il generoso rigore poi trasformato dal già affermato Muriel), giocano a fare quello che masochisticamente ai crociati piace tanto: permettere ai morti di risuscitare e far diventare protagonisti chi fino ad ieri era stato solo un comprimario. Parma quindi donabbondiano, vaso di terracotta tra tanti vasi di ferro friulani, rimodellati ad hoc dal demiurgo Guidolin, esperto nel trasformare
scorie negative in energie positive. Al nuovo Friuli allora capita anche che la cassanata non la faccia Antonio Cassano, ma Mattia Cassani, che prepara l’onomatopea della serata: pata pin pata pum e poi segna Badù. Partita subito in salita per la Donadoni band, visto l’assalto veloce al forno della vittoria della truppa bianconera. La peste vera e propria è arrivata ancora una volta su palla inattiva ma, non è riuscita a far perdere la speranza a Cassano
Tramaglino, che travestito da monatto, ha tramato come aiutare i suoi compagni appestati nell’orgoglio e ha messo dentro la sua prima gemma ducale, di testa, non proprio una specialità della casa. Si è così celebrato l‘addio ai tre punti, sorgenti dall’acque ed elevati al cielo, che dopo due turni non sono ancora arrivati. Il sugo di tutta la storia? Per chi pensava (io compreso) che fossimo già leoni, siamo ancora lumachine che vanno avanti ad un passo dopo l’altro,
perdendo terreno, ma guadagnando qualcosina: contro il Chievo abbiamo quasi aperto il fortino, ieri pur nella sconfitta, abbiamo debolmente segnato. Ora vogliamo un Parma stile Innominato: che trovi in se stesso le ragioni per una seria conversione ad un campionato lontano dall’atollo della mediocrità. Luca Savarese (foto di accompagnamento all’articolo: Lo sbandieratore dei Danè a Udine. Clicca qui per vedere la fotogallery completa)
L’abbiamo dimostrato negli anni che il Parma ha la fama di resuscita morti, oppure lo strano potere di far diventare gran goleador gente sconosciuta.