“CARMINA PARMA” / TUTTI DENTRO LA TESTA DI GOBBI
(Luca Savarese) – Ci mettiamo tutti dentro la crapa di Massimo Gobbi, che quando il Parma era già sul lettino in coma, ha premuto il tasto del risveglio, entrando nella stanza dei dolori, credendo nei passaggi degli infermieri Okaka e Biabiany ed avventandosi prima di Sansone su quella palla, desiderando con lo sguardo e con tutte le forze che aveva in corpo, spingerla dentro. Bravo Massimo, ha risvegliato un Parma che, nel secondo tempo, si era fatto incenerire dal furore agonistico igneo di una viola rosso-fuoco. E’ un gol non solo di testa fisicamente, ma anche di testa spiritualmente: nella faccia di Gobbi si vede tutto questo. Va, segue il passaggio di Okaka a Biabiany, prega che la palla del Fulmine nero arrivi lì dove osano le aquile e qui Massimo concede al suo volo l’ultima falcata decisiva: il colpo di testa, la zuccata, ferale per la Fiorentina, felice per i crociati. Come se Massimo avesse detto a Sansone, "Aspetta Nico, vado io, che la metto dentro e ci portiamo a casa un pareggio prezioso"; come quando ti dicono che sei ancora vivo, col sapore di un battito che ancora si sente quando anche le ciglia stavano per smettere di muoversi. Allora ci infiliamo dentro la testa convinta di Gobbi, e poniamo molte cose. Mettiamo le gambe pimpanti del primo tempo e quelle molli del secondo, mettiamo lo sprint iniziale ed il torello col coltello incarnato da Walter Gargano, mettiamo anche la quasi congenita incapacità a gestire il piccolo gruzzoletto iniziale, il quasi masochistico bisogno di dissolversi nel buio ed essere indifferenti a luci che si creano solo per noi: quando mai capita di affrontare una Fiorentina senza Gomez, Pasqual, con un Cuadrado a mezzo servizio, con un Pepito Rossi che esce anzi tempo? Mettiamo il bello del primo tempo ed il brutto del secondo tempo, mettiamo che con Cassano, Biabiany e Palladino siamo stati equilibrati e pericolosi, mettiamo che magari con un Amauri lì (squalificato) e con un Neto non proprio in versione Jascin, magari usciva un golletto in più. Mettiamo che questo pari, si aggiunge al pari in terra di Catania, ed ai tre punti contro l’Atalanta. La testa si chiama anche capo, perché è la parte più importante, la cabina dove iniziano tutte le decisioni. Allora in una terra dove sono nate le più fini teste del pensiero, della storia, della filosofia, dell’arte e della letteratura, ci mettiamo dentro la testa di Gobbi, che ha il numero 18. Che è la somma di 9, e nove è tre volte 3. Piccoli passi verso una ricerca continua della perfezione. "Ora siamo più attenti sui particolari, dice la testa dura e bella di Massimo ai microfoni del Processo del lunedì. Già i particolari, sembra davvero che da Catania si stiano curando di più. Prossimo particolare da curare? Non sedersi dopo il vantaggio, ma andare a chiudere le pratiche soprattutto quando le squadre, per mille vicissitudini, te lo permettono per un po’. Ora non dormiamo su questo piccolo sussulto finale, ma facciamolo diventare una specie di sponsor interiore. Gobbi questa notte sentirà la testa un pochino pesante, ma tranquillo Massimo: siamo venuti a ringraziarti. Luca Savarese