CASSANATE, CASSANISMI, CASSANEIDE: STORIA DI TANTE FACCE ALLA RICERCA DI UN VOLTO, di Luca Savarese
(Luca Savarese) – Antonio Cassano non è mai stato, non è, e né mai forse sarà, un calciatore come gli altri. Anzitutto è un giocatore, uno che la palla non l’ha mai calciata, come tanti altri, ma solo giocata. Il gioco poi lo ha protratto anche in un extra time tutto suo, nelle sue stravaganti espressioni, al di fuori del campo: uno che non conosce l’adagio che nella sit-com Un medico in famiglia ripeteva spesso nonno Libero, alias Lino Banfi, al quale glielo aveva detto il povero Carmine: una parola è troppa e due sono poche… Antonio, pugliese come Banfi, di parole ne ha sempre fatte scorrere a iosa tante, altro che una, altro che poche. Un parolaio, un frasario tutto suo, come quando ad Euro 2012 venne tirato in mezzo sugli omosessuali… Con la lingua non c’è verso non riesce proprio a star fermo, è immarcabile più che con la palla, con la quale quando vuole, è divino. Ha giocato con le parole e con i palloni, mandando gli ultimi sovente in rete e le prime non raramente nello stomaco dei suoi tifosi, che una volta ridono, poi sorridono, quando non la fa fuori dal vaso, ma quando fa capire che in fondo i suoi desideri sono altrove rispetto alla realtà dove vive e che non è che sia la Longobarda di Oronzo Canà, bhé allora il gioco mediatico di Cassano non fa più ridere nessuno, e resta solo quello con i piedi, certo però appesantito dai suoi giochetti linguistici. Perché nel calcio, non solo scripta, ma anche verba manent, e anche azioni: negazioni continue, va bene all’inizio della carriera, va bene per tutte le difficoltà sociali che ha vissuto senza il peso di una figura paterna, ma ora è un padre di famiglia ed un marito, dovrebbe un attimino uscire da questo stillicidio posticcio e poco serio di parole, azioni brusche e che vanno nella direzione opposta da quello che il buon senso si aspetterebbe ed auspicherebbe.
Ecco la carrellata delle recenti cassanate in salsa crociata: ammonizione apparsa premeditata contro il Cagliari per saltare la Samp, Centenario del Parma al teatro Regio?, lui non pervenuto (e prima era andato via, in anticipo dal Natale Gialloblù, dopo aver fatto lo scocciato con i tifosi che gli chiedevano autografi), conferenza teatrino, si ma dell’assurdo, “Io son qua però non vedo l’ora di andare altrove, alla Samp, che per me è la nutella" e Parma cos’è il Nesquik che ti mette la carica, leggasi i soldi, e basta? Poi contro il Toro non prende parte al saluto sotto la curva e ultima, a Livorno, sabato, conscio di non fare nemmeno un minuto, va via anzi tempo dalla panchina come fosse al parco. Ma perché tutti questi continui cassanismi? Ma al limite per sbaglio, il ragazzo riesce a far qualcosa di normale o questo suo essere scheggia impazzita ad oltranza, non riesce proprio a trovar sosta? Io credevo che potesse dominare gli anni duemila come Baggio ha dominato i novanta, riempendoli della sua classe. Era uno dei pochi, se non l’unico, nato negli ottanta e con la sua fantasia e che aveva dei piedi per così dire baggiani. C’era un momento in cui dare alla luce una palinodia nuovissima e freschissima di se stesso: appena guarito dal grave infortunio cardiaco del 2011, dopo essere scampato a vari pericoli, dopo aver in salvo la vita e dopo aver ricevuto il dono di poter continuare a giocare a calcio a livelli alti, meta, invece, proibita a tanti atleti più sfortunati di lui, poteva e doveva cambiare modus vivendi, magari cercando di essere un pelino più umile, più grato, un altro Cassano insomma. Si è invece perso in altre parole, in fiumi di altre parole a volte tracotanti, che ne hanno decentrato e rallentato i fiumi zampillanti della sua tecnica.
Tra i ragazzi dell’82, Antonio è quello che ha ricevuto di più quanto a classe: Gila è lì che se la gioca, Kakà è redivivo, entrambi si sono riproposti in nuovi abiti, lui non riesce proprio ad uscire da quella veste di giocatore d’azzardo con le parole, le cose e le persone, è li tra coloro che son sospesi, in una commistione tra sarcasmo verbale e scorciatoie pratiche. Infinite facce, i fiori a Sanremo per Michelle Hunziker, le 700 presunte donne, il Milan che per lui era sopra il Milan c’è solo il cielo, e poi l‘Inter che sopra il cielo c’è l’Inter ,ed infine,roba dei nostri giorni, ama la Samp, ma a Parma ammette che lo trattano da re. Una vera e propria cassaneide. La linearità forse in Antonio, non a caso chiamato Fanta (nel senso anche di essere sempre al di là, come fosse una novella sovrapersona di Nietzsche, sempre e comunque al di là degli uomini, e delle convenzioni umane), non la vedremo mai. Fin quando, però, rimarrà nel Ducato, gli chiediamo solo due piccole cose: le prestazioni sul campo, che quest’anno ci sono state: Sassuolo, Milan, Napoli su tutte, e che sia un giocatore del Parma non un corpo estraneo che può fare quello che vuole in qualsiasi momento, come se niente fosse. Le sue residue chance di passare il mese di giungo in Brasile con la nazionale di Prandelli, per il mondiale carioca, passano da queste condizioni. L’ora esatta forse per provare ad essere un volto, è arrivata. Già da domani, già contro la Lazio, in un match per il Parma e per lui senza altri appelli. Luca Savarese
ARTICOLI E CONTRIBUTI MULTIMEDIALI CORRELATI
E ADESSO CAROLINA E’ FELICE DI RESTARE A PARMA…
BUONE VACANZE A FANTANTONIO E CAROLINA
E LA GDS PUNZECCHIA CASSANO PER LA NUTELLA…
IL COLUMNIST / MA DAVVERO SI PUO’ ESSER FELICI PER UNO SCAMPATO ADULTERIO?
LA CONFERENZA TEATRINO DI IERI IN TRE TITOLI DAI QUOTIDIANI IN EDICOLA OGGI (TROVA LE DIFFERENZE…)
IL COLUMNIST / LEONARDI SOSTIENE CHE IL PARMA GIOCA IL CALCIO PIU’ BELLO D’ITALIA. IO NO…
“Io son qua però non vedo l’ora di andare altrove, alla Samp, che per me è la nutella” e Parma cos’è il Nesquik?
Per me questa frase è fantastica! Complimenti! Alla prossima intervista bisognerebbe chiedere a Cassano se il Nesquik gli piace.