L’OPINIONE DI MAJO DOPO IL MERCATO: “SQUADRA NON INDEBOLITA, MA NEANCHE RAFFORZATA (POZZI A PARTE), CHE DEVE PUNTARE ALL’EUROPA. NON CENTRATO L’OBIETTIVO DI FARE CASSA”
(gmajo) – Tutta la comunità crociata è andata a letto contenta perché Paletta e Parolo sono rimasti in maglia crociata: il timore, infatti, che Ghirardi e Leonardi non mantenessero la parola data era comunque forte, perché si sa come vanno queste cose. Piuttosto, come rimarcato anche dal direttore della Gazzetta di Parma Giuliano Molossi, poco contento di come sono andate a finire le cose – soprattutto la sfumata cessione programmata di Jonathan Biabiany – lo è il presidente, non a caso descritto a caldo ieri piuttosto fumantino dai principali operatori di mercato come Di Marzio di Sky e Raimondi di Sport Mediaset, che certo non sono suoi nemici, ma anzi parecchio stimati da lui. Il gran rifiuto del Fulmine Nero ha di fatto rovinato i piani dei due uomini al comando (attenzione bene: magari approfondiremo meglio anche in seguito, però una delle significative novità di questa sessione è che ad un certo punto mi pare che Tommaso Ghirardi abbia preso le redini delle operazioni, affiancando se non proprio scavalcando Pietro Leonardi, e dire che in sede di presentazione di Schelotto e Rossini, rintuzzando Bargiggia, secondo cui il Pres andava proponendo Parolo, il Leo aveva rivendicato il suo ruolo operativo sostenendo che Tom non fa il mercato) che pensavano di ricavare risorse (sia pure il minimo indispensabile, giacché i proventi si sarebbero dovuti dividere con i cugini doriani) dal sacrificio del TGV invece rimasto fermo alla stazione di Parma, con loro evidente scorno. C’è chi ha letto questa come una scelta di cuore del numero 7, affezionato ai colori crociati, e lo stesso Ghiro, smaltito il nervoso, ha abbozzato raccontandocelo a propria volta in tv: io sono sempre un po’ più prosaico e credo, viceversa, che si sia trattato di una mera questione di vil denaro e calcoli annessi. Il manager che cura gli interessi di Biabiany, Branchini, è piuttosto scafato e sa perfettamente cosa significa quella scadenza di contratto – giugno 2015 – così lontana, ma anche così vicina: non a caso, adesso, sono già iniziate le grandi manovre per fargli firmare il prolungamento di contratto, ché sarebbe una grave beffa se Biabiany dovesse essere strappato, tra dodici mesi, a parametro zero, proprio allo specialista del parametro zero, alias Pietro Leonardi.
La cessione di Biabiany, sommata al ricavo economico derivante dalla maxi operazione con il Sassuolo, avrebbe garantito denaro fresco utile per fronteggiare le imminenti scadenze, senza dover ricorrere al portafoglio degli azionisti. Ad esempio il 15 febbraio il club dovrà sostenere la mega-uscita per la rata degli stipendi riferite alle mensilità di Ottobre, Novembre e Dicembre 2013. Ricorderete senz’altro, in occasione del precedente esborso di metà novembre (relativo agli emolumenti pedatori di Luglio, Agosto e Settembre 2013), il mal di pancia ghirardiano, tradottosi nella esternazione alla Feltrinelli, laddove parlò della difficile congiuntura, invitandoci a godere del momento (la stagione del Centenario) perché del diman non c’è certezza. Parole che gettarono un po’ di sgomento nella comunità crociata, timorosa di un abbandono o almeno di un disinvestimento da parte del Pres (Manfredini, presidente del CCPC le definì un terremoto, durante una sua ospitata a Calcio & Calcio). Lo stesso Ghirardi, sul Monte delle Vigne, in occasione della cena natalizia degli sponsor, promise che la squadra non sarebbe stata smantellata – e gli va riconosciuto che è stato di parola e per questo chi ama il Parma lo deve ancora una volta ringraziare – ma sottolineò l’obiettivo, non ancora raggiunto, ma cui tendere: cioè l’autosostenibilità o automantenimento del club.
Orbene: per centrare quel lodevole obiettivo – cioè che entrate ed uscite siano in pari, senza che sia la proprietà a doverci smenare – Lor Signori ci hanno sempre insegnato che una società della taglia del Parma non possa prescindere dal player trading, il commercio dei calciatori, opportunamente fatti crescere, maturare e valorizzare, pronti pronti per tradursi in plusvalenze e/o denaro fresco. Questo, perché, le entrate derivanti dai diritti tv (che continuano a rappresentare la maggior forma di sostentamento), del botteghino e degli sponsor sono insufficienti. Partendo da questa premessa mi sono sempre permesso di far osservare come, durante il mercato estivo, il Parma non avesse perfezionato operazioni sul mercato tali da garantire una serena gestione ordinaria, dal momento che la plusvalenza Belfodil andava sostanzialmente a pareggiare la spesa straordinaria Cassano. Ma il generoso Ghiro, la scorsa estate, non ebbe certo il braccino corto nell’allestire la squadra del Centenario, aggiungendo alla ciliegina anche altri calciatori piuttosto costosi (come Gargano, sia pure in prestito) oppure trentenni già maturi per ottenere dei risultati, ed evitare di incappare nelle croniche ingenuità del passato (peccati di crescita). Calciatori che, tecnicamente, avrebbero dovuto (e da qualche giornata in qua lo stanno facendo, rispettando in pieno le aspettative) garantire un certo rendimento in classifica, ma che non potevano certo esser considerati investimenti di prospettiva, per garantire, con la loro rivendita, quella che loro amano definire la “continuità aziendale”.
Nel corso della prima parte della stagione chi ha avuto un rendimento elevato – con parimenti crescita del valore del proprio cartellino – sono stati soprattutto, a mio modo di vedere, Parolo, Lucarelli e Mirante. Ebbene, ove ci fossero state richieste adeguate (che immagino non siano pervenute, o se pervenute solo richieste, ma non adeguate) io avrei ceduto almeno uno di loro, in particolare il centrocampista (o al limite il portiere; diverso il discorso per il difensore, per via della carta d’identità). Se la mission (di vitale importanza per la continuità aziendale della società, che, a mio modo di vedere è imprescindibile) è quella di piazzare i prodotti maturati e valorizzati, in questa sessione di mercato non è certo stata centrata. Al contrario abbiamo assistito alla vendita di frutti ancora acerbi, come Sansone e Mendes, che avevano ancora un notevole margine di crescita (non solo tecnica, ma anche economica), accontentandosi dell’uovo oggi piuttosto della gallina domani, gettando così alle ortiche l’opportunità di più floride plusvalenze tra qualche mese.
Diverso il discorso su Gabriel Paletta, altro calciatore che – sull’altare delle presunte impellenze economiche – io avrei sacrificato sia pure a malincuore: nel corso del girone d’andata, infatti, grazie ai miracoli di Capitan Lucarelli, la sua assenza non si è sentita. Un anno fa avrei ritenuto folle una sua dismissione a metà dell’opera: quest’anno, invece, sarebbe stata auspicabile perché non so se di qui a giugno la sua quotazione riuscirà a superare gli otto milioni di euro tornando superiore ai dieci, come la era prima del suo infortunio. Già: l’infortunio, una incognita negativa che pareggia l’altra incognita positiva, la possibile convocazione Nazionale. Se Paletta dovesse andare ai Mondiali e giocarli ad alto livello indubbiamente il suo valore schizzerebbe alle stelle, ma non è così matematico che tutto ciò accada. Forse in questo caso ci si sarebbe potuti accontentare dell’uovo oggi, piuttosto che della gallina domani.
Avendo mantenuto tutti i big – incluso, a sorpresa, Biabiany – ed essendosi privato di un solo quasi-titolare – Sansone – come sottolineato anche dal tweet di Giuliano Molossi a stadiotardini.it ora il Parma può e deve lottare per l’Europa (lui sostiene anche che i crociati siano più forti dell’Inter). E questo dovere non è solo nei confronti dei tifosi sognanti, tornati ad intonare a Donadoni gli stessi cori di 20 anni fa a Scala, ma anche della proprietà, che di fatto, più o meno volontariamente “ha rilanciato”. Non essendo arrivate molte risorse economiche dal mercato – con il gran rifiuto di Biabiany alla Lazio, dopo quello alla Cina e il mancato accordo col Milan – gioco forza, ora, dovranno arrivare, in prospettiva, con i prossimi diritti tv nazionali (la cui fetta sarebbe maggiore in caso di piazzamento elevato) ed esteri.
Il mercato invernale – che una volta Leonardi ribattezzò significativamente “dei disperati” – non mi pare abbia poi comportato un notevole risparmio sul monte ingaggi: mettendo, infatti, sui piatti della bilancia gli stipendi di chi è partito e di chi è arrivato a naso non saprei dire da quale parte e quanto penda. Le solite fonti amiche (Sky) si erano già adoprate per informare la popolazione crociata che in caso di partenza di Biabiany il Parma avrebbe risparmiato, per i suoi emolumenti da non corrispondere, un milione lordo di euro. Cioè circa 500 netti. Tutto questo era emerso, casualmente, quando le cifre che circolavano sulla cessione del Fulmine Nero erano state ritoccate al ribasso dal risparmioso Lotito, quasi a voler giustificare comunque il movimento a condizioni non propriamente ottimali. Pozzi e Molinaro, a meno che non si siano tagliati lo stipendio rispetto a dov’erano, non è che siano proprio sottopagati…
Io credo che il solo Pozzi, dei nuovi arrivati, abbia migliorato la già forte rosa del Parma, andando a chiudere il “buco” di inizio stagione della mancanza di un vice-Amauri (in Okaka aveva fiducia Leonardi, come dichiarò a Calcio & Calcio, non so quanti di più…): gli altri movimenti sono sostanzialmente in pareggio o in ribasso. Io sono un conservatore e non un rivoluzionario, per cui avrei evitato di rivoltare l’organico dei panchinari come un calzino, puntando un po’ di più su chi già c’era, piuttosto che mettere nello spogliatoio altri che non è detto che siano poi così meglio di chi è andato via e che ci metteranno del tempo ad entrare nelle logiche donadoniane. L’obiettivo era quello di accontentare gli scontenti mandandoli a giocare, e nello stesso tempo abbassare il monte-stipendi con meno bocche da sfamare? E allora perché andare a prendere degli altri candidati scontenti (a maggior ragione, salvo emergenze, Donadoni continuerà a puntare sempre sui soliti, e lo ha già fatto capire piuttosto chiaramente)? Tra l’altro la non perfezionata cessione di Biabiany potrebbe causare il mal di pancia a Schelotto, che sembrava dovesse esser arrivato per sostituire se non nell’immediato, almeno a medio termine, il partente Fulmine.
Insomma: il 6 politico non può essere negato a fronte del mantenimento – più o meno volontario – di tutti i big. La sola gestione dell’affaire Biabiany meriterebbe un 4 – -, ma facciamo finta di niente. Appunto perché la rosa è rimasta competitiva non mi sento di dare l’insufficienza come ha fatto ItalSportPress, ma neanche mi sento di dare un voto alto, perché l’obiettivo di far cassa non è stato centrato. Gabriele Majo
A me della cassa fregasse poco. Diciamo che avendo mantenuto il capitale i proprietari han rilanciato l’investimento. Per forza. In un mercato senza soldi. Han soldi veri in altri paesi calcistici ma in Italia han speso Squinzi e Tohir. Il Leo ha sentito il Ghiro quando son spariti i cinesi e il Milan voleva far la spesa senza soldi. Vendere il Biabia era la soluzione condivisa con la Samp per portar moneta. Non ci son riusciti. Adesso bisogna non far perdere valore ai giocatori e, tifosi non dispiacendo, giocare un bel calcio facendo molti punti. Cosi a Luglio il Biabia vale tanti soldi e con la sua metà la Samp si compra Cassano. Poi ci saranno molte richieste per le 2 P e i bilanci saranno floridi. Per ora godono e sognano i tifosi che sperano grandi traguardi e una primavera divertente. E ai quali tifosi frega poco dei bilanci
Il tuo ragionamento – sempre ammesso che tu, oh gallo, sappia ragionare – fila; il fatto gli è, però, che noi di stadiotardini.it ci proponiamo di educare chi ci segue, facendo capire che quello che conta non è avere calciatori costosi, di nome, per i quali Ghirardi deve rovinarsi, bensì una società che non soffra pene e che non debba ricorrere in modo assistenzialistico alle risorse dei proprietari. Se si pensa a quest’ultimo obiettivo, a mio modo di vedere, il mercato del Parma è stato fallimentare. Ecco, perché, una volta tanto il ragionamento razionale del frigido e quello romantico del tifoso, vanno d’accordo: perché l’unico modo di saltarci fuori è quello di raggiungere l’Europa, che farebbe godere platonicamente i supporter desiderosi di andare a zonzo nei cieli d’Europa, e più prosaicamente i grilli parlanti, soddisfatti perché le maggiori entrate dei diritti tv potrebbero in parte andare a compensare il mancato introito delle vendite non riuscite al mercato.
Chiaramente, poi, se il Parma dovesse davvero andar in Europa vorrebbe dire che qualche singolo è andato a migliorare, assieme al rendimento sul campo, la propria valutazione economica. Io, per qualcuno (leggi: Parolo, Paletta, Mirante) mi sarei accontentato dell’uovo oggi piuttosto che la gallina domani, perché l’uovo raggiunto era già una gallina; sperare che a giungo si innalzi ulteriormente la quotazione non vorrei fosse un azzardo.
Cordialmente
Gmajo
Secondo me ci stiamo illudendo alla grande, dopo le ultime vittorie. Non esserci indeboliti va bene, ma x puntare in alto bisognava rinforazrsi e così non è stato. Un mese fa il giudizio generale sulla squadra era molto diverso. Vedremo come sarà fra un altro mese.
Va benissimo così, mo non facciamo paragoni con il Parma di Tanzi. La mortadella nn è culatello!
Non hai tutti i torti, Marcello, a proposito del rischio eccessivo entusiasmo derivante dalle quattro vittorie in stecca. Ma io, nelle mie analisi, cerco sempre di andare un po’ più in là dell’ultimo trend e di tenere a mente molteplici fattori.
Può essere, infatti, ma la controprova – come canterebbe Battisti, l’avremo solo vivendo – che la squadra anziché consolidare il livello che, sia pure in ritardo rispetto alle lecite aspettative, ha raggiunto, possa precipitare, proprio come accaduto un anno fa dopo il mercato invernale. Però i “marker”, dopo le ultime analisi del sangue, non mi pare mostrino rischi di malattie. Insomma: secondo me il Parma di Donadoni ce ne ha messo un po’ a raggiungere l’optimum, però, ora che l’ha raggiunto, anche perché vincere aiuta a vincere, non mi pare propenso a mollarlo.
Certo: qualche incognita c’è. Ad esempio Lucarelli continuerà nel suo rendimento da Nazionale, a dispetto dei 37 anni suonati? A quell’età è un attimo perdere dei colpi. In compenso è tornato Paletta, che pur non essendo ancora quello di un paio di stagioni fa, è pur sempre un difensore di alto livello. Marchionni, che è un altro Highlander, reggerà fino alla fine, oppure come Valdes un anno fa, finirà con la lingua a penzoloni? Cassano fino a questo punto è stato ineccepibile e ha ripagato l’investimento sul campo, ma continuerà così oppure gli verrà uno dei suoi tipici corto-circuiti? (e ce ne verrebbe una gamba). Amauri vero è quello che non la buttava dentro neanche se il portiere gli diceva si accomodi, oppure quello che la butta dentro anche col fondoschiena? Parolo avrà il rendimento super di inizio stagione, oppure tornerà nella norma? Biabiany sarà messo fuori rosa per il gran rifiuto, e per altre ragioni mercantili, o si terrà il suo posto? E Schelotto, al quale, magari, avevano promesso la maglia di Biabiany se ne starà buono buono ad aspettare i classici otto minuti che Donadoni riserva alle prescelte tra le riserve?
Il panorama, all’orizzonte, è piuttosto triste: il campionato è mediocre e il Parma ha il dovere di approfittarne. Così come deve approfittare della caduta degli dei (Milan, Inter, Lazio) per star lassù dov’è ora, o meglio ancora, vetta alla quale Torino e Verona, con un andamento più regolare del nostro erano arrivati prima.
Ma il dover andare in Europa di cui ho parlato esula dall’analisi tecnica di cui sopra. Il Parma, che non è riuscito a vendere i suoi top player, ricavandone risorse fresche, avendo mantenuto un organico decisamente superiore alle sue normali possibilità. ha l’obbligo di arrivare il più in alto possibile in campionato, per cercare di migliorare la spartizione dei proventi tv interni e accaparrarsi quelli di chi va in Europa League.
Ecco perché, pur essendo un frigido razionale, sogno, assieme ai romantici tifosi, il ritorno in Europa. Perché arriverebbero quei soldi per la “continuità aziendale” non raccolti al mercato.
Sul paragone tra il Parma di oggi e quello di Tanzi (ma anche con quello di Scala) sfondi una porta aperta, con me: il Parma di Ghirardi, come dicevo qualche sera fa a Calcio & Calcio, deve lasciare un’impronta per quello che è, senza raffronti col passato.
Infine: il giudizio sul Parma di un mese fa era indubbiamente diverso da quello post poker di vittorie, è vero; tuttavia io avevo indicato in Donadoni il limite del Parma. Nel senso che, secondo me, l’organico c’era, ed era lui che non riusciva a farlo funzionare. Adesso ci è riuscito: i giocatori sono ancora sostanzialmente gli stessi, dunque la possibilità di andare avanti sul solco tracciato c’è.
Cordialmente
Gmajo
Pensare all’Europa e’ follia; segno di grande passione, di amore ma non di buon senso. Pensate veramente che Milan e Lazio arriveranno dietro il Parma? Le finanze mi preoccupano e non poco ma sinceramente anche stavolta Leonardi ha fatto il Mago
Guardi, doctor Frank, il mio pensare all’Europa è tutt’altro che platonico. E’ il solo modo per ottimizzare le spese sostenute per l’allestimento della squadra del centenario, al lume delle mancate uscite invernali (e di quelle estive).
Lei era tra i più preoccupati della situazione economica del Parma: dunque, come può dire che Leonardi sia stato un mago anche stavolta? Mi scusi, eh? Ma il buon Leo è rimasto col cerino Biabiany in mano, dopo averlo proposto al mondo intero… Le risorse che pure lei si aspettava entrassero dove sono? C’era il bisogno di prendere altri cinque o sei scontenti, che intanto sono bocche da sfamare?
Bene, alla luce di questa grandeur più o meno voluta, o desiderata, o cercata, il Parma ha un solo modo per venircene fuori. Andare in Europa, per cercare di far alzare ulteriormente le quote di chi è rimasto sugli scaffali (Parolo, Paletta, Mirante) ed incrementare il gettito dei proventi delle tv.
Dell’aspetto platonico della cosa mi impipa fino lì: mica mi regaleranno un passaggio aereo. E poi sono allergico ai voli…
Comunque al momento Lazio e Milan sono alle spalle del Parma: si tratta di continuare a tenerle dietro. E l’impresa, più grazie ai loro demeriti che ai nostri meriti, può essere alla portata…
Cordialmente
Gmajo
Ghirardi non era arrabbiato. Era incazzato nero. Quando è arrabbiato Tom urla, quando è vendicativo tace. Biabiany credo che non farà più un minuto di campo. Se tornerà a giocare al Crotone gli andrà molto bene.
A questo punto il pagamento delle mensilità dovrebbe essere assicurato, perché Nick ha portato non pochi soldi al Parma. Ma è la mancata cessione di Paletta e Parolo che preoccupano. Riusciranno i nostri a farli sbarcare in nazionale e a fargli fare il mondiale, salvando così i conti crociati dal virare sul rosso, o peggio, sul color granata?
Come Donadoni io ragiono giornata per giornata. Al momento la prossima scadenza è quella del 15 febbraio. La cessione di Sansone dovrebbe alleggerire i patemi, ma se il Ghiro era davverp incazzato nero, come dice lei, che è informato (ma era lì? Lo ha visto? Si assume lei la responsabilità di dire che era incazzato nero? Così come immagino se la siano assunti Di Marzio e Raimondi…) significa che lo era perché sono venuti a mancare dei proventi che erano stati calcolati e che invece mancano all’appello.
Alla scadenza successiva ci avrei pensato dopo. Ma fino a metà maggio non vedo altre sessioni di mercato con le quali lucrare.
Io spero che lei non sia così bene “informato” da prevedere che Biabiany, dopo il gran rifiuto, non veda più il campo. D’accordo che sarebbe nel pessimo filone del più becero calcio italiano, ma una ritorsione del genere, a Parma, sarebbe intollerabile, ed io per primo mi batterò affinché il Fulmine Nero continui ad esser trattato come un normale giocatore della rosa, indipendentemente da come sono andate le cose al mercato. Del resto la società si faceva i propri interessi sulle spalle del calciatore, che avrebbe voluto persino spedire (a 25 anni, mica 35!) in Cina, così come lui, assistito dal manager Branchini, si è fatto i propri. Comunque non mi pare che il comportamento del Leo, in questa specifica occasione, sia stato da “Mago”, come sostiene Alfredo Zappavigna.
Le mancate cessioni di Parolo e Paletta possono tecnicamente fare godere i tifosi, ma pure queste sono una sorta di “incompiuta”.
Ma dal momento che sono rimasti il Parma ha il preciso dovere di puntare ad andare in Europa per ricavare il massimo dai proventi tv e dalla ulteriore valorizzazione (semrpe ammesso ci possa essere) dei due soggetti. Personalmente ho molti dubbi che vadano al Mondiale: ecco perché avrei preferito l’uovo oggi anziché la gallina domani, in questo caso. Così come avrei preferito attendere le galline Sansone e Mendes, date via ancora come uova, o frutta acerba. Del resto, però, senza quelle risorse sarebbe stato ben peggio, dunque facciamo di necessità virtù…
Cordialmente
Gmajo
Direttore se le può interessare ho trovato questo interessante dato della ricchezza dei presidenti di serie A…. http://sampdoria.forumfree.it/?t=68057748
Mi dai i voti ai protagonisti del mercato del Parma, Gabriele? dirigenti, tecnici, personaggi arrivati e ceduti, personaggi rimasti. ciao
Ho già dato un 6 politico “di gruppo” per il mercato. E quindi vale anche per i singoli operatori. Chi è arrivato non lo giudico a scatola chiusa e chi è andato via, ormai è andato. Do solo un 4 a Sansone per il pessimo commiato.
Ciao Gm