CARTELLINO GIALLOBLU’ di Matteo Agoletti / LA SINCERITA’ DI SANSONE E LA MATURITA’ DI RIZZOLI ANDREBBERO PRESE D’ESEMPIO SOPRATTUTTO NEL CALCIO GIOVANILE
(Matteo Agoletti) – Sulla questione Rizzoli – Sansone, sollecitato da un articolo pubblicato oggi dal Corriere della Sera, che non tesseva le lodi dell’arbitro Rizzoli, mi soffermo su alcune considerazioni aggiuntive di quanto già detto ieri nella consueta rubrica del lunedì Cartellino Gialloblù che tengo su stadiotardini.it. La questione della moviola in campo rappresenta un dibattito aperto che credo
difficilmente troverà attuazione e mi dispiacerebbe che l’episodio di domenica a Reggio Emilia venisse assunto ad esempio per sostenere la causa dei pro (come ha fatto il presidente del CONI Giovanni Malagò) e dei contro. Il tema che emerge è quello del dialogo con i giocatori. D’accordo che solo il capitano è deputato a rapportarsi con il direttore di gara, ma pare evidente che finché il dialogo è corretto, educato e rispettoso, perché l’arbitro dovrebbe sottrarsi ad un rapporto diretto con i giocatori? Molte volte, un sorriso, uno sguardo d’intesa ed anche alcune parole scambiate con i giocatori possono risultare utili al rapporto che si crea tra arbitro e uomini in campo. È chiaro però che non ci deve essere la “fiera” in campo dove tutti parlano ed ognuno dice la propria. Altrimenti il richiamo ufficiale del direttore di gara diventa essenziale.
Personalmente quando sento troppo brusio, troppe parole che rischiano di deconcentrare i giocatori, essere mal interpretate e creare problemi in campo, rivolgendomi ad entrambe le squadre e facendomi chiaramente sentire lancio l’allarme dicendo: “Ragazzi non siamo mica al mercato!” E assicuro che nella maggior parte dei casi il messaggio viene subito recepito. Diverso è il caso di quando alcuni giocatori, con molto mestiere ed esperienza vengono a protestare (anche pacatamente) su ogni singolo provvedimento, creando nervosismo e cercando di mettere l’arbitro in difficoltà. In quelle circostanze non si tratta di dialogo, ma di pratica volta a disturbare chi dirige l’incontro. Ancor peggio quando alcuni giocatori si permettono di commentare ogni provvedimento dell’arbitro in maniera maleducata e non richiesta.
Non sono un amante del ricorso al cartellino giallo immediato per proteste, a meno che il gesticolare o l’azione sia plateale (vedi giocatore che corre palesemente venti metri in direzione dell’arbitro per protestare), in quei casi se un arbitro ha della personalità penso faccia bene a spiegarsi in maniera molto diretta e senza mezzi termini, come tante volte ha fatto il grande Alberto Michelotti.
La vicenda di domenica scorsa, però, mette in evidenza un aspetto, il difficile ruolo degli addizionali d’area. Si tratta di arbitri a tutti gli effetti e come tali ci si aspetta che partecipino alla gara prendendosi le proprie responsabilità. Non credo che il loro ruolo sia solo quello di controllare se il pallone supera o meno la linea di porta. Tante volte, però, rischiano di creare situazioni ambigue e difficili da gestire. Ai tempi di Michelotti ed ancora oggi nel calcio dilettantistico, il grande Alberto per conferma della sua intenzione di fischiare rigore o meno guardava Battilocchi o chi era il guardalinee di turno per cercare conferma nel segno convenzionale da loro in precedenza stabilito. Ancora oggi sui campi di periferia io, come molti arbitri dopo che la palla è entrata in rete, prima di fischiare il gol cerco conferma nell’assistente aspettando il suo movimento con la bandierina che punta il centrocampo. Oggi rispetto a prima abbiamo un uomo in più a controllare l’area, ma non sono così sicuro che siano migliorate le cose. La mia impressione è che gli addizionali rischino di creare situazioni ambigue, a cominciare dalla loro posizione, dalla stessa parte dell’assistente di linea. Non sarebbe più saggio, come aveva suggerito l’anno scorso l’AD del Parma FC Pietro Leonardi, sistemarli dalla parte opposta? Non mi si dica che verrebbero a sovrapporsi con la posizione dell’arbitro, la famosa diagonale, perché francamente non credo sia una giustificazione.
Oggi abbiamo gli addizionali d’area, le bandierine elettroniche, i microfoni, il quarto uomo e credo sia giusto cercare di migliorare quanto più possibile al fine di rendere il calcio sempre più professionale e spettacolare, però il ruolo degli addizionali forse andrebbe leggermente rivisto.
Rizzoli, ribadisco, è un grande arbitro che ha saputo gestire un’anomalia in maniera intelligente evitando un errore. Sicuramente è stato aiutato da Sansone, che ha dimostrato coraggio e onestà.
Mi auguro che per il futuro non si creino più situazioni particolari come quella di domenica, ma la sincerità del giocatore e la maturità dell’arbitro viste al Mapei Stadium, andrebbero prese ad esempio, soprattutto nel calcio giovanile, dove la sportività dentro e fuori dal campo dovrebbe sempre trionfare. Matteo Agoletti
Sul lato positivo niente da dire. Ma c è anche un (evidente) lato negativo: sono in 5 e ci azzeccano solo perché il giocatore li aiuta. È mortificante vedere costantemente giocatori (e a volte arbitri) chiedere all avversario di turno di “confessare” qualcosa. Per me siamo al ridicolo. Credo che le competenze all interno del team arbitrale andrebbero chiarite, ma finchè c è il “politico” nicchi a capo dell aia siamo rovinati. All estero gli arbitri possono non vedere, è umano, qua diventa tutto questione di interpretazione mentre il regolamento è semplice e basta applicarlo. Il gioco è sempre fermo o spezzettato, sembra un altro sport, meno intenso e più noioso.
Non entro nel merito della guida dell’Aia, ma condivido il ragionamento in merito alle competenze. In realtà gli arbitri sono 6, comprendendo anche il quarto uomo a cui è affidato principalmente il controllo delle panchine. Ringrazio per lo spunto e dico che certe situazioni andrebbero prevenute, la collaborazione tra arbitro e collaboratori diventa quindi essenziale.