L’OPINIONE DI MAJO DOPO PARMA-LIVORNO 2-0: “SE IL CONFINE TRA PARADISO E INFERNO, ALL’ULTIMO RESPIRO, E’ SUL DISCHETTO DALL’ALTRA PARTE DELL’APPENNINO. CHAPEAU ALL’EURO-MAN AMAURI”
(gmajo) – Nei giorni scorsi un nostro lettore mi chiedeva quale, tra le varie squadre che si sono contese il sesto posto, valido per l’accesso al preliminare di Europa League, meritasse di più di conquistarlo: lì per lì, per ragioni di tempo, non ho avuto modo di rispondere, ora, però, posso dirgli senza indugio il Parma, giacché nella classifica finale di questa lunghissima corsa a tappe che è il Campionato di Serie A, è quella che ha raccolto i 58 punti necessari per centrarla. E pazienza se è stato necessario attendere l’epilogo da thriller con il racconto da Firenze di Riccardo Cucchi in Tutto il Calcio Minuto per Minuto, con quelle emozioni che correvano sull’etere, come ai bei tempi andati. In fin dei conti quando conquisti qualcosa con sofferenza è ancora più bello, che non un il classico vincere facile, anche se il confine tra paradiso e inferno, all’ultimo respiro, era lungo quegli undici metri dal dischetto dove era collocato il pallone che il torinista Cerci avrebbe calciato malissimo e il portiere di serata viola Rosati neutralizzato, prima dell’esplosione totale di gioia dall’altra parte dell’Appennino in un catino ricolmo di adrenalina e di gioia, lo stadio Ennio Tardini di Parma in quella che si sarebbe rivelata una delle serate più memorabili della propria storia centenaria. Non certo per la cifra di Parma-Livorno, match di infima qualità nel primo tempo, e tutto cuore, e poco più, nella ripresa (i volenterosi avversari mi pare che non abbiano prodotto neppure uno straccio di tiro in porta), ma per il felice epilogo della stagione del Secolo con quel traguardo che Tom Ghirardi aveva messo nel mirino fin da sette anni fa, allorché acquisto dal Commissario Bondi, la società in bonis Parma F.C., erede ripulita dell’ex squadra di calcio di Calisto Tanzi che così tanto seppe far bene soprattutto in Europa. Credo che sia un esercizio inutile, a posteriori, star qui ad opinare se quello coronato iersera (Licenza Uefa permettendo) sia un sogno o un obiettivo raggiunto: la sostanza è che, almeno sul campo, il Parma è in Europa e c’è con pieno merito, al di là delle problematiche che possono esser via via emerse, ma che se non ci fossero state avrebbero visto i donadoniani concorre non tanto, come è stato, con Torino, Verona, Milan o Lazio, quanto con chi la precedeva in classifica. Se la classifica finale certifica che il Parma è sesto vuole dire che quel posto lo meritava, al di là del fatto che sia stato decisivo un penalty sbagliato all’ultimo sospiro da un avversario. Visto che il calcio è uno sport dove contano i risultati e non solo decoubertinaneamente partecipare, va da sé che se Cerci fosse stato meno sciagurato sul dischetto, ora, anziché produrci in questo peana, saremmo qui a ripensare ai tanti, probabilmente troppi, sprechi che ci sono stati in questo cammino peraltro a lunghi tratti esaltante. Del resto prima della gara di ieri il partito di noi ottimisti ad oltranza vedeva ben pochi proseliti. Anche perché c’era il timore di quel famoso biscotto tra gemellati. Dio, Roncaglia con quell’intervento finale, anziché fugarli ha alimentato non so quanti dubbi, ma alla fine sono felice che, magari anche grazie alla mitica Eupalla, le cose siano andate a posto e di oscure trame di palazzo per danneggiare il Parma ora non si parli più, dopo i troppi sospetti della vigilia. Alla fine, da ultimo dei Poeti, non posso che godere. E da sportivo vero, non posso che apprezzare la sportività di Pietro Leonardi, ieri salito in sala stampa anche per rendere un signorile onore delle armi alle altre avversarie, specie il Torino, ma anche il Verona, le quali, con mezzi inferiori al Parma, a lungo gli si sono alternati nel ruolo di sorpresa del campionato, anche se delle tre – e non capisco perché ci debba essere della gente che in modo malato pensi erroneamente che questo significa vuoler sminuire i meriti del Parma – indubbiamente i nostri erano i meglio attrezzati (anziché essere orgogliosi perché riconosco la forza di questa società! Mah! C’è della gente strana al mondo). Leonardi, poi, ha anche detto che non faceva i complimenti a Milan e Lazio, poiché avevano potenzialità e mezzi di gran lunga superiori a quelli del terzetto-sorprese. Ma appunto per questo stesso principio, ove il Parma non avesse centrato l’obiettivo ci sarebbe stato da opinare. E comunque è grazie al flop di Milan e Lazio se il Parma ha potuto concorrere, ed infine, vincere la sfida per il sesto posto, ché, in condizioni normali, o a bocce ferme, secondo i valori sulla carta, avrebbe dovuto soltanto migliorare il piazzamento di dodici mesi prima. Le cose sono andate bene, in caso contrario sarebbe stato da ipocriti non recriminare sulle tante occasioni buttate al vento. Ma, evidentemente, c’è stato chi al vento ne ha buttate di più ancora. Il Parma, comunque la si voglia girare (e anche in questo caso non capisco perché ci si debba ostinare a dire che si trattava di sogno e non di obiettivo, tanto, ormai, è stato raggiunto, quindi a che servono queste coperte di Linus?) era stato programmato per vincere sul breve, con una politica mercatale in netta contraddizione rispetto al passato, giacché anziché investire su giovani di prospettiva, ha preferito non correre troppi rischi puntando su calciatori esperti e pronti all’uso, che potessero tradire di meno rispetto ai giovani (anche se, specie nel finale, qualche errore l’han fatto pure loro, rischiando di compromettere il tutto, ma chi non fa non sbaglia, come si suol dire…). In corsa l’allenatore, magari anche pungolato dalla critica, ha ridisegnato il progetto tecnico iniziale che si fondava sul 3 5 2, sul quale bergamascamente aveva inizialmente puntato (d’accordo con la società che in quel senso aveva operato sul mercato), per poi accorgersi che il 4 3 3 era più funzionale. Proprio su questo equivoco sarebbe nata l’esclusione di Amauri, proprio il gran risolutore – e sono felicissimo per lui – dell’ultima matassa, e per questo da ora in poi ribattezzato l’Euro-Man, perché in Europa ci ha portato diritto lui, nonostante l’infinitià di panchine che facevano imbufalire il Saltimbanco Boni, e secondo quest’ultimo pure lo stesso interessato che avrebbe voluto spaccare gli armadietti degli spogliatoi, anche se è stato decisamente meglio che abbia spaccato le reni, iersera, alla difesa avversaria, che ha dimostrato di soffrire le palle aeree. Del resto nel primo tempo ieri dalle fasce crociate piovevano, nella prima frazione, una infinità di cross per nessuno. Probabilmente avrebbe potuto esserci una gestione migliore della risorsa Amauri, ma alla fine è proprio romanticamente bello che sia stato lui il risolutore finale. Un epilogo che lo ripaga, indubbiamente, delle non poche delusioni personali di questa annata. Otto gol, comunque, non sono un bottino malvagio, specie per il peso specifico di talune, al punto che Francesca Goni, cui il Saltimbanco Boni aveva estorto uno spogliarello in caso di sua doppia cifra, potrebbe rivedere i termini della “promessa”, che peraltro non c’era mai stata, ribassandola ad otto segnature, comunque valse l’Europa. Questa generosa proprietà, inclusi i nuovo soci (in altra sede vi racconteremo io e Luca Savarese, autore del volume On The Road con l’Euro Parma, che grande persona ha dimostrato di essere Gaetano Tedeschi presidente di Energy T.I. Group, intervenuto ieri alla presentazione all’Aquila Longhi), unitamente al management (ieri Leonardi si è goduto ogni possibile tipo di riconoscimento da parte della tifoseria, e ha fatto bene, avendole di fatto indovinate tutte) meritano indubbiamente un plauso per il traguardo sportivo centrato e per l’entusiasmo riportato in città. Al di là della infelice uscita di Schianchi un anno fa a Calcio & Calcio (pima che preferisse Bar Sport) questo Parma è destinato a lasciar traccia nella storia, e tra vent’anni se ne sentirà ancora parlare. Peccato che all’abbraccio di ieri in Piazza Garibaldi non fossero presenti loro, gli artefici sul campo, del traguardo raggiunto, i calciatori, lasciati liberi, come mi ha spiegato Mirco Levati, dalla società dopo la partita di ieri sera, terminata a tarda ora, e che difficilmente ritroveremo in un evento meno spontaneo del “moto” di ieri, dal momento che nove di essi, tra poche ore, inizieranno la preparazione per i Mondiali. Levati, comunque, osservava che in fin dei conti era già stato caldo e struggente il saluto finale allo stadio Tardini. In attesa dell’ok della seconda commissione della Uefa per l’apposita licenza non ci rimane altro che congratularci sinceramente con Leonardi e Ghirardi: sono stato accontentato, sportivamente parlando, in tutto, non potevo chiedere di meglio. Ora, la nuova richiesta, è che possano essere confermati i protagonisti di questa impresa per una fisiologica chiusura del ciclo con gli stessi protagonisti. Man mano che passa il tempo, però, ho la percezione che Donadoni non resterà alla guida della squadra che ha portato in Europa. Così come bisognerà vedere quanta energia inietterà Energy T.I. Group e vedere se davvero, come auspice Leonardi, sarà più semplice trattenere i calciatori. Io non penso che servirà un organico superiore a quello che aveva iniziato questa stagione per onorare la Coppa, magari accontentandoci, in campionato, di un piazzamento inferiore all’attuale, ma in linea con la media del nono posto del recente passato. Penso poi, almeno così ho inteso sentendo parlare il Plenipotenziario, che possano tornare utili alla bisogna alcuni dei tanti calciatori che il Parma controlla nelle squadre satelliti: potrebbe non esser una cattiva idea, ad esempio, per il preliminare, cooptare qualcuno di questi, consentendo, magari, ai più rappresentativi calciatori crociati, (tipo i nazionali) di iniziare la preparazione meno col cuore in gola. Non era la stessa cosa, ma il Brescia, in InterToto, aveva in pratica una seconda squadra, così come i ragazzini di Carmignani, direttamente dalla primavera, seppero arrivare alla Semifinale di Coppa Uefa per esser eliminati solo dall’armata rossa del CSKA Mosca. Gabriele Majo
Fantastico, suggerisco per la sceneggiatura di un film…secondo me è il modo migliore per chiudere la stagione considerando il calo di punti e la suspance delle ultime giornate! Speriamo che Donadoni non abbia fatto come Mou quando vinse la Champions con l’Inter e se ne andò dallo stadio con l’auto del Real!!!
Un sito del Torino parla di licenza negata in secondo grado… Aiuto… Conferme ?
Confermo. Stasera penso che approfondiremo a Calcio & Calcio (ore 21, teleducato). Ho parlato personalmente con Pietro Leonardi che mi ha spiegato un po’ di situazioni della giornata di oggi che lo aveva visto protagonista dinnanzi la seconda commissione, comunque la sostanza delle cose è che l’estrema decisione verrà presa dall’Alta Corte Federale del Coni il 28 maggio.
Gmajo
(azz)
cribbio,poffarbacco,dannazione, crash, smack ,puff ,gulp ! fumetti in tv, fumetti in tv u u u …..
Per come ha spiegato il Leo due sono le cose: 1) o i membri di queste commissioni sono dei cerebrolesi e se non ci danno la licenza è uno scandalo 2) o il Leo non la conta giusta
3) il Leo la racconta giusta ma ha torto
Per me la prendiamo nel culo….. Se fosse stata un formalità sarebbe già chiusa la questione….
Io stesso, Gabriele, ti avevo chiesto chi meritava di più l’Europa. Ti ho sentito alzare la voce con Boni, non me l’aspettavo, da te. Anzi, anche a me capita, ogni tanto, in dibattito tv, magari non così, peraltro… Complimenti per la stagione, ciao
Ancora con sta storia di chi meritava di più? Ma non sa scrivere altro?
Le emozioni più belle legate alla EL le abbiamo vissute domenica sera con le notizie che viaggiavano nell’etere come ai vecchi tempi senza spezzatino ed il finale da brivido. Se poi la commissione ci impedirà di andare a giocare in Ungheria a Novembre o portare al Tardini squadre sconosciute dagli angoli d’Europa…io sarò contento lo stesso! Però che figura GRAMA che sarebbe….
Situazione molto imbarazzante.Non credo a complotti o amenità’ simili.Spero che la società’ riesca a dimostrare di essere nel giusto.
se son cazzi fioriranno
scusate la “licenza” poetica ma l’ho ottenuta sul campo