TONINO RAFFA RICORDA IL GRANDE ALFREDO DI STEFANO, PRESIDENTE ONORARIO DEL REAL MADRID
Alfredo Di Stefano, indimenticato campione nonché presidente onorario del Real Madrid, si è spento oggi all’età di 88 anni all’ospedale “Gregorio Maranon” della capitale spagnola dopo esser stato colto da un infarto sabato scorso mentre si trovava nei pressi dello stadio “Santiago Bernabeu”. Da molti era considerato come il più grande giocatore di tutti i tempi: StadioTardini.it ha chiesto di tracciarne un profilo all’ex radiocronista di Tutto il Calcio Minuto per Minuto Tonino Raffa.
(Tonino Raffa) – Adesso c’è un motivo in più per invidiare gli angeli. Se è vero che la morte azzera il peso degli anni, potranno godersi lassù uno spettacolo unico: Alfredo Di Stefano solcherà le praterie dell’infinito così come in vita ha solcato i campi, deliziando gli occhi e il palato di tre generazioni e meritandosi l’appellativo del più grande uomo-squadra mai esistito. E’ stato uno spettacolo a colori in un mondo che guardava ancora la Tv in bianco nero. La sua luce ha illuminato il River Plate in Argentina (dove era nato), i Millionarios in Colombia e, soprattutto, il Real Madrid del mitico Santiago Bernabeu. Quella squadra aveva altri attori fantastici ed inarrivabili come Puskas e Gento. Una orchestra sinfonica che suonava a memoria senza guardare lo spartito.
Con la maglia dei “Blancos” don Alfredo in undici stagioni ha vinto otto scudetti, cinque consecutive Coppe dei Campioni (segnando in ciascuna delle finali) e un titolo intercontinentale.
A livello individuale è stato Pallone d’oro nel ’57 e nel ’59 ed ha segnato 418 gol in 510 partite ufficiali. Ma le cifre, sia pur sbalorditive, non dicono tutta la sua grandezza.
Giocatore di straordinaria completezza, ha lasciato un segno nella storia perché unico ed inarrivabile per senso tattico e naturale leadership in campo. Lo chiamavano “la saeta rubia”, la freccia bionda, per la tecnica perfetta e le accelerazioni incredibili. Era capace di difendere, salvare un gol sulla linea di porta poi impostare l’azione di contropiede e concluderla a velocità impressionante. Nella sua villa campeggia una scultura raffigurante un pallone. Sotto aveva fatto scrivere: “grazie, vecchia sfera”. Di Stefano inoltre ha rappresentato il primo caso di un calciatore al quale è stato dedicato un monumento da vivo : la statua che lo immortala in un gesto di esultanza è stata collocata parecchi anni fa a Valdedebas, nella città sportiva del Real.
Se teniamo conto della sua grandezza, universalmente riconosciuta, Di Stefano ha anche incarnato un’anomalia: pur avendo giocato in tre nazionali – Argentina, Colombia e Spagna – non ha mai disputato una partita in un Mondiale. Resta un Re senza corona. Un rammarico anche per noi. Che da oggi dobbiamo giocare la partita più dura: quella contro l’emozione e la nostalgia. Tonino Raffa
Solo i grandi se ne vanno via in punta di piedi e senza far rumore…giù il cappello di fronte ad uno dei migliori calciatori di tutti i tempi…esemplare in campo e, per quel po’ che ne so, anche fuori dal rettangolo verde.