AMARCORD di Alessandro Dondi / IL PORTIERE POLIGLOTTA ANDREA GUATELLI, CRESCIUTO NEL VIVAIO CROCIATO, SOGNA DI POTER TORNARE A VESTIRE LA MAGLIA DEL PARMA
(Alessandro Dondi) – Per iniziare l’Amarcord di questa settimana vi porto con me indietro di qualche anno, al 21 ottobre 2011. Quel venerdì di buon mattino – come di consueto – mi dedico alla rassegna stampa: per prima sfoglio la Gazzetta di Parma. Alla cronaca sportiva, pagina 52, trovo un articolo il cui titolo attrae la mi attenzione: “Guatelli è un gigante. E in Svizzera la Lazio non sfonda”. Una lampadina si accende, la fotografia mi aiuta ad aprire un cassetto della memoria e torno indietro di qualche anno, alla stagione 2002/2003. Vado a frugare nella mia collezione, riesumo un vecchio poster della Gazzetta di Parma, per intenderci quello che sul finire di ogni estate porta nelle case dei lettori la fotografia ufficiale della rosa del Parma. Ed eccolo lì, prima fila in alto – ultimo in piedi sulla destra al fianco di Sebastiano Siviglia – è proprio lui, Andrea Guatelli,
parmigiano classe 1984, terzo portiere del primo Parma targato Cesare Prandelli. Quello stesso Guatelli che la sera prima, con una serie di decisivi interventi, ha fermato la Lazio sullo 0-0 a Zurigo nella gara valida per il girone di Europa League. Indagando la carriera di questo ragazzo viene automatico domandarsi come mai non abbia mai giocato in una squadra
italiana, sebbene in campo europeo abbia mostrato a vaste platee le proprie doti. Poche settimane fa incontriamo per caso il padre – il sig. Carlo Guatelli – persona cordiale che, con l’orgoglio di chi è realmente fiero del proprio figlio, ci racconta l’esperienza del suo ragazzo con la promessa di farcelo conoscere. E si dimostra uomo di parola, tant’è che domenica scorsa ho potuto incontrarlo, reduce dall’impegno del sabato nella 4^ giornata del campionato. Andrea milita nel Chiasso, formazione di serie B svizzera, allenata da una vecchia conoscenza del calcio italiano come Gianluca Zambrotta, terzino a lungo bandiera del Milan oltre che giocatore della Juventus, del Barcellona e della Nazionale campione del mondo 2006. Mi trovo di fronte un ragazzo alla mano, ma nel contempo sicuro di sé, forte di una grande esperienza che prima di tutto è esperienza di vita. Non nega la profonda soddisfazione per quanto la carriera gli ha fin
qui riservato – “ho potuto imparare cinque lingue straniere, ho girato l’Europa ed ho potuto accumulare una grande esperienza di vita” – ma nel contempo non esita a svelarci quale il suo grande sogno nel cassetto, “mi piacerebbe misurarmi con la nostra serie A, provare l’emozione di calcare i terreni di gioco italiani, e da parmigiano ovviamente il sogno è quello di indossare la casacca crociata”. Eh sì, la maglia del Parma, indossata a lungo tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio, un avventura iniziata a 13 anni nel 1997 tra le fila dei giovanissimi regionali, e proseguita con successo negli Allievi Nazionali e nella Primavera, fino alle porte della prima squadra. Correva l’anno 2001
quando Renzo Ulivieri, nel corso di un amichevole disputata a Tunisi, lo fece esordire coi “grandi”, peraltro subentrando al mitico Taffarel. Ci confessa che i suoi migliori ricordi dell’esperienza calcistica a Parma sono legati proprio a “Renzaccio” Ulivieri, uomo schietto ed allenatore preparato, oltre che a Cesare Prandelli col quale condivise l’esperienza di terzo portiere. Senza dimenticare Ermes Fulgoni ed Enrico Cannata, “due persone eccezionali, fondamentali nel mio percorso di crescita”. Quello che sembrava un predestinato a difendere i pali del Parma
del futuro – dopo una felice parentesi in prestito a Fiorenzuola in serie D “durante la quale mi sono divertito molto, ho giocato 34 partite da titolare in un ambiente molto positivo” – deve fare i conti con le conseguenze del crack Parmalat. L’amministrazione straordinaria si trova nelle necessità di mantenere in piedi la società e nulla può nel trattenere il ragazzo, che nel frattempo supera brillantemente un provino in Inghilterra e va quindi al Portsmouth. Si apre una parentesi che durerà 2 anni e mezzo, iniziata con “evidenti difficoltà di adattamento perché all’epoca non conoscevo quasi per nulla l’inglese” – ci ricorda emozionato Andrea – ma proseguita comunque in modo positivo, disputando il campionato riserve e difendendo la porta della prima squadra in diverse partite delle coppe nazionali. Nella stagione 2007/08 arriva la chiamata dello Zurigo, militante nella Superleague svizzera. Con lo Zurigo debutta anche in Coppa UEFA, il 6 dicembre 2007 contro lo Spartak Mosca. Inizialmente schierato come riserva in campionato, Guatelli trova maggior spazio a partire dalla stagione 2010/2011, quando viene più volte schierato titolare in Europa League ed in campionato, dove si alterna con Leoni.
La stagione 2012/13 è destinata ad essere quella della consacrazione, Andrea ricorda: “quell’estate ho svolto tutta la preparazione, disputando le amichevoli come titolare fino a che l’allenatore – Rolf Frienger – alla vigilia della prima partita mi prende da parte per comunicarmi che nel ruolo da titolare sarà schierato il mio compagno Da Costa, fino ad allora portiere di riserva, perché più bravo di me nel gioco di piede”. I risultati della squadra non sono certo brillanti, tre sconfitte nelle prime tre partite con 7 goal subiti. La società concede comunque tempo all’allenatore, il quale tenta di cambiare il proprio modulo di gioco senza ottenere i risultati sperati. Il Presidente convoca una riunione coi giocatori, in assenza dello staff tecnico, riunione durante la quale viene caldeggiata la sostituzione di mister Frienger, che “proprio non mi vedeva”, ci sottolinea con un pizzico di rammarico. Durante quella stagione “ho realizzato quanto sia diversa l’impostazione elvetica nei rapporti con allenatore e società, un rapporto che in Italia è molto più diretto mentre lì è improntato alla celebre diplomazia svizzera”.
L’esperienza di Zurigo “è stata comunque fondamentale per me, ho potuto giocare con campioni del calibro di Dzemaili, Inler, Rodriguez”, purtroppo si è conclusa malamente nel gennaio 2013 “quando sono stato messo fuori rosa”. Andrea ci racconta di un’estate dura, ad allenarsi da svincolato sul campo del Locarno, in attesa della chiamata giusta, che arriverà a gennaio 2014 ad opera del Chiasso, al quale si lega con un contratto fino al 2016 che prevede una clausola per liberarsi in caso di chiamata importante. Perché il sogno resta sempre quello di Andrea bambino, vestire la maglia di una squadra italiana, per dimostrare il proprio valore anche al pubblico di casa propria. Dietro questa volontà c’è anche la ferma convinzione, come ci sottolinea in più riprese, “che il calcio italiano rimanga il migliore nella ricerca del dettaglio, quello che vanta gli allenatori più preparati e staff medici al top nel mondo, cui si rivolgono grandissimi campioni di tutte le nazioni”. Alla faccia della crisi dunque, verrebbe da dire, tuttavia Andrea non nega i mali che affliggono il nostro calcio, ammettendo di non essere schierato a favore di Tavecchio, “una soluzione che rappresenta un po’ l’andazzo generale dell’Italia, dove si cambia per far sì che nulla cambi mentre Albertini avrebbe potuto senz’altro rappresentare una svolta più concreta”.
Per finire un pensiero al nostro Parma, una squadra “che nella passata stagione ha disputato un campionato eccezionale, raggiungendo sul campo il traguardo della qualificazione europea poi purtroppo svanito per ragioni amministrative, impresa che sarà senz’altro difficile ripetere nella prossima stagione, pur schierando una squadra competitiva e sostanzialmente invariata che legittimamente potrà piazzarsi attorno all’ 8°/10° posto.” La speranza è che alcuni club, magari proprio lo stesso Parma, possano accorgersi del talento di questo ragazzo e decidano di riportarlo in Italia, per coronare il sogno di questo ragazzo che fino ad ora si è imposto su palcoscenici europei. Alessandro Dondi
LE PRECEDENTI PUNTATE DI AMARCORD DI ALESSANDRO DONDI
2. I TORTI DI CASA NOSTRA: PARMA-BARI 3-0, LA NEBBIA E L’ARBITRO PEZZELLA… (11.07.2014)
3. L’INDIGESTO BISCOTTO DI PARMA-VERONA 1974/75 (18.07.2014)
5. GISO TOSCANI, UNA VITA DI SACRIFICIO E DEDIZIONE FORGIATA DALLA GUERRA (01.08.2014)
6. LE INDELEBILI ORME DI ARRIGO SACCHI (08.08.2014)
Gedeone stravedeva per lui; ma tante volte i percorsi del calcio sono tortuosi, basta un piccolo errore e paff….
Stravedeva anche per Eros Corradini, portiere classe ’89 fermato dai troppi infortuni (e dal Parma che non ha saputo aspettarlo…). Secondo me Gede potrebbe fare una sfilza di nomi di giovani talentuosi passati sotto le sue mani che poi dopo si sono (o li hanno) bruciati
Secondo me un giocatore esplode se ha vicino allenatori, e società, che lo aiutano e lo mettono in condizione di esprimere il proprio valore. Uno può essere fortissimo ma se becca un allenatore che “non lo vede” e/o un paio di prestiti sbagliati, può bruciarsi. Io non credo tanto quando si dice che se un giocatore è forte questo prima o poi esploderà, perché potrebbe bruciarsi e non esplodere mai.
Tanti complimenti ad Alessandro che sforna sempre articoli molto interessanti!
Spesso il calcio e’ fatto di casualita’ e oggi anche di procuratori. Le doti giovanili aiutano ma non sono tutto. Bisognerebbe ricordarlo a quelle migliaia di ragazzi che vengono troppo spesso illusi
Grazie mille Filippo per l’apprezzamento! In questa puntata il valore aggiunto è rappresentato dall’incontro diretto che ho potuto avere con il ragazzo. Qualora Lei o altri lettori volessero suggerire personaggi, partite, eventi…per la rubrica AMARCORD, sarò felice di svilupparli. Nel frattempo mi dedico ai prossimi due appuntamenti, prossima settimana riannodiamo in filo interrotto qualche puntata fa, mentre tra quindici giorni mi legherò di più alla stretta attualità. Fermo restando che in caso di richieste o spunti dell’ultim’ora, la puntata straordinaria ci sta sempre