DOMENICALE, di Luca Savarese: “QUELL’ARCOBALENO SULL’ENNIO CHE AVEVA ANTICIPATO LA VITTORIA CONTRO LO SHAKHTAR E INTERROTTO IL FIUME DI PAROLE SULL’AVVIO DA TREGENDA DEI CROCIATI”
(Luca Savarese) – Il mondo del pallone, che del mondo è un binario, anch’esso adibito ad ospitare treni, ma alta velocità calcistica, è pregno, colmo, straripante di parole. Parla il bordocampista a fine partita, che intervista il giocatore che parla. Parla lo studio, ben attento a misurare le parole, parla ormai sempre di più anche il pubblico da casa, tolto dal silenzio attraverso gli accessibili profili twitter e facebok, che sono interattivi raccoglitori di parole. La parola, diceva il sofista Gorgia, in fondo è un narcotico, può far dormire, può andare dritta in una direzione. Durante e dopo Juve-Roma, ai gesti tecnici, si sono preferite le parole e quando non ci sono state parole, ecco quel violino che muto, ma più forte di mille parole, suona improvviso dall’aplomb di monsieur Garcia. Espulso, e le parole riprendono, tritano tutto (non c’era nessun rigore) creano tesi strambe (c’era solo un rigore, gli altri due li ha dati perché non sapeva che pesci prendere), bizzarre e voraci, fanno di una partita di calcio della domenica nel tardo pomeriggio, un j’accuse lungo una settimana, se non un intero girone d’andata. Potere anche del proliferare contemporaneo dei siti, che fanno esplodere, non l’occhio, come l’alfabeto per il sociologo canadese McLuhan, ma le parole. Anche sul Parma, dopo queste prime giornate da tregenda, di parole, ne sono state dette di ogni, e
giustamente. Dopo una pioggia, anzi una tempesta di parole, poi all’improvviso può ogni tanto spuntare anche il sole ed in mezzo, si forma l’arcobaleno. Già, come quello immortalato dal direttore prima della gara contro lo Shakhtar Donetsk, che abbelliva l’Ennio giovedì e ridava, su tutto il cielo ducale, una specie di colorata speranza. Prima di questo arcobaleno fisico però, mercoledì, c’era stato un breve arcobaleno di parole; ah per creare un arcobaleno di parole, bisogna fiutare il momento giusto, mostrarsi delicati, non a caso i pittori che ritraggono l’arcobaleno nelle loro tele, sono quelli più intuitivi. Perché è facile generare ogni volta
un’acquazzone di parole, o un sole troppo abbagliante di parole (per esempio, quello che si è fatto spuntare per Zaza dopo le sue prime apparizioni in nazionale, una vera e propria abbuffata di parole luminose, che invece che accendere, finiscono per bruciare. Ah proposito, quanto ci stava in questo giro di nazionale Gabbiadio, pardon Gabbiadini, in stato divino, al posto della punta lucana?), ma per trovare il modo di far spuntare un arcobalendo di giuste parole, bè, bisogna metterci impegno ed essere spontanei,
prendere la rincorsa e lanciarsi, consapevoli che quello che stai per dire, ha un unico scopo: rincuorare, cioè sgombrare il cuore da brutte parole e da cattivi pensieri. Prima che sull’amato Ennio, l’arcobaleno è spuntato mercoledì sullo stimato capitan Lucarelli, grazie alle parole, paterne, confortanti, liberatorie di patron, anzi in quest’occasione papà, Ghirardi: “Ale devi sorridere, errori così possono capitare, guardiamo avanti”, ha proferito il numero uno crociato al livornese a Collecchio, secondo quanto prontamente riportato dall’attenta troupe di Parma Fanzine. Certo, magari poco prima il pres avrà pure allargato le braccia
rammaricato per l’harakiri clamoroso del capitano, ma poi ha trovato il modo per dire due parole belle, non scritte su nessun canovaccio di nessuna conferenza stampa, ma che gli sono uscite da dentro. Non è scontato, nè automatico passare da un pres fino a non molto tempo fa dimissionario e che è tornato al timone anche grazie alle parole che gli scrisse a fine campionato lo stesso Ale Lucarelli, ad uno che ridona fiducia. Non ridere, non piangere, ma cerca di comprendere diceva Spinoza. Due buone parole, per intraprendere magari un altro sentiero, per uscire dall’autostrada delle mille parole trite e ritrite. E, possibilmente, dalle tante paure. Luca Savarese
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