UN ANTIPASTO DI DONDI CHE’ UN PO’ UN AMARCORD: IL PARMA, LA JUVE E LA COPPA ITALIA…
(Alessandro Dondi) – Ed eccoci alla vigilia di Parma-Juventus, sfida che vale l’accesso alle semifinali di Coppa Italia, con un nuovo appuntamento della rubrica ANTIPASTO, che mai come ora è un po’ un AMARCORD, anzi forse si tratta più di un AMARCORD che è un po’ un ANTIPASTO. La vigilia di una sfida così importante è stata funestata dalla vicenda di Antonio Cassano, che prima di Parma-Cesena ha scoperchiato il vaso di Pandora, mettendo a nudo la situazione in tutto il suo epico surrealismo, per poi, una volta accaduto quel che è accaduto durante e dopo la gara casalinga coi romagnoli, salutare la compagnia rescindendo il proprio contratto dopo sette mesi di prese per il c. come ha dichiarato ieri sera a Tiki Taka. Cosa possa accadere di qui in avanti è impossibile da immaginare, esclusa l’ipotesi paventata dello “sciopero”, non resta che scendere in campo contro la Juventus e vedere cosa accade. Il clima pre-partita per i tifosi è assai simile ad una veglia funebre, chiamati
ad assistere ad un Parma “in articulo mortis”, non avranno senz’altro voglia di parlare della partita, e come dar loro torto? Ecco, non ci resta che dare uno sguardo al passato e con un pizzico di malinconia ricordare cosa ha significato la Juventus per la nostra storia, tante sconfitte ma anche molti successi, che hanno scritto pagine storiche del centenario crociato. Era un’altra epoca, altri giocatori e soprattutto un’altra società. Eh sì, perché se a Parma si rischia di vedere sparire il calcio professionistico le colpe sono
soprattutto della proprietà, nuova – sempre che esista – ma soprattutto vecchia. E’ un altro Parma quello che nell’estate del 1990 si appresta a vivere la prima stagione in massima serie, cui il calendario ha riservato in dote un esordio di quelli da mettere i brividi: il 9 settembre 1990 al Tardini è di scena la Juventus, rinvigorita da diversi innesti milionari, uno su tutti Roberto Baggio. Quel giorno l’Ennio si presenta gremito da quasi 19.000 spettatori, di cui 13.500 abbonati: numeri incredibili per una squadra che solo pochi mesi prima era seguita da una media di appena 5.000 spettatori.
I gialloblù di Nevio Scala scendono in campo con:
Taffarel, Gambaro, Grun, Minotti, Apolloni, De Marco, Melli, Zoratto, Osio, Catanese e Brolin.
La Juventus del calcio champagne di Maifredi risponde con:
Tacconi, Napoli, Julio Cesar, Fortunato, De Marchi, De Agostini, Galia, Marocchi, Di Canio, R. Baggio e Schillaci.
Gli uomini di Maifredi, quel giorno in maglia nera, passano in vantaggio al 24’ con il difensore Napoli e raddoppiano al 62’ con Roberto Baggio su calcio di rigore, concesso per un dubbio fallo. Al 90’ arriva il goal del Parma con Sandro Melli, anche questo su rigore decretato dall’arbitro Lanese, autore di una direzione di gara abbastanza discussa. Debutto dolce amaro per un Parma che non ha sfigurato al cospetto di una corazzata – che peraltro sarà scavalcata in classifica a fine campionato proprio dalla matricola gialloblù – ed è stato sconfitto più che altro dagli episodi, ci sarà tempo per la rivincita… La stagione
successiva – 1991/92 – c’è spazio per una tripla sfida con i bianconeri nel giro di dieci giorni: la doppia finale di Coppa Italia, cui il Parma è giunto dopo avere estromesso nell’ordine Palermo, Fiorentina, Genoa e Sampdoria, e la sfida del Tardini valevole per la 32^ giornata del campionato di serie A. Il primo impegno è quello del Delle Alpi di Torino per l’andata della finale di Coppa Italia, con il Parma che esce sconfitto tra le recriminazioni per un atterramento in area di Melli da parte di Julio Cesar, cui l’arbitro Lo Bello risponde con un giallo per simulazione. Il risultato è di 1-0, rete di Roberto
Baggio – eh sì, ancora lui – su rigore. Un Parma sì sfortunato, ma che deve anche recitare il mea culpa per una favorevole occasione sciupata da Osio. La successiva sfida di campionato termina a reti bianche, ma è solo un assaggio di ciò che attende la truppa di Scala …
Siamo così arrivati a quel leggendario 14 maggio 1992 quando un Tardini stracolmo, oltre 24.000 gli spettatori presenti, è pronto per la sfida finale, quella che vale la storia.
Il Parma scende in campo con:
Ballotta, Benarrivo, Di Chiara, Minotti, Apolloni, Grun, Melli, Zoratto, Osio, Cuoghi e Brolin.
La Juventus del Trap si schiera con:
Peruzzi, Luppi, Marocchi, De Agostini, Kohler, Carrera, Galia, Reuter, Schillaci, Baggio e Casiraghi.
I gialloblù non mancano l’appuntamento con la storia, affrontano la corazzata bianconera con cuore, volontà e determinazione, ingredienti indispensabili per quella che alla vigilia appare un’impresa difficile. Dopo un primo tempo dominato, gli uomini di Scala passano in vantaggio al 47’ con Melli che insacca di testa su punizione di Osio. Il conto è pareggiato, manca solo il colpo del KO ad una Juventus che sembra in affanno e a rompere gli equilibri ci pensa Osio che, tutto solo davanti a Peruzzi, segna al termine di
un’azione spettacolare orchestrata da Brolin, Melli e Cuoghi. L’entusiasmo è alle stelle, la mezz’ora che manca passa via tra la tensione dei tifosi, con un Parma solido e concentrato che corre alcuni rischi: l’arbitro Baldas annulla due goal al bianconero Galia, Cuoghi salva sulla linea e Di Canio centra il palo. La consapevolezza che il traguardo è vicino arriva quando Antonio Conte, da poco subentrato a De Agostini, si fa cacciare per un fallaccio su Brolin, lasciando in dieci i suoi compagni. La formazione di Scala è vicina a un traguardo storico, impensabile solo pochi mesi prima e che al triplice fischio di Baldas si materializza: la prima coppa è in cassaforte, quella stessa cassaforte che ora è desolatamente vuota, impoverita da parecchi anni di una gestione non certo brillante. I presidenti se ne vanno, i
calciatori anche, i soldi pure… le emozioni che quella sera ci ha regalato invece non se ne andranno mai, resteranno indelebili all’interno di quella cassaforte che è il cuore di ogni tifoso crociato. Tanti auguri Caro Parma, il sottoscritto e molti altri non ti abbandoneranno mai, che si giochi a Torino oppure a San Secondo noi ci saremo, sempre e comunque. Alessandro Dondi
Bel pezzo. Emozionante.
La cosa peggiore è che anche Cassano, cioè uno della squadra, ha ammesso che la squadra stessa non conosce le generalità dei nuovi proprietari. Dunque, determinate ricostruzioni e ipotesi non erano e non sono solo il frutto della fantasia di alcuni giornalisti (evidentemente bene informati e soprattutto in grado di analizzare correttamente certe situazioni).
Grazie dell’apprezzamento Luca!
Ora come ora non resta che aggrapparci alla nostra passione, al nostro amore per il Parma…perché la serie A, Cassano, quelli possono toglierceli, ma la passione mai!
Bell’articolo e bellissimi ricordi (che non torneranno più). Emozioni intense che è sempre bello rivivere attraverso rubriche ben fatte come queste, o guardando filmati con immagini sempre meno nitide.
Guarda dove eravamo, vien da pensare.
Complementi Alessandro, non sbagli un colpo.
Un saluto