AMARCORD di Alessandro Dondi / I PRODROMI DELLA COCOON BAND: LA PARMENSE FINALISTA DI COPPA ITALIA DILETTANTI, SCONFITTA DALLA ALMAS ROMA AL FLAMINIO CON ARBITRO CONCETTO LO BELLO
(Alessandro Dondi) – Riannodiamo i fili di una precedente puntata della rubrica, torniamo con la memoria al 1968 quando, di fronte al fallimento del vecchio Parma A.S. c’è un uomo che non molla non si rassegna e lavora sottotraccia per dare un futuro solido al calcio parmigiano: quest’uomo è Ermes Foglia, oggi a capo della Cocoon band, moderna riedizione della cordata sessantottina. Egli decide infatti di dare vita ad una nuova società calcistica, rilevando il titolo sportivo della Salvarani Golese, team dilettantistico, militante in Promozione e che per ben due volte ha fallito di un soffio la scalata alla IV serie, la famigerata serie D. Il brillante Foglia si assicura il titolo sportivo della Salvarani e riesce ad accaparrarsi pure qualche pezzo
dello sgangherato Parma A.S. ovvero l’allenatore Giancarlo Vitali e l’omonimo calciatore Luciano, assieme al compagno di squadra Govi. L’impressione oggi è quella di trovarsi di fronte ad un remake cinematografico, della serie “Non aprite quella porta” … tant’è che in quelle travagliate settimane del 1968 ha luogo una fitta serie di incontri tra le due società, il vecchio Parma e la neonata Parmense, quest’ultima erede della Salvarani Golese. Il tentativo è quello di tessere una collaborazione, tentativo che non va a buon fine per una ragione molto semplice: il nuovo cast dirigenziale, antesignano della più moderna
Cocoon band, teme che una fusione con il nascituro Parma F.C. – in procinto di sorgere sulle ceneri del Parma A.S. – possa in un qualche modo esporli ad azioni di rivalsa da parte dei vecchi creditori. Il caso viene sottoposto al parere dei più autorevoli legali del tempo, chissà magari pure a qualche antenato dello statuario avv. Prof. Malvisi, i quali forniscono, però, pareri contrastanti: da un lato il timore che il nuovo Parma, avente la stessa sede e la stessa maglia del vecchio, oltre che medesimo scopo sociale, potesse in un qualche modo esporre la nuova compagine al rischio di dover rispondere dei debiti fallimentari, dall’altra, invece, la convinzione che ci si trovasse di fronte ad una società del tutto nuova e verso la quale sarebbe stato illegittimo avanzare qualunque pretesa.
A prevalere è comunque la prima interpretazione e la nuova cordata desiste dal proposito di una fusione: Parma si avvia a cominciare la stagione 1968/69 con ben due squadre, il Parma F.C. in serie D e la Parmense in promozione. Non si tratta di un inedito assoluto: infatti, circa vent’anni prima, a pochi mesi di distanza dalla fine della guerra, la città ducale fu rappresentata calcisticamente da ben due compagini, il Parma A.S. in serie B e il Parma Vecchia in C. La stagione 1968/69 riserva parecchie delusioni allo storico Parma Calcio, mentre in casa della Parmense l’entusiasmo è alle stelle, con il presidente Ermes Foglia che dichiara: “Puntiamo subito al passaggio nella divisione superiore, la serie D: ma questo sarà solo il primo degli obiettivi che ci ripromettiamo, perché nel giro di due campionati vogliamo essere in C. Poi si vedrà. Lo so che non sarà facile, ma abbiamo affrontato la situazione con tutti i mezzi che essa richiedeva e speriamo di riuscire nel nostro intento. Abbiamo assistito a due retrocessioni nel breve volgere di due anni, perché non dovrebbe verificarsi il processo inverso?”.
Ma chi è la Parmense, società costruita il 6 settembre del 1968 presso lo studio del notaio parmigiano dottor Ferruccio Micheli in via Collegio dei Nobili, con capitale sociale di venti milioni di lire.
Il Consiglio Direttivo è così composto: Ermes Foglia, presidente, Antonio Salvarani, vicepresidente, Arnaldo Musini, Ermes Ghidini, Wilmer Alberici e Tito Manzini, consiglieri. Direttore sportivo è Michele Zampiccinini, brillante dirigente d’azienda con un passato da calciatore tra le file di Torino, Mantova e Carrarese. La panchina è affidata come detto a Gian Carlo Vitali, vice con delega al settore giovanile è Giorgio Visconti, già centrocampista del Bologna ed allenatore della Salvarani.
La Parmense inizia la propria avventura sportiva sfidando il Fidenza in un derby di Coppa Italia, terminato 1-1, e che si ripete alla prima di campionato quando la neonata società parmigiana sconfigge i cugini per 1-0 grazie alla rete di Goi. Ma avremo tempo in una puntata successiva per rivivere il film di questa stagione in campionato, concentriamoci sulla Coppa Italia: la Parmense nella gara di ritorno sconfigge i cugini borghigiani per 2-1 e approda ai sessantaquattresimi di finale della competizione nazionale per dilettanti. Avventura che prosegue grazie alla buona sorte: dopo un doppio pareggio nella sfida al Desio, è la monetina a decretare il passaggio del turno per la neonata formazione ducale. I gialloblù avanzano ulteriormente, conquistando i sedicesimi a spese della Stezzanese – 1-1 in casa e 0-1 in trasferta – ed i sedicesimi di nuovo grazie alla monetina magica, chiamata in causa dopo il doppio 0-0 con il Vobarno. L’ulteriore turno vede la Parmense sfidare il Leffe, battuto a domicilio per 1-2 dopo lo 0-0 casalingo. Ai quarti
è la volta del Dolo, che viene spazzato dalla competizione soprattutto grazie al 2-0 del match di andata e lascia strada libera verso le finali che si disputano nel mese di Luglio a Roma. Il meccanismo prevede due gare di semifinale: in gioco Parma, Almas Roma, Barberino e Legnago. Gli uomini di Vitali sconfiggono il Barberino per 1-0 ed approdano alla finale contro la squadra laziale. La finalissima si disputa allo Stadio Flaminio di Roma, direttore di gara è l’arbitro internazionale Concetto Lo Bello. Il finale è amaro per i portacolori ducali, sconfitti di misura – 1-0 con rete di Rossi Mori al 3’ – e costretti ad accontentarsi del secondo posto finale.
Quella sera la Parmense scende in campo così:
Barducci, Verderi, Avanzini,Silvagna, Ferrari, Marazzi, Vitali, Romani, Goi, Piaser e Corti.
Non male per una società nata solo pochi mesi prima e anche se la strada è ancora lunga un primo tassello è stato fissato. Alessandro Dondi
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Il problema e` che una volta i soldi non erano tanto importanti. Ora invece servono anche a livello dilettantisco. Tra azionariato popolare e piccoli sponsor ce la facciamo a malapena in D.