COPPA AMERICA / ARGENTINA-COLOMBIA 0-0 (5-4 d.c.r.)

(Luca Russo) – L’avevo dipinta come una finale giocata all’altezza dei quarti. E come ogni finale degna di questa definizione, era abbastanza prevedibile e logico che finisse ai rigori e che, una volta giunti ai tiri dal dischetto, ce ne volessero addirittura quattordici per stabilire vinti e vincitori. Alla fine passa l’Argentina. Con merito, per quanto si è visto in campo, ma anche faticando più del lecito. Passa e approda in semifinale: incontrerà la vincente dell’ultimo quarto, quello che questa sera vedrà in scena il Brasile, orfano di Neymar, contro la squadra più rognosa della manifestazione: il Paraguay. Prepariamoci ad un ‘superclasico’ con vista sulla finale del 4 luglio. L’Albiceleste, al cospetto di una Colombia sulla difensiva dal principio alla fine del match, l’ha fatta franca solamente ai rigori: Tevez, ex centravanti della Juventus e adesso in forza al ‘suo’ Boca Juniors, ha messo a segno quello decisivo, però prima c’erano stati ben tre errori da parte colombiana e due da quella argentina. Il match non ha dispensato dosi consistenti di spettacolo, al contrario di quel che si immaginava alla vigilia, e di certo non sarà ricordato come l’epico Italia-Germania del secolo scorso. Messi e soci le han provate tutte per evitare il drammatico (sportivamente parlando) epilogo dei rigori. Ma sulla loro strada han trovato un Ospina (estremo difensore colombiano) in versione saracinesca. Ai confini del miracoloso le sue parate su Aguero e la Pulce. I Cafeteros non mi hanno entusiasmato, come del resto già era successo durante la fase a gironi. In campo ci sono andati con un solo scopo: soffocare la manovra avversaria e cercare di sopravvivere quantomeno fino alla lotteria dei penalty. Missione compiuta. Ma poi dal dischetto gli argentini han fatto valere la loro maggiore lucidità, qualità determinante in situazioni del genere, e una cifra tecnica tale da consentirgli di attraversare l’inferno dei rigori con la consapevolezza di uscirne senza nemmeno mezza scottatura. Luca Russo