IL COLUMNIST / DI GHIRARDI & C. SI PARLA PIU’ ORA A BUOI SCAPPATI CHE PRIMA, QUANDO STARE ALL’OPPOSIZIONE SI BECCAVANO SCOMUNICHE E SI FINIVA AL CONFINO…

(Luca Russo) – Gira e rigira si ritorna sempre a discutere di ciò che viceversa sarebbe ora di consegnare all’oblio o che quantomeno poteva essere trattato con decisione e spirito di servizio quando era il caso di farlo, e cioè in tempi di guerra, non di pace: Ghirardi, Leonardi, Taci, Doca, Manenti e via dicendo. Protagonisti di un film, horror, di cui avremmo fatto volentieri a meno. E che invece ci siam dovuti sorbire per intero, fino alla fine, triste, malinconica e drammatica sportivamente parlando (e non solo), che noi tutti conosciamo.Ieri mattina, lungo le colonne della Gazzetta di Parma, a ritornare su ciò che di brutto è accaduto attorno al Parma calcio nel corso degli ultimi dodici mesi, è stato Paolo Emilio Pacciani. Che l’argomento, per la verità, lo aveva già riesumato il giorno dopo l’insediamento di Michele Brambilla, EDITORIALE PEPfresco di nomina a direttore del quotidiano più anziano e prestigioso dello stivale. Una battuta, in proposito, me la dovete concedere: di Ghirardi e della parte conclusiva della sua reggenza in seno al club Crociato, se ne parla più adesso, a buoi evidentemente scappati dalla stalla, che non prima, quando essere all’opposizione il più delle volte significava esporsi al rischio scomunica e in second’ordine a quello di essere spediti al confino. Sposare il principio per cui “è meglio tardi che mai”, giornalisticamente non è una scelta vincente. Ma è un problema di chi l’ha fatta, certamente non di chi ha preferito indagare, investigare e approfondire nello stesso istante in cui i fatti si sono svolti, senza ridimensionarli o insabbiarli col fine di non procurare troppe preoccupazioni a madama la marchesa. Pacciani, ordunque, ci ha ricordato cosa succedeva esattamente un anno fa: “Tommaso Ghirardi vendeva il Parma Football Club a Pietro Doca per la strabiliante cifra di euro uno”; ha specificato, così come all’epoca già fece il suo giornale, che “il signor Doca non era altro che un burattino, una testa di legno in mano al faccendiere albanese Rezart Taci, oggi come allora alle prese con la magistratura del suo paese”; ci ha rammentato che “si chiudeva in questo modo l’avventura dell’imprenditore venuto da Carpenedolo che nel gennaio del 2007 aveva rivelato dal commissario straordinario Bondi una società ripulita da ogni debito. Poco meno di otto anni dopo se ne sbarazzava lasciandola con un buco quantificato dai curatori fallimentari in più di cento milioni di euro. Tutto quello che venne in seguito, l’ulteriore vendita a Manenti, il suo arresto e l’inevitabile fallimento della società, non furono altro che le dirette conseguenze della scellerata gestione di Ghirardi e Leonardi” (Leonardi che poche ora fa ci ha fatto sapere di non sentirsi responsabile del crac Parma); e ha inserito la dipartita del Parma F.C. nel quadro, piuttosto complesso e variegato, delle calamità finanziarie che hanno colpito il Ducato dal 2003 ai giorni nostri: “Prima il crac Parmalat, poi il commissariamento del Comune con la scoperta di debiti enormi, il declino del teatro Regio, gli spettri della chiusura dell’aeroporto. E una crisi economica che non ha risparmiato l’ex isola felice”. Il Capo servizio sport della Gazzetta di Parma,  tuttavia, non si è soltanto limitato a rivangare il passato, una sbirciatina l’ha data pure al presente: “Esattamente un anno dopo, però, è proprio da una nuova realtà calcistica che arriva il segnale tanto atteso della rinascita. Molti fra i più importanti imprenditori di Parma hanno indossato la stessa maglia, si sono stretti sotto la stessa bandiera Crociata, hanno, come usa dire adesso, fatto squadra con l’obiettivo comune di riportare il nome di Parma, attraverso la sua squadra di calcio, ad essere ricordato come simbolo di eccellenza, e non per i crac e le crisi”. Al di là della fedele e puntuale ricostruzione storica degli eventi che ci hanno riguardato tra la fine del 2014 e buona parte dell’anno in corso, a mio modo di vedere traspare dalle parole del giornalista la malcelata intenzione di dividere il piccolo, ma in fondo sterminato universo a tinte gialloblù in buoni e cattivi. Da una parte, quella dei buoni, gli imprenditori di Parma che alla città hanno restituito non solo una squadra di calcio per la quale fare il tifo, ma anche un modello da prendere a esempio e adottare per favorire la rinascita delle altre istituzioni cittadine cadute in disgrazia nell’ultimo lustro. Dall’altra, quella dei cattivi, un bresciano, un romano, un albanese e un bollatese, che non sono l’incipit di una di quelle barzellette al termine delle quali ce la si fa addosso dalle risate, ma colpevoli di averci fatto sparire dal calcio che conta. Una divisione che in parte condivido, in parte no. Capiamoci: è evidente che quel bresciano, quel romano, quell’albanese e quel bollatese ce ne abbiano combinate di cotte e di crude, e però volendo ci hanno anche mostrato quale è il modo in cui non si deve gestire una società sportiva. Ciò che mi trova un po’ meno d’accordo è la quantificazione dei cattivi. Se Ghirardi, Leonardi, Taci e Manenti ci hanno scavato la fossa, chi non ne ha denunciato (anche in senso giornalistico) le losche manovre, ne è stato indubbiamente complice, se non avendoli armati di pala e stivali almeno permettendogli di usarli come poi li hanno usati. In sostanza sarebbe stato meglio sforzarsi di mettere in luce gli errori di gestione e gli strani equilibrismi finanziari del vecchio Parma prima anziché ammiccare o dar pacche sulle spalle: si sarebbe reso un servizio migliore alla comunità parmigiana. Sui buoni, al contrario, nulla da eccepire: senza l’eccezionale lavoro di raccordo di Marco Ferrari, la discesa in campo di Nuovo Inizio e Parma Partecipazioni Calcistiche e gli investimenti, sia economici che in termini di tempo, fatti da tutti i soggetti coinvolti nel progetto che ha permesso alla nostra squadra del cuore di risorgere dalle sue ceneri, il calcio al Tardini ce lo saremmo dovuti dimenticare per un bel po’ di tempo. E invece eccoci qua a rendervi conto settimanalmente delle imprese di una formazione che sta dominando il campionato di serie D e dandoci l’impressione di essere già pronta per affrontare a testa alta quel mare infestato di squali che è la Lega Pro. Il giorno che ritorneremo nel calcio che meritiamo, e sapremo starci e restarci alla stessa maniera dei club più virtuosi del Vecchio Continente, non scordiamoci le generalità di chi ci ha rimessi al mondo. Luca Russo

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8 pensieri riguardo “IL COLUMNIST / DI GHIRARDI & C. SI PARLA PIU’ ORA A BUOI SCAPPATI CHE PRIMA, QUANDO STARE ALL’OPPOSIZIONE SI BECCAVANO SCOMUNICHE E SI FINIVA AL CONFINO…

  • 18 Dicembre 2015 in 10:07
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    La Gazzetta di Parma era l’house organ di Ghiradi&Leonardi. Ricordo zero critiche durante la loro gestione. Comodo ora tentare di rifarsi una verginità.

  • 18 Dicembre 2015 in 10:17
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    Bell’articolo…Bravo Russo

  • 18 Dicembre 2015 in 11:24
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    Ciao Luca, mi sento onorato di averti letto e commentato per primo..
    nonchè di averti stretto la mano, quel lunedì sera in studio…
    ..
    questo si chiama giornalismo, questo si chiama avere le palle…
    mi compiaccio e congratulo con te….
    ..
    credo che il problema, di fondo, nasca dal fatto che..chi è libero di ..pensare, dire e scrivere….può fare come crede..liberamente, senza orpelli nè paraocchi…
    ..
    chi è coinvolto…collaboratore…dipendente…o consulente, di parte, che sia…chiaramente …si muove in altro modo…
    sappiamo tutti cosa succede nei casi contrari…
    ..
    avere il coraggio di …”sputare” nel ” piatto o …..giornale..” dove si mangia …
    ti comporta anche dei rischi….
    ..in definitiva non è facile …andare contro la voce del “padrone”…
    ..
    ogni riferimento al tuo articolo ed ai nomi citati è puramente casuale, of course, ..non conosco nè i fatti nè le persone e, di conseguenza, non potrei stabilire le verità…le menzogne…o…i silenzi …di chi ha vissuto..da vicino…le cose da te descritte…
    ..
    sei il degno successore del nsostro ….Direttore….
    un saluto ad entrambi …e…in privato vi dirò cosa penso veramente in realtà..quella dei fatti quotidiani..che ci coinvolgono…
    e che io, in altra sede, personale, ho affrontato…mandando tutto a…fare in ….e andandomene…da signore…senza nemmeno il bisogno di sbattere la porta…
    ma io …i miei soldi li ho presi…a tempo debito..ma li ho presi…
    questi sono i fatti..
    ciao grande ..
    auguri e …continua così…
    mauro morosky

  • 18 Dicembre 2015 in 11:33
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    ..quella scelta personale di cui sopra …l’ho fatta, in un primo momento, nel maggio 1989….moglie e due figlie a carico….4 mesi di stipendi impagati…
    ho agito e detto basta….dopo un mese lavoravo già presso altra società…e, a novembre 1990 percepii il mio credito…in toto ma..pure aumentato di interessi, danni, spese legali ecc…ecc..
    ..ognuno agisce come meglio crede opportuno….tutti sapevano, tutti tacevano, nessuno alzava la testa e/o parlava…sottovoce..nei luoghi non deputati….
    e dopo..abbiamo visto cosa è successo…
    e, nel frattempo..il romano…si faceva anticipare…1 milione di euro dalla società….poi…è scappato di notte….
    …vorrei ricordare che…la serata in cui..al tardini ci fu la conferenza stampa di manenti e …alborghetti ( si chiamava così il consulente ?? )
    inviai degli sms ironici a tv parma….
    …chilor ien du tragaten ….( costoro sono due …imbroglioni )
    ..non aggiungo altro…
    ..
    mauro morosky

  • 18 Dicembre 2015 in 15:35
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    Parole sante, bravo Luca Russo!!!!

  • 18 Dicembre 2015 in 18:38
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    Non dimentichiamo che la Gazza dopo aver fatto da organo ufficiale della coppia magica per 7 anni si è anche caratterizzata per la chicca del mitico articolo di Paolone Grossi volto a spaventare il compratore il giorno del closing…obbiettivo per altro raggiunto. Al di là della ridicolaggine delle due “cordate” e dei rispettivi consulenti e portaborse (direi vere e proprie macchiette), resta il fatto che l’articolo di Grossi merita il premio della dabbenaggine.

    • 19 Dicembre 2015 in 15:44
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      Riccardo secondo te 2 cordate che stanno siglando un affare da 50/60 milioni di euro si affidano a un articolo di Paolo Grossi?Con tutto il rispetto per Paolo Grossi…ma se fossi un manager me ne fregherebbe fino a li del suo pensiero…mi interesse di più il pensiero dei miei legali…

  • 19 Dicembre 2015 in 01:02
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    luca russo sei stato un grande lo sai cpsa dici era eva diderot un intellettuale francese a chi gli diceva chi era un opportunista lo paragonava alla poltrona del barbiere buono per tutte le natiche

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