IL COLUMNIST / QUEI PARAMETRI VITALI DEL GENOA COSI’ VICINI A QUELLI DEL MALATO (POI DEFUNTO) PARMA F.C.
(Luca Russo) – Una squadra che fatica a rispettare le consegne di inizio stagione. La tifoseria che comincia a manifestare una certa insofferenza rispetto alla qualità, piuttosto scarsa, del gioco e alla preoccupante
mancanza di risultati. E una gestione societaria che di certo non può dirsi virtuosa. Dalle parti di Genova, sponda Preziosi, hanno vissuto giorni decisamente migliori. Questo, invece, è il momento della grande paura. Di retrocedere e poi, se in futuro le cose sotto il profilo economico dovessero andar peggio che adesso, addirittura di sparire dai radar del calcio che conta. In caso di cadetteria, potremmo assistere alla riedizione in salsa genovese del caso Parma. L’undici di Gasperini, reduce dalla clamorosa eliminazione agli ottavi di finale di Coppa Italia per mano della sorprendente Alessandria di Gregucci, in campionato, sebbene si sia ormai giunti al giro di boa, non ha ancora trovato la quadra. Dopo un avvio orribile, cadenzato dalle batoste contro Palermo, Fiorentina, Juventus e Lazio, tra ottobre e novembre la formazione ligure ci era parsa in leggera, ma convinta ripresa: i pareggi contro Napoli e Fiorentina e le vittorie ottenute ai danni di Chievo e Sassuolo le avevano restituito una classifica se non ottima, perlomeno decente. E il campionato supponeva di aver finalmente ritrovato il caro vecchio Grifone. Ma non è stato che un fuoco di paglia. Le sconfitte subite da Carpi, Inter e Bologna, hanno riportato la formazione rossoblu sull’orlo della recessione. E la piazza su quello di una crisi di nervi che al momento tutto pare tranne che reversibile. Il tifo organizzato si è schierato a favore dei giocatori, ma contro il patron e l’allenatore. Il primo considerato colpevole delle pessime (a dir poco) condizioni in cui versa il club, il secondo di averne assecondato una campagna cessioni e acquisti assolutamente disastrosa, se non proprio fallimentare. Comprensibile la reazione di pancia dei supporter genoani. E ci mancherebbe: non conosciamo un solo tifoso che sia in grado di essere soddisfatto di una squadra incapace di far punti e proporre un gioco almeno ‘commestibile’. Però…per evitare di sommare ulteriori danni a quelli già prodotti da società, tecnico e giocatori, sarebbe auspicabile che i fan rossoblu facessero parlare la ragione invece che l’addome; e leggessero l’analisi del bilancio 2014 del Genoa vergata dal commercialista Luca Marotta, nostra vecchia conoscenza, prima che la stagione in corso prendesse il via. Capirebbero che un Genoa in B avrebbe diverse possibilità di far la stessa fine del Parma di Ghirardi prima, Taci poi e infine Manenti. E che dunque, forse, è meglio sostenerlo, incitarlo (in ogni sua parte), prenderlo per mano e accompagnarlo alla salvezza, invece che contestarlo un comparto sì un comparto no, favorendone, sia pure indirettamente, la discesa agli inferi. Ché in caso di retrocessione sarebbero cavoli amari un po’ per tutti. Loro, tifosi, compresi, che si vedrebbero di colpo catapultati sulle scomode anche se romantiche tribune di serie D (chiedetelo a quelli del Parma cosa si prova e quanto siano accoglienti) senza sapere perché, o forse sapendolo fin troppo bene. Lo spettro del fallimento non ha ancora raggiunto Pegli, intendiamoci, ma intanto l’autostrada per Genova l’ha imboccata. Le premesse a che il crac abbia luogo, ci sarebbero tutte. Le conclusioni dell’esperto di bilanci Marotta ce lo lasciano intendere. Il Genoa punta ancora troppo sul player trading, cioè sulla possibilità di ricavare consistenti plusvalenze dall’acquisto e la rivendita di calciatori: quando si realizzano minori plusvalenze o peggio delle minusvalenze, inevitabilmente il bilancio fa registrare perdite rilevanti, come è accaduto nel 2014, chiuso con un ‘buco’ di 26 milioni di Euro. Resta alto il costo del lavoro, dato dalla somma del costo del personale e degli ammortamenti dei calciatori (€ 72,3 milioni), di gran lunga superiore al fatturato netto (€ 58,2 milioni), divergenza che “nel corso del tempo ha indotto gli amministratori a ricorrere frequentemente alla leva del player trading, che a sua volta se non utilizzata strategicamente, influisce negativamente proprio sugli ammortamenti e sul costo del personale, col rischio concreto di immettersi in una spirale letale, come è accaduto nel Ducato”. Eccessiva è anche la dipendenza dai cosiddetti proventi televisivi (€ 36,3 milioni), che hanno un’incidenza del 62,4% sul fatturato netto. Con le dovute proporzioni, ci sembra di rivedere il Parma prefallimentare. È ovvio che al lume di conti con tali connotati, il Genoa non può pensare di avere davanti a sé ancora tanta strada da fare. Urgono interventi e misure che riportino i parametri appena presi in considerazione entro limiti di accettabilità. Ed è proprio questa la filosofia che anima il business plan approvato dall’Organo Amministrativo del sodalizio ligure in data 25 maggio 2014: riduzione del costo del lavoro e degli ammortamenti dell’ordine di 20/30 punti percentuali, incremento dei proventi da diritti televisivi, realizzazione di maggiori plusvalenze. Il tutto, però, ha come presupposto il mantenimento della categoria, e cioè della Serie A, in assenza della quale il bilancio rossoblu non può che andare incontro ad un peggioramento complessivo delle proprie condizioni. Ci chiediamo quanto possa essere efficace una terapia che seguiti a curare i sintomi e non la malattia che li scatena, e perché al Genoa, invece di diversificare i ricavi, abbiano deciso, per provare a ritornare in salute, di puntare di nuovo sul player trading e accentuare la cosiddetta ‘teledipendenza’, oltre che, unica mossa indovinata del piano di rientro, cercare di ridurre il costo del lavoro. Il chiodo schiaccia chiodo è un principio che non sempre produce gli effetti desiderati, e anzi nel calcio probabilmente determina esattamente quelli opposti. Non sappiamo se i tifosi genoani siano al corrente di quel che abbiamo appena scritto (crediamo di sì). Ma di una cosa siam certi: schierandosi apertamente contro il patron e l’allenatore, rischiano di sommare altri danni a quelli già generati da ‘capocantiere, capotecnico e operai’, contribuendo, senza accorgersene, alla retrocessione in B della loro squadra del cuore. Per carità, ne hanno tutte le ragioni del mondo (di criticare l’operato di società e tecnico ), ma prima di rendere ancor più esplosiva una situazione che è già infuocata di suo, farebbero bene a ragionarci su un paio di volte. Ché un Genoa in B rischierebbe di saltare per aria esattamente come abbiamo fatto noi non molto tempo fa. Ci pensino i supporter del Genoa, ci pensino… Luca Russo
Una grossa differenza rispetto al Parma : il genoa è pieno di giocatori doyen… Per cui cercheranno di tenerlo in piedi..
Chi vive sperando ….guardarsi in casa propria no è??
No, egregio ragionieri. L’autore dell’articolo non spera proprio niente (anche perché non si capisce cosa uno debba sperare e perché): semplicemente badando ai parametri vitali del Genoa (fatti emergere dal sempre ottimo commercialista Marotta) ha riscontrato analogie col Parma che fu. Peraltro nell’ambiente la voce è abbastanza diffusa e non è che le cose cambino stupendosi come alice nel paese delle meraviglie…
Non può un sito riconducibile al responsabile stampa del nuovo e biologico Parma 1913,fare un articolo del genere,dove si scrivono inesattezze e si spiattella un bilancio del 2014….poi com’è adesso non lo conosco e nemmeno l’ottimo commercialista…
Quale è il motivo di Scrivere di un’altra società in un sito dove si parla solo di Parma se non dimostrare qualcosa o sperare in qualcosa?Sempre da una voce ufficiale del nuovo Parma….
Non dica castronerie. Questo sito, sia pure diretto da me, ospita il pensiero e le opinioni dei tifosi, non è un organo ufficiale della società.
Le ha già spiegato abbondantemente l’autore Luca Russo il senso del suo intervento, giornalisticamente molto interessante, e rivolto a gente di buon senso che sappia capire andando oltre i paraocchi del tifo. Lei, evidentemente, preferisce indossare gli occhiali scuri, come in tanti, ahinoi, anche tra i tifosi del Parma in passato quando scrivevamo cose scomode.
Saluti
Gmajo
Si scrive anche di cibo, di calcio nazionale, di eventi….mica solo del parma. ..sto sito non lo conosci evidentemente. ..
Le ho già risposto anche in un altro commento: il sottoscritto è giornalista professionista che esercita la libera professione, nel caso specifico come consulente del Parma. Questo sito è di mia proprietà e ne sono il direttore responsabile e personalmente decido cosa pubblicare o meno, indipendentemente dal pensiero della società. E ho trovato molto interessante l’elaborato di Russo, peraltro aggiornato all’ultimo bilancio disponibile. Quindi la sua sterile e puerile polemica non c’entra una benedetta mazza.
Saluti
Gmajo
Guardarsi in casa propria? Siamo finiti in D peggio di così cosa poteva succedere?
Mi creda, Ragionieri, lei è fuori strada. E non è che si sia limitato ad andare sulla ghiaia, si è spinto molto oltre. La invito a rileggersi con più attenzione ciò che ho scritto, solo così potrà rendersi conto che 1) non mi auguro un bel niente, semmai colgo analogie tra il Parma che fu e il Genoa che è, 2) estrapolo e a mia volta analizzo dati già raccolti e interpretati dal sempre puntuale e ottimo commercialista Marotta e 3) consiglio ai tifosi del Genoa di non sommare altri danni a quelli già generati da società, tecnico e squadra, ché un Genoa contestato in un momento così delicato, rischierebbe di sfaldarsi definitivamente e spianarsi la strada per la B. E un Genoa in B sarebbe l’anticamera di un Genoa tra i dilettanti.
Se avessi voluto il male del caro vecchio Grifone, realtà che ammiro perché ha alle spalle una tifoseria a suo modo passionale e uno stadio di cui sono letteralmente innamorato, mi sarei risparmiato di studiare la lettura del relativo bilancio vergata dal commercialista Marotta, e mi sarei astenuto dal consigliare ai tifosi rossoblu quale atteggiamento assumere per maneggiare correttamente il delicatissimo momento attraversato dalla squadra. Chi vuole il male di qualcosa, lascia che quella cosa se ne vada per conto proprio, magari alla deriva, senza cercare di correggerne la rotta. L’indifferenza fa più danni di una verità scomoda, ma pur sempre verità. Il nostro Parma è sparito dal calcio che conta per mano di Ghirardi, ma anche perché rimasto vittima del l’indifferenza di quegli addetti ai lavori che avrebbero dovuto denunciarne/segnalarne le pessime condizioni economiche e che invece han preferito fare spallucce.
Non spero che il Genoa replichi la fine del Parma; al contrario, mi auguro che approfitti della sua salute non proprio eccezionale per operare un radicale cambio di rotta e trasformarsi in club realmente virtuoso. Ma se la terapia consiste nell’incrementare i ricavi da player trading e proventi tv, dubito che ci riesca. E questo non è un pronostico del sottoscritto, ma un dato di fatto, tra le righe rimarcato anche dal commercialista Marotta.
È un peccato che il caso Parma non abbia ancora fatto scuola tra i club di massima serie segnalati in affanno sotto il profilo economico. Un’esperienza del genere, anche se conclusasi drammaticamente , e anzi proprio perché si è chiusa in quel modo, un qualche insegnamento avrebbe dovuto lasciarlo. E invece mi pare di capire che chi ha errato in passato, stia perseverando adesso.
Fino a che Preziosi fa affari con Galliani, può dormire sonni tranquilli.
Anche il Milan ha fretta di mettere ordine al bilancio. La trattativa con Mr. Bee si è arenata e fatica a sbloccarsi. E il sodalizio rossonero ha bisogno della sua liquidità per potenziare la squadra e raggiungere quella Champions che, coi suoi generosi premi, gli permetterebbe di dare un po’ di ossigeno alle casse societarie. Pare che gli investitori asiatici non siano propriamente convinti della fattibilità e della bontà dell’operazione. Pare, perché in realtà lo scoglio che sta impedendo al closing di raggiungere l’agognato porto, è la quotazione alla borsa di Hong Kong del Milan. Se la quotazione dovesse saltare, Mr. Bee potrebbe indirizzare altrove i quattrini che avrebbe voluto immettere nel Milan. Non ricordo bene, ma se non erro ha già manifestato una sorta di interesse per un club di Premier League. Però non ne sono completamente sicuro. Intanto, non è un caso che il progetto dello stadio al Portello sia stato riposto in un cassetto: evidentemente, senza l’immissione di capitali freschi, l’attuale governance rossonera preferisce evitare di compiere passi che le proprie gambe non gli permettono di fare.
Il Genoa sta per esplodere da un momento all’altro…Preziosi,lo scorso anno, ha dovuto toppare 20 milioni di debiti con prestiti non del tutto leciti…ah per la cronaca…non è l’unica squadra che è messa malissimo in serie A…
preziosi merita di fare la fine di ghirardi