UN LUOGO INCERTO di Luca Tegoni / NON SI SPAVENTINO GLI ESEGETI DELLA MODESTIA E I PALADINI DEL SALVADANAIO, MA QUANDO SI FANNO PROGETTI SI DEVE FARE IL PASSO PIU’ LUNGO DELLA GAMBA

(Luca Tegoni) – Prendo spunto dall’articolo odierno dei Moontalk, pubblicato su Stadiotardini.it, per esporre alcune considerazioni sulla gestione economica della società sportiva, in particolare di quella del Parma Calcio 1913. Non ho nessuna conoscenza della proprietà del Verona e approfitto dell’articolo, mi scuso con gli autori, perché viene ribadito un concetto che negli ultimi mesi ha preso particolare piede su queste pagine. L’assuefazione al minimalismo che si traduce in prudenza e cautela porta alla considerazione della bellezza purificatrice della retrocessione. Chi è onesto è meglio che retroceda piuttosto che fallisca; questa è l’affermazione atroce che confonde, che mischia capacità con incapacità, che non discerne tra ambizione ed arrivismo, che convoglia qualsiasi aspirazione in un unico buco nero.

Per la prima volta, da quando nel calcio è apparsa la parola progetto, credo che questo avviato da Parma Calcio 1913 lo sia veramente. Non per questo penso che gli azionisti di maggioranza del Parma siano degli eroi o dei benefattori, che siano magnifici (magari solo per enfasi giornalistica) o che siano supereroi. Sono imprenditori che hanno convogliato la loro singola esperienza in un progetto ambizioso. Ogni progetto, ancor di più se ambizioso, prevede un investimento, che si traduce in spendere per conseguire. Ogni volta che guardiamo oltre il nostro orizzonte, anzi, vediamo oltre il nostro orizzonte, ci spingiamo più in là e, tecnicamente, corriamo, ovvero facciamo il passo più lungo della gamba. Ecco, non si spaventino gli esegeti della modestia, i paladini del salvadanaio, quando si fanno progetti si deve fare il passo più lungo della gamba. L’ambizione deve avere una misura e, conseguire il risultato preposto è solo una questione di programmazione e pianificazione delle risorse umane ed economiche a disposizione. Il punto cruciale è quindi l’ambizione e non la cautela.

Fin dal primo anno di vita il Parma Calcio 1913 si è dimostrato molto ambizioso, non per particolari dichiarazioni, ma per fatti accertati che si traducono in gestione del Centro di Collecchio, utilizzo del Tardini, struttura societaria professionistica, anzi da serie A. L’aspetto sportivo, ovvero i giocatori, è forse l’aspetto meno preponderante dal punto di vista degli investimenti, cioè anche altre squadre di serie D si possono permettere una rosa come quella del Parma o simile, ma ben poche e forse nessuna altra si può permettere una siffatta organizzazione aziendale. Il progetto è stato avviato nel migliore dei modi, e il pubblico, i tifosi, hanno risposto in modo entusiasmante. L’ambizione iniziale è stata ripagata. Il seguito dell’ambizione porterà quindi a mantenere l’attuale assetto organizzativo e aumentare l’investimento in quello sportivo, che diventerà inevitabilmente preponderante.

Qualche anno fa uscì un film, L’arte di vincere con Brad Pitt, che racconta di come il General Manager di una società di Baseball delle Major League americana, riuscì, con l’ausilio di un giovane ingegnere statistico, a ristrutturare la sua squadra senza necessità di comprare grandi e costosi giocatori, affidandosi invece allo studio parametrico delle abilità di molti giocatori sottovalutati e costruendo pezzo per pezzo una squadra vincente. La storia è vera. L’ambizione potrebbe anche passare per l’utilizzo di un simile modello. In sostanza, quando una dirigenza è capace fare “il passo più lungo della gamba” significa avere delle giuste ambizioni, mentre, avere cautela nello spendere i soldi, significa avere “il braccino corto” e poche idee. Se invece una dirigenza è incapace, abbiamo esempi recenti… Luca Tegoni

Stadio Tardini

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18 pensieri riguardo “UN LUOGO INCERTO di Luca Tegoni / NON SI SPAVENTINO GLI ESEGETI DELLA MODESTIA E I PALADINI DEL SALVADANAIO, MA QUANDO SI FANNO PROGETTI SI DEVE FARE IL PASSO PIU’ LUNGO DELLA GAMBA

  • 15 Gennaio 2016 in 00:06
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    Certo che è così. Però un conto è fare il passo più lungo della gamba senza un progetto alle spalle (il magico duo), altra cosa è farlo con un solido progetto in appoggio (Parma Calcio 1913).

    • 15 Gennaio 2016 in 08:17
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      Io credo invece che il magico duo un progetto alle spalle lo avessero eccome, e temo che siano perfino riusciti a perseguirlo (almeno per ora). In fin dei conti uno è tornato ad operare in una società di serie B, mentre l’altro è libero di continuare la sua brillante attività imprenditoriale seppur con qualche pc in meno. Quanto al film menzionato nell’articolo, peraltro molto bello ed intrigante, sarebbe meraviglioso poter applicare gli indici del baseball anche nel calcio. Purtroppo ciò non è possibile per la natura completamente diversa dei due sport. Ciò non toglie che esistano pure nel mondo pallonaro esempi vincenti di questa politica “della competenza”, vedi il Verona degli anni 80 che vinse lo scudetto con gli scarti delle grandi squadre (Galderisi, Fanna, Fontolan, Marangon, Garella ecc.). Anche se va rimarcato che si è trattato dell’unico caso in tutta la storia del calcio italiano (a parte il Cagliari di Riva del quale non ho memoria).

      • 15 Gennaio 2016 in 11:57
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        Scarti un paio di balle è stata una formazione

        Fatta bene con un signor allenatore dai là

        Ke squadra ke spettacolo ke bengodi

        Uno Stadio Pieno senza tornelli e menate varie

      • 15 Gennaio 2016 in 23:29
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        L’anno nel quale il Verona vinse lo scudetto fu l’unico dove gli arbitri vennero sorteggiati alla cieca integralmente. Fossero stati designati lo scudetto probabilmente finiva altrove. Perciò ripristinarono il meccanismo delle designazioni e lo scudetto prese strade assai consuete…

        • 16 Gennaio 2016 in 00:43
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          Non ho mai realmente dato peso all’associazione scudetto del Verona-sorteggio arbitrale integrale. Ammesso e non concesso che il Palazzo sia forte e che abbia voglia che lo scudetto finisca sempre su strade consuete, dubito che il sorteggio integrale possa tranciarne i tentacoli o depotenziarlo. Quell’anno lì il Verona era una squadra molto competitiva, altrettanto attrezzata, con un paio di campioni (per l’epoca) e tanti gregari di lusso. A mio modo di vedere, non vinse perché gli arbitri non ebbero modo di mettergli il bastone tra le ruote, ma perché era più forte della concorrenza. Dovesse valere l’assunto per cui il meccanismo della designazione favorirebbe le solite società, come mai nel 1991 a vincere il tricolore fu la Sampdoria? Solo eccezione che conferma la regola?

        • 16 Gennaio 2016 in 00:51
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          E anzi non sono nemmeno tanto convinto che il sorteggio arbitrale del 1984/1985 sia stato realmente integrale. Credo che i meccanismi di designazione preventiva (suddivisione in fasce delle partite) e di esclusione geografica fossero previsti già allora…e forse era addirittura contemplata la possibilità della ricusazione di questo o quel direttore di gara.

  • 15 Gennaio 2016 in 10:20
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    Difficile capire quanto sia lunga la gamba del Parma Calcio 1913. Di sicuro la società può per il momento vivere nel lusso senza “iniezioni di fiducia” dei sette soci. Ma ora arriva il difficile. Bisognerà dopare il prossimo anno che è il più difficile per gli equilibri di una società virtuosa. Serviranno idee competenza programmazione e soldi dei 7 soci. Un milioncino a testa e passa la paura. Per via di programmazione e di competenza siamo ben muniti. Ribadiscono il concetto. Credo e spero che stian già lavorando.

  • 15 Gennaio 2016 in 11:00
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    Il problema che ha oggi una società di calcio, non è la costruzione della squadra ma il suo mantenimento in caso di successo, la prassi comune, purtroppo, in caso di successo è la lievitazione esponenziale dei costi l’anno successivo per premi, adeguamenti di contratto e quant’altro.
    Quello che non capisco e probabilmente non capirò mai è il motivo per cui un giocatore, con contratto di più anni, dopo aver disputato una buona stagione debba andare in società a chiedere l’adeguamento economico del contratto.
    E’ questo il problema maggiore se chi troverà ad affrontare il nuovo Parma, se riuscirà a non cedere a queste pretese riuscirà probabilmente a creare un gruppo vincente con costi contenuti, ma deve essere un modo di comportarsi generale, altrimenti ci sarà sempre qualche dirigente, procuratore, giocatore, che si riterrà più furbo degli altri.
    Per quanto riguarda il riferimento al film il manager di baseball in questione e Billy Beane degli Oakland Athletics, che come riporta l’articolo ha portato una metodologia diversa nella costruzione della squadra avendo a disposizione il budget più basso della MLB,ma dal 1998 ad oggi non a raggiunto nessun risultato sportivo,non avendo mai vinto nulla a parte il record per la franchigia di 20 vittorie consecutive in stagione, il libro ed poi il film hanno enfatizzato molto una prestazione stagionale che non ha portato a nulla.

    • 15 Gennaio 2016 in 12:32
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      Secondo me hai centrato la soluzione del problema. Diminuire i costi di gestione, in modo particolare quelli del personale, e per essere ancora più precisi il monte ingaggi della rosa. E’ in questa materia che, ad ogni livello, dovrebbe esserci una vera e propria rivoluzione ‘culturale’, di mentalità, facendo capire ai diretti interessati che se tutti rinunciano a qualcosina, e cioè se tutti faranno un piccolo passettino avanti, anche se la rinuncia idealmente potrebbe far ricordare l’azione esattamente opposta, tutti ne ricaveranno un beneficio, e allora sì che non ci saranno mai più casi Parma. Poi non dico che una società debba autofinanziarsi completamente, rinunciare agli introiti da player trading o a quelli da diritti tv. Il calcio, e questa è ormai una convinzione diffusa anche e soprattutto in Lega, è una di quelle ‘fabbriche’ che producono intrattenimento…e in quanto tale è giusto che le piattaforme televisive finanzino chi intrattiene. Il punto è che chi intrattiene dovrebbe tenere bene a mente quanto ricava, avere dei costi di gestione tali da non rendere ogni anno necessaria la movimentazione in uscita di mezza rosa con lo scopo di ottenere plusvalenze di qua e di là, cioè tali da non superare appunto i ricavi, e cercare di spendere bene una parte di ciò che gli rimane in tasca, mettendo il resto in una specie di salvadanaio da cui attingere in periodi di magra. A dirsi è facile, ma pure a farsi non è tanto complicato, secondo me…

      • 15 Gennaio 2016 in 13:26
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        Majo ti hanno gentilmente invitato ad abbassarti lo stipendio!
        (risate)

  • 15 Gennaio 2016 in 12:08
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    In realtà lo stesso modello fu applicato dai Red Sox Boston che vinsero il campionato.
    Credere in un proprio modello vuol anche dire non dover dipendere da procuratori che hanno decine di giocatori da piazzare e decine di stipendi da aumentare.

    • 15 Gennaio 2016 in 12:27
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      In effetti questa pratica dei favori incrociati dirigenti-procuratori è piuttosto fastidiosa. Uno dei mali del calcio…

  • 15 Gennaio 2016 in 12:22
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    È vero che Pera dopo essersi mangiato le mani per non essere venuto a Parma, ora si farà una protesi per mascherare i moncherini?
    Questa società mi affascina, andremo lontaoi…..molto lontano

    • 15 Gennaio 2016 in 15:29
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      Ieri guardando una top fail su youtube m’è saltato fuori un video di Pera al Rimini che sbaglia un gol pazzesco 😀 ahahah che poi scarso non è affatto però la cosa mi ha fatto sorridere (anche il fatto di riconoscere un giocatore di serie D mi ha fatto piacere)…

    • 15 Gennaio 2016 in 20:14
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      per andare lontano bisogna fare molta strada,speriamo non sia “per strada” di cui parlava manenti,chissa’ cosa intendeva e chissa’ cosa intendeva il rag. filini quando imbeccato dal giornalista gli rispose “se le faccio i nomi di che banca c’e dietro le si rizzano i capelli” ahahahahah

      ma quando ci faranno un film ?

      • 15 Gennaio 2016 in 22:08
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        Chissà, forse si trattava di Banca Etruria? 😀

  • 15 Gennaio 2016 in 14:49
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    Pera e Boni ci hanno convinto di quanto fosse indispensabile il formaggio del contadino. Al quale però non l’ha detto nessuno e quindi continua sereno a mangiarsi la punta di Parmigiano senza frutta.

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