I METEORismi di Lorenzo Fava / KUTUZOV, LA PUNTA PIÙ AFFAMATA A TAVOLA CHE NON SOTTO PORTA CHE OGGI GIOCA A HOCKEY…
(Lorenzo Fava) – Quando il Milan nel 2001 si assicura il poco più che ventenne Vitali Kutuzov, attaccante bielorusso nato il 20 marzo 1980 a Pinsk, sembra aver messo in cassaforte un colpo da novanta, un giocatore dal sicuro avvenire che in Italia avrebbe portato in alto la bandiera rossoverde dell’ex nazione sovietica; l’occasione per concludere la trattativa si verifica nel doppio confronto, valido per il primo turno di Coppa UEFA, tra il BATE Borisov, la squadra più rappresentativa del calcio
bielorusso, in cui militava il “nostro”, e i diavoli rossoneri. Kutuzov, nonostante la giovane età, è pronto per fare il grande salto; sul suo biglietto da visita c’è scritto: “55 gol in 99 presenze”, e tutto in soli quattro anni, tra il 1997 e il 2001. Il Milan, impressionato dalla prestazione fornita dall’avversario in campo europeo, non se lo fa sfuggire. Ma – inutile dirlo – con la squadra lombarda, nel cui attacco è impossibile togliere il posto a due come Filippo Inzaghi e Andriy Shevchenko, non trova spazio. E così, dopo due sole apparizioni, Kutuzov lascia Milanello per iniziare a fare esperienza in prestito. Ma non sa che il valzer di trasferimenti è solo all’inizio e che l’esperienza da milanista si è già consumata ancor prima che iniziasse.
Nel 2002/2003 fa una discreta figura con una delle tre grandi di Portogallo, lo Sporting Lisbona, con cui gioca 24 match e sigla 3 reti; l’anno successivo rientra in Italia e il Milan lo parcheggia in Serie B all’Avellino, inizialmente allenato da Zeman: la cura del boemo, maestro assoluto del gioco offensivo, rivitalizza il ventiquattrenne bielorusso. Kutuzov in biancoverde confeziona la sua miglior stagione di sempre nel nostro Paese: 15 reti in 42 partite. Tuttavia, questo discreto score non serve agli irpini ad evitare la cocente retrocessione che si materializzerà nella primavera 2015.
Vitali, comunque, dopo un’annata sicuramente positiva a livello personale, si guadagna le chiamate delle squadre della massima serie: nel 2004/2005 la neopromossa Sampdoria lo rileva in comproprietà dal Milan e lo lancia definitivamente nel grande palcoscenico della Serie A. Novellino lo impiega in più ruoli: ala, seconda punta e anche centroavanti, nonostante la stazza (183 cm) non si addica proprio alle qualità richieste ad un “ariete” d’area di rigore. Nel primo anno in blucerchiato segna 4 gol in 33 partite, nella seconda stagione 3 in 34. Discreta qualità e buon adattamento al nostro calcio, ma una cosa la si capisce: non segna tanto.
Nell’estate 2006 un Parma ormai da tempo in amministrazione straordinaria, dopo le trattative andate a vuoto con i vari Sanz e Valenza, prova ad andare avanti facendo sul mercato le nozze con i fichi secchi. E mentre, nel mese di luglio, i giocatori della nazionale italiana tingono d’azzurro il cielo di Berlino (battendo nella finale Mondiale i francesi ai rigori), contemporaneamente approda a Parma un po’ di Bielorussia grazie all’acquisto dell’eterna promessa Kutuzov, che viene scambiato con i doriani per la contropartita Bonazzoli. Quella emiliana può essere la piazza del giusto rilancio, dopo un’esperienza tra alti e bassi; inoltre, la concorrenza (di Budan,
Muslimovic e Paponi) non sembra nemmeno essere delle più spietate. Mister Pioli inizialmente gli dà fiducia, ma il rendimento del numero 11, che nel frattempo inizia ad accumulare sempre più chili fino a perdere il peso forma, non ricambia le aspettative. In un primo momento Igor Budan, in un secondo Giuseppe Rossi (acquistato nel mercato di gennaio), e poi persino Zlatan Muslimovic, a suon di prestazioni e di gol, gli soffiano il posto e ogni velleità di scendere in campo. Al termine dell’annata Kutuzov chiude con un score piuttosto magro: appena 9 presenze in Serie A, 3 in Coppa Italia e 6 in Coppa UEFA, senza uno straccio di gol. Non altrettanto magra la sua bilancia che, a furia dei mesi passati in panchina, oltrepassa di gran lunga gli 83 kg oggi (benevolmente) indicati dalla fonte Wikipedia.
Dell’esperienza di Kutuzov a Parma ai posteri rimarrà ben poco, anzi proprio niente. L’unico ricordo che in questi anni ho conservato è stato uno scambio di battute con un signore che sedeva al mio fianco quando all’epoca, da buon giovane abbonato, mi godevo ogni partita. Quella volta vidi entrare Kutuzov sul terreno del Tardini e, dopo un paio di stop sbagliati, corse stentate e occasioni sciupate sotto porta il mio vicino, stizzito, se ne uscì con una celebre frase: «Ma che punta è?! Questo qui è una punta di vitello!». Ovvio il riferimento alla sua fame di prelibatezze culinarie del territorio parmense (insomma, il peso forma non mentiva) piuttosto che alla sportiva fame di gol che dovrebbe contraddistinguere un attaccante.
Fatto sta che nel 2007/2008 il Parma, disperato per il suo rendimento, non sapendo che farsene lo gira al Pisa, neopromosso in B. Sotto la guida del tecnico Giampiero Ventura, Kutuzov ritrova la stima persa e fa registrare la sua miglior stagione dopo quella con l’Avellino. Il bielorusso torna protagonista in campo, giocando 37 match di campionato e ritrovando anche la via, per troppo tempo smarrita, del gol: saranno 10 le sue marcature in neroazzurro. I toscani però hanno qualche problema di liquidità e, pur soddisfatti del suo rendimento, non riescono a riscattarne il cartellino. Kutuzov fa rientro al Parma, nel frattempo retrocesso al primo anno di presidenza di
Ghirardi; l’ambizioso tecnico Cagni, chiamato per riportare subito la squadra in A, vuole un parco attaccanti di tutto rispetto e decide di tenere l’ex Milan e Sampdoria in rosa per fare le veci dei titolari Lucarelli, Reginaldo e Leon, qualora ce ne fosse bisogno. Il suo ruolo però è veramente quello del comprimario: gioca appena 11 partite in B (a cui si aggiungono due apparizioni in Coppa Italia), nelle quali però dà subito l’idea di esser tornato quello di due anni prima e di aver perso lo smalto acquistato a Pisa.
Nel mercato del gennaio 2009 fa le valigie e se ne va a Bari, dove con Antonio Conte in panchina gioca 12 partite, segna 5 gol e vince il campionato arrivando davanti ai suoi ex compagni crociati. Tutto questo in mezza stagione. La sua esperienza in Puglia si estenderà per altri tre anni, grazie anche all’arrivo in panchina di Ventura che, conoscendo pregi e difetti del ragazzo, saprà regalargli una “seconda giovinezza”.
La stagione 2009/2010 si apre come meglio non si potrebbe: al ritorno in A, dopo due anni di cadetteria, sigla il gol dell’1-1 che regala il pareggio al Bari in una gara giocata stoicamente e ad armi pari contro la temibile Inter di Mourinho. Ventura lo considera un punto cardine del 4-2-4 dei galletti, ma proprio sul più bello lo coglie un brutto infortunio che lo costringerà ad assentarsi per quasi tutta la stagione. Nel 2010/2011 il Bari non riesce a bissare il bel campionato dell’annata precedente, concludendo con un’amara retrocessione. Kutuzov gioca 14 partite (appena 26 in due anni di A) e segna giusto un paio di gol.
Il Bari riparte dalla B nel 2011/2012 e vorrebbe farlo senza il bielorusso, che infatti viene messo fuori rosa. Il tecnico Vincenzo Torrente lo reintegra solo verso il finale di stagione, in cui il nostro personaggio riesce a ritagliarsi lo spazio di 7 miseri gettoni, ma ciò non è sufficiente per convincere il club a rinnovargli il contratto. Dopo esser rimasto svincolato, nel 2013 piomba sulla sua testa la pesante scure del “boia” che risponde al nome del calcioscommesse: prima la Procura Federale FIGC lo deferisce per il presunto coinvolgimento in partite truccate (risalenti alla stagione ’08/’09) nell’ambito dell’operazione “Bari-bis”, poi la Commissione
Disciplinare lo condanna a tre anni e sei mesi di squalifica (salvo poi esser stato assolto il 30 maggio di quest’anno). Kutuzov dice basta e appende gli scarpini al chiodo a soli trentatré anni. Ma solo quelli: perché infatti decide immediatamente di infilarsi i pattini e impugnare il bastone per diventare un giocatore di hockey su ghiaccio. Dal 2013 è un giocatore dell’Hockey Club Diavoli Rossoneri, di cui è diventato il portiere. È evidente comunque che nel suo destino non ci sono troppi gol da segnare: dopo non esser mai stato troppo avvezzo nel farsi, ora Vitali Kutuzov prova a evitare di subirli. Lorenzo Fava
LE PRECEDENTI PUNTATE DEI METEORISMI DI LORENZO FAVA
E Nucilli…?
Articolo troppo lungo x parlare di kutuzov
La rubrica deve essere esaustiva, se no è inutile farla.
Se non è di suo gradimento può sempre passare oltre
Meglio parlare di Nucilli, un signore con soldi veri per cui le porte di teleducato saranno sempre aperte…
figa che memoria ! ahahahah
La tua memoria mi sa che inizi a subire i segni del tempo.
Forse volevi dire Giuli! L’esimio e incommensurabile dottor Giuli…
Vitellone Kutuzov! Non era questo il suo soprannome quando giocava da noi?
Proprio lui. Chissà che non sia stato proprio quel mio vicino di posto allo stadio a sdoganare questo memorabile appellativo
L’uomo che amava l’ombra… Era sempre sotto la tribuna vicino alle panchine