PORTOGOL! UNA RETE DI EDER AL 109’ CONSEGNA AI LUSITANI (CON RONALDO “SACCAGNATO” SUBITO FUORI) IL PRIMO STORICO EUROPEO. EURO2016 CI RICORDA CHE IL CALCIO E’ UNO SPORT COLLETTIVO
(Luca Savarese) – Mancano pochi istanti alla fine dei supplementari, Fernando Santos e Cristiano Ronaldo, allenatore aggiunto dopo l’infortunio, guardano entrambi nella stessa direzione, inedita, mai esplorata, quella di un orizzonte tutto europeo. Portogallo, l’Europa del pallone è tutta tua. Dopo anni passati a sopportare gli scoramenti di brucianti eliminazioni sul più bello, dopo giornate a rosicare come cugini tristi della Spagna fuerte, ecco che il destino, nella città dei sogni per antonomasia, Parigi, dopo 120 minuti intensi e sospirati, gli dona la prima coppa della loro storia, facendogli vivere la gioia della vittoria in casa di chi ha organizzato e messo su stadi e spazi di un nuovo entusiasmo, la Francia . Alzi la mano chi lo avrebbe detto alla vigilia dei giochi europei. Tutti a prevedere novelli allori tedeschi, a intronizzare belgi e spagnoli, ad esaltare croati e a mettere la Francia, quasi automaticamente, sul gradino più alto della tour Eiffel. Il calcio però continua a non cambiare il suo ingrediente
fondamentale, la cui ricetta è segreta, più di quella della Coca-Cola, la capacità di sorprenderci. E in questa kermesse – dal Contismo, al Portogallo senza Cr7, “saccagnato” – che il calcio è uno sport di squadra, collettivo, non individuale. Pronti via ed è subito dolore per i lusitani, che perdono, al minuto 25 del primo tempo Cristiano Ronaldo. Si, proprio lui. Come se l’Accademia di Platone perdesse Platone per la lezione più importante. Fernando Santos getta nella mischia Quaresma. Non è Cr7, ma è uno che si esalta nella lotta. E la Francia? Griezmann e Giroud latitano, Pogba e Payet non paiono ispirati e Moussa Sissoko corre e tira, canta e porta la croce. Nel secondo tempo il Portogallo non si scompone, mentre i galletti francesi faticano, non poco, ad essere quelli veloci e col pregio del gol delle precedenti sfide. Payet, reo di aver messo ko Ronaldo, al solito mica falloso, ma molto elegante, è l’immagine di una squadra arrivata al redde rationem con più spleen che ideal. Poca fantasia per i transalpini, quando Giroud vuole incidere, Rui Patricio e il palo, lo fermano. Anche i lusitani colgono un legno, traversa di Raphael, nato poco lontano da Parigi. Deschamps per mantenere alto il livello di grandeur toglie Giroud e mette Gignac. Fernando Santos, al contrario, fa una mossa che sa di azzardo ma che ne mostra tutto il coraggio. Via Renato Sanchez, un mastino, un uomo di raccordo tra mediana e trequarti e dentro Eder. Qui il silenzioso e discreto cittì portoghese capisce che può fare lo scalpo ai francesi. Lo spilungone numero 9, da brio e serenità a tutta la truppa e cambia l’inerzia della intera gara, spegnendo ancor di più i transalpini. È un armadio, ma con dei cassetti niente male. Il Portogallo, inconsciamente fiuta l’impresa. Vuoi vedere che facciamo come l’Uruguay del 1950 che andò a battere il Brasile al Maracana? Del resto loro sanno cosa vuol dire imboccare la strada della delusione dentro la propria casa, in mezzo agli amici di una vita, mentre era già pronta un’autostrada di festa. Nel 2004 la Grecia, con un colpo di testa, li fece piangere. Il calcio toglie, il calcio dà… Nel balzo di Eder che al minuto 109 con uno scatto simile al nostro Eder va a dribblare la Francia ed a scagliare il tiro decisivo, c’è un po’ tutto questo: il desiderio di fare uno sgarbo ai padroni di casa proprio di chi la casa già se l’è vista svaligiata una volta. Lloris, che tutto aveva preso, non riesce a prenderlo, è troppo forte, contiene anni di fado che non vedeva l’ora di diventare rock. E’ uno schiaffo per la Francia, è adrenalina pura per il Portogallo, che con Quaresma e la sua rabona fanno quello che vogliono. Ecco il paradosso dei paradossi: senza la Ferrari-Cr7, con la moto da cross di Quaresma e la jeep di Eder, i rossoverdi, zitti, ma non troppo sono andati ad indossare il loro primo abito europeo. Le petit diable, arrivato forse un tantino stanco al momento verità, applaude i tifosi francesi, che non sfollano, non si disperano, ma accolgono, con signorilità e rispetto, i peana portoghesi. Si, la loro coppa è esserci ancora, aver potuto gustare, passo dopo passo, il cammino di Pogba e compagni, dopo i falli, terribili, del terrorismo. Quella argentea, va ai portoghesi, più umili, più sul pezzo in tutte le sette partite. Tre pareggi, una vittoria ai supplementari con la Croazia agli ottavi, un successo ai rigori sulla Polonia nei quarti, il due a zero scaccia Galles e il trionfo sui blu all’extra time. Mattone su mattone e senza mai perdere, vien su un grande Portogallo, anzi un euro Portogallo. Fernando Santos e Cristiano Ronaldo possono continuare a guardare la nuova direzione, il nuovo orizzonte. Forse, lo hanno desiderato più di molti. Obrigado Portugal, merci France, grazie Euro 2016. Luca Savarese
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Alla fine hanno compensato la sfiga di Euro 2004 con la vittoria di ieri, anche se riesce veramente difficile pensare come una squadra del genere sia diventata campione d’Europa. Solo una vittoria e ben 7 pareggi ai tempi regolamentari.
Aspetta e spera ma come fai scrivere una squadra del genere
Loro cioè i Lusitani sono una signor formazione etor ke canelì
Cosa pensi ke le partite finiscono sempre al 90 !! troppo comodo
Trà parentesi senza il calciatore più Forte e Grande in attività
Infortunandosi senza ke quella specie di arbitro inglese penoso
Fiski la punizione e ammonisca l’avversario trà l’altro !!!!
Grazie Portogallo x aver battuto i così detti Galletti Blues
Adesso faranno meno i brillanti e meno i prepotenti
Compreso e soprattutto l’ex della juvve Didier
Visto poi ke avevono il pullman già pronto x festeggiare
Andate pure ke vi aspettono in vacanzahahahah
IO son certo che se con i tedeschi, PELLÈ non faceva il bullo di campagna concentrandosi invece sul rigore che si accingeva a tirare, e ZAZA non faceva un orribile ballerino della Scala, vincevamo con Francia e Portogallo divenendo campioni d’Europa
Purtroppo a volte, in certi giocatori impeccabili per impegno concentraziome e serietà scatta improvvisamente nella loro mente il gigionismo acuto CHE DEVONO MANIFESTARE ALTRIMENTI STANNO MALE.diventando bambinoni da sculacciare e mandare a letto senza cena o se preferite, diventano come degli emeriti imbecilli.
Pellè e Zaza sono due esempi illuminanti