REQUIEM PER IL CHAPECOENSE

luca savarese slide(Luca Savarese) – E così non si è disputata la gara tra l’Atletico Nacional e il Chapecoense, valida per la finale delle Coppa Sudamericana, una sorta di Europa League delle terre sudamericane. Lo ha impedito il maltempo? La squadra arbitrale ha avuto dei problemi nel raggiungimento dello stadio? Niente di tutto questo, ma l’aereo che trasportava la compagine brasiliana, un quadrimotore, volo Lamia Airlines 2933, non è mai atterrato, e si è andato a schiantare nei pressi della città di Medellin. Niente partita dunque sulla terra, dove le proprie compagne, i propri amici, i propri tifosi hanno perso, per sempre, la possibilità di abbracciare i giocatori del Chape, squadra con la maglicaixaa verde e con Umbro (quello che fu del Parma che iniziava a essere un mito) come sponsor tecnico, della città di Chapecò, nello stato di Santa Catarina, nel sud della nazione, che ha come religione il pallone. Il motivo della sciagura? Probabile mancanza di sufficiente carburante. Così si spegne la vita di molte persone, così finisce la storia di alcuni protagonisti di un team nato nel 1973 e capace, negli ultimi anni, di arrivare dalla serie D ai palcoscenici più nobili del futebol brasiliano, che in qualsiasi categoria lo si pratichi, sempre bailado è. Tracce dell’epopea crociata s’intravvedono, riverberi della cavalcata Sassuolo? Il Chape, era semplicemente questo Chape, loro stessi. Altra vittima dei disastri aerei. Due su tutti, dentro le maglie dello sport, ferite che bruciano ancora: Superga 1949, quando solo un incidente così forte poteva mettere fine alla storiografia del Grande Torino. Su quell’aereo avrebbe dovuto esserci anche Nicolò Carosio, ma il celebre radiocronista, per recarsi alla cresima del figlio, non prese parte a quella trasferta portoghese. 1966, un aereo tedesco della Lufhtansa finisce di vivere a Brema. Dentro esso palpitavano i cuori del meglio che il nuoto italiano potesse offrire. C’era anche Nico Sapio, giornalista Rai, anch’egli voce dei primi anni di Tutto il calcio, che durante una partita, scherzando, disse: “Dove abbiamo ricevuto la linea non è successo nulla, qui non sta succedendo nulla, speriamo che nel prossimo campo, a cui daremo la linea, succederà qualcosa” e, come per magia, in quel campo, si segnò un gol. Questi giocatori brasiliani lasciano l’involucro del mondo, dove gli scarpini fanno rumore sui pali e dove si sentono cori e torcida Il champe, però, è stata convocata, in blocco, da un allenatore esigentissimo, al punto da volerli provare, in un piccolo stadio sopra l’universo, dove non servono pantaloncini e parastinchi. Loro, del resto, sono nati nel paese di Leonidas da Silva, che quando giocava con la maglia del Bomsuccesso, inventò la rovesciata, che da quelle parti si chiama bycicleta, perché quando un giocatore la realizza, vola con un movimento delle gambe, che sembrano ritrarre il disegno di una bici. Di gol em bycicleta ne abbiamo visti diversi, però quelli che da poche ore stanno segnando, tra i riflettori del cielo, questi ragazzi con la maglia verde del Chapè, sono così belli che mica concedono i diritti a Sky per farli vedere, ma se li tengono stretti, e poi lì non c’è il fuorigioco e nemmeno lo spray per determinare la distanza tra la palla e la barriera. Ti sia lieve la terra Chape, furacaò de Oeste, Forza dell’ovest, forza di un mare di rovesciate tra le galassie, con milioni di pallone senza nessuno che fischi più la fine. Nessuno le potrà vedere, ma ai tre giocatori superstiti forse, sarà concesso, di sentirle. Luca Savarese

2 pensieri riguardo “REQUIEM PER IL CHAPECOENSE

  • 30 Novembre 2016 in 17:26
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    Poveri ragazzi riposate in pace…

  • 30 Novembre 2016 in 23:14
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    Erano nel pieno della loro ascesa. Che tragedia 🙁

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