CATTIVO CITTADINO, di Gianni Barone / Scopriamo le “catene di gioco” e in un lampo diventiamo tutti fenomeni…
(Gianni Barone) – Il bello di essere brutti lo si scopre e lo si apprezza nel momento in cui si diventa, anche per un solo giorno – chissà se sarà così ancora per molto – dei fenomeni per aver raggiunto l’euforia di una vittoria che mancava non da tanto, ma per il tempo giusto di assaporare, si fa per dire, il gusto delle critiche, il sapore delle polemiche, l’amaro di una crisi, mai abbastanza dichiarata, ma presente nell’aria in dosi massicce seppur invisibili perché abilmente nascosta dalle parole, gli sfoghi e dai tentativi di spiegazione. “Tutti vogliono un fenomeno, tutti vogliono un fenomeno, ma se poi diventi un fenomeno cadi a terra in questo domino”, canta il rapper FABRI FIBRA, e sembra che si riferisca, prima al momento no del PARMA, culminato con la sconfitta col FANO, e poi a
quello del Venezia, che non cade proprio in casa col Santarcangelo, ma poco ci manca, e l’effetto dopo la quasi infinita serie positiva, sembra poter essere equiparato ad una sconfitta vera e propria. Questo è il brutto di essere belli, o per lo meno di esserlo stati molto a lungo, prima o poi si cade in questo domino, riprendendo la rappata di cui sopra, che è l’infido terreno della Lega Pro, in cui tutti chi prima o chi poi, si trovano a dover fare i conti con qualcosa di negativo, quanto mai imprevisto ed inatteso. A Padova si stanno già toccando, e a Venezia, di sicuro lo avranno fatto, inutilmente, nei giorni scorsi, nella speranza che il presagio, e le
gufate continue, abbiano, in futuro, effetti alquanto limitati. E’ la sfiga, bellezza… Il Parma si risolleva, quando riscopre che basta giocare senza assilli, senza porsi imperativi, senza ricorrere a definitive sentenze in caso, non dico di sconfitta, ma di mancata vittoria, quando l’insostenibile peso di essere la più forte, la prima della classe, la squadra da battere, si trasforma in leggerezza, non tanto dell’essere, quanto dello scoprirsi formazione equilibrata, quadrata (termine molto usato nel mondo dei dilettanti di cui s’ignora l’esatto significato, ma non, in questo caso, sinonimo di Reggiana, ieri poco quadrata a San Benedetto del Tronto) e soprattutto capace di risorgere con tanta autorità e guadagnare in autostima, come da più parti auspicato. Lasciandosi tutto alle spalle, la leggerezza aiuta ad avere, in situazioni di questo genere, un’anima, ad acquisire autonomia, senza dimenticare ciò che si è, e senza dover fare, ad ogni costo, il fenomeno e i fenomeni. Il fenomeno Venezia, non inteso come tendenza alla presunzione, ma come capacità di costruire un complesso con molti giocatori di categoria, e poche di categoria superiore, preso ad esempio de molti, è servito
comunque, nell’analisi dell’organico del Parma, ad evidenziare lacune in alcuni ruoli da sopperire solo grazie alla duttilità di qualche preciso elemento, primo fra tutti SCAGLIA, che si considera, egli stesso, attaccante di destra, ma che nell’economia delle cosiddette catene di gioco risulta essere molto più proficuo quando è schierato sulla linea di difesa, in modo da poter mettere in mostra la sua abilità col piede di sinistro, partendo da dietro, come dimostrano tutte le migliori azioni delle gara di GUBBIO. Se col Fano, a volte andava a pestare i piedi (nel 3-4-3), se non addirittura a scontrarsi, con MAZZOCCHI, a GUBBIO si è assistito ad una perfetta applicazione della catena di gioco di sinistra (insieme a SCAVONE e
BARAYE), intesa come sintesi di movimenti coordinati in relazione a determinate situazioni di gioco in quel preciso settore del campo. Le catene comprendono innumerevoli soluzioni tecnico-tattiche, come alcuni maestri tipo Pioli , Delio ROSSI o Mourinho suggeriscono, la cui efficacia e molteplicità dipendono dalle abilità tecniche degli interpreti, dalle loro conoscenze, da fattori fisici e psichici e dalla reazione degli avversari. E’ ovvio che la reazione degli avversari, nella fattispecie quelli del Gubbio, non è stata certo un fattore contrastante, tutt’altro, tenendo conto anche dello stato di crisi decisamente superiore a quello del PARMA, prima della gara, come lo stesso tecnico eugubino (si dice così no?) Magi, ha voluto chiarire. Le crisi
non sono tutte uguali, come le catene, di gioco, che vengono messe in campo e proposte e modificate da una gara all’altra, come dimostrato a GUBBIO, appunto, stiamo parlando sempre della sinistra, ma il discorso lo si può ribaltare anche a destra quando a IACOPONI e NOCCIOLINI, sarà affiancato l’interno più congeniale in attesa del recupero di MUNARI, perché risulta fondamentale che all’interno delle terne, che si formano, i giocatori interagiscano tra loro muovendosi con sincronia e collaborazione, prerogativa principale di una squadra che gioca a zona e che intende presidiare e sfruttare con
efficacia le fasce laterali. E con questo senza presunzione, forse, siamo riusciti a spiegare cosa sono le catene di gioco e cosa le differenzia dal semplice gioco sulle fasce laterali, in presenza di altri sistemi di gioco che prevedono l’utilizzo di meno di tre giocatori, in modo da chiarire meglio quelli che sono i compiti quando occorre sfruttare i fattori fondamentali quali tempo e spazio. Quindi anche la tattica, quando non è semplice ricorso ai numeri dei sistemi a all’uso improprio del termine modulo (ahinoi ancora troppo diffuso anche in ambienti giornalistici colti), è
importante, perché semplice ricorso al principio di mutualità imprescindibile in un gioco di squadra come il calcio (nel quale come detto dal (vice) massimo dirigente crociato in settimana, si riesce nel breve volgere, nel nostro caso di sette giorni, a trovare rivincite per gioire doppiamente, per trovare, la leggerezza, scongiurando, calcoli e tabelle per poter vivere al meglio lo sport, dimenticando gaffe di dirigenti, siano essi emergenti e rampanti o parrucconi seppur all’apparenza scarsocriniti, che come diceva Villaggio, quando colpiscono il pallone dalla parte della stringatura si scotennano ferocemente, nel caso nostro metaforicamente parlando, visto che i palloni moderni non hanno più nessun tipo di stringatura. Anacoluto. Cattivo Cittadino. Ciò che più addolora e che ai massimi vertici,
non sempre si trovano persone competenti e tornando a Fabri FIBRA, che a sua volta evoca Venditti, potremmo condividere il seguente passaggio che vale per il calcio e per la vita “In questo mondo di ladri e figli d’arte sono solo i rapper di oggi che ti fanno le scarpe”. Figli di calciatori che fanno i calciatori, figli di giornalisti che fanno i giornalisti,ma i presidenti e direttori generali di federazioni di chi sono figli? Invece ai figli dei carabinieri o dei calzolai che non vogliono fare il mestiere dei lori padri cosa resta ? Fare i rapper o prendersela coi ciocolaté, pensate voi che scelta… Gianni Barone
approposito di Scaglia e di catene , non ci vuole tanto a capirlo se pure io lo avevo pensato più di un mese fa
Django Unchained
11 febbraio 2017 alle 20:52
“Si può tuttavia pensare che impiegarlo come terzino potrebbe dare una mano al centrocampo dove saremmo in minoranza con una squadra che adotta il 3 5 2
Sarebbe una bella catena quella con Scaglia Baraye e Scavone di supporto.”
Non è difficile capire cosa è il 4 3 3, o il 3 5 2 o qualsiasi altra tattica. Non è difficile sapere cosa sono le catene di sinistra e di destra, non è la teoria della relatività, o della relatività ristretta.
Tra l’altro tutti, anche noi profani, sappiamo leggere e comprendere i numerosi manuali degli allenatori di cui è pieno il web, ma una cosa diversa è metterli in pratica.
Ripeto conosciamo queste cose anche noi ed a maggior ragione presumo le conosceranno anche i giocatori che tra l’altro giocano a pallone da quando avevano 8 anni almeno, e avranno pur assimilato qualcosa.
Ma non basta conoscerle evidentemente. Vanno messe in pratica. Se poi le tattiche sono condite da certe “fisse” degli allenatori che sono poco elastici e quindi non riescono ad usare il materiale che hanno a disposizione immaginando invece di avere a disposizione quello che gli piacerebbe, allora le cose si complicano.
A giocar male contribuiscono sempre 2 fattori: i giocatori e l’allenatore. E le squadre avversarie che magari ci hanno studiato meglio di quello che non facciamo noi nei loro riguardi e tatticamente ci mettono in difficoltà
Se non giochiamo bene una risposta ci sarà.
E non si è critici per partito preso o perchè ci si diverte a farlo, anzi è proprio perchè si è preoccupati che si fanno domande e si cercano delle risposte. Fin che si gira intorno al problema o si inventano delle risposte inverosimili come lo stress allora credo che non miglioreremo.
Tutte queste tattiche espresse dal Parma non le ho viste. Le vorrebbero fare, qualche volta sporadicamente ci sono anche riusciti, ma è poco, perchè crisi o non crisi, dopo le grosse spese di gennaio e le tante partite ancora da giocare quindi con tutto il tempo che serviva, siamo ancora qui a barcamenarci e a fare i conti col primo obiettivo (promozione diretta) praticamente fallito a meno di un miracolo
non chiamiamola crisi, ma allora come la chiamiamo?
adesso io la chiamo crisi. E vorrei ne uscissimo alla svelta.
Non basta la partita di ieri contro una squadra inesistente, che ci ha fatto pure goal, per dire che “finalmente” abbiamo capito come squadra come si “fanno” le catene di sinistra o di destra, beh..viene da dire a questo punto..alla buon’ora!
Infatti. Bastava solo fare le cose in maniera semplice. Tranne Scaglia, tutti i giocatori nei loro ruoli naturali e via.
Squadre inesistenti erano anche Forli Mantova e Fano solo che con loro anche il Parma era anch’esso inesistente, con il Gubbio altra squadra inesistente noi c’ eravamo eccome.
Ecco la differenza.
Facciamo un poco di calcoli.
Con le ultime della classe Bassano Fano Forli e Feralpisalo abbiamo perso IN CASA la ” bruttezza” di 10 punti se poi ci aggiungiamo anche L’INCREDIBILE sconfitta con l’ ultima della classe l’Ancona con cui abbiamo ADDIRITTURA perso MERITATAMENTE l’unica gara in trasferta la frittata è fatta.
Ci concentriamo con le squadre forti ci deconcentriamo con ledeboli.
È STATO QUESTO IL NOSTRO MALE OSCURO.
Avessimo giocato DA PARMA quelle partite ora saremmo quasi in B con 5 punti di vantaggio sul Venezia
Purtroppo il campionato lo abbiamo perso al Tardini quando il tifo del Tardini ha concentrato di più i nostri avversari che noi.
Per i play off bisogna cambiare mentalita.
In ogni partita che faremo ci giocheremo la stagione.
Non si potrà più recuperare
Quindi concentrazione massima
Beh a me piacerebbe che si smettesse con questa psicologia spicciola che il tifo amico motiva piu gl’avversari che i nostri giocatori. Sembra che la motivazione dei giocatori lasci un po a desiderare, ma siccome non ho accesso ai giocatori stessi non e che possa conoscere il perche. E una cosa molto personale e ogni giocatore si motivera con cose diverse. Per esempio raramente ho visto un Calaio, o un Baraye demotivato ma tantissime volte i centrocampisti sono apparsi demotivati, e a quanto mi pare giocano nello stesso stadio.
Motivazione apparte, quello che mi preoccupa che anche dopo un paio di mesi, i giocatori non si conoscono affatto: centrocampista che lancia alto un attacante che si aspettava la palla bassa, cross a non finire senza mai trovare un nostro giocatore, ecc. E da quanto vedo, non mi pare che sia perche i giocatori non seguono lo schema di gioco.
E vero che non la squadra non gioca inseme da molto ma un paio di mesi ci sono stati, gli schemi I giocatori provano a seguirli… D’Aversa (ed il suo staff) ha migliorato la situazione ma non ha ancora risolto il problema. Spero che per i play off sia tutto apposto e se cosi fosse in B ci andiamo di sicuro.
Purtroppo ve l’ho chiesto tante volte ma mai mi avete risposto.
Vi rifaccio la domanda.
Come può un allenatore professionista e sappiamo tutti chi è, non fare giocare all’attacco uno come BARAYE?
È come se uno in squadra ha Dybala e non.lo fa giocare preferendo a questo, anonimi giocatori.
Forse non riuscite a capirlo nemmeno voi?
“Senza cateneee” cantava Gianluca Grignani.