COI CAPITANI SCAMBIATI E IL TERZO TEMPO LA LEGA PRO PORGE IL DERETANO ALLE PEDATE… di Riccardo Schiroli
(Riccardo Schiroli) – Sfogliando la Gazzetta dello Sport al bar (compro il foglio rosa ormai solo in selezionate circostanze: per prepararmi ai mercati del Fantacalcio e quando il Milan vince un titolo; l’ultima cosa, non succede da qualche anno…), mi è balzato all’occhio il titolo “Il rifiuto di Lucarelli: Non vado in campo con la maglia di Reggio”. La prima reazione è stata “certo che no, giochi nel Parma…”. Non sapevo, infatti, dell’iniziativa “Non c’è partita senza avversario” di Lega Pro su proposta dell’Associazione Calciatori (AIC), che prevede nel cerimoniale dell’ingresso in campo, fino allo scambio dei gagliardetti, che i Capitani indossino la maglia dell’avversario. Lucarelli, che è una persona intelligente e un professionista scafato, sa benissimo
che non può (almeno moralmente, anche potendo, non dovrebbe nemmeno intestardirsi sul punto, ma questa è un’opinione) disattendere un desiderata (per ora è solo così, ma dai play off, come ha specificato il presidente Lega Pro Gravina sarà un obbligo) della Lega Pro suggerita dal Sindacato Calciatori. Non a caso, il Presidente della AIC Damiano Tommasi lo ha (sommessamente, come nel suo stile) richiamato all’ordine: “Spero che Lucarelli capisca e partecipi all’iniziativa”. Posata la Rosea e preso in mano il Resto del Carlino, edizione Reggio Emilia (ero a Calerno a farmi un Sandwich Coromant…) grazie all’autore Francesco Pioppi ho capito quale fosse la gola profonda dei pensieri più reconditi di Lucarelli, giacché le sue parole “sono state riportate da un tifoso e poi da Teleducato”. Guglielmo Longhi della Gazzetta dello Sport chiarisce ancora meglio: il tifoso (anonimo) ha ricevuto un messaggio vocale su una chat di amici fidati di Lucarelli (che, me lo concederà, ha evidentemente del tempo da perdere) nel quale il Capitano del Parma afferma che “non esiste al mondo” che lui indossi la maglia della Reggiana il 7 maggio. Peccato che questa comunicazione strettamente privata (senza essere degli Azzeccarbugli si potrebbe ipotizzare la violazione di corrispondenza…) fosse, tra l’altro, anche ampiamente datata, visto che risale più o meno a un mese fa, cioè quando la geniale idea della Lega Pro è stata varata. Sarebbe importante, poi, sapere se l’emittente televisiva, prima di divulgare le parole di Lucarelli, abbia chiesto al calciatore se era d’accordo che la sua posizione fosse resa pubblica. Perché magari Lucarelli voleva semplicemente dare un contentino al tifoso in questione (sarebbe un po’ quel che a Roma chiamano una paraculata, ma non mi scandalizzo), pronto a mandargli un secondo messaggio l’8 maggio del tipo: “Sai, volevo farlo. Ma la società e il Mister mi hanno tanto pregato…non me la sono sentita” (sarebbe stata una seconda paraculata, e qui non dico che mi sarei scandalizzato, ma al limite un po’ indignato). Se Teleducato non lo avesse fatto comincerei a capire i colleghi che sostengono che i corsi di formazione professionale continua (in cui sono necessari crediti deontologici) a cui ci obbliga l’Ordine sono inutili…
Gabriele Gravina, Presidente della Lega Pro, ha dichiarato prima alla Gazzetta dello Sport – reiterando poi all’Ansa lo stesso concetto, se possibile appesantendolo – che la decisione di Lucarelli gli pare “incomprensibile” e ha aggiunto: “Mi sembra strano che proprio un giocatore di grande esperienza e molto ascoltato non voglia contribuire a portare un po’ di distensione”. Ha per altro puntualizzato: “Non possiamo obbligare Lucarelli a fare qualcosa di cui non è convinto”. Sarà diverso nei play off, perché Gravina proporrà all’Assemblea di Lega del 25 maggio di sanzionare chi non segue le norme di fair play emanate recentemente. Ma non mi stupirei se Lucarelli, un anno fa sanzionato, esemplare pressoché unico, dal Giudice Sportivo di serie D con una squalifica per dichiarazioni rilasciate in sala stampa, venisse sanzionato appellandosi all’art. 1 Bis del CGS secondo cui tutti i tesserati “sono tenuti all’osservanza delle norme e degli atti federali e devono comportarsi secondo i principi di lealtà, correttezza e probità in ogni rapporto comunque riferibile all’attività sportiva”. Non siamo al cospetto di un atto federale, ma comunque di una emanazione della Lega Pro, sia pure non ancora codificato in un regolamento, ma in una semplice disposizione circolare. La Lega Pro, in vista del post season, ha predisposto, combinazione proprio ieri, in coincidenza con la diffusione a mezzo stampa del datato audio di Lucarelli che tanto clamore ha destato il cosiddetto Terzo Tempo (quello di grande successo in Serie A: nel dopo partita seguente la contestata sconfitta con la Juve il Capitano dell’Inter Icardi ha cercato di tirare una pallonata all’arbitro….), aggiungendo un giro di campo delle squadre e, al ritorno negli spogliatoi, l’applauso della squadra sconfitta alla squadra vincente.
Si tratta di una tradizione del rugby (così come il Terzo Tempo più in generale), che però viene scimmiottata, a mio avviso, male. Nella palla ovale, infatti, è la squadra vincente che accoglie gli sconfitti al rientro nello spogliatoio con un applauso. Vi dico che si tratta di un bel momento nei casi in cui la sconfitta è chiara. Nella mia esperienza di giocatore di rugby, a 17 anni mi trovai a giocare come terza linea centro dell’Amatori Under 19 contro il Parma, che aveva il nazionale Ghini come mediano di mischia. Fu un’esperienza tendente al mistico, visto che nel (vano) tentativo di fermare Ghini all’uscita dalla mischia corsi così tanto a vuoto che finii con l’avere le visioni. Quindi, quando Ghini rientrando negli spogliatoi mi applaudì, mi sentii rincuorato. Ma altre volte non mi diede nessuna consolazione, nel passare tra gli avversari che mi avevano sconfitto senza merito (almeno dal mio punto di vista).
Insomma, detto fuori dai denti, penso che iniziative di questo genere siano assolutamente superflue e raccomanderei alla Lega Pro di non sfidare il destino (Lucarelli, che è toscano, conoscerà l’espressione “non mettere il culo nelle pedate”) obbligando a contatti prolungati i giocatori pieni dell’adrenalina del dopo partita. Manteniamo il Terzo Tempo, ma come occasione generica di fair play e il giro di campo lasciamolo fare a chi ha vinto. O anche a chi ha perso, se si sente di farlo. Codificare in regolamenti quelli che dovrebbero essere dei gesti spontanei potrebbe addirittura avere effetti peggiori rispetto all’attualità che si vorrebbe cambiare. Riccardo Schiroli
E’ quello che penso anche io, questa iniziativa rischia di crearle le tensioni più che stemperarle, oltre all’applauso dei vinti ai vincitori, anche il giro di campo, senza la collaborazione del pubblico rischia di diventare un giro tra gli insulti più che tra gli applausi.
Ma da gente come Gravina che hanno partorito la Lega Pro a 60 squadre di chi si e no 20 riescono a pagare le bollette della luce e la nafta per il bus, dei play off che sono talmente osceni è assurdi che non ho ancora capito come funzionano cosa pretendiamo?
Aggiungo: caro Gravina lo spettacolo in Lega Pro è talmente osceno che invece di prolungare la stagione con altre partite se non hai capito più la accorci è meglio sarebbe per tutti.
Concordo in pieno con l’articolo. Una cosa dev’essere naturale, non forzata. è il campo che si traduce in rispetto, non 2 magliette.