LA FINALE DI FIRENZE MI HA RICORDATO DA VICINO LO SPAREGGIO DI VICENZA, di RIccardo Schiroli
(Riccardo Schiroli) – Quando il Parma venne promosso in Serie B nel giugno del 1973, pensai che era successa una cosa grandissima. Ricordo bene la giornata in Giardino (come noi bambini di allora chiamavamo il Parco Ducale…) e le bandierone crociate che iniziarono ad apparire a un certo punto: “Ha fatto gol Sega”. Giulio Sega, classe 1944, era il mio giocatore del Parma preferito. Probabilmente perché aveva la maglia numero 7, la stessa che indossavo io nel mio campionato più glorioso da calciatore (per la verità, l’unico: avevo fatto diversi gol per la seconda squadra dell’Arsenal di Marore) della mia vita di atleta di
scarso successo. Ricordo benissimo la foto del gol di Sega pubblicata dalla Gazzetta di Parma: ritraeva il portiere dell’Udinese Zanier in disperato, quanto inusuale, tuffo all’indietro. Non mi è mai stato chiaro se Sega, superato il terzino dell’Udinese Pighin (un nome che mi era piaciuto moltissimo; classe 1951, era uno dei giovani più in vista del campionato), avesse voluto crossare o tirare. Fatto sta che Zanier valutò male la palla e fu battuto inesorabilmente. Aveva 25 anni Zanier, nato nel 1948 e purtroppo morto ancora giovane (nel 2003) a causa di un infarto. Quel giorno avrebbe subito un altro gol, di Volpi. Carlo Volpi (classe 1941) era, stando agli articoli di Attilio Fregoso, un centravanti arretrato. Che è un ossimoro bellissimo, molto più dell’attuale falso nueve con cui verrebbe inquadrato oggi.
Quel Parma, e la sua versione corretta che si piazzò quinta in Serie B l’anno dopo, restano le squadre che ho più amato in vita mia. Ricordo anche una formazione, che scriverò come si faceva una volta, e che probabilmente risulta un mix delle 2 stagioni: Bertoni, Donzelli, Capra; Andreuzza, Benedetto, Daolio; Sega, Regali, Volpi; Colonnelli, Rizzati. Allenatore Giorgio Sereni (1935-2010).
A Sereni mi lega un ricordo. Ero a Venezia per una radiocronaca del Parma negli anni ’90. Mi si avvicina un signore e fa: “Salve. Mi può aiutare ad avere l’autografo di Taffarel per mio figlio? Sa, gioca in porta…io mi chiamo Sereni, ho allenato il Parma, ma lei non può saperlo…”. Come, no?! “Ma lei è uno dei miei miti”. Non so se glielo dissi o se l’ho solo pensato (quando sono in servizio, sono talebano quasi come il direttore di questo sito…). Però l’autografo per il pargolo (Matteo, classe 1975, a quel tempo era nelle giovanili della Sampdoria, ma giocherà, oltre che nella Samp, con Torino, Lazio e Ipswich Town) lo procurai.
La finale di sabato 17 Giugno 2017 contro l’Alessandria mi ha ricordato molto da vicino quello spareggio. Anche nel 1973 il Parma tornava nel calcio che conta dopo un fallimento, la Serie D (“siamo andati in trasferta a San Secondo”, diceva sempre mio padre), una stagione sofferta. L’anno prima era arrivato secondo dietro il Del Duca Ascoli di Carletto Mazzone (58 punti contro 50; per arrivare allo spareggio con l’Udinese, nel 1973 il Parma nel girone A ne aveva fatti 52; terza si era piazzata proprio l’Alessandra con 51) nel girone B e allora in Serie B saliva solo la prima di ogni girone. Allora i calciatori di Serie C erano semi professionisti. Difficilmente a fine carriera restavano nel mondo del calcio, tanto che Alberto detto Pippo Rizzati (che l’anno della promozione segnò 15 gol) ha poi lavorato sulle piattaforme petrolifere fino alla pensione. Concludo (salomonicamente) che era un altro mondo ed era anche un altro calcio. Ma aggiungo che le emozioni restano le stesse.
Nel momento in cui torniamo (ebbene sì, lasciatemi ricordare che ho assistito alla nascita dei Boys da “insider”, nonostante la mia dichiarata militanza milanista…) nel calcio che conta, mi sono preso la briga di andare a controllare: il Parma la Serie B l’ha giocata 26 volte, la prima nella stagione 1929-1930, l’ultima nella stagione 2008-2009. Essere in B oggi sembra un sogno, visto che nell’estate del 2015 eravamo per Tribunali, ma è anche vero che nella storia recente del Parma c’è ben altro e che tifosi e società hanno il diritto di sognare di poter presto tornare ad assaporare la gloria dei vertici.
A questo proposito, mi sento anche di andare controcorrente rispetto a chi vorrebbe cancellare (per non fare nomi, ma solo i cognomi, i giornalisti Andrea Schianchi e Paolo Condò) la storia del Parma perché i successi sono stati ottenuti quando la proprietà era Parmalat. Mi chiedo cosa vuol dire. Perché la gestione del gruppo Parmalat ha portato al disastro che conosciamo, significa che chi ha fatto il suo lavoro sul campo o alla scrivania per il Parma o i tifosi che hanno gioito si devono rimproverare qualcosa? Io non penso proprio. Ma invito gli illustri colleghi a pensare cosa avrebbero potuto scrivere sulle influenti colonne della gloriosa Gazzetta dello Sport al riguardo della gestione del Parma calcio allora. Anziché riservare sorrisini a chi, come il sottoscritto, certi dubbi aveva avuto il coraggio di sollevarli. Pur lavorando per un editore legato a doppio filo al gruppo Parmalat.
Tornando a quel mitico spareggio del 1973, in rete (clicca qui) si trova un filmato realizzato da Fabrizio Pallini. Si noterà che l’Udinese giocava in maglia verde. Accadde perché i friulani si erano presentati con una maglia simile a quella dell’Ajax e la Lega impedì di utilizzare i colori biancorossi per timore che fossero stati scelti per compiacere il pubblico di Vicenza. Inutile aggiungere che, da allora, l’Udinese e i suoi tifosi ritengono che il verde porti male. Guardando i primi minuti del filmato, trovo strepitoso i pantaloni a zampa d’elefante di alcuni crociati impegnati a ispezionare il terreno di gioco. Riccardo Schiroli
Io non ho ovviamente vissuto quelli anni, però ho vissuto lo spareggio di Bologna. Firenze mi ha dato più emozioni per tutta la storia che c’è dietro.
Bellissimo, quel giorno ero in giardino anch’io a girare sui grilli con gli amici e a chiedere del Parma, sino all’apparire delle bandiere..!
Grazie per averlo ricordato.
Le sciocchezze contenute nelle affermazioni di Condò (riportate nell’articolo), sconfortanti di per sé se esternate da un “comune” tifoso, si palesano deprimenti e financo fastidiose quando risultano fuoriuscite dal lessico di un giornalista sportivo (peraltro competente e preparato). Come si fa ad affermare che i successi dell’allora Parma AC siano stati costruiti con i denari depredati agli ignari risparmiatori? Il crac Parmalat è stato sì devastante per tutto il tessuto sociale locale e nazionale, ma non è certo stato causato dalla mala gestione del Parma Calcio che, al contrario, ha portato benefici enormi sia in termini finanziari che commerciali alla casa madre. La bancarotta fraudolenta della quale si sono macchiati i soci e gli amministratori di Parmalat è stata determinata da un efferato assalto alle casse dell’azienda, e non certo dall’acquisto di calciatori. Calciatori che venivano regolarmente stipendiati e svolgevano il loro lavoro sul campo in maniera evidentemente egregia. Pertanto bene farebbe Condò a risparmiarsi certe affermazione oppure, per onestà intellettuale, si soffermi con altrettanta sicurezza sulle modalità con le quale Berlusconi acquistò il signor Lentini e tanti altri campioni grazie ai quali il Milan ha dominato nel panorama calcistico per oltre un decennio. Già, ma quella si chiamava finanza creativa…