BUON 58° TUTTO IL CALCIO MINUTO PER MINUTO / A TU PER TU CON… MASSIMO BARCHIESI di Luca Savarese

massimo barchiesi radio rai(Luca Savarese) –  10 gennaio 1960-10 gennaio 2018. Le candeline sulla torta di Tutto il calcio sono 58. Auguri e mille di queste emozioni alla radio. Massimo Barchiesi è una delle voci di Tutto il calcio che più coinvolge per il grande ritmo che sa dare ai suoi racconti. Abbiamo voluto festeggiare con lui i primi 58 anni della storica trasmissione di Radio 1 Rai. Mi ha concesso una chiacchierata lunga e cordiale nel pomeriggio di martedì 9 gennaio. Sentendolo parlare, viene in mente una frase del teologo Romano Guardini: “Nell’esperienza di un grande amore, tutto diventa interessante”. Il grande amore di Massimo Barchiesi si chiama raccontare i brividi dello sport, basket in primis e poi calcio, alla radio. Dentro quella radio. Ringraziandolo ancora per la sua signorile disponibilità, non ci resta che sorseggiarcelo qui sotto. Un modo, il nostro, modo per dire buon compleanno a Tutto il calcio minuto per minuto

Massimo Barchiesi, giugno 2004. Tutto il calcio ha da 5 mesi compiuto 44 anni, tu racconti la gara tra Morrodoro e Castel San Pietro, valida per il play off del campionato di serie D abruzzese: così, entri nella carrozza di un treno unico, capace di rispettare tutte le stazioni e di giungere puntuale, ancora oggi, alle orecchie ed al cuore delle persone, forse, la destinazione più importante?

“Senza dubbio. Guarda ricordo quel momento come se fosse ieri.  Tutto il calcio lo seguivo e lo amavo sin da bambino, poi venne quel giorno. Ero in Rai da un mese e Marco Martegani, l’allora caporedattore, mi chiamò. – Domenica c’è Morrodoro-Castel San Pietro, si giocano il play off della serie D in Abruzzo, te la senti di andare? – Eh come se me la sentivo, non vedevo l’ora! A proposito di treno, che tu hai citato, usai il viaggio che mi portava in Abruzzo, sul luogo dove avrei poi raccontato la mia prima partita, per rivivere, in autostrada, mentre andavo, dentro di me, tutta la storia di Tutto il calcio, quello che il programma era stato in grado di dare a me ed a tantissime altre persone. Non ci potevo credere, ma di quel racconto, di lì a poco, avrei fatto parte anche io. Più che emozionato, ero gasato, non stavo più nella pelle! La partita poi finì zero a zero, ma per me, iniziava un percorso sognato, unico e meraviglioso”.

Sappiamo che il tuo primo amore è la palla a spicchi. I tuoi primi ricordi di una partita di basket?

“Si, il basket è stato ed è il mio primo amore. Ero piccolo ed ogni domenica a Roma andavo a vedere il Banco di Roma. Ero io in compagnia di due miei fedeli amici. Cercavamo di stare il più lontano possibile dal pubblico, per quanto la calca fosse tanta, per isolarsi ed immergerci nel nostro racconto della gara. Già c’era in me una vocazione di radiocronista… Poi, quando la squadra passò a giocare le sue partite al PalaEur, l’ambiente era più grande ed andavo a vedere le partite sempre in alto, tipo terzo anello, dove in solitudine, potevo sbizzarrirmi e dar vita alla mia personalissima radiocronaca delle gare in questione”.

A proposito delle tue radiocronache. Ascoltando quelle del Barchiesi adulto e non ragazzino, ma probabilmente anche allora l’effetto era lo stesso, siamo piacevolmente pervasi dal ritmo. Anche per il filosofo Pitagora tutto nasceva dal ritmo. Ma, sei andato alla sua scuola o, scherzi a parte, come fai?

“Non sono andato alla sua scuola e non ho frequentato nessuna scuola. Sai, ogni tanto si dice, davanti ad un’opera di un artista, questo è un dono di natura, bè credo che il ritmo per una radiocronaca sia il mio dono di natura. Poi, io dico sempre che chi fa il radiocronista di basket, poi può raccontare tutti gli sport. Quello che succede in una manciata di secondi, ti aiuta a parlare a manetta, ti favorisce un’attenzione quasi feroce e t’inchioda a seguire quello che accade, a non perderti nulla, aiutandoti a raccontarlo a tambur battente, in modo energico, totale. Accanto a questo mi sono esercitato e mi esercito sempre tanto. Insomma, questo dono di natura, lo coltivo lentamente, in una continua crescita”.

Veniamo al compleanno di Tutto il calcio. Oggi fa 58 anni, ma sembra, per baldanza e freschezza, un ragazzino. La cosa che più ti lascia stupito della trasmissione da protagonista e da ascoltatore?

“Porto sempre con me una frase che mi disse un giorno un ascoltatore cieco, dopo aver ascoltato una mia radiocronaca: -Ti ringrazio perché mi hai fatto vedere la partita alla radio-. Questo mi stupì molto ed è in fondo lo stupore che sta alla base di Tutto il calcio: quello di far vedere la partita, di portarla, così come sta accadendo, alle orecchie di molte persone. Ecco perché mi piace ribadire in che zona del campo si svolge un’azione e non tralasciare quei particolari concreti in grado di offrire una visione degli episodi a chi non può vedere l’evento. Ora, non ha più solo le nostre voci, ma una volta, nelle prime edizioni di Tutto il calcio, che entrava in Medias Res, partendo dai secondi tempi, bè, dopo un’attesa spasmodica, tutti si aggrappavano e le orecchie pendevano, proprio fisicamente, da Tutto il calcio

Hai avuto modo di tornare al Tardini in occasione di Parma-Ascoli, 4 a 0, dello scorso novembre. Che impressione ti hanno fatto i Crociati e al netto di quello che succederà nel supermarket di questi giorni, credi possano vivere un girone di ritorno di sostanza?

“Mi auguro che il Parma possa essere protagonista e tornare in A quanto prima. Vediamo cosa combinerà il mercato, che influenza sempre nel bene o nel male, andando a smuovere certi equilibri. I cinesi a capo della società mi sembrano gente seria e decisa a puntellare bene la squadra, poi, si vedrà. Le impressioni che ho avuto, nella gara contro l’Ascoli che tu ricordavi, sin qui l’unica del Parma seguita dal vivo, sono state più che positive. Il Parma ha giocatori che in B fanno la differenza. Il Parma dovrà essere abile a stare lì, sfruttando ogni errore delle concorrenti e, ha tutte le qualità per farlo”.

Un desiderio che Tutto il calcio vive nello spegnere le sue prime 58 candeline?

“Il desiderio che ritorni, in termini di orari e di programmazione, di contemporaneità delle gare, a quello di una volta con fischio d’inizio alle 14.30, per tutti. So che è un desiderio improbabile ma non per colpa di Tutto il calcio ma per chi sta trasformando il calcio in una frammentazione commerciale. Comunque Tutto il Calcio c’è ancora e già questo è di per sè significativo e la sua missione, continua a viverla”.

6 pensieri riguardo “BUON 58° TUTTO IL CALCIO MINUTO PER MINUTO / A TU PER TU CON… MASSIMO BARCHIESI di Luca Savarese

  • 10 Gennaio 2018 in 09:22
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    Da grande Da Cruz ha detto che vuole fare il centravanti
    Lui e’ un ala ma non gli dispiacerebbe un giorno fare anche il difensore dato che il centrocampista l’ha già fatto.
    Il suo sogno è di fare un giorno anche il portiere

    • 10 Gennaio 2018 in 17:35
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      Quindi? 😀

  • 10 Gennaio 2018 in 09:25
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    Visto
    che Da,Cruz
    si fermerà
    da noi molto
    tempo,
    sarebbe bene
    che
    imparasse
    velocemente
    l’italiano.
    Per rispetto

  • 10 Gennaio 2018 in 11:41
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    minchia …l’è pena rivè , lesel respirer desz minud la nebbia ed Colecc…par comincer le mej cal se spiega in camp, in du mesz l’imperarà anca al pramszan …o no ???

    • 10 Gennaio 2018 in 17:34
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      Il mio incubo è che impari il dialetto
      invece dell’italiano come Moro

  • 11 Gennaio 2018 in 09:52
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    Conoscere il dialetto è un vanto, una tradizione e un qualcosa che si tramanda ; stai pure tranquillo che, nelle sedi ed in situazioni diverse, sono perfettamente in grado di spiegarmi e farmi intendere, nche in italiano:

    non c’è scritto da nessuna parte che qui non si possa scrivere in dialetto, a me piace, a molti fa piacere e, ai meno, a coloro che non capiscono, cosa posso dire ?
    imparatelo !!
    ….
    la forma chiacchierata dialettale è e resterà un linguaggio di tutti noi, ogni regione il proprio, ogni provincia e paese pure, da Bolzano a Lampedusa ….
    dove vivi e lavori tu parlate tutti in italiano forbito ?
    dove vivo io si parla ..anche il dialetto…
    ci sono posti, bar e circoli dove si trovano amici, compagnie, compaesani ed ognuno di loro “spikka” il proprio slang dialettale, siculo, napoletano, sardo, romano ….e
    MI AN POSIA MIA PARLER PRAMSZAN ?? O SCRIVAR
    ..
    ripeto, quando devo dire cose ben precise, uso l’italiano..
    quello di cui sono a conoscenza, caso mai, se dovessi aver bisogno vengo a ripetizione a Salso ….va bene ?

    e fa al brev ..
    moro

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