COLOSSI CROCIATI di Luca Savarese / 2^ Puntata: A TU PER TU CON… STEFANO FIORE: “PARMA, LA MIA SECONDA FAMIGLIA”

Luca Savarese(Luca Savarese) – Capita di avere una grande occasione, però bisogna anche farsi trovare grandi quando arriva la grande occasione. L’ispirazione esiste, ma deve trovarti già al lavoro, amava dire spesso Pablo Picasso. Anno 1994. Estate. In Italia, che è uscita dai rigori contro il Brasile nella finale californiana mondiale con il morale sotto i tacchi e coi rimpianti sotto i tacchetti di Baresi, Massaro e Baggio, il Milan degli Invincibili montato come un trenino dal sergente Capello nella sulla pista della concentrazione, dovrà fare i conti con la prima Juve di Marcello Lippi, ingolosita da troppi anni senza gioie tricolori. E il Parma? E’ lì: guai a chiamarla provinciale, ormai siede stabilmente al tavolo, prenotato, delle nobili della serie A e, reduce dalla finale di Coppa Coppe persa contro l’Arsenal a Copenaghen, non ha nessuna voglia di accontentarsi del fast food di chi si abbuffa solo per una notte. Noblesse oblige. Anche a fare scelte che possono apparire, solo sulla carta, controcorrenti. Per restare ad alta quota, ogni FIOREtanto, si deve anche osare. Stefano Fiore è un ragazzino calabrese diciannovenne; quando va al San Vito, lo stadio del Cosenza, sua città e sua squadra, nella parte inferiore del borsone, quella dove si mettono gli scarpini, ha un sacco di sogni. Un giorno, capita che alcuni di questi gli piombano davanti, quasi all’improvviso. “Il Parma crede in te, noi avevamo inizialmente pensato di farti stare ancora un annetto qui ma dall’Emilia, a quanto pare, ti vogliono subito” Questo in soldoni il diktat. Si, l’occasione per Stefano è un treno che viaggia da Cosenza a Parma e che non si può perdere.

Da Cosenza quindi San Vito a Parma quindi Tardini. Stefano come è stato il passaggio e cosa hai provato quando sei arrivato in una società che all’epoca era una delle mecche del calcio?

Sono arrivato a Parma molto giovane in circostanze quasi improvvise, perché l’idea era quella, essendo ancora molto giovane, di rimanere ancora a Cosenza in prestito un anno, ma poi per diverse ragioni questo processo si fece molto più rapido. Vissi quindi una cosa improvvisa, ma molto piacevole perché accelerò, e di molto, il mio processo di crescita. Mi allenavo, diciannovenne, con i grandi campioni del Parma anche se giocavo inizialmente in Primavera. Considero e considererò sempre Parma la mia seconda squadra e la mia seconda famiglia per come seppe accogliermi e per quello che mi diede proprio come formazione professionale ed umana”.

Battisti canta Non sarà un avventura. 106 presenze, 6 reti, due Coppe Uefa ed una Coppa Italia; la tua, con la maglia del Parma non è stata un’avventura ma una cosa molto seria…

A Parma conservo ancora persone ed amici, le vittorie poi alla fine di una carriera come la mia sono le cose non che ti gratificano di più perché nel mondo del calcio ci sono anche tanti altri aspetti da conservare gelosamente, però sono momenti che ti ricordi di più. Io ho avuto, come hai detto tu, la fortuna di vincerne due di Uefa. La prima giunse assolutamente inaspettata, arrivai a Parma con la valigia a luglio del 1994 convinto solo di far qualche allenamento con la prima squadra e poi di andare chissà dove, mentre a maggio del 1995 mi trovai a giocare la finale di Uefa; il calcio poi è fatto anche di occasioni e combinazioni dove tutti i tasselli s’incastrano: la vinsi non solo giocando ma giocando da titolare, contro la Juve. Scala mi catechizzo al meglio e mi disse che dovevo marcare Paulo Sousa: avevo compiuto 20 anni da un mese, mi sembrava di toccare il cielo con un dito!”.

E la seconda Coppa Uefa?

La seconda fu bella ma c’erano un sacco di campioni, e poi nella finale entrai a gara in corso. Quell’anno abbiamo fatto anche meno di quello che potevamo realmente fare, quella squadra lì era composta da gente che dopo avrebbe vinto scudetti e mondiali. Non c’è stato neanche il tempo perché alla fine di quell’annata magica, dopo la conquista della Coppa Italia, a partire da me, andammo via in tanti e piano piano quello squadrone si sfaldò. L’Uefa certo fu un grande obiettivo internazionale, ma si poteva, vedendo le cose anche a distanza di anni, fare davvero qualcosa in più in campionato, visto il potenziale che avevamo in casa”.

Oggi il Parma non è più dentro quell’epopea favolosa, ma passo dopo passo sta ricostruendosi una storia. Come vedi la squadra e secondo te può vivere un girone di ritorno in B da protagonista?

Ma io sinceramente da “tifoso” del Parma me lo auguro, negli anni è sempre stata una realtà importante del nostro calcio quindi sarebbe bello tornasse presto in A. Certo, dopo i fallimenti non si sa mai quando puoi venirne fuori da certi campionati e tornare nel calcio che conta, anche gli attuali casi di Vicenza, Modena sono lì a testimoniare quanto sia davvero difficile. Parma è qualche gradino più su, ma ripeto, bisogna stare sempre molto vigili. La proprietà ora mi sembra solida, si sta lavorando bene, la politica è quella giusta, se non si riesce quest’anno, sarà solo questione di tempo”.

STEFANO FIOREStefano alla fine del campionato 98-99 lasciò il ducato. La sua avventura, da esterno alto a sinistra con licenza di brillare sulla trequarti, continuò poi con la maglia dell’Udinese, dove in calce ad una stagione da titolarissimo e condita dalla doppia cifra, volò ad Euro 2000. In Belgio ed Olanda fu un vero florilegio, regalando prestazioni, un gol ai padroni di casa del Belgio e soluzioni dalla cifra tecnica sempre molto elegante. Dopo Udine visse i colori della Lazio, squadra dove ha giocato di più, si ritagliò un’esperienza all’estero con la maglia del Valencia, tornò in Italia con Fiorentina, quindi passò al Toro, al Livorno, al Mantova per chiudere dove tutto era cominciato, nella sua Cosenza, proprio dove un giorno dell’estate del 1994, mentre l’Italia e gli italiani erano presi dal mondiale americano, arrivò il treno dei sogni, destinazione Parma, anzi Luna Parma Park. Luca Savarese

COLOSSI CROCIATI (1^ PUNTATA): TOMAS BROLIN (07.01.2018)

5 pensieri riguardo “COLOSSI CROCIATI di Luca Savarese / 2^ Puntata: A TU PER TU CON… STEFANO FIORE: “PARMA, LA MIA SECONDA FAMIGLIA”

  • 14 Gennaio 2018 in 10:43
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    Nel Parma manca un
    METRONOMO
    Uno che devrebbe dettare i tempi di gioco.
    Uno che dovrebbe dare quell’imprevedibilita’ che ora manca.
    Uno che dovrebbe prendere per mano la squadra
    Il nostro centricampo è
    TROPPO PREVEDIBILE
    Quando un centrocampista ha la palla
    si sa già a chi.la vuole dare e cosa vuole fare con la palla.
    Gli avversari lo sanno e con facilità lo bloccano.
    Vacca e’ il clone di Scozzarella
    Ci vuole un centrocampista e un centravanti da soldi
    Se non ce li abbiamo.
    Poco male.
    Ci rivedremo il prossimo anno
    ancora in B.

  • 14 Gennaio 2018 in 18:46
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    Lui e Fuser sono stati i miei “idoli nascosti”. Grandissimi e sottovalutati giocatori.

  • 14 Gennaio 2018 in 18:51
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    Spero checVacca siaun acquisto valido
    ma metteremmo la mano sul fuoco
    che Vacca sia meglio vdi Corapi.?
    Io ho preparato il fuoco.
    Aspetto gli stimatori di Vacca
    Il fuoco è acceso
    Se volete accomodarvi ma
    attenti….. al moncherino.

  • 14 Gennaio 2018 in 19:18
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    velenoso io ho visto giocare vacca moltissime partite,credimi è fortissimo. ti ricrederai presto

    • 14 Gennaio 2018 in 22:48
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      Bravo luca il lucano
      Hai fegato, non c’è che dire.
      Non temi il probabile moncherino.
      Quando sei disponibile avvisami
      che ccendero’ il braciere tutto per te.

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