INTERMEZZO LETTERARIO / LA DISTANZA di Luca Tegoni (11^ Puntata)
Luca Tegoni, apprezzato autore di StadioTardini.it, la scorsa estate ha pubblicato in proprio (www.lulu.com) un romanzo corto “La Distanza” che dal 6 Gennaio 2018, a puntate, ci accompagnerà ogni giorno, allo scoccare delle 12.
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Ecco l’undicesima puntata:
Il vecchio Rono non scrisse fine. Dopo la battaglia sospese il suo faticoso lavoro e si assentò dalla scrivania. Rimase rapito dagli innumerevoli segni e dagli intrecci di significati che il suo mondo, appeso ad una tenda, manifestava. Ogni minimo segno era comprensibile per lui ad occhio e lo associava girandosi di quarto, sul lato adiacente al primo, ad un altro segno, su di una riga parallela ma più in basso del precedente e così via in una lettura inesauribile di fatti e pensieri, di amore e odio, di stupidità e incrollabile speranza, ma sapeva che tutta questa conoscenza era una parte, una minima parte del tutto, che modifica gli eventi e il destino delle persone, che il destino ultimo era sconosciuto. Ad un certo punto sapeva che avrebbe perso il controllo delle storie. Un’entità che non controllava, ma che solo spostava su di un altro piano la vita degli uomini, avrebbe con naturalezza compiuto il passaggio che non si conosce, l’imprevedibile, lasciandosi alle spalle la determinazione del Kaos.
:- Fu una fatica unica e irripetibile guidare quella carica, sempre in tensione, la sciabola al cielo e lo sguardo impassibile. Che fatica fu non mostrare la paura. Che fatica sembrare pazzo o incosciente o eroe. Per guidare la carica. Quella carica che non venne. Travolti dagli uomini, ci siamo trovati con le spalle a terra, con i capelli negli occhi, la barba lunga, la divisa sporca, poche parole rancorose sputate con le labbra semichiuse e con la lama del nemico nel costato.
Affondata, tra le carni stanche e affamate dei miei poveri soldati. Mi vedo ancora là in piedi tra i morti a guidare quella maledetta carica che non venne. Adesso … adesso … fossi vivo … chissà …
Non so. Sento il peso di quella sciabola agitata verso il cielo. Per ore, anzi no, per anni. E questo mio ricordo ha una durata speciale, non misurabile. E chi mai potrà ascoltare questa mia povera ottusa voce pestilenziale all’olfatto? ma forse è solo la morte, quello stato dell’animo che non prevede risposte che va oltre e non cede, continua, in un immane inferno, un percorso trascendente iniziato, ora posso dirlo, senza la coscienza dell’atto né la comprensione della conseguenza. Una voce, la mia, che non serve se non per essere archiviata, laddove si spengono i miti e gli eccessi, e, probabilmente, per fare spazio , uno spazio cosmico, a chi ancora si confronta, vive e morirà.
Rono spezzò la punta della penna con la quale aveva terminato di scrivere. La spezzò di proposito con un gesto consueto ogni qualvolta terminava una storia. Una vita, anzi la storia di una vita, il suo racconto. Poteva continuare una vita dopo che terminava di raccontarla? Non per lui. Ma poteva continuare per un altro Rono. Non ne era consapevole ma lo auspicava. Rono vedeva una storia, un intreccio di accadimenti e di persone tramite un soggetto. Quando il ruolo del soggetto terminava all’interno di quella storia, di cui era stato anche origine, allora terminava il racconto. Non che Killgore fosse definitivamente morto, semplicemente non era più vivo. La penna spezzata finì in un cestino che sarebbe stato svuotato. Non conservava le penne spezzate, non teneva un cimitero delle penne spezzate. Non gli interessavano più, le buttava. Le vite erano raccontate per sempre. Erano lì davanti ai suoi occhi, in quella tenda che non aveva dimensioni evidenti. Rono si spostava con il circo ma non faceva parte del circo. Non faceva spettacoli, Rono scriveva. Raccontava la storia della vita delle persone e questo non era uno spettacolo. Non aveva paura. Guardava e vedeva le persone senza temere la loro sorte, semplicemente non poteva modificarla. Conosceva forse il destino di Nina e Ama? No, lo anticipava solo di un poco, ma non poteva cambiare ciò che vedeva.
Lo scrivere una storia non modifica la storia della vita raccontata. Con un’altra penna ricominciò a scrivere le storie di Nina e Ama.
Undicesimo Capitolo di dodici.
Domani Capitolo finale.
Ancora complimenti
un personaggio che non si può dimenticare e che si lascia interpretare da molti punti di vista…