CATTIVO CITTADINO di Gianni Barone / Ci vuole forza, grinta, cativeria e Sprite (spirito)…
(Gianni Barone) – Mi ero ripromesso di non farlo, visto che ormai, era sulla bocca e sulla penna di tutti, poi proprio nella settimana, che ha registrato il picco più basso del gradimento del cosiddetto calcio propositivo, culminato con l’esonero di Andreazzoli dall’Empoli, per manifesta inferiorità di risultati, non ho resistito alla tentazione di farlo. Cosa?, direte voi. Semplice parlare di calcio all’italiana, di contropiede, catenaccio, gioco di rimessa, e fare un po’ di ordine. Lo abbiamo sempre detto l’etichetta di catenacciaro, al giorno d’oggi, non fa piacere a nessuno, nemmeno a chi che con questo tipo di filosofia, adottata non sappiamo se per vocazione e se subita per necessità o peggio ancora usata obtorto collo, sta costruendo le sue fortune e quelle della sua squadra con risultati sorprendenti un po’ per tutti. E ci riferiamo al Parma, e a D’Aversa, che pur essendo, per scelta, sempre fedele al suo 4-3-3 sin dalle sue prime parole di presentazione quando la squadra era ancora in C, è riuscito in questa prima parte del campionato a calamitare l’attenzione dei media più
quotati, e di conseguenza anche delle penne più in vista, sul modo con cui riesce ad ottenere vittorie in trasferta contro avversari, sulla carta molto più forti, e reduci da momenti di forma esaltanti prima di affrontare i Crociati, tipo Genoa di qualche mese fa, e Torino di qualche giorno fa. Citiamo dalla Gazzetta dello SPORT, firma Andrea SCHIANCHI, titolo “Così il PARMA di D’Aversa rivaluta il made in Italy”,testo stralciato: – 3 vittorie in trasferta…. Solida difesa su un rapido contropiede: verticalizzazioni immediate, pochi fraseggi in mezzo la campo, niente titic-titoc (LIEDHOLM docet n.d.a). lo scopo del gioco è fare gol, ripete l’allenatore, e si deve arrivare il più velocemente possibile a servire gli attaccanti (sdong)”. E fin qui siamo tutti d’accordo a fotografare le imprese del PARMA: lo sarà un po’ meno D’AVERSA, visto che, il giorno prima, dopo la vittoria col Torino si era
lasciato andare, con qualche briciolo d’ironia e qualche brandello di compiacimento ad affermazioni che vanno in direzione opposta al senso di quanto affermato dal giornalista parmigiano delle rosea, del tipo “Quando vinci sei bravo, ci siamo costruiti delle situazioni importanti, soprattutto nella prima mezzora, attraverso il fraseggio (attenzione alle parole direbbe NANNI MORETTI di Palombella Rossa), e bravi poi a sfruttare alcune situazioni in velocità con GERVINHO e Biabiany, ma se guardiamo il gol di INGLESE, credo che sia stato il frutto di un’azione di qualità”. Allora ma questo fraseggio c’è o non c’è? C’è mai stato come dice Schianchi o c’è o ci sarà come afferma con nitore D’AVERSA ? Si tratta di calcio di qualità o no ? E o no? Per chi vuol sapere se si è divertito o meno, poco importa chi ha ragione, ma per chi ci vuole andare in fondo e per chi crede che sia
meglio, per noi italiani, giocare in certo modo piuttosto che un altro, la cosa importa eccome. Schianchi lo sappiamo, è simpatizzante di una scuola di pensiero un poco sacchiana, e molto guardiolista e ulteriormente sarriana, il tecnico del PARMA, sulla carta anche lui, ha sempre professato, di esserlo, anche se poi nei fatti, oggettivamente, ha dovuto, per necessità, come detto, adattarsi a principi legati ad un tradizione, che sembrava tramontata, e forse non lo sarà mai. Quindi hanno ragione tutti, come al solito, e non ha ragione nessuno. Però noi, che abbiamo sempre sostenuto la bontà del calcio all’italiana senza mai nasconderci, possiamo candidamente affermare che aveva ragione, anche se con tempi diversi, e con toni da aggiornare, sempre rispetto ai tempi, Gianni BRERA, che tutti citano giornalisticamente per la prosa e neologismi da lui coniati, che popolano, anzi affollano, le cronache sportive, e non solo, di oggi, quando da teorico del catenaccio, in opposizione alla scuola napoletana dei vari GHIRELLI e PALUMBO, che sosteneva con forza il contrario, affermava che “L’italiani non erano all’altezza degli altri popoli, e che di
conseguenza non potevano impostare un calcio sistematicamente offensivo, per 90 minuti, che occorreva giocare d’astuzia economizzando le energie utilizzando tattiche di opportunità”. Ecco il punto che unisce tutti l’opportunità di questo tipo di mentalità, filosofia, pensiero, chiamatelo come volete, che rimane sempre attuale, e che è nato nella notte dei tempi calcistici, si parla addirittura del 1938, al Campionato del Mondo, quando la nazionale elvetica allenata da RAPPAN, che lo aveva già sperimentato, prima, nel suo club il Servette, aveva proposto, quella che era, inizialmente, un variante prudenziale e difensiva del Sistema, allora imperante in tutto il continente. Veniva chiamato alla francese “verrou”, che tradotto ci porta al termine di catenaccio ancora usato, e sinonimo di calcio giocato di rimessa, in contropiede, neologismo ideato appunto da Brera, poi trasformato in
ripartenza con l’avvento del modulo a zona, anche da noi. Fin qui la storia che ritorna, che non avremmo voluto riportare, per evitare di essere ossessionanti e noiosi, però l’attualità ci porta sempre su quella strada che ebbe, da noi, Brera come teorico, e gli indimenticati Gipo Viani e Nereo Rocco, già nei primi anni 50, come tenaci sperimentatori nonché come strenui sostenitori. La scuola italiana non è morta, dice SCHIANCHI, ma non solo lui lo afferma, perché è semplicità che dovrebbe essere insegnata nelle scuole calcio, le quali dovrebbero essere meno legate all’accademia e più allo spirito, (di qui il riferimento del titolo alla sprite bibita gassata molto gradita ai giovani o quasi) del cortile, dell’oratorio in cui si predicava, al limite della blasfemia, parallelamente alle orazioni, la forza (i muscoli attuali) la grinta e la cativeria, come urlato, dall’altra parte della strada, dai santoni di periferia, ripetutamente citati su queste colonne, e come ripreso anche dal nuovo Presidente tifoso del PARMA, Pietro PIZZAROTTI, al quale tutti hanno voluto dedicare
gol e vittoria. Il quale Presidente, oltre a predicare orgoglio, spirito di appartenenza, umiltà, passione ed entusiasmo, ha voluto ribadire che si cerca, per il futuro, di individuare, per la presidenza, una specifica identità imprenditoriale calcistica. Su quest’ultimo argomento sarebbe meglio che se ne parlasse, molto più in là, in quanto la figura del Presidente tifoso, vicino alla squadra, amato dai tifosi, dai giocatori e dall’ambiente tutto, piace e riscuote il generale gradimento, quindi al momento, azzeccata e utilissima alla causa, e valido supporto per chi lavora, sul campo, per il raggiungimento degli obiettivi. E poi diciamocelo, visto il panorama calcistico attuale dei vari presidenti di serie A, chi è che veramente un vero imprenditore di calcio, tra tutti? Io non saprei individuare nessuno. Voi? Intanto godiamoci, si fa per dire, in attesa del prossimo impegno col SASSUOLO di De Zerbi, altra squadra in salute, uno degli ultimi baluardi del calcio propositivo
sopravvissuto agli ultimi esoneri o dimissioni, la nazionale di MANCINI, che con le convocazioni continua a prendere in giro chi si sta veramente impegnando in campionato, chiamando giovani dalla B, ancora immaturi, o sconosciuti elementi che giocano all’estero, ultima invenzione Vincenzo Grifo, ma chi è ? Per tacere poi di elementi che non giocano mai come Rugani, che ALLEGRI non schiera titolare neanche contro il Roccacannuccia, perché forse non si fida, in luogo che so, di un Gagliolo, che tornato nel ruolo di terzino sinistro, ha letteralmente incantato, allo Stadio Grande Torino, con assist perfetti e gradi conclusioni, ma rimane fuori dall’ottica del presupponete e snob Commissario Tecnico, che per evitare brutte figure future, come capitato al suo predecessore già dimissionario al Chievo, farebbe bene a ripassarsi la lezione del calcio all’italiana, ora tanto celebrata un po’ da tutti. Quando si vince si è tutti bravi a scrivere bene, anche di cose non piacciono. Gianni Barone
Bello tutto l’articolo, ci sta la stilettata finale perchè se egoisticamente fa comodo che i nostri giocatori possano riposare un po, per i ragazzi stessi dispiace che non abbiano avuto la soddisfazione della chiamata. Parlo non solo di gagliolo ma anche di inglese e barillà. teniamo presente che ultimamente in azzurro abbiamo visto biraghi gagliardini etc. Poi vabbè per me inglese è proprio uno scandalo, un attaccante forte e completo ma si preferisce assecondare la fantasia di tiqui taka o affini quando la realtà è che prendiamo gol da tutti
Ieri all’ora del vespro mi sono recato presso lo store dell’Ennio per alcuni acquisti. Ovviamente non frega nulla a nessuno, ma volevo fare alcune brevi considerazioni che avevo già maturato nelle altre mie visite prima/dopo le partite o durante la settimana. Negozio ok, personale ok e sempre gentilissimo, prodotti ok (bellissima l’idea della sciarpona gialloblu vintage che sembra fatta al ferro dalla nonna). Venendo ai punti negativi lo store manca totalmente di insegne, di indicazioni che permettano a chi si trova fuori dallo stadio (nei giorni senza le partite) e non lo conosce di trovarlo agevolmente e sopratto c’era un buio pesto dal cancello al negozio. Ieri sera tre turisti inglesi erano nel piazzale davanti al cancello spaesati e non sapevano dove entrare e dove e se ci fosse un negozio. Ed è un vero peccato non valorizzarlo come merita. Immagino che essendo l’Ennio ancora e purtroppo nelle mani di quel tizio col maglione ex impiegato di banca che lavora sopra i portici del grano e che si è accorto che il Parma esiste quando ha ricevuto Manenti, i margini di intervento siano limitati. Immagino anche che il cinese controllasse le lampadine e ordinasse su amazon quelle da un euro con l’ordine di accenderle solo alla bisogna però…adesso che il micragonoso orientale si è levato dai piedi valorizziamo le eccellenze.
Col flusso di turisiti che c’è in città è un peccato che non si trovi lo store e che qualcuno scapussi parchè a ghe mia nà lusa. P.S. hanno visto il cinese vendere le maglie crociate tarocche nel chinese store vicino al casello.
Inglese & C in Nazionale? Mo noooo. Lasciamo pur lì, volete che ce li rompano in un imperdibile Italia-Lituania o similari?
Teniamoceli stretti e siamo felici della mancata chiamata in Nazionale, se sono bravi che ci vadano quando giocano già da altre parti.
Sono egoista? Forse, ma anche un certo Fabio Capello la pensava così. E prima delle partite dell’Italia guarda a caso i suoi giocatori si rompevano… salvo essere freschissimi la partita dopo in Campionato.
Bravo Gaio 1974
Parma first
Capisco che é importante per i giocatori il nazionale..
pero … piú problemi fisici no,,,,
Energia…Fame…,tutto per Parma…
Con D’AversA,,,,,
Forsa Paerma
Fichi, mi fai morire Davide …
almeno rido un pò…
ma dove le trovi fuori ?
…
Cosa Grifo più di Inglese? Ma d’altronde si sa che Mancini fa le convocazioni in base alle simpatie personali.
Forse Grifo più di Inglese ha che gioca in un altro ruolo…