THE SUMMER IS MAGIC FEAT RICCARDO CUCCHI / QUANDO ENRICO AMERI CI PORTO’ SULLA LUNA. IL RACCONTO DELLA CONQUISTA ATTRAVERSO LA RADIO

ricardo cucchi e luca savarese san siro(Luca Savarese) – 20 Luglio 1969, l’uomo mette piede sulla luna. 20 luglio 2019, 50 anni dopo, ecco celebrazioni, feste ad hoc, revival da tutto il mondo. Tante le curiosità attorno a quell’exploit, come quella che vide diverse sarte ingaggiate per intrecciare con minuzia, uno ad uno, tutti i cavi e realizzare, dopo 8 settimane di lavoro, la memoria di 73 kilobytes, quanto una mail di oggi. Innumerevoli i ricordi. StadioTardini.it ha sorseggiato quelli di Riccardo Cucchi, la voce principe di Tutto il Calcio dal 1996 al 2017, amico di queste colonne, che spesso ne hanno catturato alcuni momenti del suo meraviglioso viaggio radiofonico. Nel 1969 era un enrico ameri lunaragazzo di sedici anni mentre Enrico Ameri, su Radio Rai, ci mandava in orbita. Lui, lo avrebbe fatto alcuni anni dopo, dalle stesse frequenze, con lo stesso microfono. Quando si ha la fortuna di sentirlo, come ha avuto il sottoscritto (questa è la terza fortuna) riplasma il passato, accarezza il presenta, fa intravvedere il futuro. I latini dicevano intuslegere, cioè leggere dentro, da dove deriva intelligenza. Forse, lungimiranti, già pensavano a Riccardo Cucchi…

Dov’era e come visse l’allunaggio quel 20 luglio 1969 Riccardo Cucchi? Se non sbaglio sedicenne…

Esattamente. Ero a casa, assieme alla mia famiglia a seguire quella notte magica, con la tv accesa ma inevitabilmente, con la radio attaccata all’orecchio”.

Tito Stagno alla tv, ma alla radio, grazie al filo diretto Roma-Cape Kennedy, ci fu accanto alle voci di Luca Liguori, Danilo Colombo e Francesco Mattioli il racconto di Enrico Ameri. Forse solo il ritmo vorticoso di Ameri, che molti paragonavano ad un treno, era adatto per seguire quel razzo epocale?

Si molti ricordano Tito Stagno e la sua epica telecronaca alla tv, forse in pochi sanno, che in quella notte c’era anche un’altra voce, altrettanto autorevole, altrettanto straordinaria, quella di Enrico Ameri che raccontò quell’impresa alla radio. Non solo: in pochi sanno anche un’altra cosa, Enrico Ameri, oltre ad essere un grandissimo narratore di calcio, era anche appassionatissimo di astronomia, dello spazio, dei racconti di fantascienza, interessato a tutto ciò che girava attorno al mito della conquista dello spazio. Chi meglio di lui poteva e doveva raccontare quell’evento? Consiglio di andare a riascoltare, magari a chi non li ha ancora gustati, quegli audio storici, spulciando tra Youtube…spezzoni davvero importanti, dove si può apprezzare il ritmo incredibile, che Ameri ci aveva abituato ad imprimere alle radiocronache di calcio, trasferito, in modo straordinario, nel lancio prima e nell’allunaggio poi”.

Nel calcio di casa nostra, la Fiorentina aveva vinto qualche mese prima il suo secondo scudetto, l’anno dopo il Cagliari si sarebbe laureato campione d’Italia per la prima volta.

Insomma, sbarcarono sulla luna tricolore due missili comunemente messi a tacere dai soliti siluri..

Era un’altra Italia, l’ho vissuta pienamente, dove la radio vinceva ancora sulla tv. Specialmente alla domenica per avere notizie da dentro il campo, dall’interno, c’era solo “Tutto il calcio”, che aveva appena nove anni, visto che fu varato il 10 gennaio del 1960. Era un’ Italia diversa da oggi, anche il calcio era più romantico, non migliore, ora con questo non voglio essere passatista, bisogna sempre custodire il passato, leggere il presente e guardare avanti, senza nostalgie, ma certamente, era un calcio più romantico, meno visibile, dove era più facile saper sognare, non c’era la quantità enorme di immagini che oggi ci accompagna, non c’era la possibilità di vedere tutto,il calcio qualche volta si faceva ascoltare, non si vedeva tutto, riuscivamo a decifrare qualcosa all’ interno di qualche stadio, il resto del mondo calcistico arrivava attraverso un’eco lontana, grazie a riviste prestigiose, come il Guerin Sportivo, che ci portava quello che non eravamo riusciti a sentire o a vedere. Questa “scarsa informazione” aiutava molto la nostra fantasia. Tutto sommato, alcuni miti del calcio sono diventati tali perché li sognavamo, li immaginavamo, anzi che vederli e toccarli come accade oggi”.

Anche Riccardo Cucchi, con la sua voce, ci ha portato diverse volte in orbita, una su tutte quel quarto titolo mondiale , quando con l’astronauta della sorpresa Fabio Grosso, scoprimmo una luna di Berlino tutta italiana…

Il primo ad andare in orbita sono stato io, tradendo alcune regole auliche che mi avevano accompagnato fino a lì, ho esagerato magari nell’urlo, credo che si possa comprendere, ricordo anche quella tempesta emotiva che mi aveva travolto in quella notte di Berlino e cosa mi trasferì quel pallone calciato da Grosso dagli undici metri finito in fondo alla rete, mi trasferì un’emozione straordinaria alla quale non ho saputo resistere, alla quale ho ceduto ma assieme a me tutti coloro che hanno seguito la partita. Ho sempre pensato che quella rincorsa di Grosso, l’abbiamo fatta tutti insieme, tutti l’abbiamo prima guardato poi spinto in rete quel pallone, tutti abbiamo gridato come lui, me compreso”

Un piccolo passo per un uomo, un grande passo per l’umanità. Il fratello di Neil Armstrong, rivelò che il cosmonauta avrebbe pensato a questa frase qualche tempo prima, durante una partita di Risiko. I passi radiofonici nonostante i grandi passi dei satelliti televisivi, riescono ancora ad andare e a mandare sulla luna?

Io credo di si, sono fiducioso malgrado la forte evoluzione che ha subito e che subirà ( prepariamoci ad un cambiamento epocale, scopriremo presto cosa accadrà) il calcio resta quel gioco che alimenta la nostra passione, la fortuna del calcio è proprio quella di far vivere a ciascuno di noi la propria passione, chi lo ama il calcio, lo segue, accende la radio, fa abbonamenti, finché ci sarà questo amore, il calcio sopravviverà, laddove non ci sarà più passione, il rischio, sarebbe davvero molto elevato. Consentimi un’ ultima battuta, tu hai citato la frase di Armstrong, ecco quel momento, io quella sera alle 22.10, quando tutti eravamo concentrati su quell’evento, pensavo, dentro di me, che forse stavamo violando la luna, stavamo cioè commettendo un atto irriverente verso la luna. Del resto, ci vogliono intelligenza, occhi per vedere, corpi fisicamente capaci di capire la realtà affinché la realtà, da mito, si trasformi in verità. La luna prima di allora era mito, mistero, leggenda, addirittura divinità. Quegli straordinari astronauti che ci hanno fatto vivere quell’emozione, ci hanno riconsegnato la verità della luna, questo, credo, sia stato il grande successo di quella missione”. Luca Savarese

ARTICOLI E CONTRIBUTI MULTIMEDIALI CORRELATI

MILTO 5, UN TIFOSO CHE VIENE DA LONTANO… (FOTO)

ATTRAZIONE / MILTO 5, IL CROCIATO SPAZIALE, A DISPOSIZIONE DEI PICCOLI TIFOSI DEL PARMA E DELLE FAMIGLIE PER FOTO DAVANTI ALL’INGRESSO DEL MUSEO PRIMA DELLA GARA COL FORLÌ. E POI IL SALUTO SUL CAMPO…

MILTO 5, LA PASSEGGIATA SPAZIALE SUL PRATO DEL TARDINI E LE FOTO COI TIFOSI – Video e foto

ALLA SCOPERTA DI RADIOGOL, IL NUOVO LIBRO DI RICCARDO CUCCHI: “UN VIAGGIO TRA LE MIE EMOZIONI ALLA RADIO. LA MIA STORIA E’ PASSATA ANCHE ATTRAVERSO PARMA E IL TARDINI CHE RICORDO CON SIMPATIA, AFFETTO E PASSIONE”

TUTTO L’ULTIMO CUCCHI, MINUTO PER MINUTO. CRONACA DI UN POMERIGGIO A SAN SIRO SULLE TRACCE DI UN MITO, di Luca Savarese

3 pensieri riguardo “THE SUMMER IS MAGIC FEAT RICCARDO CUCCHI / QUANDO ENRICO AMERI CI PORTO’ SULLA LUNA. IL RACCONTO DELLA CONQUISTA ATTRAVERSO LA RADIO

  • 21 Luglio 2019 in 11:44
    Permalink

    Grazie a Luca Savarese, che ci ha fatto scoprire, attraverso il suo interessante articolo, il commento del grande Ameri riguardo l’emozionante allunaggio di 50 anni fa!
    E grazie ai ricordi del mitico Cucchi, che ci ha riportato indietro all’Italia di quel tempo!

    Maria Teresa

  • 21 Luglio 2019 in 14:02
    Permalink

    Come sempre, bella intervista http://www.stadiotardini.it/emoticons/wpml_good.gif

  • 21 Luglio 2019 in 20:09
    Permalink

    The summer IS magic feat sembra la frase pronunciata da Armstrong

I commenti sono chiusi.