IL COLUMNIST, di Luca Russo / L’ESAGERAZIONISMO E’ SEMPRE IN AGGUATO
(Luca Russo) – Non dorme mai, è sempre in agguato. L’esagerazionismo, di cui ho scritto l’altro giorno, ha colpito ancora. Stavolta declinato con accento e toni europei. E così chi tra ieri e oggi si è potuto concedere il lusso di leggere i quotidiani sportivi, ha appreso che il martedì e il mercoledì di Champions League delle italiane merita di essere archiviato alla voce imprese. Impresa è stata quella della Juventus di Cristiano Ronaldo (e di Dybala, e di Higuain, e di Pjanic, e di De Ligt, e di tanta altra grazia) che allo Stadium ha saputo rimontare nientemeno che la temibilissima Lokomotiv Mosca, non prima però di aver vissuto 40 minuti con la scimmietta dell’eliminazione precoce su una spalla e quella della retrocessione in Europa League sull’altra. Impresa pure da parte dell’Atalanta del nuovo Guardiola che contro il City allenato dal Guardiola vero è riuscita a: passare in vantaggio, restare in partita per mezzora scarsa e alla fine perdere solo per 5-1. Non male per una squadra in grado di esprimere un calcio stellare (cit.) che in Serie A miete vittime illustri di domenica in domenica. Si è trattato di impresone anche in casa Inter e Napoli. I nerazzurri guidati dal guaritore Conte sono riusciti ad addomesticare un Borussia Dortmund rimasto orfano del suo reparto d’attacco e da tempo alle prese con seri problemi di spogliatoio dovuti alla gestione non esattamente efficace del tecnico Favre: una roba che in un ipotetico confronto sfidare il Borussia di Klopp sarebbe stata una passeggiata di salute. Gli azzurri di Ancelotti hanno regolato un Salisburgo che in campo internazionale vanta una bacheca che nemmeno il Milan di Sacchi: le finali di Coppa Uefa 1993/1994 (persa proprio contro l’Inter), Coppa Intertoto 1998 e Mitropa Cup 1970/1971 e la semifinale di Europa League 2017/2018. Non lasciatevi ingannare dal 2-3 finale giunto al termine di un match in cui i partenopei sono stati presi ripetutamente a schiaffi e a pallonate dagli austriaci: è stato il modo per tenere viva una partita che altrimenti, in caso di goleada di Lozano e soci, rischiava di risultare assai noiosa. Ironie a parte, mi intristisce, e parecchio, la narrazione ormai da propaganda che la stampa italiana offre del calcio italiano. Mancano giudizi equilibrati perché manca la voglia di contestualizzare, ovvero di fare la tara agli avversari e alle competizioni cui si assiste. A proposito di tristezza, mi immalinconisce pure vedere come si sia ridotta la coppa dei campioni, che dal mio punto di vista ha smesso di essere Coppa dei Campioni (l’uso delle minuscole e delle maiuscole non è casuale), ossia una manifestazione seria e credibile, nel 1997, e cioè da quando si è aperta alle formazioni non campioni. Aveva molto più senso e fascino prima – quando anche una Steaua Bucarest e una Stella Rossa (rappresentanti di campionati “minori” ma allora tecnicamente all’altezza delle big del continente) potevano vincerla – che non ora che è una rassegna aperta a tanti ma che alla fine viene vinta sempre da uno dei soliti e pochi club ricchi. Che, a voler dirla tutta, si sono arricchiti sempre di più proprio perché la formula dell’attuale Champions garantisce la presenza sistematica (e i relativi premi in denaro) delle formazioni non campioni dei grandi campionati a scapito di quella dei campioni nazionali dei tornei di secondo piano. Basti pensare che ben 19 dei 32 club che partecipano all’edizione in corso arrivano da Inghilterra, Spagna, Italia, Germania e Francia, indipendentemente dal fatto che abbiano vinto o meno il titolo nazionale; al resto d’Europa spettano solo le briciole, e poco importa che i campioni di Scozia, Norvegia, Romania e Svizzera non ci siano. Meriti sportivi relegati in panchina in nome del business. Fascino, poesia e romanticismo calciati in tribuna per fare spazio al denaro. E allora chissà quando ci ricapiterà di vedere la Sampdoria col tricolore sul petto e il Barcellona campione di Spagna contendersi la coppa dalle grandi orecchie. Come accadde all’alba dell’estate del 1992. Luca Russo
Conte come diceva mia nonna può pisciare a letto e giornalai italiani direbbero che ha sudato. Gasperini a livello umano è unanimemente considerato un isterico rancoroso basta vedere le sceneggiate di domenica. Il fatto è che adesso va di moda la Dea e bisogna tener su l’Inter per fare una parvenza di campionato.
Scusami Russo, ma oggettivamente prima del sorteggio l’Inter era data come terza favorita dietro Barcellona e Dortmund. Solo la Juve ce l’ha avuta facile e quindi non si può parlare di impresa nel battere il Lokomotiv Mosca.
Non sapevo che Genk e Salisburgo, per il Napoli, e Shakhtar e Dinamo Zagabria, per l’Atalanta, fossero ostacoli insormontabili per il calcio stellare delle nostre italiane. In più se hai Conte, lo Slavia Praga e un Borussia Dortmund nemmeno lontano parente di quello di Klopp non possono spaventare, specie se hai preso talenti indiscutibili quali Barella, Sensi, Lukaku e via dicendo…
Faggiano a gennaio potrebbe prendere Cicirotto dicono che sia ai box per problemi muscolari anche se fuori rosa.