60 ANNI MINUTO PER MINUTO: TUTTO IL CALCIO… LETTERA PER LETTERA

Tutto il calcio minuto per minuto

(Luca Savarese) – Si spengono oggi 60 candeline sulla torta di Tutto il calcio minuto per minuto, trasmissione nata dalle idee di Guglielmo GDMoretti, Sergio Zavoli, a cui si deve l’espressione “minuto per minuto” e Roberto Bortoluzzi e che vide il suo incipit Domenica 10 Gennaio 1960. Proviamo, con l’aiuto dell’alfabeto, a ripercorrere momenti e personaggi di un gustosissimo giochino radiofonico

Ameri. Ad Enrico Ameri, lucchese di nascita, tifoso genoano, che imitava da piccolo Nicolò Carosio, inserendo la sua voce dentro una pentola di fagioli per creare magici effetti dal sapore radiofonico, il 10 gennaio 1960, spettava il secondo campo, lo stadio Renato Dall’Ara di Bologna, da dove raccontò Bologna – Napoli.

Boscione. Andrea Boscione, voce torinese, figura tra i pionieri di quel primo e quasi mitico giorno di scuola della trasmissione. A lui il compito di notificare allo studio centrale quello che succedeva ad Alessandria, dove, allo stadio Moccagatta, si affrontavano Alessandria e Padova.

Carosio. Sembra fatto apposta, chissà che non fosse un accorgimento alfabetico studiato a tavolino da quella primigenia redazione ma sta di fatto che in quel pomeriggio dove partiva il sogno a portata di transistor, le prime tre lettere dell’alfabeto, seppur non in ordine, furono convocate. Nicolò Carosio, il magister palermitano, che aveva la mamma inglesi e che pendeva dalle labbra di Herbert Chapman, inventore del sistema e degli spicchi neri sul pallone bianco, che una volta smesso l’abito del calciatore e dell’allenatore prese un microfono e cominciò a dedicarsi al calcio alla radio nelle terre d’Albione della Bbc, non fu sinceramente molto contento della creazione di un programma corale come “Tutto il calcio”. Lui, solista per vocazione, amava narrare, anche per intere ore, le gare. Il fatto di dover dare la linea a qualcun altro ne limitava un pochino il suo enorme potere immaginifico. Per l’esordio, chi se non a lui, toccava il campo principale? Stadio San Siro, di scena ci sono il Milan e la Juventus ed ai microfoni, in quel primo giro di giostra, c’è lui.

Dotto. Emanuele si nasce, Dotto si diventa. Con una curiositas quasi da fare invidia a quella del latino Apuleio. Emanuele, osserva, fa suo, rielabora e, pasticcere della parola, la confeziona in eleganti vassoi di assoluta godibilità. Genovese di nascita, dopo l’esperienza al “Corriere mercantile” giornale che usciva il pomeriggio, eccolo entrare, nel gennaio del 1982 nelle opere e nei giorni di “Tutto il calcio”. E’ uscito dal romanzo la scorsa primavera, accomiatandosi dagli ascoltatori, ferialmente, sulle strade del Giro d’Italia. La sua pedalata vocale, autorevole ed al contempo carezzevole, ci manca.

Everardo. Dalla noce. Appassionato cuore spallino, cronista distaccato. Prima di diventare un grande esperto di borsa, la borsa, la portava sulle spalle per seguire le traiettorie di un pallone. E’ sua la radiocronaca di Milan – Bologna, 6 maggio 1979, matematica conquista dello scudetto della stella per il Milan ed ultima recita rossonera di Gianni Rivera. Mica poco.

Ferretti. Di padre, Mario, in figlio, Claudio. Al primo si deve il conio della dicitura “Un uomo solo al comando, la sua maglia è biancazzurra, il suo nome, è Fausto Coppi” fatta vivere dal suo microfono a milioni di orecchie durante la Cuneo – Pinerolo, giro d’Italia 1949. Poi, ecco il pargolo, Claudio, che faceva parte della formazione dei titolarissimi negli anni d’oro della trasmissione, il quarto campo, dopo Ameri, Ciotti e Provenzali, era il suo.

Grassia. Filippo, nato ad Ancona, discreto e distaccato. Dopo una vita passata sulla carta stampata, sì reinventa moviolista alla radio dagli studi milanesi. E con una sinestesia degna del miglior Montale, riesce a fare ascoltare una delle cose che di solito si vede, come la vivisezione delle immagini arbitrali incriminate. Il suo “visto alla radio” è uno spazio seguitissimo e sempre puntuale sulle magagne e sui successi degli arbitri.

Ho appena. “Scusa Provenzali, solo per dire che quella che ho appena tentato di concludere e’ stata la mia ultima radiocronaca per la Rai. Un grazie affettuoso a tutti gli ascoltatori, mi mancheranno “. Asciuttezza, brevitas, eleganza. Così parlò Sandro Ciotti, al termine del suo ultimo racconto, Cagliari – Parma, 2 a 0 per gli isolani, il 12 maggio del 1996. Romano, il cui padrino di battesimo era, niente poco di meno che il poeta Trilussa, tifoso laziale, una casa in viale della Libertà, poliedrico più di Ulisse. Non solo calcio ma anche musica, fine pianista, al seguito di innumerevoli Festival della canzone Italiana, conduttore televisivo, scrittore e regista, il solo giornalista che Johan Cruyff volle per mettere in piedi un film su di lui. Insomma, tanta roba Sandro!

Icardi. Rino, uno dei maestri di molti che hanno intrapreso questo mestiere, formatore per esempio di Gianfranco Coppola. Una delle sue regole d’oro era questa: preparare 100 cose sulla partita in questione, da snocciolare via via, con parsimonia e naturalezza, senza risultare artificiosi.

Luzi. Ezio, voce amica di domeniche a cavallo tra anni 70 ed 80, se la serie B oggi ha una grande dignità ed è un brand che attira, lo si deve anche a lui, che la serie cadetta, ce l’ha fatta scoprire, raccontandoci sogni e pianti di piazze lontane dall’aula magna del futebol. Rimaneva stizzito quando, a fine campionato, i colleghi della serie A, commentavano le retrocessioni in B, quasi fossero una maledizione. La B era per lui una grande occasione, è stata, per molti anni, la sua casa.

Moretti. Guglielmo, forlivese, un liceo classico Morgagni in bacheca. Inventor, con Bortoluzzi e Zavoli, di questa strenna delle meraviglie. Lavorando in Francia, si accorse che lì c’era un programma che recava lo sport agli ascoltatori: rugby a 15, basket, persino il gioco delle bocce, senza la paura d’incombere in strafalcioni, sì portava sulle tavole degli appassionati un piatto unico e molto ricco di gusto ed immediatezza. La ricetta gli piacque, la propose in Italia, trovò in Bortoluzzi e Zavoli, due validi alleati. Sì, Tutto il calcio, fu concepita oltralpe.

Nel periodo non collegato. Quante volte abbiamo sentito questo sintagma grattarci i lobi delle orecchie. Annuncio in differita di pochi minuti, di quello che era accaduto su un campo, mentre la diretta verteva su un altro. Ogni tanto era accaduto di tutto, a volte calma piatta. Ma anche questa alternanza, tra cime e pianure, è uno degli ingredienti che rendono il tutto più saporito.

Onde. Quelle radio, la carreggiata, ancora percorribile, sulla quale ha viaggiato e viaggia “Tutto il calcio”. Ma anche metaforicamente, quelle cavalcate, surfista talentuoso, dell’oceano della nostra fantasia.

Piedone. Soprannome di Pedro Manfredini, puntero argentino. Detto Piedone dopo che un fotografò fece uno scatto al suo piede appena sceso da un aereo, dall’effetto sembrava grande, anche se in realtà il nostro aveva solo il 43. Un suo gol, quando vestiva la maglia della Roma, nel corso di un Inter – Roma, il 31 dicembre del 1961, bastò ad Enrico Ameri per cambiare gli iniziali canoni della rubrica, che ab origine, non prevedeva l’interruzione. Il gol di Piedone servì ad Enrico per iniziare una fortunata rivoluzione copernicana: al centro ci sarebbero stati i campi, certo, ma attorno, come terra calda ed itinerante, le varie interruzioni, croce o delizia, a seconda dei campanili, per gli ascoltatori.

Quoziente immaginifico. Quello che ha solleticato e che solletica il format. Ieri senza il calcio videns odierno Tutto il calcio era il solo tinello dove far accomodare quella parte del cervello capace di creare e plasmare immagini. Ma anche oggi, dove ci propinano partite da ogni angolo della tv, ascoltarle, lasciare cioè che qualcuno ce le racconti, senza che ne abbiamo il possesso della visione, resta un modo, caleidoscopico, di seguire il calcio.

Riccardo. Cucchi, dal 1996 al 2017 prima voce della trasmissione. Ci ha raccontato episodi apparentemente ordinari, come l’esordio di Gigi Buffon in serie A, nel 1995, nella filigrana di un Parma – Milan, così come ci ha portato alle orecchie vette straordinarie come la sequenza dei rigori, culminata con la rete di Fabio Grosso, che ci hanno visto conquistare a Berlino, il 9 luglio 2006, il quarto titolo mondiale.

Studio centrale, la sala dei bottoni di Tutto il calcio. Capitanata da quel 10 gennaio fino al 1987 da Roberto Bortoluzzi, semplicemente un signore, persona tutta d’un pezzo ma guai a prenderlo in giro quando il suo Napoli perdeva… che con fogli e foglietttini sotto braccio, correva da un corridoio all’altro della sede Rai di Corso Sempione a Milano, il cui palazzo aveva ideato l’ingegner Bortoluzzi, suo padre. Si, la prima sede di Tutto il calcio, fu milanese. Poi venne Massimo De Luca che guidò le operazioni dal 1987 al 1992. Qui la tolda della nobile nave passò nelle mani esperte di Alfredo Provenzali, genovese, che con gran fierezza ne fu rettore dal 1992 al 2012. Ah come amava quel mare e come sapeva capirne segreti e scovarne rotte. Così ebbe infatti a dire quando, il 31 agosto del 2008, sembrava che il programma non andasse in onda per le vicende relative ai diritti della Serie A:” Tutto il calcio, la trasmissione radiofonica che nel mare procelloso dei diritti ha saputo tenere alta e tesa la bandiera dei doveri”. Parole, da comandante. Attualmente il timone è, dal 2012, anno della scomparsa di Alfredo, nelle mani, sempre molto attente, di Filippo Corsini.

Ma anche S di Stadi. I teatri dei vari attori di “Tutto il calcio”. Con cabine o senza, tra fili, cavi e tecnici, pacchetti di sigarette e plichi di fogli zeppi di nomi, ecco le cuffie, che appena si accendono, riattivano l’antica e sempre nuova magia.

Tutto il calcio, 10 gennaio 1960, 10 gennaio 2020. Sessanta primavere, un signore ancora ruspante, una donna ancora ammaliante. Ma anche T dei The Tijuana Brass, il gruppo californiano che con il trombettista Herb Alpert, incise nel 1965, A taste of honey, sigla e compagna di viaggio immancabile.

Ultimo giro di valzer, in diverse circostanze l’ultimo atto delle varie voci, ha coinciso con la loro ultima radiocronaca. Come nel sopracitato ultimo giorno di scuola, cagliaritano, di Sandro Ciotti. Come non ricordare l’ultimo giro di valzer di Tonino Raffa, avvenuto nei banchi della tribuna stampa dello stadio Tardini di Parma, in cabina, dove raccontò, l’11 maggio 2011 Parma–Juve 1 a 0 per i Crociati con rete di Giovinco. Ha fatto invece il giro del web il commosso commiato di Ugo Russo, che il 12 ottobre del 2014, si congedò dai microfoni alla fine di un Livorno–Trapani. A San Siro, sponda nerazzurra, ancora si ricordano il canto del cigno di Riccardo Cucchi, datato 12 febbraio 2017, Inter – Empoli. Ecco l’ultimo giro di valzer, che dice, più di mille radiocronache, la cifra dei radiocronisti.

Verità. Quella, che guardandola e fotografandola, en plein air, dai campi, con la loro voce, la lunga schiera di firme radiofoniche ci ha consegnata e che abbiamo ricevuta, mentre eravamo in macchina, a casa sul divano, al cinema o stavamo semplicemente camminando per il centro città. Se oggi si festeggiano i 60 anni, è perché, alla nuda e cruda verità dei fatti del campo, regina sovrana del racconto, Tutto il calcio, non ha mai voluto e saputo rinunciare.

Zavoli, Sergio, ravennate, classe 1923, l’unico superstite dei tre fondatori di questo gioiellino. Alcuni Anni fa, invitato a parlare del calcio di oggi, così argomentò: “Certo non è più un pianeta ideale ma nemmeno la fine del gioco più bello del mondo, che anzi si annida, resiste e cresce”. Forse, proprio come “Tutto il calcio minuto per minuto”. Luica Savarese

2 pensieri riguardo “60 ANNI MINUTO PER MINUTO: TUTTO IL CALCIO… LETTERA PER LETTERA

  • 10 Gennaio 2020 in 17:17
    Permalink

    Buon Compleanno a Tutto il calcio minuto per minuto, che per 60 anni ci ha raccontato sapientemente i fatti sportivi!
    E complimenti a Luca Savarese, che , con maestria, “Lettera per lettera ” ci ha fatto rivivere i vari ” pasticceri della parola”, del mondo sportivo!

    Maria Teresa l

I commenti sono chiusi.