CARMINA PARMA di Luca Savarese / QUELL’ACQUA DI COLONIA DALLA FRAGRANZA EUROPEA
(Luca Savarese) – Parma – Lecce, ultima recita del girone d’andata, si presentava come l’inno all’audacia del pallone. Si, Serie D, Serie C, Serie B e poi A, così in un salto in alto che nemmeno quelli di Sergej Bubka, questa la corsa ardita crociata. Serie C, Serie B e poi A, voilà la piroetta dei salentini, che manco quelle di Yuri Chechi. Ecco il minimo comune denominatore recente di entrambe: sognare, cullare, costruire sorprese laddove molti vedevano invece possibili rese. Microcosmo della resilienza nel macrocosmo dei soliti noti. Oggi si godono la A, con quella consapevolezza, propria dei grandi, che solo il pane duro di questo passato, ha preparato tavola e menù di questo presente. Infatti si somigliano, infatti il Lecce, come spesso capita al Parma, è squadra che fuori dalle mura amiche, si sente quasi più spigliata, più libera di gestire, senza fronzoli, la sfera. Così il primo tempo la banda di Liverani confeziona un possesso palla continuo, a tratti quasi sfibrante, la fan girare i salentini e le fan girare anche ai tifosi crociati, che al duplice fischio di Fabbri, fischiano anche loro: come, per giunta nel giorno del Santo Patrono Ilario di Poitiers, contro una neopromossa, nemmeno lo straccio di un gol?
D’Aversa, nell’intervallo tocca però i tasti giusti. Quella che vive il secondo tempo, è un’altra squadra: più viva meno pigra, più intensa meno annoiante, più precisa meno arruffona. Qual’era la specialità del Parma daversiano in questo suo triplo salto ed oltre? A risolvere il quiz, ci pensa, direttamente il fido Iacoponi, uno dei legionari della prima ora di mister D’Aversa. Coglie, cecchino provetto, il tempo giusto e di testa buca Gabriel. Ecco chiara la risposta, sì, le palle inattive, specificatamente i calci d’angolo, la rivoltella del Parma griffato D’Aversa. E’ il momento chiave del match. Qui il Parma si scrolla di dosso dubbi e fiacchezze, qui il Lecce si abbassa, macchina che si accorge di avere poca benzina. Qui il Parma si ricorda che la classifica, con i tre punti, avrebbe un’essenza piuttosto dolce, nessuna scatoletta di profumo, non ancora, ma una specie di acqua di Colonia gusto Europa, ed allora, fa di tutto per non farsela scappare. La blinda il vichingo Cornelius, con quella faccia da ragazzone buono, ma con dei gol cattivi e scafati da puntero nato. Così simile il percorso di Parma e Lecce, così vicino il modo di intendere il pallone di Roberto D’Aversa e Fabio Liverani, due che da giocatori, in mezzo al campo, tra garretti e fanghiglia, pensavano prima e vedevano più in là. Il Lecce, può essere un Parma in nuce? La solidità non le manca e se il mercato oltre a Deiola e Giulio Donati porterà in dote qualche altro innesto, potrà dire ancora la sua. Il Parma, invece, è una solida realtà di questo campionato, che con 28 punti, 3 in più rispetto allo scorso giro di boa, risponde agli incidenti di percorso, vedi Bergamo, con immediate e confortanti reazioni. Ora però, nessuna cristallizzazione statistica ma sotto con la Coppa Italia: giovedì all’Ennio arriva la Roma male in arnese. E se quell’ acqua di colonia all ’essenza d’Europa, si spruzzasse anche sulla Coppa nazionale? Luca Savarese
Giovedì sera speriamo che nonostante l’orario indegno il popolo risponda presente. Etòr che Mattarella, Parma 2020, Parma io ci sto e la Turandot, giovedì bisogna correre in massa al Tardini e provare a passare il turno.
Dopo la Roma, abbiamo la possibilità di giocare un’altra gara in casa in Coppa, questa volta contro i gobbi. è questa la motivazione che ci deve guidare giovedì.