QUANDO PARMA-LAZIO SEMBRAVA UNA MILONGA, di Luca Savarese
(Luca Savarese) – Il termine Milonga, può significare parola, confusione, addirittura litigio. L’origine dell’etimo è ancor oggi incerta e questo ne arricchisce ad ogni passo il suo mistero. E’ invece certo essere una commistione di musiche africane, ritmi di danze creole e forme europee importate, nella regione di Buenos Aires, attraverso varie vie, dal Perù, dal Brasile, da Cuba e dalla Spagna. Il fenomeno si conobbe come de ida e vuelta, di andata e ritorno. I generi, infatti, viaggiavano a gran velocità dall’America all’Europa e viceversa. La milonga, fece presto ad indicare sia una musica rilassante che si ballava a mo di festa di paese a fine giornata, sia il luogo dove ci s’incontrava per danzare e persino le donne che ne sperimentavano cadenze e voluttà. Il grande scrittore argentino Jorge Luis Borges criticò il tango, più triste, e preferì la più veloce, vitale e vitalistica milonga. Gli piaceva così tanto che le dedicò un testo, Jacinto Chiclana, dove menziona la figura di un corajudo guapo, un bel coraggioso, abile nel lancio di coltelli. Sensini, Almeyda, Veron, Crespo. Quanti corajudos guapos. Anche Parma -Lazio, alla fine degli anni 90 ed inizio 2000, pareva una milonga, che ballerini e che performances! 17 gennaio 1999, posticipo domenicale. Nel turno precedente i crociati asfaltarono i cugini piacentini imponendosi, al Garilli, con un rotondo 3 a 6. Tripletta di Gustavo Abel Balbo e rete finale di Hernan Crespo, funamboli milonghisti dell’attacco parmense. Quella domenica al Tardini arriva la Lazio di Eriksson, con in mezzo al campo Matias Jesus Almeyda, capelli e passi lunghi e ben distesi. Vantaggio del matador Salas (anche lui come sapeva ballare bene là davanti…) pareggio di valdanito Crespo. Poi Roberto Mancini, anch’egli musico nato, incide il suo nome ed il suo tacco volante sulla storia di Parma -Lazio. I campionati futuri, quante volte scartabelleranno quella pagina magica. Vieri, con un bolide, pone fine a quelle danze. 26 novembre 1999, quarta giornata, altro giro, altro regalo. Nell’attacco crociato Crespo è affiancato da Ariel Arnaldo Ortega, che più che la vivacità della milonga, da bandolero stanco, sembra incarnare la malinconia lenta del tango, che dalla milonga ne è derivato. La Lazio, si presenta con una batteria di musici argentini, affiatati ed assetati: ad Almeyda e Simeone, si sono aggiunti Sensini e Veron, solo l’anno prima al Parma. Boghossian però pare allergico alle cadenze arghentine. Prima fa autogol, poi rimedia siglando la rete del pari. Quando i giochi sembrano fatti, ci pensa una parabola saettante potente ma elegante di Matias Jesus Almeyda, che buca Buffon, puntina improvvisa che tornisce al vinile del match la traccia di una milonga tutta biancoceleste. 26 novembre 2000, ottava giornata. La balera del Tardini mostra ancora sulla sua brochure lo spettacolo di Parma – Lazio. Con qualche cambio tra gli interpreti: Crespo si è accasato alla Lazio (dove è rimasto Simeone) Sensini, cavallo di ritorno ed Almeyda, sono due giocatori del Parma. Nessun gaucho però nel tabellino. Ma di Sergio Conceiçao e Lamouchi, certo anche loro non privi di garra, gli squilli decisivi. 10 febbraio 2002, giornata numero 22. Il Parma, con in campo Almeyda batte la Lazio di Crespo e Claudio Lopez detto el pjoco, il pidocchio. Ci pensò però Di Vaio, che spettinò, con un gol, i laziali. Si, Parma – Lazio, in quegli anni profumava di Argentina; la si poteva sorseggiare con il mate, magari ascoltando le famose milonghe di Alfredo Zitarrosa, con il Tardini che sembrava confinare con il Rio de la Plata. Luca Savarese
Bei tempi. Quando i passi erano lunghi
La Lazio è un po’ la nostra bestia nera assieme alla Roma. è tempo di rompere questo tabù.
Adesso, invece, i passi sono tanti