CATTIVO CITTADINO di Gianni Barone / MA POTRA’ MAI ESSERE TUTTO COME PRIMA?
(Gianni Barone) – Il lodo Juve che attira e che divide, ma che non stempera la portata di certe affermazioni. “Le grandi società vivono in una bolla al di sopra delle loro possibilità, a partire dagli stipendi milionari dei calciatori, devono capire che niente, dopo questa crisi, potrà essere più come prima”. Con queste frasi del Ministro dello Sport Spadafora, si è scatenato il putiferio mediatico e non e sono scesi in campo nell’assedio alla franchezza di pensiero e al coraggio dell’opinione, tutte le truppe cammellate che potevano essere schierate. Populismo intriso di demagogia, del miglior, emerito in materia, Professor Salvini? O verità assoluta e scomoda? O cosa d’altro? Tanti interrogativi quasi alla De Gasperi, che dopo sette suoi governi, rivolto al suo successore, non riusciva a condividerne l’orientamento in merito alla questione di Trieste. Le parole del ministro Spadafora, riecheggiano nelle stanze del potere calcistico, forti e chiare, e rimbalzano dai giornali, con malizia, direttamente, nelle case di tutti coloro (confinati, magari in compagnia di un quadrupede o pet) che sono coinvolti nel movimento calcio, il cui pallone, molti vorrebbero tornasse a rotolare sui campi al più presto invece che restare sgonfio nei magazzini col rischio che qualcuno voglia bucarlo del tutto, rendendolo inutile per sempre. Del Pino Paolo, Lega Calcio, si rivolge al ministro rivendicando il ruolo del calcio all’interno del tessuto economico della Nazione, che non serve a nessuno la demagogia intrisa di populismo, di cui il massimo esponente è e deve rimanere confinato, come al momento all’opposizione, magari recitando l’Eterno Riposo con Barbara D’Urso, e non al Go
verno. Scontro aperto e creazione su social, giornali all’interno delle case, veri e propri luoghi di manifestazione libera di pensiero, di partiti con sostenitori dell’una o dell’altra Teoria. Perché di teoria di tratta, nulla di più, al momento. Il calcio avvince, anche quando non c’è, non si gioca, ed è assente – pensate che potere! – crea schieramenti, movimenti, correnti, spifferi, e intanto la Juve, come suo costume e suo agio, fa gara a se, si smarca abilmente dalle pastoie di questo trito catenaccio, e detta le sue regole particolari, che potrebbero diventare generali, in barba al sindacato di categoria, o pericolose se non addirittura condannabili per chi dimostra di non avere la forza per sopportarne la portata in termini economici, etici e morali. Quindi, dato per scontato che la data del 3 Maggio per la ripresa delle ostilità (pardon delle gare, perché le ostilità sono in servizio permanente effettivo, e mai in quiescenza, sicché manco servono le pastoie della burocrazia per calcolarla), rimarrà una chimera, un miraggio, un’illusione, tutti ci si ingegna a trovare una via d’uscita o si rimanda il tutto a dopo Pasqua per giungere alla
giusta quadratura dei conti (sotto tutti gli aspetti, è proprio il caso di dirlo) per una risoluzione pacificata del contenzioso in atto. Anche in questo caso la speranza di approdare a lidi certi e sicuri, diventa oltremodo aleatorio anche alla luce delle spaccature, sempre in auge, e mai sopite, fra i soggetti in causa. D’altronde schierarsi su di un versante piuttosto che sull’altro, potrebbe risultare, sotto il nostro punto di vista, ozioso, e potrebbe risuonare, con accenti diversi, come motivo sbagliato per avocare a se istanze altrui e rivendicare, più che mai, il diritto del movimento tutto, ad esistere e a continuare a farlo in maniera più bella, più grande e stupenda che pria. Bene, bravo, grazie, come il Nerone di Petrolini (Ettore e non Alberto detto “il Principe”, attore, amico di Pupi Avati, regista del quale avete letto ieri su StadioTardini.it uno sprone alla RAI affinché faccia servizio pubblico di cultura rivoltando i palinsesti in maniera da far accapponare la palle ai pubblicitari, pubblicitari che, in un’altra parrocchia, con un discusso video motivazionale il presidente del Torino Cairo, nella sua veste di pluri-editore, ha cercato di
spronare visto che il mercato sembra rispondere alle sollecitazioni soprattutto adesso, ai tempi del Coronavirus). Invece a costo di essere tacciati di populismo, ma chi se ne frega, sulla definizione “in una bolla”, che viene data dal Ministro al ruolo del calcio all’attualità. Da che mondo è mondo e da che storia è storia, quando si accenna al termine bolla, sia essa papale, speculativa o immobiliare, (altro discorso è la bolletta) state sicuri, che è sempre foriera di situazioni di crisi dagli sviluppi mai positivi e da agli esiti mai brevi. Attendiamoci visto che il tempo di ragionare, non dovrebbe mancarci, instabilità e sommovimenti tellurici di opinione e di gestione, non dico inconsueti o inaspettabili, ma di sicuro dai contorni incerti ed imprevedibili. Non basta essere a favore o contro Dal Pino o Spadafora, forse non serve neanche, essere dalla parte di Cristiano Ronaldo, che rinuncia, bontà sua, ad una manciata di milioni, seguito da tutta la pletora juventina, o da quella di Messi, che invece in un clima, per lui, di carestia stringente, povero, non rinuncia agli emolumenti garantitigli contrattualmente. Allora se non si è schierati cosa si fa? Si sfigura? Né con Messi, né con Ronaldo, noi ci schieriamo dalla parte degli uguali, dei vinti, dei perplessi, di colori i quali vorrebbero che il calcio, in tutte le sue componenti si rendesse conto della realtà vera, e non quella artefatta e virtuale di media e tifo, di un paese che si dibatte in un tragico presente di morte anche di amici (Franco Ricò, rip.) e un futuro che sarà drammatico per molti. Il sempre irriverente irriverente Feltri, all’inizio di questo dramma, diceva: “Meglio avere le tasche vuote, che riempire le bare”. Come dargli torto? Gianni Barone
Deve regolarsi il calcio. Se il governo interviene a gamba tesa ci squalificano da ogni competizione internazionale. Mi pare sia questo il regolamento, no?