CATTIVO CITTADINO di Gianni Barone / CAOS NON CALMO
(Gianni Barone) – Siamo ancora alle supposizioni sulle date e sulle complicanze della ripresa applicata al calcio e per il ritorno completo a come era prima (o quasi), presenza del pubblico esclusa, e cioè gioco agonistico di contatto alla massima potenza. Nessuno è contrario a finire il campionato subito, anzi tutti concordi e tutti speranzosi (fino a certo punto, però) che il campionato di A non solo venga concluso e non perché Lotito e Diaconale ci ripetono quanto sia importante, il calcio, per la Nazione a livello di gettito fiscale, e per gli altri sport a livello di contributi e mutualità. Lo sappiamo, lo sanno tutti: non abbiamo bisogno che qualcuno avvezzo alle citazioni latine non sempre opportune ce lo ricordi di continuo. Non si discute dell’importanza, ma della sicurezza viste le osservazioni fatte IN PRIVATO – ma poi divulgate a mezzo stampa, specie da Repubblica.it, con grande giramento di scatole del Parma che ha dovuto duramente far esercizio di smentita per la seconda volta in pochi giorni – da alcuni medici sportivi in materie di disponibilità di tamponi, difficoltà di costruire gruppi chiusi all’esterno e di responsabilità in caso di eventuali positività in corso d’opera. Qui ci si trova di fronte non a un bivio, ma a un caos tutt’altro che calmo, in cui si verificano di continuo, contrapposizioni di pareri e opinioni fra politici che si sentono virologi e virologi che si credono politici, come scritto sul Corriere dello Sport dall’illustre opinionista Alessandro Barbano, che non conoscevo prima del lockdown (ci sono cascato anch’io in questa definizione a la page) sebbene si tratti di un docente di giornalismo ed ex direttore e vicedirettore di
importanti testate. Il quale afferma, inoltre, che non si sa come andrà a finire (e quindi se andrà tutto bene salvo ciò che è andato finora malissimo) e che la guerra che si sta combattendo al virus non smentirà il seguente luogo comune circolato nelle settimane del dolore: «dalla pandemia usciremo migliori». Intanto bisogna ancora uscirne, trovando la maniera giusta per farlo, e poi, se il virus sarà stato capace di migliorare la classe dirigente, sia essa politica che sportiva, lo vedremo a bocce ferme, dopo tutte le varie tappe di uscita dal lockdown (ci ho preso gusto scusate se insisto come Evaristo) tuttora in carica e in auge. Possibilisti e scettici o scetticisti che dir si voglia pur sbagliando, che si scontrano giorno per giorno a suon di proclami e a suon di profezie inutili come quelle tanto attese stasera del Ministro Spadafora, nel salotto televisivo-istituzionale di Fabio Fazio, tuttora in auge anch’egli, circa le effettive probabilità e possibilità di portare a termine protocolli ritenuti sicuri e necessari per la soluzione dei problemi. L’uno contro uno, che tanto ci manca, che nel calcio è unità di misura dei contatti e
degli scontri e al tempo stesso summa dell’idea stessa di gioco tecnico-tattico-agonistico, al momento è praticato solo fuori dai campi, chiusi, serrati a doppia e tripla mandata, e non sappiamo fino a quando lo sarà. Uno contro uno classico e acceso tra Gravina e Malagò, Federcalcio e Coni che si sfidano senza esclusione di colpi con i loro rispettivi e rispettabili protocolli medico-sportivi. Quello della FIGC, già presentato e già emendabile, e quello del Comitato Olimpico esteso a tutti gli sport, calcio compreso, che uscirà dalle risultanze della task force (un’altra semmai se ne avvertisse la penuria) del Poli
tecnico di Torino capace di fornire la mappatura del livello di rischio del contagio. Ecco: il problema del rischio che nel calcio, viste le sue caratteristiche estrinseche ed intrinseche, non sarà mai pari a zero, come dichiarato da uno dei responsabili dell’Istituto Superiore di Sanità. Quindi altro uno contro uno, dopo i dirigenti è la volta dei medici, sempre al centro della ribalta, con Federazione Medico-sportiva (Casasco) contro Commissione medica Federcalcio (Zeppilli). E non parliamo poi dei singoli presidenti di club, dicendo semplicisticamente e non solo Lotito contro Cellino, o anche Ferrero, che a giorni alterni, rimpingua la schiera del No-Ripr(esa). Poi ci sono gli spiriti liberi che si schierano chi, per motivi di cassetta e sopravvivenza, per il Si, e chi, visto che non gliene frega niente, come
Cassano e Zeman, ormai ex di tutto, per il No, adducendo motivi etici superiori pari al loro nuovo rango di addetti ai lavori posti in quiescenza. Non si sa di preciso quando si riprenderà, ma in compenso si conosce il limite del 2 agosto per la fine delle gare interne, sancite per diktat UEFA, pena il cambio di format (play off e out) o la cristallizzazione della classifica. Nel frattempo la Germania, sempre capofila in tutto, azzarda la ripresa della Bundesliga ad una data molto prossima, però le mascherine agonistiche impediscono la visuale del pallone tra i piedi, non so se questo le Frau Angela e Ursula che comandano politica ed economia in Europa lo avranno mai considerato, loro che sanno e prevedono sempre tutto… Gianni Barone
Non credo che il calcio riprenda con le mascherine o dopo un paio di scatti uno collassa al suolo senza fiato.
Gli Ayatollah della terza età con il nuovo dipiciemme tengono le serrande abbassate ai barbieri ancora a tempo indeterminato. Un barbiere disoccupato con tuta biohazard si faccia carico di andare a sistemare la chioma a Topo Gigio.
i social glieli segue mago zurlì però
dalla curva nord alla curva del contagio ,bestiale la vita