CATTIVO CITTADINO di Gianni Barone / C’E’ CHI DICE NO
(Gianni Barone) – «Non capisco, ma mi adeguo», lo si poteva accettare quando a pronunciarlo era uno stralunato venditore di pedalò (alias Maurizio Ferrini), nel cult anni ’80 «Quelli della notte» di Renzo Arbore. Adesso, invece, no: bisogna capire, perché se il fronte del no si assottiglia, e se le ragioni per la ripresa immediata del campionato e degli allenamenti già dal 4 maggio, aumentano e non coprono solo il campo economico, ecco che, per il bene collettivo, scettici compresi, tutti sono pregati di adeguarsi a quello che sta diventando una vera e propria impellenza necessaria. Il Presidente Gravina, solitamente probo ed equilibrato, non fa sconti quando alza i toni affermando «Chi invoca lo stop al calcio non vuole bene agli italiani» (addirittura) lasciandoun po’ spiazzati tutti ed in preda ad un disagio esistenziale (si può dire?) francamente difficile da accettare. Poi, i toni, li abbassa, pur incalzando con «Per far ripartire l’attività sportiva, con tutte le cautele necessarie, e per dare un momento di sollievo a tutti gli italiani». Bravo, gli direbbe il Trap: questo ci rende tutti più tranquilli, più rilassati più in pace con noi stessi, anche se sappiamo che far l’ indispensabilità del calcio, come l’unico modo per farlo sopravvivere, a quanto pare, risulta limitato al solo campionato di serie A; per la B si nicchia, e per la C si prospetta la chiusura anticipata. Si è tutti uguali, ma qualcuno lo è sempre un po’ di più degli altri. È questione di protocolli medici e sportivi, ovviamente, gli stessi che verranno presentati ai Ministri dello Sport e della Salute, che saranno attenti, rigidi, ancorché facili da applicare, ma anche sicuramente costosi e non alla
portata di tutti. Infatti la massima attenzione dichiarata – con tre settimane di ritiro poi trasferimenti e partite – sulla carta sembra semplice, ma in realtà, per chi non dispone di mezzi e strutture adeguate, il tutto diviene pressoché impossibile da attuare. Sennonché, per chi non appartiene al calcio dorato di serie A, ma a quello d’argento di serie B, e a quello di bronzo di serie C, tale operazione è preclusa a priori per mancanza di quattrini e strutture; non parliamo p
oi di quello di latta, se non peggio, della D e di tutto il movimento dei dilettanti (inclusi giovanili e femminili, peraltro già sospesi definitivamente, per quanto di competenza, dallo stesso Gravina: provvedimento, che per il momento non riguarda i Campionati di Primavera 1 e 2 maschili, e per quanto concerne le femminili si attende che la LND si adegui per le competizioni da lei organizzate e che nel caso del Parma sono quelle cui sono iscritte la 1^ Squadra Femminile, ovvero Serie C Nazionale, ancora teoricamente in piedi così come la Juniores Under 19, Campionato Lombardia) già dimenticato da tempo immemore da tutto e da tutti, inclusi quei comitati, quelle commissioni, quelle cabine di regia, il cui proliferare non sempre risulta essere proporzionale alla risoluzione
dei problemi che di continuo insorgono in un florilegio di opinioni, in luogo di certezze, sentenze perentorie, atti d’accusa inequivocabili tutto ad uso e consumo di social e Tv. Non ultima l’implicazione esistenziale proveniente dal mondo della psicoterapia e della psicopatologia, che vorrebbero che il fenomeno calcio quale veicolo di divertimento e passione, diventi una sorta di antidoto al principio di paura che alberga in chi, come tutti, ha subìto – in seguito a clausura forzata dovuta al virus – traumi e disagi psicologici da rimuovere quanto prima. Non dimentichiamo, in questo contesto, le due generazioni, bolognesi, di giornalismo dorato (Cucci-Zazzaroni), che per l’occasione, novelli Majo e Barone (il gatto e il gatto pure loro) hanno unito le loro menti, spremuto i cervelli e a quattro mani, hanno ribadito un concetto grande come il loro prestigio e pari alla loro influenza, e cioè che il calcio, presumo quello di serie A, non deve assolutamente morire, e che
il massimalismo populista di chi dice no, toglie speranza al futuro per tutti quelli, come loro, che di calcio vivono, e che grazie al calcio vorrebbero continuare a farlo. Legittimo e comprensibile non vi sono dubbi. Qui non serve a niente il «non capisco, ma mi adeguo», che dalle nostre parti, con gli interventi di Faggiano e Lucarelli del Parma è diventato «capisco perfettamente i rischi e semmai mi adeguerò». Intanto, ritornando al tema della ripresa, si deve pensare agli agli allenamenti: ma come saranno nella sostanza, aldilà della forma rigida e perfetta dei protocolli? Di sicuro ci sarà qualche novità di natura iconoclasta rispetto al consueto della religiosa ortodossia, moderna, a cui siamo abituati con tanto di «core stability», immancabili ancorché indecifrabili per la media normale e comune delle menti sportive. Ulivieri, ormai vero
Santone della categoria degli allenatori, suggerisce, alla vecchia maniera, la nostra quella degli anni settanta/ottanta, solo ed esclusivamente una partita a tutto campo, anche oltre al canonico 11 contro 11, nell’eventualità di rose numericamente elevate. Ve lo immaginate? Alla faccia del distanziamento sociale, indispensabile per gli altri ambiti predicato in tutte le parrocchie mediatiche: ad esempio un 15 contro 15, se non di più. Ma come si fa? Eppure qualcosa andrà pure studiato per il bene degli italiani, secondo l’apologetica filosofia di Gravina, per ritrovare il senso perduto. Si dovranno reperire le sedi adatte alle gare, evitando quei luoghi in cui la pandemia ha picchiato duro, tra quelle meno esposte al virus, che al momento risultano essere individuate nelle regioni di Molise e Basilicata.
Quindi immaginiamoci sfide nelle Arene e nelle Allianz di Rionero in Vulture, Larino, Campobasso, Isernia, Matera, Ferrandina, Potenza o Maratea, con qualche regola nuova, 5 cambi, per evitare logorii fisici e infortuni e qualcuno, azzarda all’estero, con l’uso preventivo di mascherine, magari in pendant, con i colori delle maglie. Pensate che bello, per il bene degli italiani, che «che ce la faranno» (andrà tutto bene è ormai obsoleto) come dice Tuttosport che il 24 aprile regalerà ai lettori la bandiera italiana, e non «Andrà tutto male perché siete degli imbecilli» come afferma il sempre irriverente e anarcoide Francesco Guccini, che ormai ottuagenario, sembra quasi voler proporre una riedizione dell’Avvelenata Covid 19, e a culo tutto il resto… Gianni Barone
” Trap ” musica ….
https://www.youtube.com/watch?v=S-sJp1FfG7Q
F,Y,I : https://en.wikipedia.org/wiki/Trap_music
Check out this one :
https://www.youtube.com/watch?v=i_kF4zLNKio
Veramente vogliono giocare con le mascherine? Spero sia una cavolata.
Davids giocava con gli occhiali da saldatore
Quindi visto che è un circo potrebbero giocare tutti coi nasi da pagliaccio ffp3
Ma il pipante capo eterno dell’UPI (spero parli al Territorio al più presto ieri l’intervista alla presidenta parsutara mi ha lasciato un senso di vuoto) come fa a pipare con la mascherina?
Ciao Gianni…
QUELLI CHE IL CALCIO …
e mi riferisco a dirigenti federali, responsabili leghe,
squadre.società, intese come società per azioni,
…
procuratori …intrallazzatori …commercianti di carne umana ..
…TUTTI COSTORO HANNO ENORMI INTERESSI …e faranno di tutto per riprendere al piu’ presto …altrimenti, SE IMPLODE IL SISTEMA, restano tutti a bocca asciutta, pancia affamata e portafoglio ….vuoto..
..girano troppi soldi in questo carrozzone …
…io mi cibo di calcio giocato …
ne posso fare a meno…proprio non mi manca ..
ma..
costoro ..
se dovesse saltare la baracca ..
ci rimettono il cotto ed il crudo ..
..
dei tifosi …non glie ne frega un piffero a nessuno …
le responsabilità le lasciano prendere ai politici..
giusto per manlevarsi coscienza e pesi ..
….e i giocatori ? …se si ferma il business ….defecheranno + sottile pure loro ….
se sbaglio ditelo pure …ho la mascherina !!