DIARIO DI UN’ITALIA IN(CORONA)TA, di Luca Savarese (38^ puntata) – IL CICLISTA MARENGO NON E’ LO SMEMORATO DI COLLEGNO
(Luca Savarese) – Collegno, comune italiano di meno di cinquanta mila anime, della città metropolitana di Torino. Qui, nel suo manicomio, tra il 1927 ed il 1931 c’è un individuo colpito da una potente amnesia, non sa più chi è: è il professor Giulio Canella o il latitante Mario Bruneri? Il caso tiene col fiato sospeso l’opinione pubblica dell’epoca. Dopo varie indagini, ecco il diktat del processo civile: trattasi del sig. Bruneri. Alla famiglia Canella non importa poi più di tanto la vera identità e continua a trattarlo come un proprio parente. Lo smemorato di Collegno uscì così dalle sale della legge ed entrò nei dizionari, come lo smemorato per antonomasia, il disattento nato ed indicò anche chi gioca a fare il finto tonto. Nel 1962 il regista Sergio Corbucci ne fece un film, con Totò nei panni dello smemorato. Passano gli anni e Collegno non di solo smemorati, per fortuna, vive. Oggi è il paese di Umberto, nome tipicamente sabaudo, Marengo, ciclista ventisettenne, nato nella vicina Giaveno il 21 luglio del 1992. Ama gli scatti. Nel 2013, ventunenne ed ancora amatore, si piazza nono alla coppa della Pace. Nel 2019 diventa professionista, corre per l’italiana e toscana Vini Zabù-KTM. Prima vince una tappa nel Tour of Utah e poi, nell’edizione del centenario della legnanese Coppa Bernocchi, si piazza decimo. Però, ci sa fare, la velocità, il suo pane quotidiano. A proposito di pane, in questi giorni di reclusione forzata, per allenarsi a dovere, gli si è accesa una lampadina: perché non consegnare il cibo alle persone che lo hanno ordinato? Loro ricevono pronti lunch bag, io intanto mi alleno all’aria aperta, esco, metto fieno nella cascina delle gambe. Ma quando esattamente ha avuto la folgorazione? Un pomeriggio ha ordinato un gelato, il rider glielo ha portato a casa. Da lì, a voler provare ad essere anche lui delivery, il passo è stato breve, come un cambio di rapporto. Così ne parla con il primo cittadino di Collegno, Fransceso Casciano, ha il via libera. Inizia quindi il suo personalissimo giro delle consegne, nessuna maglia rosa, nemmeno gente lungo il percorso, ma un sacco di sorrisi da dispensare di casa in casa, ad ogni pronta consegna di cibi, spesa, medicinali. Una media di 50-60 km al dì. “Al mattino mi alleno in casa, al pomeriggio faccio 20-30 consegne, alla sera, arrivo stanco ma contento” ha dichiarato al Tg1. A volte essere grandi, non vuol dire sprintare alla Parigi-
Roubaix davanti a tutti o prendersi al fotofinish una patinata tappa del giro, ma spingere forte sui pedali in questo strambo gran premio della relazionalità. Non si sa quanti kilometri manchino ancora al traguardo ma Umberto, zaino sulle spalle, va veloce coi suoi sacchetti da recapitare. In fondo, sta imparando molto più sulle strade di casa sua, che manco alle Tre Cime di Lavaredo. E vuoi mettere le persone che hanno ordinato un hamburger e si trovano Marengo che glielo porta? Prima di addentare la pietanza, magari con lui, sulla porta, si sorseggia un po’ di storia ed aneddotica del ciclismo. Del resto il sindaco Casciano, lo chiama il Fausto Coppi di Collegno…Da uno smemorato ad un ciclista specializzato in delivery. Collegno si prende la sua piccola rivincita. Luca Savarese
#Trentottesima puntata Venerdì 24 Aprile 2020
Grandissimo!
Zazzara zaz zazzara zaz, fra i giornali che svolazzano e i francesi che si incazzano
Il peritino ieri è andato alla festa di inizio del Ramadan con tanto di fascia tricolore e cioma in disordine (i barbieri sono serrati a tempo indeterminato dalle misure draconiane care ai fedayiin della Salute pubblica). Certamente era un evento importantissimo per la città e la provincia che vede nel gosino (e nelle tomacche) la sua fortuna e l’ex impiegato informatico indossava anche la mascherina d’ordinanza (il mufti però no). Mi chiedo anche se c’erano posti di blocco finalizzati ad evitare assembramenti di tappeti per preghiera con zelanti Vigili Urbani e soprattutto mi chiedo perché sua Eccellenza Omino Bilaetti il Prefetto non ha stigmatizzato questi soggetti a zonzo. Non mi risulta che nei moduli di autocertificazione ci sia “motivi di preghiera islamica”.
Quindi se oggi un caramba con i pennacchi e con le armi dovesse fermarmi a zonzo potrei addurre la necessità di onorare Allah. Il mio primo cittadino peritino ha dato l’esempio (con la
mascherina).
baitmen (uomo byte) la sa lunga fra 50 anni con la desertificazione della pianura eridana i pronipoti dei buslottari nostrani faranno le campagne dei datteri ,i tacchi e i dadi cochi e renato
Come le repliche di Montalbano…sempre la stessa zuppa da anni
la famoza zuppa campbell’s di felegara i buslottari d’oltreoceano che si dettero alla macchia in tempi non sospetti
Oddio, è successo!
Jdm che copia Davide.
Un follower.
il contaggio dilagga
disse il follower del follower ,na ravisa quadrede, din do sit ed scandia’ ? va a dre’ a prodi dimondi
Caro Joe hai ragione. Il peritino ci vede lungo e in previsione della crisi che travolgerà il Ponte Caprazzucca e gli inquilini parsutari, tomaccari e buslotari sfidando il virus e Rezza non è “stato a casa” e come un eroe con la cioma bisognosa di barbiere ha omaggiato i futuri padroni di Palazzo Soragna col turbante. Gli Ayatollah delle protezioni individuali e del lock down di cui fa parte anche il nostro mite perito informatico, infervorati di misure draconiane e sprezzanti delle libertà individuali (a tutela dei nonni ovvio), sono d’altra molto in linea con le politiche di governo delle monarchie saudite e delle tribù yemenite zaiidite. Non stupisce quindi vedere il primo cittadino con la voce di Topo Gigio rivolto alla Mecca.
…altre repliche di Montalbano
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