NO COLPI DI TESTA, il diario ispanico di Nicholas Barone / E IN SPAGNA C’E’ LA FASE 0…
(Nicholas Barone) – Tana libera tutti. La fase 0 ha ufficialmente inizio. No, non c’è nessun errore di battitura (in ogni caso il mega direttore galattico lo avrebbe prontamente corretto). Qui in Spagna, infatti, la tanto amata Fase 2 la avremo, nella migliore delle ipotesi, tra 30 giorni, o giù di li. E quindi? Vi starete chiedendo cosa sta succedendo qui in terra Iberica. Bene, nonostante capisco siate persi tra mari di autocertificazioni da compilare, FAQ del Governo di difficile interpretazione e uccelli vari, proverò a riportarvi il quadro della situazione qui, in Spagna. Innanzitutto, i dati a ieri parlavano di 222.857 infetti, 26.299 deceduti e 131.148 guariti (fonte: EL PAIS); prendete questi numeri con le pinze perché, come saprete molto meglio rispetto a me, il numero dei contagi reali, tra asintomatici, persone non testate ecc… è sicuramente più alto. In ogni caso parlavamo di fase 0. Ma che è sta fase 0? Bene, innanzitutto bisogna dire che l’omologo spagnolo di Beppe Conte (adesso credo che tutto abbiamo imparato a chiamarlo col suo vero nome senza ricorrere, in modo AGGHIAGGIANDE, a
quello dell’altro Conte) ossia Pedro Sanchez, gli ultimi giorni di aprile ha comunicato il piano spagnolo di “desescalada de la vuelta a la normalidad” (scalata verso il ritorno alla normalità, dai si capiva!). Questo piano prevede diverse, per l’appunto, fasi. Ed ecco che ritorna la nostra amata fase 0. Infatti, il primo periodo (che dovrebbe estendersi fino all’11 Maggio), in modo abbastanza contro-intuitivo, è stato denominato fase 0. Vabbè! Ma cosa ci è permesso fare e cosa no? Sostanzialmente le misure adottate sono simili a quelle della famigerata e attesissima fase 2 italiana, seppure con alcune importanti peculiarità. In particolare, i ristoranti restano a disposizione solo per servizio a domicilio e di asporto (in realtà, nella maggior parte dei locali, questo è stato possibile sin dall’inizio della quarantena). Una novità che, ascoltata dal punto di vista italiano, può sembrare rivoluzionaria e salvifica: le peluquerias (parrucchieri) hanno riaperto solo su appuntamento; in ogni caso ho deciso, per solidarietà nei confronti della mia terra natale, di mantenere la mia capa bella tanta. Ma il cambiamento, forse, più importante introdotto a partire dal 2 di Maggio è stata l’introduzione della possibilità di allenarsi all’aria aperta e di fare passeggiate. Tuttavia, sono state introdotte modalità e
limitazioni in questo ambito molto innovative e che, credo, siano un modello apprezzabile. Infatti, il Governo spagnolo ha suddiviso la giornata in diversi intervalli temporali all’interno dei quali solo determinate persone possono uscire di casa: in altre parole, le persone maggiori di 70 anni potranno uscire nelle fasce 10-12 e 19-20; i bambini fino a 14 anni dalle 12 alle 19; infine, la restante parte della popolazione (di cui modestamente faccio parte) sarà sguinzagliata dalle 6 alle 10 del mattino e dalle 20 alle 23. Sinceramente la notizia di questi provvedimenti l’ho accolta in modo estremamente positiva: infatti, dopo 49 giorni di reclusione, la possibilità di uscire di casa per andare ad ammirare l’alba in spiaggia è qualcosa di fantastico. A proposito, devo dire che ritornare a vedere persone circolare per strada in modo, quasi, normale è un qualcosa di molto particolare. La cosa più strana è che, ripensando a tutte le cose fatte nel primo semestre, mi sembra impossibile anche solo immaginare che un giorno potremo tornare a viverle. Voglio dire, ora non mi immaginerei di andare a vedere una partita allo stadio, ascoltare un concerto dal vivo al radio city o, più banalmente, fare una bella carbonara tra amici; tutte cose che, fino a 3 mesi fa, mi sembravano del tutto normali e scontate (SDONG).
Il progetto del Governo Spagnolo prevede, in totale 4 fasi: come detto adesso siamo nella fase 0 dopodichè, ogni comunità autonoma (simili alle nostre Regioni) dovrà richiedere al Governo la possibilità di accedere alla fase successiva dimostrando di avere i requisiti necessari (posti letto ospedalieri disponibili; basso aumento di contagi ecc…); tuttavia tra una fase e l’altra dovranno passare, almeno, 15 giorni. Perciò, l’esecutivo trainato dal PSOE (Partido Socialista Obrero Espanol) ha optato per una ripresa asimmetrica permettendo, a mio avviso molto intelligentemente, di ripartire considerando le peculiarità di ogni zona. Per quanto riguarda la Comunidad Valenciana, la fase 1 dovrebbe partire l’11 Maggio, data a partire dalla quale si potrà, tra le altre cose fare: apertura di bar esclusivamente con tavoli all’aperto e con posti a sedere limitati; incontri tra un totale di 10 persone; apertura dei luoghi di culto permettendo che si raggiunga solo il 30% della capienza massima; spettacoli culturali con meno di 30 persone in spazi chiusi. In ogni caso è fatto salvo l’obbligo di mantenere la distanza di sicurezza e, ove non sia possibile, di utilizzare dispositivi di protezione come mascherine e guanti. Se tutto procede secondo i programmi (nutro molti dubbi in proposito), verso fine Maggio si dovrebbe entrare nella terza fase (cioè la 2) che prevede un maggiore allentamento delle misure di limitazione della mobilità: in particolare, si
potranno riaprire ristoranti (sempre prevedendo limitazioni di capienza massima), si potrà tornare a sposarsi (non so perché, ma mi fa ridere questa cosa…), si potrà raggiungere le seconde case ecc… Dopodiché, la Fase 3, l’ultima, permetterà un ulteriore rilassamento essendo prevista la riapertura delle spiagge non solo per svolgere attività fisica o camminate oppure l’eliminazione delle limitazioni per quanto riguarda la capienza massima di bar e ristoranti. Tutto per approdare, nella migliore delle ipotesi, in otto settimane alla agognata nuova normalità. Mannaggia, otto settimane vuol dire fine Giugno che coincide con il periodo in cui dovrei ritornare in Italia. In realtà, la normalità a cui eravamo abituati credo ritornerà tra molto tempo (non prima che si trovi un vaccino o comunque una cura efficace). E quindi? E quindi ci toccherà imparare a vivere nella NUOVA normalità che, in ogni caso, sarà diversa. Dovremo imparare ad apprezzare le mascherine come nuovi capi di vestiario, dovremo convivere con i guanti ben infilati nelle mani. Bisognerà evitare di parlarsi a 0 cm li uni dagli altri (il mi’ babbo credo sia entusiasta di questa cosa). Nel frattempo, a me basterebbe poter tornare ad assaggiare una buona paella valenciana o de marisco, decidete voi, ascoltando un “joder” o un’ “hostia” provenire dal tavolo affianco. Mah! Chissà… Nicholas Barone
Il programma della Spagna è un programma serio, equilibrato e con orizzonti ben definiti, tutto il contrario della nostra confusione.
Oggi e domani sono due giorni fondamentali. Gli Ayatollah della salute pubblica a ogni costo, supportati dai pasdaran (i vari sindachetti e prefettini) e dalle truppe cammellate della stampa, strepiteranno, starnazzaranno di gente in giro, di “assembramenti”, di aperitivi che sono uno scandalo mentre “muore della gente negli ospedali” (anche se vorrei ricordare che purtroppo muore sempre gente negli ospedali non da febbraio 2020), il tutto per cercare con un colpo di coda di riportare le lancette a metà marzo e dare nuova forza al Regime delle dentiere con nuove restrizioni e “locdaun”. Dobbiamo resistere, il tentativo non andrà a buon fine perché il popolo attivo (non quello in pantofole) ha raggiunto il limite e spazzerà via ogni tentativo dei vari Hitler dei domiciliari di massa di rinchiuderci di nuovo. L’Italia non è un paese per giovani (citando un orrendo film che a sua volta prendeva spunto dal capolavoro dei fratelli “Coen”) e questo si sapeva. Il presidente della repubblica è un pluri ottuagenario, nei ruoli apicali delle imprese e delle professioni imperano cariatidi, il ricambio generazionale non esiste. Era quindi ovvio che il Regime dei nati senza televisione (cit. Luca Carboni) ignorasse la scuola (ci vanno i giovani) e assurgesse al ruolo di nemici della salute pubblica (unico interesse per gli anziani) e quindi del popolo i simboli della gioventù: lo sport e gli aperitivi. Ça va sans dire che andare ai Navigli a fare l’ape non interessa agli over 70, così come andare in palestra o dal barbiere (la % di pelati aumenta con l’aumento dell’età) e così come fare sport. Che il popolo fino alla mezza età resista e tanga duro perché questo fine settimana è il nostro sbarco in Normandia per rispedire Venturi e Galli in pensió.
intanto caro davids la piantumazione del pomidoro sta procedendo a gonfie vele in questo periodo ,come lei ben sapra’, nonostante la grande moria delle vacche nostrane di quest’anno si prevede un ottima raccolta dell’oro rosso, i buslottari da baselganova a sorbel da selsmagior a roncole verdi sono in fermento ,prevedo campania acquisti di fagiano alla san marzano
Amico mio ma la mani d’opera per catar su le tomacche dove l’hanno trovata che anche i diversamente parmigiani erano chiusi in casa e bloccati dalla ronde della Stasi del distanziamento sociale?
No no quelli girano col le baic sciaring che baitmen gli mette a disposizione in viale vittoria (declassata in viale pareggio), se nk come fanno a rifornire di “basilico” i sugaioli parmensi, e ho detto sugaioli per errata corridge ve
Amico mio lo sai che noi del popolino li chiamiamo buslotari ma i per i dottoroni sono “bottling end canning food processing”. Che uno pensa alla NASA non a 4 macchine per inscatolare le tomacche e fare i cartoni (che adesso a seguito del Regime della miseria felice saranno utilizzatissimi e riciclati anche come letti per la gioia degli ambientalisti, ovvio quando si potrà uscire perché il barbonaggio implica va da sé il NON stare a casa).
sai per via del CNOU AU ,siamo o non siamo la fud vallei
Eh che du testó
Joe amico mio infatti sembra che la Nasa per la prossima missione su Marte stia studiando la tecnologia dei buslotari e cartonai di Ponte Caprazucca. Oltre a pillole di conserva e alici piccanti x gli astronauti.
e farebbe bene la NASA, la tecnologia di food & beverage (toh, goda cl’ingles chi) che si produce a Parma è la migliore del mondo!
D’altra parte, disprezzando il tomachi non beffeggiate solo i bussolari, gli avvocatoni & pelatoni vari, ma anche la tradizione popolare.
Ricordate la canzone folk i cui versi narravano le fastidiose (per lei) vicende di tale Rosina che gestiva il suo orto e quando andava a cater su il tomachi (la Rosina eh, mica Mutti con lo Scania) le andava una pluga in t’il ciapi? Dio la maledisà (c’la pluga).
La nasa la ghentra con majo, con cla canapie li ghe mel che cape canaveral