CATTIVO CITTADINO di Gianni Barone / FACCIAMO FINTA DI ESSERCI DIVERTITI, VERO ZIO?
(Gianni Barone) – Ciò che preme a molti è dimostrare che il calcio – che ha ripreso a correre – non è poi così tanto diverso da quello di prima. C’è chi lo fa con i numeri, dicendoci che non ci sono stati cali di ritmo e diminuzioni di metri percorsi, e c’è chi cerca di convincerci che poco è cambiato, per convincere, in prima battuta, sé stesso della bontà della tesi sostenuta. Ad esempio il «telearchivista» di Sky Riccardo Gentile, nel commentare Torino-Parma, oltre a ricorrere alle consuete e noiose statistiche su giocatori, allenatori e squadre, che servono per riempire il commento quando lo stesso latita per mancanza di contenuti ed emozionalità scaturita dall’evento, ad un certo punto, tra un numero e l’altro, rivolgendosi allo Zio Bergomi, commentatore tecnico all’uopo incaricato (talent), ha voluto sottolineare, che, a suo parere, il ritmo della partita non era poi così basso come, alla vigilia, qualche improvvido «mestatore» aveva preventivato. Al che, lo Zio, reduce dallo sforzo di farsi perdonare qualche suo precedente ani-Crociato, sostenendo che a lui il Parma piace per come gioca e per come è costruito (sviolinata pro D’Aversa e pro Faggiano in simultanea)
non se l’è sentita di dargli completamente ragione e trincerandosi dietro un «insomma» ha voluto, non velatamente, nascondere il fatto che tutti vorrebbero, l’attuale, come calcio vero e non surrogato dello stesso, ma, come si dice dalle nostre parti, ne deve mangiare ancora dei crostini prima di poter arrivare, in termini di emozioni, passione, trasporto, ai livelli di prima. Questa è stata l’impressione, e il tono abbastanza dimesso del suo eloquio, tenuto per tutta la gara, non ha lasciato presagire nulla di
buono per il proseguo di questo, inedito, mini- torneo estivo nazional popolare, che i media (di più, il sistema, ma non il metodo) vorrebbero, tanto, infiammasse le folle. Eppure, dati alla mano, esposti in bella vista sul suo giornale, il buon Grossi della Gazzetta, che di solito, il giorno dopo ci dice se ci siano divertiti o meno alla partita, ha voluto certificare che chi critica e chi sostiene cali di ritmo e di tensione si sbaglia di grosso. Sarà! Però anch’egli sembra voler convincere gli altri della bontà del prodotto non avariato, per poter, prima, convincere se stesso.
Kulesevski ha, in pratica, percorso gli stessi chilometri del periodo pre-Covid, anche se, secondo il genovese Secolo XIX, in vista della gara col Genoa, sarebbe di sicuro escluso dall’undici titolare perché, a detta del foglio genovese – sulla scorta di dichiarazioni di D’Aversa dopo Torino-Parma a nostro avviso travisate – deve dimostrare quello che vale. La presunta bocciatura dello svedese da parte del tecnico Crociato ci sembra qualcosa di pretestuoso, dettato da una forzatura eccessiva delle sue dichiarazioni. Diciamo che Fulvio Banchero, autore dell’articolo sul quotidiano di Genova, ci ha marciato nel contrabbandare per bocciatura il giudizio critico dell’allenatore sulla specifica prestazione del suo discepolo. Cominciano le solite schermaglie dialettiche fra giornalisti e tecnici, a cui nessuno si sottrae e che tanto ci sono mancate in questi mesi di esilio.
L’esuberanza dei primi (i giornalisti e non i tortellini di Aldo Busi) e la suscettibilità dei secondi (gli allenatori e non le costate azzannate nel dì di festa) saranno destinati a scontrarsi, in mancanza di pathos puro delle partite, e a riempire gli spazi interstiziali di polemiche fra un turno e l’altro, sia pure così ravvicinati. Quando, cioè, si avrà ben poco da dire, da scrivere, da aggiungere dopo gare come quella di Torino, che aldilà di qualche sussulto tecnico-agonistico (sic), rimarranno in linea con ciò che si attendeva. Nello specifico un Torino più intraprendente, con palle gol importanti sciupate da i suoi 3 attaccanti (Edera, Zaza, Belotti) e un Parma più equilibrato e pragmatico nel gestire la partita al fine di ottenere un punto importante. Poi, se abbandoniamo i dati che inchiodano gli scettici e i
buontemponi dell’ «è tutto un altro sport», e andiamo nello specifico sugli episodi, qualcuno mi suggerisce, che i due gol, del Parma e del Torino, avrebbero potuto essere evitati se i due portieri – comunque bravi, Sepe e Sirigu – invece di andare a cercarsi del freddo per il letto deviando a mano aperta avessero tentato quella a pugno chiuso, che a quanto mi dicono, i preparatori moderni non privilegiano. In poche parole si va disperdendo il patrimonio tecnico dei vari Albertosi, portiere della Nazionale ai tempi del tanto celebrato Italia- Germania 4-3 del 70, e degli Zoff (Mondiale 82), che su traiettorie, non angolatissime, non si vergognavano ad opporre i pugni. Sfumature, si obietterà, però in un clima in cui le gare sembrerebbero abbastanza prevedibili – sempre aldilà dei numeri che dimostrerebbero il contrario – gli errori, anche quelli meno evidenti, potrebbero diventare decisivi. Dicevamo all’inizio che il compito, anzi la missione,
di chi segue le partite per mestiere è quello di dire «facciamo finta che» e seguenti, come le note del singolo di Ombretta Colli, Signora Gaber, del 1975, che è diventato l’inno contro la pandemia in Spagna perché rilanciato da Carlos Alsina, giornalista radiofonico di Onda Cera e cantato in strada e dai balconi delle case. “Facciamo finta che tutto va ben, tutto va ben”, era il ritornello della Colli, e il testo diceva che il servo stia meglio del padron, e il povero sia in fondo un gran signor. Tutto va bene no? Siamo tutti amici, tutti felici, il calcio è ripartito, non stiamo tanto a sottilizzare, fra un po’ tornerà anche il pubblico negli stadi, e non dovremmo più fare finta di esserci divertiti. Vero Zio? Gianni Barone
In effetti Sepe se l’è proprio trovata in mano, quindi con un pugno l’avrebbe presa. Vabbè, si è riscattato alla grande con il rigore parato.
Il migliore della difesa attualmente è GAGLIOLO con San SEPE
Iacoponi e Darmian sono insicuri
Bruno Alves comincia a sentire il peso dell’eta’.
Alves bisogna cambiarlo quando non ne può più con
DERMAKU altrimenti si rischia di giocare in 10
Alla partita col Toro era presente in forma
anonima, mimetizzato tra i giornalisti,
un dirigente nerazzurro di cui non ricordo il nome
che era venuto per visionare Darmian, per capire
finalmente se meritava il prossimo anno di giocare
anche se ovviamente solo come riserva con l’Inter.
Sembra che al termine della partita dopo aver
visto ” le prodezze” di DARMIAN questo dirigente e
stato visto nel bagno a…….vomitare.