CARMINA PARMA di Luca Savarese / QUESTA STRANA SINDROME ISTANBUL
(Luca Savarese) – Il Parma sa solo perdere. Questa la triste realtà che la gara contro il Doria, ha confermato. Sesta sconfitta nell’era del lockdown, ennesimi punti gettati al vento per la truppa di Roberto D’Aversa, ora impaurita come una scolaresca che ha smarrito tutte le conoscenze apprese nella prima parte di questo anno scolastico. Contro la squadra di Claudio Ranieri le cose si erano messe bene. Come contro il Milan mercoledì, i Crociati per primi hanno avuto la forza di rompere gli indugi. A San Siro ci pensò Kurtic, contro la Samp ha timbrato il cartellino Gervinho, giunto con questo al settimo centro. Ma evidentemente al Parma, di questi tempi, andare avanti nel punteggio, anziché giocare, gioca un brutto scherzo: un po’ come quando un bambino fa un incidente con la bicicletta e non appena ripiomba sul sellino, ha paura che possa di nuovo riaccadere. L’incidente del Parma si chiama incapacità di gestire, quell’andare in bambola proprio mentre ci si aspettava che i mattoni del vantaggio potessero poi essere la calce e i pezzi giusti per innalzare il palazzo della vittoria. Contro Inter, Roma, Milan e Samp è stato così. Un autogol di Bereszynski mette addirittura le cose sul 2 a 0. E così nel secondo tempo rispunta, puntuale, la sindrome Istanbul. Come in Turchia il Milan di Ancelotti quindici anni fa perse tutte le sue certezze in quel secondo tempo da tregenda, consegnando di fatto la coppa dalle grandi orecchie al Liverpool, così fa ultimamente il Parma. Nella ripresa, infatti, la Samp è un fiore fresco, la formazione ducale una rosa appassita.
La Samp vuole fortissimamente lasciare il segno e ci riesce. Il gol di Quagliarella, dalla stessa posizione dalla quale aveva colpito Gervinho nel primo tempo, è il manifesto della classe intramontabile del campione stabiese e sintetizza alla perfezione come questi nostri sacri in seno alla compagine blucerchiata, Quagliarella in campo e Claudio Ranieri fuori, abbiano operato. Silenzio, pazienza, resilienza. Quel gusto di rimanere ancorati al pezzo anche se molti dallo stesso pezzo avevano, da tempo, disancorato le speranze. Il mister romano ha preso la Samp quando versava, sanguinosa, all’ultimo posto. L’ha aspettata, l’ha curata ed ora è riuscito a guarirla. Riuscirà il Parma a guarire da questa stramba sindrome di Stendhal? Una cosa è certa: aveva costruito prima della quarantena un castello, ora, invece di scoprire antri e ambienti di quel castello, è andata ad abitare nella casetta del custode. Luca Savarese
Ma due centravanti rotti che in due ne giocano metà delle partite, Karamoah, Caprari, Brugman li ha presi D’Aversa? Comunque la “salvezza tranquilla” non è arrivata quindi gli obiettivi sono stati NON raggiunti. E quando NON si raggiungono gli obiettivi i padroni del vapore devono cambiare o l’anno prossimo (sperando sempre di salvarci) si fa la fine della Spal
Condivido Davide.
Se non si fa piazza pulita di giocatori
scarsi ( e c’è ne abbiamo tanti) si farà la fine della Spal
Direi che forse c’entra pure la preparazione atletica. D’Aversa l’ha sbagliata completamente al contrario di Don Claudio:
https://www.calciomercato.com/news/sampmania-chef-ranieri-cucina-come-la-nonna-e-impiatta-come-brun-72296